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Economia

Il Covid accelera il sorpasso della Cina sugli Usa, il Dragone nel 2028 sarà la prima economia al mondo

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Il grande sorpasso del Dragone avverra’ cinque anni prima del previsto: grazie al Covid, la Cina superera’ gli Stati Uniti e diventera’ la prima economia mondiale gia’ nel 2028, e non piu’ nel 2033, come stimato solo lo scorso anno. La nuova previsione del Centre for Economics and Business Research mostra il forte impatto della pandemia sugli equilibri mondiali, anche economici. E segna un punto a vantaggio di Pechino, da anni impegnata in una guerra commerciale con gli Stati Uniti di Donald Trump. “La pandemia del Covid-19 e le ricadute economiche hanno spostato l’ago della bilancia nella rivalita’ fra i due Paesi a favore della Cina”, si legge rapporto annuale del Cebr, che analizza gli effetti economici del coronavirus. Il Covid presentera’ quest’anno un conto di 6.000 miliardi di dollari all’economia globale, attesa contrarsi del 4,4%, in quello che e’ il calo maggiore della Seconda guerra mondiale. L’Italia non scampa al trend: il Cebr prevede una flessione del Pil del 10,6% nel 2020, con un rimbalzo del 5,2% nel 2021. Attualmente ottava potenza economica globale, l’Italia perdera’ posizioni nei prossimi anni, scendendo al quattordicesimo posto nel 2035.

La Francia manterra’ la sua settima posizione nel 2021 e oltre, mentre la Germania sara’ costretta ad arrendersi davanti all’ascesa dell’India, che nel 2027 la superera’ e diventera’ la quarta potenza al mondo. Nonostante sia stata l’epicentro del coronavirus con Wuhan, la Cina ha navigato tra le acque della crisi meglio delle altre economie mondiali e quest’anno sara’ l’unica a crescere, con un Pil che salira’ del 2% contro il meno 5% dell’economia americana. Questo consentira’ al Dragone di compiere un ulteriore importante passo avanti nella sua sua scalata per strappare agli Usa lo scettro di prima potenza economica mondiale. Per Trump e la sua politica dell’America First si tratta di uno schiaffo pesante. Da mesi il presidente americano attacca la Cina sul Covid, parlando di ‘virus e piaga cinese’. Ma Pechino con la sua risposta forte all’emergenza sanitaria e il lockdown totale adottato durante le prime battute della pandemia e’ riuscita a mettere al riparo la propria economia da uno shock potenzialmente devastante. La risposta di Washington e’ stata invece piu’ lenta e alla fine l’economia ha pagato un prezzo piu’ caro, nonostante la politica monetaria accomodante della Fed e i 2.000 miliardi di dollari di stimoli approvati dal Congresso nel pieno della pandemia la scorsa primavera. Aiuti insufficienti all’Azienda America per tornare a correre e contrastare le chiusure parziali decise dai singoli Stati per combattere il virus che ha contagiato 18,7 milioni americani causando la morte di 330.340 persone. Numeri impressionanti rispetto ai 95.519 casi e 4.770 decessi cinesi, almeno stando ai numeri ufficiali. E la corsa del virus negli Usa non e’ destinata a fermarsi a breve pur in presenza del vaccino, peggiorando ulteriormente le ripercussioni economiche. Tra l’altro l’opposizione di Trump mette in serio pericolo il compromesso raggiunto a Washington per ulteriori 900 miliardi di dollari di stimoli. Il presidente, sostenuto per una volta dai democratici, chiede aiuti diretti per 2.000 dollari ad ogni americano invece dei 600 previsti. Un’idea bocciata dai repubblicani e che ora rischia di tradursi in una nuova impasse, lasciando milioni di americani esposti alla scadenza degli stimoli precedentemente approvati, e quindi con le tasche vuote e a rischio sfratto.

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Guerra dei dazi, allarme per costi auto e import da Usa

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Con la politica dei dazi dell’amministrazione Trump, e le possibili contromosse dei Paesi colpiti, nel 2025 i prezzi delle auto nuove – avverte Federcarrozzieri – potrebbero salire in media di 2.500-3.00 euro. Mentre il Codacons avverte che, se saranno introdotti contro-dazi dall’Unione Europea sulle importazioni dagli Stati Uniti, una raffica di rincari si abbatterà sui consumatori italiani. Si rincorrono le analisi sui possibili scenari e su quale impatto avrebbero, settore per settore. E su altri elementi di preoccupazione, come la crisi dell’economia tedesca che nell’approfondimento della Cgia di Mestre, rispetto alle stime sugli effetti di dazi Usa, “ha già generato e potrebbe continuare a produrre danni significativamente più gravi”.

