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Il nuovo fenomeno criminale dell’etere è il pezzotto: clonano i segnali Sky, Dazn, Netflix e altre pay tv per pochi spiccioli

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Questo articolo è pubblicato a puro scopo informativo e non intende promulgare liste di canali o promuovere fornitori che offrono servizi che infrangono la legge. Il pezzotto è illegale. Ma è un fenomeno criminale in netta espansione. Ovunque in Italia anche se c’è chi ha interesse a contrabbandare una verità parziale ovvero che il “pezzotto” si fa a Napoli. Prima era solo una parola napoletana, adesso è internazionale. Si tratta del ‘pezzotto’, termine con il quale si indica un decoder ‘particolare’ che collegato alla televisione consente la visione di tutti i canali del mondo, incluso le pay tv. Chi usa il pezzotto, così come chi lo installa, compie un reato. C’è la violazione del diritto d’autore, la truffa ed altri reati previsti e punti dal codice penale con la reclusione.

Ciò detto. Andiamo ad analizzare un reato che si sta diffondendo a macchia d’olio.
Dal punto di vista tecnico per avere il pezzotto basta una scatoletta, ovvero un decoder IPTV che collega la tv alla linea internet con il compito di decodificare i canali ricevuti. La maggior parte dei decoder IPTV utilizza un sistema operativo Android che contiene al suo interno le applicazioni necessarie per poter vedere i canali Sky, Mediaset, DAZN ma è possibile installarvi anche l’app di Netflix, Amazon Prime Video, Youtube consentendoci persino di navigare sul web tramite un apposito browser. Acquistare il decoder è legale. I più commerciali costano anche 30 euro, fino ai 120 euro per quelli più sofisticati.

Questi dispositivi nascono con la funzione di ampliare il potenziale di un normale televisore che di norma non ha al suo interno un software in grado di far funzionare applicazioni e browser. Quello che è illegale è la riproduzione pirata dei contenuti televisivi, non l’acquisto o il possesso di un decoder IPTV. Chi vuole il pezzotto, infatti, dopo aver acquistato un decoder installa delle app che consentono di vedere tutti i canali in modo gratuito. Il costo, per ottenere questi indirizzi (anche se sul web si trovano dei link persino gratuiti) va dai 10 ai 15 euro mensili. Non bisogna dimenticare, però, che il pezzotto non è una modalità di risparmio: è illegale. Il sistema utilizza in origine abbonamenti regolari, ma si appoggia a server esteri. I ‘pirati’ comprano abbonamenti originali, un abbonamento per ogni canale che vogliono trasmettere, da Sky a Dazn a Netflix a Premium. Il segnale viene inviato a dei server noleggiati all’estero che poi rimbalzano il segnale stesso in Italia.

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Cronache

Maestra adescava minori su chat per avere rapporti sessuali, condannata a 7 anni e 3 mesi

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Una maestra 47enne di scuola elementare è stata condannata dal Tribunale di Bari a 7 anni e 3 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 75mila euro con l’accusa di aver adescato sui social e nelle chat minorenni con i quali avrebbe avuto rapporti sessuali in un b&b nel centro di Bari, facendosi filmare. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 4 anni.

La donna, che si faceva chiamare zia Martina, finì agli arresti domiciliari nel dicembre del 2021 quando insegnava in una scuola del nord Italia e fu sospesa dall’incarico. Risponde di due episodi di produzione di materiale pedopornografico e di una presunta vicenda di corruzione di minorenne. Il Tribunale ha disposto nei suoi confronti l’interdizione dai pubblici uffici e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado o servizio in istituzioni e strutture pubbliche e private frequentate da minori, oltre alla misura di sicurezza del divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori e di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minorenni per la durata di un anno dopo aver scontato della condanna.

L’imputata è stata assolta ‘perché il fatto non sussiste’ da una ulteriore contestazione di corruzione di minorenne, relativa ad un presunto video di natura erotica con un adolescente. Le indagini partirono in seguito alle denunce presentate ai carabinieri dai genitori delle presunte vittime.

