Per realizzare i suoi “programmi” su Anima ed estrarre i circa 60 milioni lordi di sinergie messe a piano, a Banco Bpm basterà disporre del 45% del capitale dell’sgr. E se questo sarà anche il livello minimo di adesione per considerare valida l’opa, si può dire che il Banco abbia già fatto centro potendo contare – grazie agli impegni di adesione di Poste, Fsi e del management di Anima – sul 44,8% del capitale.
Le indicazioni arrivano dalle “informazioni” aggiuntive che la Consob ha chiesto alla banca in vista dell’assemblea che domani dovrà decidere se approvare il rilancio da 6,2 a 7 euro e se dare all’ad, Giuseppe Castagna (nella foto Imagoeconomica in evidenza), la facoltà di procedere anche senza i benefici del Danish Compromise e con una quota inferiore al 66,67% del capitale.
Nel documento Banco Bpm ribadisce che l’acquisizione di Anima presenta una “forte rilevanza industriale e strategica” anche senza il Danish Compromise, la cui concessione da parte della Bce farebbe risparmiare 268 punti base di capitale (Cet1). Il Banco sarò comunque in grado di distribuire ai soci 6 miliardi di euro nel periodo 2024-2027 mantenendo un Cet1 del 13-13,5%, con un margine del 3,8% sui minimi regolamentari, “in linea” con il settore europeo, e garantendo un ritorno sull’investimento in Anima superiore al 13%.
Per assicurarsi un livello di capitale “adeguato” Castagna ricorrerà a operazioni di cartolarizzazione sintetica (48 punti base) e di ottimizzazione delle partecipazioni (10 punti) oltre a rinunciare alla distribuzione ai soci di un ulteriore miliardo (159 punti) e ad ottimizzare gli asset ponderati per il rischio (15-20 punti). Buio fitto sui tempi in cui la Bce deciderà sull’applicabilità del beneficio: il termine, condizionato ai chiarimenti attesi dall’Eba, “non è ancora noto”.
Le sollecitazioni di Consob rispondono anche alle perplessità di Unicredit, che aveva lamentato una mancanza di chiarezza sulle “azioni di mitigazione” che dovrebbero aiutare il Cet1 del Banco a restare sopra il 13% e dubitato della capacità di offrire ritorni sul capitale superiori al 13%. Domani i soci dell’ex popolare dovranno decidere se autorizzare il cda a modificare le condizioni dell’opa per non lasciarsi sfuggire Anima.
La minaccia di Unicredit di ritirare la sua offerta per il Banco in presenza di un cambio dei termini non dovrebbe impedire all’assemblea di approvare a larga maggioranza la proposta del consiglio, con gli investitori istituzionali, indirizzati dai proxy advisor, e alcuni soci rilevanti, come Davide Leone e il patto di consultazione a cui aderiscono fondazioni e casse previdenziali, che dovrebbero votare a favore. C’è attesa per vedere come si schiererà il Credit Agricole, la cui quota del 15% sarà cruciale per i destini del Banco.