Qual è la considerazione, la fiducia, la stima, anche l’affetto che riscuote la magistratura presso gli italiani? Immaginavamo fosse un pochino scarsa, appannata. Casi eclatanti recenti di magistrati arrestati e condannati per gravi reati. Casi inquietanti di giudici che si vendono sentenze. Sono cose che accadono in ogni famiglia istituzionale. Valorizzare questi aspetti negativi dimenticando il valore e l’abnegazione sul lavoro dei rappresentanti dell’ordine giudiziario è ingeneroso. Però nel circo barnum della comunicazione italiana ci sta. Il guaio, però, è che da settimane, mesi, anni i riflettori sono puntati sulla magistratura e le sue divisioni interne non solo per i verbali di interrogatorio dell’avvocato Piero Amara. La questione non è solo quel che emerge dalle lotte dei magistrati della procura di Milano ed esponenti del Csm in conflitto tra loro sulla scelta di procedere o meno in un filone d’indagine su una presunta loggia massonica nella quale sarebbero coinvolti magistrati e uomini delle istituzioni. No, la questione è molto più complessa e molto più radicata nel tempo e nella convinzione degli italiani che oramai per ragioni spesso anche inconsapevoli hanno meno fiducia nella istituzione magistratura.
La vicenda Amara e loggia massonica Ungheria (ammesso che esista) è stata seguita con attenzione da meno di un italiano su dieci, a cui si aggiunge il 27% che ha letto o ascoltato qualche notizia e il 22% che dichiara di averne sentito vagamente parlare, mentre il 42% ignora completamente la questione. Come dire: una questione così pesante e grave non ha goduto presso la pubblica opinione di una attenzione commisurata. Quello che ancora resta nel cuore e nella mente degli italiani è il caso Luca Palamara, l’ex presidente dell’ Associazione nazionale magistrati ed ex membro del Csm, espulso dalla magistratura dopo le accuse di aver condizionato le nomine delle procure e che in un libro-intervista ha poi parlato diffusamente dei vertici della magistratura come di un “sistema degenerato”. In base ad uns sondaggio realizzato da Ipsos per “Corriere della Sera” il livello di fiducia nei magistrati è ai minimi livelli. Diremmo a livelli preoccupanti.
Oggi, a leggere i dati di questo sondaggio, peraltro commentato da Nando Pagnoncelli, quasi un italiano su due (49%) dichiara di non avere fiducia nella magistratura. Appena il 39% si esprime positivamente. Un altro 12% sospende il giudizio. Volendo schematizzare, gli elettori di centrodestra sono quelli che hanno meno fiducia nella magistratura. La sfiducia viene espressa dal 71% degli elettori di FdI, dal 64% dei leghisti e dal 53% degli elettori di FI. Anche questo un dato interessante. Il berlusconismo non c’entra nulla. Quelli di Fi hanno più fiducia di quanti oggi votano per Giorgia Meloni. Da notare che anche tra i pentastellati, che sono spesso ritenuti giustizialisti, il 43% dichiara di non avere fiducia nella magistratura. Un dato anche questo preoccupante.
L’ aspetto che più colpisce è il vero e proprio crollo di credito registrato in 11 anni. L’indice di fiducia degli italiani verso la istituzione magistratura è passato dal 68% del maggio 2010 al 39% odierno. Senza Berlusconi in campo da qualche anno, questa fiducia è crollata. Segnale che non erano solo gli attacchi del leader di Fi a mettere in dubbio questa fiducia ma c’erano e ci sono fattori molto importanti di cui occorre tenere conto.
La maggioranza degli italiani attribuisce il calo di fiducia ai tempi lunghi della giustizia (24%), alla presenza di magistrati politicizzati (18%) o corrotti (17%), oppure a sentenze discutibili (16%), mentre solo il 10% ritiene che ci sia una campagna denigratoria nei confronti dei magistrati. I problemi negati allora a causa dell’appartenenza politica, oggi vengono riconosciuti da molti. Basti pensare che pur permanendo un atteggiamento di maggiore severità da parte degli elettori del centrodestra, la quota degli elettori del centrosinistra e del M5s che non lesina critiche è piuttosto rilevante. Negli ultimi anni ci eravamo abituati al discredito e alle generalizzazioni dei cittadini nei confronti della politica, oggi a farne le spese è la giustizia. Non è un bel segnale. La magistratura lo coglierà? Si vedrà. Da quel che si vede in giro, pare che la china sia ancora quella di sempre.