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Economia

Bollette più chiare, in arrivo dal prossimo anno

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Basta con una sequela di numeri incomprensibili: dal prossimo anno infatti le bollette di luce e gas saranno più semplici da capire. Basterà un colpo d’occhio – spiega l’Arera, l’autorità per l’energia – per rendersi conto di prezzi e consumi. La nuova bolletta debutterà dal primo luglio del 2025, con un frontespizio uguale per tutti e con le principali informazioni generali. Poi uno ‘scontrino dell’energia’, per capire immediatamente consumi e prezzi, e un box offerta che ricorda le condizioni sottoscritte per verificarne l’applicazione.

E’ stata infatti approvata – a seguito di un lungo processo di consultazione con imprese, consumatori e stakeholder – e sottoposta all’analisi dell’impatto della regolazione (Air) la delibera che introduce una revisione organica delle informazioni indicate nella bolletta e della loro organizzazione, estendendola poi alla totalità dei clienti finali connessi in bassa tensione: domestici, condomini, piccole e medie imprese, box, cantine e magazzini. I venditori avranno 12 mesi di tempo per adeguare i propri sistemi all’invio della nuova bolletta. “Una riforma auspicata da tempo e da più parti, che evolve la struttura introdotta nel 2014 con la bolletta 2.0, allineando le informazioni per tutti e rendendole ancora più chiare e semplici, ma soprattutto dando rilevanza al ruolo dei consumatori, mettendoli in grado di verificare i consumi e le proprie scelte di efficienza energetica e di comparare agilmente il proprio profilo con le proposte del mercato”, commenta il presidente di Arera Stefano Besseghini.

Plaudono i consumatori: “Ringraziamo Arera per aver accolto la nostra richiesta e concluso l’iter per rendere le bollette dell’energia più comprensibili agli utenti, specie sul fronte del costo al KWh della luce e al metro cubo per il gas”, afferma Consumerismo No Profit. “In una fase in cui i prezzi dell’energia continuano a essere altissimi e fuori controllo, giudichiamo positivamente la notizia che Arera ha ufficializzato oggi sul debutto della nuova bolletta”, commenta l’Adoc. In dettaglio la nuova bolletta sarà composta da un frontespizio unificato, che corrisponde alla prima facciata della bolletta in cui i venditori sono tenuti a riportare l’importo da pagare e tutte le informazioni essenziali sul cliente sul tipo di servizio in cui è rifornito, sul contratto di fornitura, su fatturazione e pagamenti, etc. Poi un scontrino dell’energia, che riporterà la formazione del costo complessivo dell’energia in relazione ai volumi consumati secondo la struttura quantità x prezzo, suddiviso in “quota consumi” e “quota fissa”, più la “quota potenza” per l’energia elettrica, e ulteriormente dettagliato per voci di spesa (vendita e ‘rete e oneri’). In questa sezione saranno riportate separatamente anche l’Iva e le accise, eventuali bonus, altre partite (interessi di mora, prodotti e/o servizi aggiuntivi etc.) e il canone Rai.

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L’Ema blocca un medicinale contro l’Alzheimer

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L’Agenzia europea per i medicinali ha respinto la raccomandazione per il farmaco Lecanemab contro l’Alzheimer. L’Ema ha annunciato che il rischio di gravi effetti collaterali è superiore all’effetto positivo atteso.

“Il Comitato per i medicinali per uso umano” dell’Ema “ha raccomandato di non concedere un’autorizzazione all’immissione in commercio per Leqembi”, ha sottolineato l’autorità, facendo riferimento in particolare all’insorgere di rischi di emorragia cerebrale nelle persone trattate con il farmaco. Il Lecanemab – nome commerciale Leqembi – è disponibile negli Stati Uniti dall’inizio del 2023 per il trattamento dell’Alzheimer in stadio iniziale. Sebbene la terapia non migliori i sintomi, può rallentarne leggermente la progressione della malattia. Il farmaco, secondo gli esperti, sarebbe quindi adatto solo per un gruppo molto limitato di malati di Alzheimer, meno del 10%. A fronte dei possibili edemi ed emorragie cerebrali, la terapia deve essere monitorata regolarmente con esami di risonanza magnetica. Ora la società farmaceutica Eisai, che ha presentato la domanda, potrà richiedere un riesame entro 15 giorni.

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