Federcarrozzieri avverte che i dazi varati dagli Stati Uniti, poi sospesi, “rischiano di causare a regime un effetto domino su tutto il comparto dell’automotive” con pesanti “mancati profitti e perdite economiche” per tutte le case automobilistiche “perché sono molteplici i marchi che producono automobili nei due paesi colpiti da Trump: Volkswagen, Audi, Bmw, Stellantis, Honda, Hyundai, Kia, Mazda, Toyota, Nissan. Il Messico, dove si producono ogni anno 3,5 milioni di autovetture, è il più grande paese di origine per le auto vendute dal gruppo Volkswagen negli Usa (il 44% delle vendite totali nel 2024), e il secondo per le auto destinate agli Usa di Stellantis (40% tra Canada e Messico), Nissan (31%), Mazda (23%), Honda (13%).

Per questo gli analisti, considerato anche il numero di vetture vendute ogni anno negli Stati Uniti dai singoli marchi una riduzione media degli utili per le case automobilistiche tra il -5% e il -15%”. a catena l’effetto sui listini con i prezzi delle auto che “potrebbero salire in media di 2.500/3.000 euro”. L’associazione di consumatori Codacons mette invece in guardia sul rischio di “una raffica di rincari” per l’effetto di eventuali controdazi europei. “L’Italia importa ogni anno dagli Stati Uniti prodotti per un controvalore di circa 25,2 miliardi di euro e se l’Ue, come emerso negli ultimi giorni, dovesse varare dei contro-dazi verso gli Usa, a pagare il conto sarebbero anche i consumatori italiani”.

L’associazione ricorda che, guardando ai beni di largo consumo, tra prodotti agricoli, alimentari e bevande l’Italia importa ogni anno prodotti per quasi 1,4 miliardi di euro dalle aziende americane. Vale 1,41 miliardi l’import di computer e prodotti elettronici, 4,3 miliardi l’import di prodotti e preparati farmaceutici, mentre per apparecchiature elettriche e per la casa la spesa per prodotti in arrivo dagli Stati Uniti ammonta a mezzo miliardo di euro. Le importazioni di prodotti in carta sfiorano i 350 milioni di euro, poco superiori quelle per autoveicoli e rimorchi pari a 406 milioni), 270 milioni per articoli in pelle e di abbigliamento. (

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Economia

Turismo genera 10,8% Pil Italia e 13% occupazione

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Il contributo del turismo all’economia italiana, nel 2024, è stato pari al 10,8% del Pil e ha generato il 13% di occupazione. Numeri destinati a crescere nell’immediato, grazie anche a Giubileo e Olimpiadi di Milano-Cortina, e in prospettiva fino al 12,6% del Pil e al 15,7% dell’occupazione entro il 2034. Sono le previsioni dell’Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo, in occasione della Bit, la Borsa internazionale del turismo aperta da oggi alla fiera di Milano Rho.

Nei primi undici mesi dell’anno scorso, l’Italia ha registrato oltre 235 milioni di presenze di turisti stranieri, il 3,7% in più rispetto al 2023, principalmente per viaggi di vacanza. Visitatori internazionali che contribuiscono alla crescita dei territori con una spesa destinata alle vacanze di 28,7 miliardi di euro, il 65% di quanto speso complessivamente con una crescita dell’8,5% sul 2023. Seguono i viaggi per lavoro (13,7%), per visitare parenti e amici (12,7%), per studio (3%) e per shopping/acquisti (1,8%).

Segnali forti, con ricadute importanti su vari settori, tra cui quello dei trasporti e del mondo aeroportuale: nel 2024 gli aeroporti italiani hanno registrato un totale di 218,4 milioni di passeggeri, con un aumento dell’11% rispetto al 2023. Si tratta, in particolare, di 145,8 milioni di passeggeri internazionali, +13,8% sul 2023, di cui quasi 99 milioni provenienti dall’Unione Europea (+14,7%). I 72 milioni di viaggiatori restanti sono quelli nazionali, anch’essi in crescita, con un aumento del +5,8% rispetto al 2023. Tra gli aeroporti più richiesti quelli di Roma Fiumicino e di Milano Malpensa, che accolgono rispettivamente il 22,4% e il 13,2% dei passeggeri, con incrementi del 20,7% e del 10,9% sul 2023.

C’è poi Bergamo che ospita circa l’8% dei passeggeri, con un aumento dell’8,6% sull’anno precedente. “Abbiamo iniziato a pregustare l’effetto Giubileo già nell’ultima parte del 2024. Questo evento rappresenterà il fil rouge del 2025”, osserva l’Ad di Enit, Ivana Jelinic, che alla Bit ha inaugurato lo Stand Italia con la presidente Enit, Alessandra Priante, e la ministra del Turismo, Daniela Santanchè.