Questo dato della sfiducia degli italiani nella magistratura evidenziato dal sondaggio Ipsos è ancora più grave se messo in relazione alla fiducia che il Rapporto 2021 dell’Eurispes assegna ad altre istituzioni di questo Paese. Secondo questo Rapporto 2021 gli italiani confermano e rinnovano la loro fiducia nei Vigili del fuoco e nelle Forze di Polizia. Il Rapporto Italia 2021 di Eurispes colloca i Vigili del fuoco sul gradino più alto del podio, con l’87,7% dei consensi.
“Un Vigile del fuoco è un eroe speciale” si legge nel rapporto “lo è soprattutto grazie alla particolare narrazione del suo lavoro e all’idea diffusa che questo consista quasi esclusivamente nel salvare vite”. Le Forze di polizia, anche nell’incertezza generata dalla pandemia da covid-19 “restano un faro e continuano a tracciare un segno importante della vicinanza tra i cittadini e il sistema istituzionale”. Per la Polizia di Stato, sempre apprezzata dagli italiani, si conferma la fiducia con il 69,2% di giudizi positivi. Analogo il gradimento espresso nei confronti della Guardia di Finanza (67,7%), dell’Arma dei Carabinieri (64,7%) e della Polizia penitenziaria (64,3%). L’Esercito italiano ha la fiducia del 71,5% degli italiani, l’Aeronautica militare dal 72,6% e la Marina militare dal 73,6%. Nella rilevazione del Rapporto 2021 anche i consensi espressi nei confronti dalla Capitaneria di Porto – Guardia Costiera che ottiene un importante risultato con il 73,8% delle indicazioni. Il consenso nei confronti della Magistratura in questo rapporto, reso noto pochi giorni fa, passa dal 49,3% del 2020 al 47,7% raggiunto nel 2021
Ischia ritrova la sua giustizia: il Tribunale torna operativo con le udienze del giovedì
Il Tribunale di Ischia riapre le udienze del giovedì grazie al decreto del presidente vicario Scoppa. Una vittoria per avvocati, cittadini e istituzioni locali dopo mesi di proteste.
Una notizia attesa con speranza dai più ottimisti e insperata da altri, ma che segna un passaggio decisivo nella lunga battaglia per la tutela del presidio giudiziario dell’isola verde. Il presidente vicario del Tribunale di Napoli, Gianpiero Scoppa, ha disposto il ripristino delle udienze a Ischia, restituendo piena funzionalità alla sezione distaccata locale.
Una decisione che accoglie le istanze dell’Associazione Forense dell’isola di Ischia e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, protagonisti di una mobilitazione decisa culminata nello sciopero del 5 aprile scorso e nel ricorso al TAR presentato con il sostegno dei sei Comuni isolani.
Il decreto del giudice Scoppa: ritorno alla normalità
Il provvedimento firmato da Scoppa prevede l’assegnazione provvisoria del giudice onorario Ciro Ravenna al settore civile della Sezione distaccata di Ischia, in qualità di Giudice dell’Esecuzione, con il compito di gestire le udienze precedentemente seguite dalla giudice Criscuolo.
Nel decreto si evidenzia che Ravenna, rientrato in servizio nel 2025 dopo un incarico all’Ufficio del Giudice di Pace, aveva espressamente chiesto di essere destinato a una sezione civile in virtù della propria formazione professionale. La sua collocazione a Ischia rappresenta dunque una soluzione funzionale per sopperire alle gravi carenze d’organico che affliggono il Tribunale isolano.
Il decreto ha effetto immediato, garantendo il ripristino delle udienze del giovedì e segnando una svolta dopo mesi di polemiche, disservizi e disagi per professionisti, cittadini, testimoni e imputati costretti agli spostamenti sulla terraferma.
La soddisfazione dell’Assoforense e dell’avvocatura
«Quello ottenuto è un risultato importante», ha commentato Alberto Morelli, presidente dell’Assoforense Ischia. «Scoppa aveva già dimostrato attenzione e sensibilità alla nostra situazione. Ora arriva un passo concreto che ridà dignità alla nostra professione e servizio alla cittadinanza».
Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli esprime soddisfazione per l’esito di un lavoro di sinergia tra istituzioni e avvocati, premiato da un risultato tangibile dopo mesi di diplomazia e pressione istituzionale.
La battaglia continua: si attende la stabilizzazione definitiva
Sebbene l’assegnazione di Ravenna rappresenti una boccata d’ossigeno, resta ancora aperta la questione della stabilizzazione definitiva del Tribunale di Ischia, promessa più volte dal Governo centrale ma mai concretamente attuata.
