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Cronache

Il dolore degli esponenti delle istituzioni per l’uccisione del maresciallo Di Gennaro

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Cordoglio, costernazione, dolore ed anche rabbia per il povero maresciallo dei  Carabinieri Vincenzo Carlo Di Gennaro ucciso con crudeltà da un assassino senza scrupoli. “Ho appreso con profondo dolore la notizia del tragico episodio di Cagnano Varano nel quale è rimasto ucciso il Maresciallo maggiore Vincenzo Carlo Di Gennaro e ferito il Carabiniere Pasquale Casertano. In questa dolorosa circostanza desidero esprimere a lei, signor Comandante Generale, e all’Arma dei Carabinieri la mia solidale vicinanza. La prego di far pervenire ai familiari del Maresciallo Maggiore di Gennaro le espressioni della mia commossa partecipazione al loro cordoglio e al militare ferito un augurio di pronto ristabilimento” ha scritto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri.

Da Napoli i due Presidenti, Mattarella e Fico, hanno espresso cordoglio e vicinanza alle famiglie del carabiniere ucciso e di quello ferito oltre che alla più grande famiglia dell’Arma

“Purtroppo oggi è una giornata di lutto perché abbiamo perso un uomo delle Istituzioni, dell’Arma, il maresciallo maggiore Di Gennaro. Qualche ora fa era rimasto ferito e poi è deceduto. Mentre è rimasto ferito il Carabiniere Casertano. Per fortuna mi hanno confermato che, pur avendo due proiettili, uno all’addome e uno al braccio, assolutamente la sua vita è salva e potrà recuperare” ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Il più profondo e sentito cordoglio alla famiglia e ai Carabinieri” è stato espresso dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta. “il Paese intero è grato all’Arma. Chi tocca un Carabiniere tocca lo Stato!” . “Il mio profondo cordoglio per il maresciallo dei Carabinieri Vincenzo Carlo Di Gennaro, rimasto ucciso a Cagnano Varano mentre faceva il proprio dovere. Da parte mia e della Camera dei deputati un sentito abbraccio alla famiglia” sono le parole del presidente della Camera Roberto Fico. “Una preghiera per Vincenzo, un pensiero alla sua famiglia e ai suoi colleghi, il mio impegno perchè questo assassino non esca più di galera e perchè le Forze dell’Ordine lavorino sempre più sicure, protette e rispettate” dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Rattristato e angosciato da quanto avvenuto a Cagnano Varano il presidente presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra. “sono vicino alle famiglie dei carabinieri coinvolti nella sparatoria. Un estremo sacrificio in difesa della legalità e dello Stato democratico. Ho chiamato il generale Nistri per porgere il mio sentimento di vicinanza. La commissione Antimafia ha attenzionato da subito il territorio di Foggia ed è già pianificata la missione ufficiale dopo diverse visite sul territorio. Siamo di fronte ad una vera emergenza. Lo Stato risponde, ma è’ necessario uno sforzo maggiore e continuo. Le condoglianze rimangono vane se non segue immediata azione di risposta per i cittadini” conclude Morra.

Il cordoglio anche del capo della polizia Gabrielli e del presidente della commissione antimafia Morra

Parla di “una notizia drammatica che ci riempie il cuore di dolore” il su Fb il segretario del Pd Nicola Zingaretti. “Il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Carlo Di Gennaro è morto mentre svolgeva il suo lavoro, colpito da uno sparo in un posto di blocco in provincia di Foggia. Ci stringiamo commossi ai suoi familiari e all’Arma dei Carabinieri nella loro lotta quotidiana per la sicurezza dei cittadini. Ora giustizia e impegno sempre più forte contro il crimine. Lo dobbiamo a Vincenzo Carlo Di Gennaro, alla sua famiglia, ai suoi colleghi carabinieri e a tutti gli italiani”.

