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Tecnologia

IA, la scienza mette alla prova ChatGPT: servono regole 

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Sta imparando a poco a poco e, crescendo, potrebbe essere in grado di progettare esperimenti, analizzare dati e decidere se un articolo scientifico può essere pubblicato o meno: ChatGPT, l’applicazione dell’Intelligenza artificiale (IA) capace di conversare con gli esseri umani, sta imparando molto anche dagli scienziati, ma sbaglia facilmente. 

Lo indica l’analisi condotta dalla rivista Nature e pubblicata sul suo sito, dalla quale emerge inoltre che è proprio questo il momento giusto per trovare le regole per utilizzarne al meglio le potenzialità, evitando che gli errori possano scardinare i principi che da sempre guidano la ricerca scientifica. Rilasciato alla fine del 2022 dall’azienda californiana OpenAI e liberamente accessibile, ChatGPT è diventato rapidamente popolare anche fra i ricercatori e il suo sviluppo, scrive Nature, è già chiaramente inarrestabile. 

“Pensiamo che l’uso di questa tecnologia sia inevitabile e che vietarla non servirebbe. Perciò è imperativo che la comunità scientifica avvi un dibattito sulle implicazioni”. Alcuni scienziati stanno utilizzando ChatGPT per scrivere saggi e discorsi, nel sintetizzare gli articoli che leggono, prendere appunti sui loro esperimenti o per scrivere programmi informatici. 

Questo significa che programmi come questi, chiamati chatbot, ogni giorno vengono alimentati con dati e informazioni che permettono loro di imparare e di evolversi. Vale a dire, rileva Nature, che “presto questa tecnologia si evolverà al punto da poter progettare esperimenti, scrivere e completare manoscritti, condurre peer review e supportare decisioni editoriali per accettare o rifiutare manoscritti”. Dietro l’angolo potrebbero esserci una vera rivoluzione per la ricerca eun’accelerazione dell’innovazione, ma anche errori che potrebbero “degradare la qualità e la trasparenza della ricerca e alterare radicalmente la nostra autonomia come ricercatori umani”. 

Potrebbero, per esmepio, generare testi apparentemente convincenti ma sbagliati nei contenuti, fino a distorcere fatti scientifici e a diffondere disinformazione. Per questo motivo è meglio intervenire subito stabilendo delle regole, e sono almeno cinque quelle da cui, secondo la rivista, bisogna cominciare. La prima prevede che qualsiasi risultato prodotto da una chatbot sia sottoposto a una verifica umana, soprattutto alla luce del grande sviluppo che questi programmi potranno avere a mano a mano che si evolveranno, fino a produrre una nuova generazione di motori di ricerca capaci di dare risposte sempre più dettagliate, ma non per questo valide.

La seconda regola prevede che questi programmi siano utilizzati in modo responsabile e trasparente, per esempio indicando ogni volta quale chatbot sia stata utilizzata per produrre un risultato, un documento o un’invenzione degna di brevetto. In terzo luogo, la trasparenza è d’obbligo anche nella proprietà delle chatbot e, secondo Nature, si dovrebbero intensificare gli sforzi perché siano per la maggioranza liberamente accessibili. La quarta regole prevede che si utilizzino al meglio tutti i vantaggi che l’IA potrà offrire e, infine, bisognerà estendere il più possibile il dibattito su questo tema perché aumenti la consapevolezza nella società.   

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Tecnologia

Arriva versione aggiornata ChatGpt, l’AI può capire le foto

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Arriva la versione aggiornata di ChatGpt, il software di Intelligenza artificiale (AI) diventato il trend tecnologico del momento che cambierà i motori di ricerca, a partire da Bing di Microsoft che lo ho già integrato. La società OpenAi che lo ha creato, ha presentato la versione numero 4 che integra nuove funzionalità spingendo su contenuti multimediali più ricchi, anche con immagini, dunque non solo testo. ChatGpt4, nella pratica, può rispondere alle domande degli utenti anche a partire da foto, ad esempio per analizzare cosa c’è all’interno di un’immagine e fornire, partendo da questa, ulteriori approfondimenti. Ad esempio, si può essere caricare su ChatGpt la foto di un piatto finito e ottenere i passi per comporre la ricetta.