“Come Enit siamo consapevoli che questa manifestazione, con la sua portata internazionale, è un’imperdibile occasione di visibilità turistica non solo per la Capitale ma per tutto il territorio – aggiunge -. Le diverse fonti di dati sono più che promettenti ma la vera sfida sarà quella di cavalcare quest’onda creando nuove sinergie in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Pur partendo nel 2026, siamo già operativi per valorizzare i territori interessati, promuovendo all’estero queste mete. Due grandi manifestazioni mondiali che punteranno i riflettori sull’Italia. È un’opportunità irripetibile per il nostro Paese, leader in Europa e al secondo posto a livello mondiale, preceduta solo dagli Stati Uniti, nel settore degli eventi e dei congressi”

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Banche e telecomunicazioni: tre mesi di sfide e strategie nel risiko finanziario

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I prossimi tre mesi si annunciano intensi per il mondo bancario e finanziario italiano, con un’agenda fitta di operazioni strategiche, fusioni, acquisizioni e riorganizzazioni aziendali. Il risiko bancario si intreccia con il settore delle telecomunicazioni, aprendo nuovi scenari di mercato e coinvolgendo i principali istituti di credito e operatori del comparto Tlc.

Il risiko bancario: Unicredit, Mps, Bper e le nuove sfide

Nel settore bancario, Unicredit si muove su due fronti cruciali: la possibile scalata a Commerzbank e l’offerta per Banco Bpm, che a sua volta sta cercando di acquisire Anima. Monte dei Paschi di Siena (Mps) punta invece su Mediobanca, Ifis e Illimity, mentre Bper ha ufficialmente chiesto alla Popolare di Sondrio di unirsi, aprendo un nuovo capitolo nel consolidamento bancario italiano.

Le manovre nel settore delle telecomunicazioni

Parallelamente, il settore Tlc è in fermento. Tim è al centro di importanti movimenti azionari, con Vivendi che ha ridimensionato la sua quota a partecipazione finanziaria e con alcuni fondi d’investimento, tra cui Cvc, che potrebbero entrare nel capitale. Iliad, dopo il fallito tentativo di acquisizione di Vodafone, guarda ora con interesse a Tim Consumer, e sebbene non ci siano ancora trattative ufficiali, gli advisor stanno già valutando diverse ipotesi strategiche.

Le date chiave: l’agenda degli appuntamenti finanziari

Oltre alle manovre strategiche, si avvicina la stagione delle trimestrali, con il calendario finanziario pronto a intrecciarsi con i dossier aperti e le documentazioni da presentare alle authority di vigilanza.

  • 10 febbraio: riunioni dei Cda di Mediobanca, Unicredit, Ifis e Illimity per l’approvazione dei conti.
  • 11 febbraio: Banco Bpm discute il piano industriale e la Popolare di Sondrio analizza formalmente l’offerta di Bper.
  • 12 febbraio: il Ceo di Piazza Meda, Giuseppe Castagna, presenta i conti agli analisti e alla stampa; Tim riunisce il Cda per il piano strategico che l’ad Pietro Labriola illustrerà il giorno successivo.
  • 13 febbraio: Commerzbank annuncia i conti e potrebbe lanciare una riorganizzazione strategica per difendersi dalla possibile scalata di Unicredit.
  • Fine febbraio-marzo: Unipol e Bper valuteranno le prossime mosse dopo l’offerta sulla banca valtellinese.
  • 6 marzo: i consigli di amministrazione di Mps e Ifis.
  • 12 marzo: il Cda di Illimity.
  • 13 marzo: l’assemblea del Banco Bpm.
  • 17 aprile: Mps chiederà ai soci di deliberare sull’aumento di capitale per l’offerta pubblica su Mediobanca.
  • 29 aprile: assemblea dei soci di Illimity per l’approvazione del bilancio.
  • 30 aprile: riunione dei soci di Banco Bpm.
  • 8 maggio: uno degli appuntamenti più attesi, l’assemblea dei soci di Generali, che potrebbe rappresentare uno snodo cruciale per le dinamiche finanziarie del settore.

Un risiko finanziario in continua evoluzione

Le prossime settimane saranno decisive per definire le sorti del settore bancario e delle telecomunicazioni in Italia. Il mercato si muove tra consolidamenti, fusioni e strategie difensive per proteggersi da scalate ostili. Banche e operatori Tlc cercano di rafforzarsi e posizionarsi al meglio in un contesto economico sempre più competitivo e in trasformazione.

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