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Cultura

“Il Dolore non è un Privilegio”, la mostra di Ilaria Sagaria

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E’ un lavoro forte. E’ il pugno allo stomaco che vorremmo sempre avere quando leggiamo un lavoro fotografico. E’ un lavoro che ci fa leggere un dramma restituendocelo con una delicatezza e prima di tutto una sensibilità fondata sulla conoscenza, sulla solidarietà e sul rispetto.

Rispetto per le donne colpite e denuncia di una pratica barbara con la quale ancora oggi ci si deve scontrare e fare di tutto per sconfiggere.

Ilaria Sagaria, fotografa, laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli in Pittura e poi in Fotografia espone il suo lavoro “Il dolore non è un privilegio” in mostra in questi giorni a The Gallery, la galleria fotografica legata all’ ILAS, diretta da Simona Mancini e Angelo Scognamiglio. Ilaria ci parla di questa indagine fotografica che ha portato avanti nell’ultimo anno raccontandoci del dramma psicologico che devono affrontare le donne vittime di violenza con acido. Ci dice che questo tipo di aggressione viene chiamata “vitriolage” perché nella stragrande maggioranza dei casi l’acido utilizzato è il vetriolo.

Ilaria ribadisce che la violenza tramite acido è un fenomeno globale che non è legato alla razza, alla religione e tantomeno alla posizione sociale e geografica. Nonostante siano stati registrati casi di aggressione anche ai danni di uomini, quella tramite acido rimane una forma di violenza con un impatto maggiore sulle donne, che sottintende una forte discriminazione sessuale all’interno della società, seppure con dinamiche e modalità diverse in base ai luoghi dove questa violenza si genera. Queste donne subiscono una tortura che è terribile anche soltanto immaginare: vengono colpite con getti d’acido corrosivo sulla pelle del viso, vengono accecate, rese sorde, annientate. Colpevoli sono i mariti, gli ex, i padri, i fratelli, talvolta persino altre donne, corrotte e/o assimilate alla crudeltà dei loro maschi.

Donne deturpate dalla violenza che attacca non solo i loro visi, ma le loro sicurezze, il loro vivere con gli altri tra gli altri.

Costrette ad essere prigioniere di case private di memoria e identità, dove lo spazio e il tempo sembrano congelarsi, perché loro stesse sono state private del loro passato, presente e futuro.

Domande, Ilaria si è sempre fatta domande, e un giorno si è chiesta cosa volesse dire passare intere giornate chiusa dentro casa, aggirarsi tra le stanze come un fantasma mentre sei costretta a fare i conti con il tuo nuovo aspetto e ad accettare il fatto che sarà quello il tuo nuovo volto per tutto il resto della tua vita si è chiesta cosa volesse dire quando un volto viene deturpato è come se fosse la stessa memoria del proprio corpo a perdersi, è la stessa vita ad essere cancellata. La nostra faccia è la nostra identità, racconta quello che siamo, la nostra storia e la nostra esistenza.

Che cosa diventa una persona quando perde la sua reale identità?

Cosa rimane di lei se rimane solo il vuoto del suo volto negato?

Le domande che ha fatto a se stessa oggi le rivolge a noi che guardiamo le sue foto.

Ce le rivolge con delicatezza, una delicatezza che ha tutta forza di un pugno allo stomaco.

 

“Il Dolore non è un Privilegio”

The Gallery Studio Ilas – Via Carducci 2 Napoli

Lunedi   3 dicembre dalle 16,00 alle 19,00

Martedì 4 dicembre dalle 16,00 alle 19,00

 

 

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Cultura

San Carlo, Manfredi nomina Maria Grazia Falciatore: il ministero ora deve muovere i suoi pezzi

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Si sblocca – almeno parzialmente – la delicata partita della governance del Teatro di San Carlo. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che per legge presiede la fondazione lirica, ha firmato il decreto con cui nomina Maria Grazia Falciatore nel consiglio di indirizzo, in rappresentanza della Città metropolitana, completando così la parte di sua competenza. Ora la palla – definita “avvelenata” nei corridoi istituzionali – passa al Ministero della Cultura, che deve indicare i suoi due rappresentanti per permettere finalmente la discussione sul nuovo sovrintendente, dopo l’uscita di scena di Stéphane Lissner.