 

 

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Terremoti nei Campi flegrei, Protezione civile e istituzioni: no allarmismo

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Alcune centinaia di persone nella sede della Protezione civile di Monteruscello (Pozzuoli), quasi cinquemila collegate per seguire la diretta streaming. Il nuovo sciame sismico che ha colpito nelle ultime ore l’area dei Campi Flegrei, con quasi 600 scosse, di cui sei con magnitudo maggiore di tre, ha riacceso paure e perplessita’ tra gli abitanti della cosiddetta zona rossa. L’incontro pubblico convocato per oggi ha proprio l’obiettivo di fare chiarezza e fugare il piu’ possibile dubbi e timori. “Alla luce del monitoraggio costante – rassicura subito Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano – possiamo dire che non sta per avvenire un’eruzione, nonostante lo sciame sismico in corso dallo scorso 15 febbraio. Parliamo di una caldera con una dinamica bradisismica in atto dal 2005, con deformazione crostale, che diventa deformazione del suolo”.

Di Vito si affretta a rimarcare che le 108 persone che lavorano nella sede napoletana dell’Ingv “sono al lavoro 24 ore su 24 per raccogliere, analizzare e comunicare i dati disponibili”. Il capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Fabio Ciciliano, rimarca che si e’ di fronte una “sequenza normale dal punto di vista geologico”. “Ci sono stati questi 4-5 eventi particolarmente importanti – argomenta – molto avvertiti soprattutto di notte, quando ovviamente la sensazione e la percezione e’ maggiore, che fanno parte della natura geologica di queste terre. Sono fenomeni geologici che esistono da migliaia di anni e che rimarranno presenti su questo terreno per altre migliaia di anni”. Per Ciciliano “bisogna convivere con la realta’ geologica del territorio”. “Se qualcuno vuole evitare di sentire le scosse – taglia corto – semplicemente deve andare via da questa zona”.

Il tono degli interventi dei cittadini lascia trasparire rabbia e incertezza, che non viene mitigata dalle parole delle istituzioni presenti, tra cui anche il prefetto di Napoli Michele Di Bari, il sindaco della Citta’ metropolitana Gaetano Manfredi e i sindaci di Pozzuoli e Bacoli, Luigi Manzoni e Josi Della Ragione. Cicilianoprova piu’ volte, con una certa difficolta’, a riportare la discussione nei binari della tranquillita’. Parlando prima con i giornalisti e poi con la popolazione, il capo della Protezione civile sottolinea che “le vie di fuga saranno pronte tra qualche anno” e ora, quindi, “c’e’ da applicare ora il piano”. “Sono stati stanziati 500 milioni di euro nelle mani del Commissario straordinario Soccodato – prosegue – di cui 200 licenziati dal Consiglio dei ministri per istituti scolastici, messa in sicurezza di edifici pubblici e vie di fuga. E’ prevista anche la realizzazione del nuovo svincolo della tangenziale per favorire l’esodo in caso di necessita’. C’e’ bisogno di tempo per realizzazione delle opere”.

Dal tavolo dei relatori partono continui tentativi di rassicurare le persone presenti e non. Sulla scia delle parole di Di Vito, anche Ciciliano ribadisce che “in questo momento non c’e’ pericolo che il magma sia in risalta. Da un punto di vista geotermico, non e’ stata registrata al momento nessuna alterazione degli indici geochimici. I gas che vengono analizzati quotidianamente dall’Ingv non mostrano al momento alcun tipo di varianza che possa far pensare a un’accelerazione del fenomeno”. Le istituzioni presenti battono piu’ volte sul concetto che i Campi Flegrei sono una delle aree piu’ monitorate al mondo. “Sappiamo in tempo reale quello che accade – fa notare Ciciliano – e si condivide con la collettivita’. Ogni singolo cittadino sa subito la scossa quando avviene, dove avviene, in che posizione e a che profondita’. E’ ovvio che dal punto di vista emotivo determina un qualcosa di negativo, ma e’ altrettanto ovvio che questo e’ l’unico meccanismo per poter essere capaci di gestire in maniera ordinaria le azioni che sono state messe in campo”.

