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Cinema

Guadagnino, spero che tutti amino i miei cannibali

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“Oggi mi e’ arrivato un messaggio dalla prigione da parte di Panahi e mi ha detto: ‘non metterti nei guai per me’, capite ora quanto e’ grande il suo altruismo! Certo c’e’ la sua sedia vuota e il premio un po’ ricompensa la sua assenza, ma sono molto, molto triste” cosi Mina Kavani, uno degli attori de GLI ORSI NON ESISTONO di Jafar Panahi, Premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia, durante la conferenza stampa dei vincitori stasera al Lido. E questo tra gli applausi del pubblico. E sui registi iraniani in prigione torna anche Luca Guadagnino vincitore del Leone d’argento con BONES AND ALL: “Quello che mi auguro e’ che piu’ persone possano abbracciare senza senza pregiudizi i miei cannibali – e poi aggiunge preoccupato – non riesco a non pensare a Mohammad Rasoulof che ora e’ in prigione come Panahi”. Il regista ha pubblicato oggi sul Corriere della Sera un necrologio per la morte della Regina Elisabetta: “Mi affascinava una donna che dietro la dimensione pastello era di ferro e credeva in un mondo immodificabile”. Da parte di Cate Blanchett, vincitrice della Coppa Volpi per TAR e’ tutto un elogio del regista del film Todd Field: “Questo film mi e’ caro per tanti motivi. Field mette insieme tutta una serie di temi impressionanti. Devo dire – aggiunge – che sono cambiata con lui e gli devo molto. Certo, a volte le idee e i grandi sentimenti sono pericolosi sul grande schermo, ma e’ quello che devono fare i festival. Forse saro’ un po’ naif ma credo ancora nella passione per il cinema”. La vincitrice del Leone d’oro Laura Poitras con ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED, film dedicato alla fotografa Nan Goldin, spiega l’assenza di quest’ultima: “Sta facendo una retrospettiva, ma e’ molto contenta. La cosa bizzarra e che le sue opere sono esposte ora alla Biennale di Venezia”. Mentre riguardo alla differenza tra documentari e film dice solo: “Credo davvero non di sia molta differenza tra l’uno e l’altro, sono solo due modi diversi di esprimersi”. La pensa all’incirca cosi’ anche Martin McDonagh, regista di GLI SPIRITI DELL’ISOLA: “Ci deve essere spazio per tutto, per documentari, cinema sociale e film di fantasia”. “E’ vero ci sono tante storie dirette da donne: direi che qualcosa sta cambiando nel cinema, abbiamo oggi l’opportunita’ di raccontare le nostre storie” cosi invece Julianne Moore ha commentato il fatto che per il terzo anno consecutivo alla Mostra del cinema abbia vinto il Leone d’oro una donna, Laura Poitras con THE BEAUTY AND THE BLOODSHED. Impossibile farle dire qualcosa sui criteri della scelta di Guadagnino come della Poitras :”Abbiamo tutti gusti diversi – ha sottolineato – il gusto e’ soggettivo. Posso solo dire che non c’e’ stata unanimita’ in nessuna categoria”.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Cinema

Morto a 65 anni l’attore americano Val Kilmer

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È morto all’età di 65 anni l’attore americano Val Kilmer. Lo rende noto la famiglia, citata dal New York Times. Il decesso è avvenuto a Los Angeles a causa delle complicazioni di una polmonite, ha spiegato la figlia Mercedes Kilmer. All’attore era stato diagnosticato un cancro alla gola nel 2014, da cui era riuscito a guarire. Tra le sue tante interpretazioni si ricordano in particolare quella Jim Morrison in ‘The Doors’ del 1991 di Oliver Stone, quella di Iceman in ‘Top Gun’ del 1986 di Tony Scott e quella di Bruce Wayne in ‘Batman forever’ del 1995 di Joel Schumacher.

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Cinema

Giovanni Bagnasco e “il mostro”: “Ho imparato a non essere vittima. La felicità è una responsabilità”

Nella serie L’arte della gioia è Ippolito, il “mostro” che conquista il cuore dello spettatore. Nella vita, Giovanni Bagnasco è un ragazzo di 25 anni con il volto segnato dalla sindrome di Treacher Collins e un’anima limpida che illumina ogni sua parola. In un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua storia fatta di sfide, consapevolezza e rinascita.

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«Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Da piccolo anche il non detto faceva male», racconta Giovanni Bagnasco. Il suo volto racconta una storia rara, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita che colpisce ossa e cartilagini del volto. Eppure, Giovanni ha imparato presto a distinguere tra due tipi di persone: «i cuori buoni e i cuori ciechi».

Cresciuto nella quiete di Chianciano Terme, tra campagna e spazi aperti, ha coltivato sogni artistici tra un lavoro da casellante e un corso di lingua dei segni mai concluso a causa del Covid. Fino all’improvviso incontro con il mondo del cinema, che lo ha accolto attraverso due provini superati: uno per Finalmente l’alba, l’altro con Valeria Golino per il ruolo di Ippolito.

“Il mostro” che racconta la forza interiore

«Il personaggio non è stupido, è solo stato isolato», gli dice Golino. E lui in quel ruolo riversa tutto: «la parte docile e quella vulcanica». Nessuna scuola di recitazione, ma la forza di una vita vissuta senza filtri. «Sul set, mentre giravo le scene più violente, pensavo ai momenti difficili vissuti», confessa.

E quando si parla d’aspetto, Giovanni è disarmante: «La parola ‘mostro’ non mi ferisce più, è solo una componente della mia vita». Da piccolo piangeva, si chiedeva “perché a me?”, ma oggi si è dato una risposta che lo guida: «Dovevo nascere così e basta. Fare la vittima non ti renderà felice».

L’amore, la musica, il futuro

Oggi è un attore emergente, ma anche un ragazzo che ha vissuto l’amore, che ha scritto testi rap, che ha lottato contro il dolore. «Ho ricevuto tanto e ho dato tanto», racconta. Sui social ci sta poco: solo per progetti artistici o per sostenere la onlus del suo chirurgo, la Smile House. «Da ragazzino, i social mi facevano male. Era una vita parallela».

La sua forza più grande è quella di saper vedere oltre: «Sembrerei più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore».

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