Una nomina di peso: Falciatore al posto di Mariano Bruno

Con il nuovo decreto, Maria Grazia Falciatore subentra all’imprenditore Mariano Bruno, membro del consiglio per dieci anni. Classe 1963, manager esperta e dirigente di lungo corso nella pubblica amministrazione, Falciatore è attualmente capo di gabinetto del Comune di Napoli, ma ha lavorato per anni anche in Regione Campania. Ha fatto parte del comitato di indirizzo della Fondazione Ravello Festival, esperienza che rafforza il suo profilo culturale.

Subito dopo la nomina, ha dichiarato:

“Frequento il San Carlo da quando ero bambina. Per me, come per tanti napoletani, è un pezzo di storia. Ora attendiamo il completamento del consiglio per procedere, nei termini di legge, rapidamente con il lavoro”.

Attesa per le nomine del Ministero: riflettori su Schifone e Faraone Mennella

Il consiglio di indirizzo è composto da cinque membri: il sindaco (che lo presiede), due nomi del Ministero, uno della Regione e uno della Città metropolitana. Dopo la conferma di Riccardo Realfonzo da parte della Regione e l’ingresso di Falciatore, mancano solo i due rappresentanti del Ministero della Cultura: gli uscenti Alessandro Barbano e Marilù Faraone Mennella potrebbero essere riconfermati, ma Roma starebbe pensando di inserire l’avvocato Luciano Schifone come nuovo ingresso.

Senza queste nomine, la scelta del nuovo sovrintendente resta ferma. E intanto gli altri teatri lirici italiani si sono già mossi, con la recente nomina a Cagliari e la prossima chiusura del dossier Petruzzelli a Bari.

Una sfida politica: i nomi sul tavolo e il duello Manfredi–Mazzi

Lo scontro, nemmeno troppo velato, tra il sindaco Manfredi e il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi è tutto sulla gestione delle nomine. Mazzi ha più volte invitato Manfredi a muoversi, accusandolo di ritardi. Ma oggi è il ministero a essere atteso al varco.

Sulla successione di Lissner, i due principali nomi circolati sono:

  • Fulvio Macciardi, ex sovrintendente del Comunale di Bologna e attuale presidente Anfols, figura gradita al centrodestra.

  • Emmanuela Spedaliere, manager interna al San Carlo da quasi trent’anni, oggi direttrice generale, rappresenta la linea della continuità.

Non si esclude, però, l’ipotesi di un terzo nome a sorpresa, che potrebbe spuntare per mediare tra i fronti politici contrapposti.

Come ha dichiarato Manfredi:

“Chi sarà sovrintendente dovrà essere in grande sintonia con il territorio. Il San Carlo è patrimonio di Napoli, non di altri”.

Parole nette, che fanno da contraltare alla pressione politica che arriva da Roma. Intanto, il tempo stringe.

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Cultura

Africa nei media italiani: la grande assente dell’informazione nel 2024

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Nel 2024, l’Africa e gli africani sono sempre più invisibili nei media italiani. A denunciarlo è il nuovo rapporto L’Africa Mediata, a cura dell’Osservatorio di Pavia per Amref, l’organizzazione che lavora per migliorare l’accesso alla salute nelle comunità africane. Il dato più allarmante: le notizie sull’Africa sono calate del 50% rispetto al 2023.

Prevale l’“Africa qui”: immigrazione e cronaca nera

Dei 590 articoli pubblicati nel 2024 su quotidiani e reti televisive, il 77,3% riguarda vicende ambientate in Italia o in Europa, e solo il 22,7% si riferisce a fatti accaduti effettivamente in Africa. A dominare sono i temi dell’immigrazione, della cronaca nera, delle visite istituzionali e delle performance di italiani afrodiscendenti, come precisa Paola Crestani, presidente di Amref Italia.

Notizie rare e quasi sempre negative

Nei telegiornali di prima serata, l’Africa passa dall’1,9% del 2023 all’1,2% del 2024 sul totale delle notizie. Quando viene trattata, l’Africa è spesso associata a conflitti, terrorismo, o emergenze sanitarie. Il Paese più citato è stato l’Egitto, principalmente per vicende legate a Gaza, il caso Regeni o fatti di cronaca come la morte di un turista aggredito da uno squalo.