Rassicurazioni arrivano anche da Manfredi: “Mi rendo conto che dopo questo sciame sismico ci sia apprensione – spiega – ma stiamo seguendo le procedure che abbiamo definito insieme alla Protezione civile nazionale e regionale. Non ci sono al momento motivi di allarme, stiamo verificando tutte le strutture e finora non abbiamo rilevato danni. Oggi l’emergenza e’ essenzialmente psicologica e va gestita anche con grande professionalita’ dalla Protezione civile”.

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Cassazione conferma ergastolo a ex infermiera Piombino

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Diventa definitiva la condanna all’ergastolo per Fausta Bonino, l’ex infermiera dell’ospedale di Piombino finita a processo per la morte di alcuni pazienti. La Corte di Cassazione mette fine a una lunga vicenda giudiziaria iniziata quasi 10 anni fa. I supremi giudici hanno respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’ex infermiera contro la condanna all’ergastolo decisa, a maggio scorso, dalla Corte d’assise d’appello di Firenze al processo bis di secondo grado.

La sentenza della quinta sezione penale della Cassazione è arrivata in serata dopo oltre quattro ore di camera di consiglio. Stamattina in udienza il sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonio Balsamo, nella sua requisitoria aveva chiesto di rigettare il ricorso della difesa e confermare l’ergastolo. Per il pg il reparto dell’ospedale dí Piombino “non consentiva l’ingresso incontrollato. Non c’è traccia di altre persone nel reparto in occasione dei quattro decessi” aveva sottolineato. Assente in Aula Fausta Bonino che ha deciso di aspettare la decisione definitiva lontano da Roma, circondata dal calore dei familiari. Nelle ultime ore, preparandosi al peggio, è andata anche a salutare il nipotino. E adesso sarebbe pronta a costituirsi. “Lo farà appena sarà possibile” ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Vinicio Nardo, dopo la pronuncia della Suprema Corte.

“E’ un grande dispiacere – ha aggiunto – . L’ergastolo per una persona di una certa età è la morte civile. C’erano tanti dubbi che io ho provato a dimostrare”. Tutto nasce da alcune morti sospette, tra il 2014 e il 2015, di pazienti ricoverati nella rianimazione dell’ospedale di Piombino. Decessi provocati da emorragie improvvise e letali. L’ex infermiera che prestava servizio in quel reparto viene accusata di aver iniettato dosi massicce di eparina. Era il 30 marzo 2016 quando fu arrestata dal Nas dei carabinieri in esecuzione di un’ordinanza del gip di Livorno con l’accusa di aver causato la morte di alcuni pazienti ricoverati. La donna venne poi scarcerata 21 giorni dopo. Inizialmente Fausta Bonino doveva rispondere di dieci decessi: in primo grado è stata condannata all’ergastolo per quattro, in appello è stata assolta. Poi la vicenda è arrivata per la prima volta alla Cassazione che ha disposto un nuovo appello per i quattro pazienti morti, confermando l’assoluzione per gli altri sei casi. Dunque la nuova condanna all’ergastolo in appello bis a maggio. Quel giorno la donna in aula, al fianco del marito e del difensore Vinicio Nardo, è rimasta impassibile di fronte alla lettura del dispositivo. Ora per lei l’ergastolo diventa definitivo.

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Per Boeri e Zucchi ‘divieto di giudicare nei concorsi’

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Niente domiciliari, perché sarebbero troppo pesanti, ma lo stop temporaneo a sedere ancora nella commissioni giudicatrici di concorsi “per l’affidamento di contratti pubblici”, perché hanno dimostrato che possono violare le regole delle procedure per favorire professionisti a loro vicini, forti e convinti della loro autorevolezza nel settore. Mentre solo le norme e non i curricula tutelano il bene pubblico e l’imparzialità. Dopo gli interrogatori preventivi di due settimane fa, il gip di Milano Luigi Iannelli ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura per gli architetti di fama Stefano Boeri e Cino Zucchi, ma ha disposto per loro misure interdittive: il divieto di far parte delle commissioni nei concorsi pubblici, come docenti universitari o architetti, per il primo di un anno, per il secondo di 8 mesi. Per l’archistar del Bosco Verticale anche l’interdizione dal “concludere contratti con la Pubblica Amministrazione” per un anno.