Tecnicamente, l’AI ora può scrivere un massimo di 25.000 parole per domanda, circa otto volte più del modello precedente. Da quando è stato lanciato a novembre 2022 da OpenAi, ChatGpt è stato utilizzato da milioni di persone. La stessa Microsoft ha spiegato che Bing Ai, con un box di ricerca alimentato da ChatGpt, ha raggiunto un picco di 100 milioni di utenti unici al giorno. Un numero che potrebbe aumentare ulteriormente con la futura apertura del motore, oggi disponibile solo con un accesso con lista d’attesa, a tutti i navigatori.

Gpt4 sarà inizialmente disponibile per gli abbonati a ChatGpt Plus, il servizio di OpenAi a pagamento, con un prezzo di 20 dollari al mese. Il linguaggio di nuova generazione sarebbe già stato integrato in Bing e implementato con una conoscenza che arriva ad agosto del 2022 e superando così Gpt-3, che era fermo a dicembre del 2021. I dipendenti di Microsoft avrebbero testato nelle scorse settimane il chabot con oltre 14 mila domande basate su materie e quesiti sia universitari sia professionali.

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In Evidenza

TikTok spinge su privacy, data center e progetto in Ue

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 Due nuovi datacenter, in Irlanda e in Norvegia che si aggiungono a quello di Dublino, il progetto Clover “che creerà un’enclave europea autonoma” per i dati degli utenti di Regno Unito ed Europa, la nomina di una terza parte europea specializzata in materia di sicurezza dei dati. Sono le mosse di TikTok per rispondere alle preoccupazioni di Ue e Usa. “Consolida l’impegno che abbiamo assunto da tempo riguardo la sicurezza dei dati in Europa”, dice Theo Bertram, Vice President, Government Relations e Public Policy di TikTok in Europa che rassicura: “I dati non sono conservati in Cina, il governo cinese non li ha mai chiesti”.

Gli annunci arrivano a distanza di qualche giorno dalle azioni del governo americano e delle istituzioni europee che lavorano ad una stretta sull’utilizzo di TikTok da parte dei propri dipendenti. “Pechino non ci ha mai chiesto dati degli iscritti e, qualora lo avesse fatto, ci saremmo sempre rifiutati di fornirli – aggiunge Theo Bertram in una conference call – Bisogna ricordare che non siamo una compagnia cinese ma internazionale. Il fatto che ByteDance (lo sviluppatore di TikTok, ndr.) sia nata in Cina non vuol dire che operi solo dal suo interno o che porti innanzi gli interessi di Pechino. Quello che stiamo facendo è porci proprio come realtà globale, che lavora per soddisfare le regolamentazioni di ogni Paese a cui ci rivolgiamo”. “Il progetto Clover – ha aggiunto – consolida l’impegno che abbiamo assunto da tempo riguardo la sicurezza dei dati in Europa e contribuisce a far sì che la nostra community europea, con ben 150 milioni di utenti, possa beneficiare di un sistema di protezione e sicurezza dei dati ai massimi livelli del settore”. La società spiega che “potenzierà gli attuali controlli sull’accesso ai dati introducendo nuovi gateway di sicurezza” e che ogni accesso “oltre ad essere conforme alle attuali normative in termini di protezione dei dati, dovrà quindi passare sia prima attraverso questi gateway di sicurezza sia superare ulteriori controlli”. TikTok annuncia inoltre che nominerà come partner “una terza parte europea specializzata in materia di sicurezza dei dati, che si occuperà della supervisione e del processo di audit sui controlli e la protezione dei dati, che ne monitorerà il flusso e fornirà verifiche indipendenti e reportistica sulle eventuali anomalie. Dopo il data center europeo di Dublino annunciato lo scorso anno, TikTok conferma anche i dettagli rispetto ai due nuovi siti: un secondo data center a Dublino e un terzo nella regione di Hamar in Norvegia, quest’ultimo funzionerà utilizzando energia rinnovabile al 100%. “TikTok – precisa la società – ha già iniziato a conservare i dati degli utenti europei in Irlanda e proseguirà il processo nel 2023 e 2024. Una volta completato, i tre data center saranno i siti di conservazione per i dati degli utenti TikTok europei grazie a un investimento annuale totale pari a 1,2 miliardi di euro”.