Il clima ora è più disteso, ma solo un atto definitivo potrà chiudere quella che gli avvocati dell’isola definiscono «una lunga parentesi di giustizia precaria».
Conclave 2025, i cardinali decidono: si comincia il 7 maggio
Il Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco inizierà il 7 maggio. I cardinali si riuniranno nella Cappella Sistina: le regole, i tempi e il ruolo di Parolin.
I cardinali hanno deciso: il Conclave che eleggerà il 266esimo successore di Pietro inizierà il 7 maggio, mercoledì prossimo, nel pomeriggio. L’annuncio è arrivato dopo l’assemblea dei porporati che ha scelto di prendersi qualche giorno in più per motivi principalmente logistici.
Più tempo per sistemare gli elettori
La decisione di posticipare l’inizio del Conclave rispetto alla conclusione dei novendiali di suffragio per Papa Francesco, che termineranno domenica, è dovuta alla necessità di organizzare adeguatamente l’accoglienza dei 135 cardinali elettori – il numero più alto mai registrato – presso la Casa Santa Marta. Due porporati, infatti, hanno già annunciato la rinuncia per motivi di salute.
La guida del Conclave
A presiedere il Conclave sarà il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, poiché il Decano Giovanni Battista Re e il Vice Decano Leonardo Sandri, avendo superato gli ottant’anni, non parteciperanno alle votazioni. Toccherà a Parolin, quindi, interrogare il nuovo eletto circa l’accettazione del pontificato e il nome che vorrà assumere.
Prima dell’inizio delle votazioni, la mattina del 7 maggio, il cardinale Re celebrerà la Missa pro eligendo Romano Pontifice nella Basilica di San Pietro. Nel pomeriggio, i cardinali si raccoglieranno nella Cappella Paolina per poi entrare in processione nella Cappella Sistina intonando il “Veni Creator Spiritus”, invocando l’assistenza dello Spirito Santo.
Le regole del Conclave
Come stabilito dalla Costituzione Universi Dominici Gregis di San Giovanni Paolo II, i cardinali hanno giurato di rispettare rigorosamente le norme che regolano l’elezione. Sono vietate influenze esterne, pressioni, favoritismi o avversioni personali. L’unico criterio dev’essere il bene della Chiesa e la gloria di Dio.
Il nuovo Papa dovrà essere eletto con una maggioranza qualificata di due terzi. Dopo il comando “Extra omnes” (“Fuori tutti”), inizieranno le votazioni: il primo scrutinio sarà effettuato il 7 maggio. Dal giorno successivo, se necessario, si procederà con quattro votazioni quotidiane, due al mattino e due al pomeriggio.
Un grave episodio di simulazione scuote il clima politico e sindacale a Genova. Fabiano Mura, segretario genovese della Fillea-Cgil (categoria degli edili), è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di simulazione di reato, dopo aver inventato una presunta aggressione subita alla vigilia del 25 aprile.
Mura aveva denunciato pubblicamente e in Procura di essere stato aggredito da due persone che gli avrebbero urlato insulti fascisti, fatto il saluto romano, sputato addosso e colpito con pugni e spintoni. Un racconto drammatico che aveva suscitato un’immediata ondata di solidarietà, culminata in una manifestazione antifascista a cui avevano preso parte esponenti politici e sindacali, tra cui Anpi Genova, la candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis, l’ex ministro Andrea Orlando e l’ex leader Cgil Sergio Cofferati.
La verità emerge: nessuna aggressione
Le indagini della Digos hanno rapidamente sollevato dubbi sulla versione dei fatti fornita da Mura. I riscontri video delle telecamere di sorveglianza e le incongruenze sugli orari hanno smontato il suo racconto. Messo alle strette dagli investigatori, il sindacalista ha infine ammesso davanti al magistrato di essersi inventato tutto e ha ritirato la denuncia.
La Cgil, dopo aver appreso l’esito delle indagini, ha annunciato la sospensione di Mura, prendendo ufficialmente le distanze dal suo comportamento.
Le reazioni politiche
Il caso ha suscitato reazioni forti nel panorama politico. Matteo Salvini, leader della Lega, ha commentato: «Che tristezza. Per tre giorni è stato lanciato l’allarme sulla violenza fascista a Genova, e poi si è scoperto che gli unici fascisti immaginari stanno a sinistra». Anche Fratelli d’Italia ha denunciato l’episodio, sottolineando che «le falsità fomentano l’odio».
Dal centrosinistra, Silvia Salis ha preso le distanze: «È un atto gravissimo. Noi siamo parte lesa e ci dissociamo completamente da questa azione irresponsabile».