Boeri si è detto “molto sollevato per la decisione” che “ha escluso la richiesta di arresti domiciliari” e “ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di Presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano”. Per Zucchi, assistito dall’avvocato Giovanni Bellingardi, “le persone che conoscono il mio rigore, passato e presente, possono comprendere il mio estremo sconcerto nel sentire le accuse a me rivolte nell’indagine e il risalto mediatico dato alle stesse”. Le difese potrebbero fare ricorso al Riesame. Secondo le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, coordinate dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dai pm Filippini, Serafini e Clerici, Boeri e Zucchi, presidente e componente della commissione del concorso per la progettazione della Biblioteca europea di informazione e cultura (Beic), non avrebbero dichiarato i conflitti di interesse, accademici e professionali, che li legavano al team vincitore.

E anzi ci sarebbero stati “accordi”, documentati da chat, per assegnare, nel luglio 2022, quella gara indetta dal Comune. I reati di turbativa e falso contestati dai pm sono stati riconosciuti nelle 66 pagine dell’ordinanza del gip, che già in prima battuta, bocciando la richiesta di domiciliari, aveva escluso il pericolo di inquinamento probatorio, ma ha ritenuto ora sussistente quello di reiterazione dei reati. Per il giudice, sia Boeri che Zucchi nel pilotare la gara hanno avuto un comportamento molto disinvolto, quasi proprietario, rispetto alle regole. E la posizione di Boeri è più grave rispetto a Zucchi: il primo avrebbe raccolto senza indugi l’invito di Pier Paolo Tamburelli, progettista e presunto regista occulto della turbativa (per lui la stessa interdittiva di Boeri), a truccare la gara, modificando il voto con modalità smaccate. E si sarebbe messo d’accordo pure con il concorrente arrivato terzo, facendosi inviare note sul progetto prima della decisione. Come Zucchi, avrebbe poi confezionato false dichiarazioni, non segnalando le incompatibilità fondate su rapporti, spiega il giudice, di debito-credito con componenti della cordata di progettisti che vinse. Oltre a cancellare messaggi scambiati con Tamburelli, segnala il gip, Boeri ha usato sistemi di messaggistica più sicuri come Telegram.

Con Tamburelli, evidenzia il gip, si è pure incontrato prima del voto in commissione e tra i due ci sarebbe stato un patto. Lui e Zucchi, poi, chiarisce ancora il giudice, sono autorevoli esponenti del mondo dell’architettura, influenti nel settore e ben inseriti sul piano delle relazioni, e sono stati chiamati molte volte a far parte di commissioni. E potrebbero essere scelti ancora. Da qui le interdittive. Le commesse pubbliche, inoltre, sono uno dei più rilevanti settori d’affari e da qui l’interdizione per Boeri e Tamburelli pure dal concludere contratti con la pubblica amministrazione. I tre indagati, per il gip, sono stati spregiudicati e la leggerezza dimostrata lascia intendere che sia questa la loro modalità ordinaria. “Ha vinto il progetto migliore”, si erano difesi. Tuttavia, spiega il gip, senza la loro influenza poteva essere valutato diversamente e anzi doveva essere escluso per i conflitti di interesse. Per altri due indagati, i progettisti Angelo Lunati, difeso dal legale Nicolò Pelanda, e Giancarlo Floridi, assistito dall’avvocato Alessandro Pistochini, i pm avevano chiesto interdittive, ma il giudice ha respinto l’istanza.

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