Rappresentazione riduttiva anche in tv

L’indagine ha coinvolto anche 587 puntate di programmi di informazione e infotainment. Su oltre 5.000 presenze televisive, solo 62 ospiti erano africani o afrodiscendenti. In gran parte dei casi, erano coinvolti in dibattiti su immigrazione, religione o sicurezza, con un approccio difensivo e ruoli marginali.

Un continente giovane, creativo e innovativo

«Questa rappresentazione riduttiva — sottolinea Crestani — dimentica l’altra Africa, quella dove il 50% della popolazione ha meno di 20 anni, la più giovane al mondo, che nel 2050 rappresenterà oltre il 40% dei giovani globali». Un continente in fermento, dove tecnologie mobili, istruzione digitale, arte, cinema e letteratura stanno costruendo un nuovo futuro.

Arte, cultura e imprenditoria: un volto diverso

Nel 2024 sono aumentate del 40% le opere di artisti africani vendute all’asta nel Regno Unito, cresce l’editoria, e Nollywood, l’industria cinematografica nigeriana, è tra le più prolifiche al mondo. Eppure, in Italia, quando si parla positivamente dell’Africa si citano solo parchi e fauna.

Gli italiani vogliono un’informazione più equilibrata

Secondo un’indagine Ipsos del 2023, gli italiani associano l’Africa a povertà, malattie, guerra, immigrazione. Ma, sorprendentemente, l’82% degli intervistati chiede più informazioni positive e complete sul continente. Il messaggio è chiaro: serve un nuovo racconto sull’Africa, più reale, umano e giusto.

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Cultura

Napoli accoglie Pinocchio: l’arte contemporanea arriva in piazza Mercato con «Oh!» di Marcello Jori

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A Napoli l’arte contemporanea scende in piazza, anzi entra nel cuore popolare della città. Dopo piazza Plebiscito e piazza Municipio, è piazza Mercato ad accogliere per la prima volta una grande installazione artistica: si tratta di «Oh!», una scultura in bronzo alta quattro metri, firmata da Marcello Jori, artista poliedrico noto fin dagli anni Ottanta.

L’opera, che rappresenta Pinocchio nel momento esatto del passaggio da pezzo di legno a marionetta, è stata pensata appositamente per Napoli e sarà visibile fino al 5 ottobre, all’interno del progetto «Napoli contemporanea 2025», promosso dal Comune di Napoli con la cura di Vincenzo Trione, consigliere per l’arte contemporanea del sindaco Gaetano Manfredi.

Un’opera tra meraviglia e identità popolare

«Oh!», come spiega l’artista, vuole evocare lo stupore che ha provato di fronte all’anima viva e porosa di Napoli. E non è un caso che sia proprio Pinocchio, figura universale e intramontabile, a incarnare questa meraviglia: un personaggio infantile, trasformativo, amato da tutti e perfetto per dialogare con i bambini e gli abitanti della zona. Una scelta che strizza l’occhio anche a chi, come Edoardo Bennato, ha riletto in musica l’epopea collodiana.

Un nuovo tassello per una piazza da rigenerare

Piazza Mercato non è solo il palcoscenico di questa nuova installazione, ma un luogo-simbolo della Napoli verace e multiculturale. Un tempo cuore pulsante di mercati, teatro di spettacoli popolari e crocevia di storie. «L’obiettivo è innescare un processo di riqualificazione urbana, restituendo centralità a un’area troppo a lungo marginalizzata», ha dichiarato Trione.

Tra polemiche e speranze

Negli anni le opere d’arte pubblica a Napoli hanno spesso acceso dibattiti, come dimostrano la Venere degli stracci bruciata e poi ricostruita, il discusso Pulcinella fallico di Gaetano Pesce o il collage “Chi sei, Napoli?” del francese JR sul duomo. Anche in questo caso le opinioni saranno divise, ma il sindaco Manfredi accoglie tutto con serenità: «Le polemiche aiutano a promuovere la città».

L’impegno del territorio

Fondamentale, per la riuscita dell’installazione, il coinvolgimento delle associazioni locali, come Altra Napoli e AssoGioca. «L’opera è un simbolo di speranza, un ponte con il mondo dell’infanzia e un segnale di rinascita per tutta la piazza», hanno dichiarato Antonio Roberto Lucidi e Gianfranco Wurzburger.

Prossimo appuntamento del cartellone «Napoli contemporanea» è fissato al 5 giugno in piazza Municipio con «Silent Hortense» dello scultore catalano Jaume Plensa.

 

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