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Cronache

Italia nel mirino hacker, +169% attacchi nel 2022

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Nella nuova fase di “guerra cibernetica diffusa” degli ultimi dodici mesi nel mirino è finita anche l’Italia: sono stati registrati 188 attacchi informatici, con un aumento del 169% rispetto al 2021. Incremento a tre cifre rispetto alla media mondiale del +21%. La pressione maggiore è sul settore governativo e sulle aziende manifatturiere del Made in Italy.

E’ lo scenario che emerge dal Rapporto annuale del Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, che arriva a poche ore dalle dimissioni del direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Roberto Baldoni. Secondo i ricercatori del Clusit “il 2022 è stato l’anno peggiore di sempre sul fronte della sicurezza informatica”. A livello mondiale – l’analisi è condotta su 148 paesi – si sono registrati 2.489 incidenti gravi, sono stati 440 gli attacchi in più rispetto al 2021, che segnano appunto una crescita annua del 21%. Il picco massimo dell’anno – e di sempre – si è registrato nel mese di marzo, con 238 attacchi. I dati aggregati per continente confermano “la preponderanza percentuale di vittime in America (38%), contro l’Europa al 24% e Asia all’8%”. L’analisi mostra una netta prevalenza di attacchi con finalità di cybercrime e significativi risvolti economici legati alla diffusione dei ransomware: sono l’82% del totale, in crescita del 15% sul 2021.

Per l’Italia la percentuale sale al 93%, in crescita del 150%. A livello mondiale, le principali vittime tornano ad essere i ‘multiple targets’, i bersagli multipli, (22%) con un aumento del 97% sul 2021, “si tratta di campagne di attacco non mirate, che continuano a causare effetti consistenti”. Segue il settore governativo, delle PA e della sanità (12%). Il settore più attaccato in Italia nel 2022 è invece quello governativo, con il 20% degli attacchi, seguito a brevissima distanza dal comparto manifatturiero (19%), che rappresenta il 27% del totale degli attacchi censiti nel settore livello globale. L’analisi globale degli incidenti cyber noti nel 2022 evidenzia una netta prevalenza di attacchi con finalità di cybercrime, che sono stati oltre 2.000 a livello globale, ovvero l’82% del totale, in crescita del 15% rispetto al 2021. Per l’Italia la percentuale sale al 93%, in crescita del 150% rispetto al 2021. Il malware rappresenta la tecnica con cui viene sferrato il 37% degli attacchi globali; seguono vulnerabilità (12%), phishing e social engineering (12%), in crescita del 52%.

Anche nel nostro paese prevalgono gli attacchi per mezzo di malware, sono il 53% del totale e hanno impatti gravi o gravissimi nel 95% dei casi. “Negli ultimi cinque anni si è verificato un cambiamento sostanziale nei livelli globali di cyber-insicurezza mondiali – commentano i ricercatori – al quale non è corrisposto un incremento adeguato delle contromisure adottate dai difensori”. Nel nostro paese, osserva il presidente di Clusit, Gabriele Faggioli, “è necessaria un’ulteriore evoluzione nell’approccio alla cybersecurity. Occorre non solo che permanga il ‘driver normativo’, ma che si mettano in atto a tutti i livelli i processi di valutazione e gestione del rischio per il business, atti a calibrare adeguatamente gli investimenti sulla base delle reali necessità”.

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