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Gli errori di Putin e la rinascita europea con i suoi leader mai uniti come in questa occasione

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La minaccia nucleare lanciata da Putin, gli insulti ai leader ucraini e gli avvertimenti pesanti nei confronti dell’Europa segnalano un leader russo in difficoltà e costretto ad affrontare una situazione che probabilmente non aveva previsto ed un’evoluzione della guerra sul terreno che sta diventando di non facile gestione per l’esercito russo. Il capo del Cremlino ha deciso di lanciare nel cuore della vecchia Europa una tipica guerra del novecento con carri armati, truppe che avanzano nel fango, citta’ bombardate, sangue e morte, con un coinvolgimento crescente di civili compresi i bambini. Da questi primi cinque giorni di una guerra – che secondo diversi analisti potrebbe durare a lungo – emergono due elementi in parte imprevisti. Da un lato alcuni errori di valutazione compiuti da Mosca, dall’altro un colpo di reni dell’Unione europea che, all’interno del fronte occidentale, ha mostrato unita’, solidarieta’ e un coraggio che ha pochi precedenti nella storia comunitaria. Sostanzialmente gli errori compiuti dalla Russia, dal punto di vista strategico, sono tre, al di la’ della ‘madre di tutti gli errori’ che e’ ovviamente quello di aver deciso di dichiarare una guerra terribile decidendo di risolvere una controversia tra Stati con le armi, abbandonando il dialogo diplomatico e la geopolitica. Il primo errore e’ quello di aver sottovalutato la capacita’ di reazione ucraina, che si basa non soltanto sulle capacita’ militari ma, soprattutto, sull’orgoglio, sul coraggio e la compattezza di una nazione democratica che si e’ unita intorno al simbolo della resistenza, il presidente Zelensky. Il secondo errore e’ quello di aver previsto una divisione all’interno dell’Occidente che, al contrario, e’ stato capace di superare i diversi punti di vista in nome del bene comune e di creare un fronte unito contro Mosca con sanzioni dure e condivise. Il terzo errore e’ quello di non aver previsto un piano B. Nel momento in cui e’ fallita la ‘guerra lampo’ che avrebbe dovuto piegare l’Ucraina in pochi giorni, i generali russi sono ora di fronte ad un dilemma davvero atroce: usare tutta la potenza dell’esercito russo con un enorme numero di morti e distruzioni o rimanere nel guado di questa guerra che potrebbe durare davvero a lungo. In questa fase emerge una nuova Europa con una determinazione trovata nel momento piu’ buio. L’Unione europea, per la prima volta nella sua storia, sta mandando armi ad un Paese in guerra e sta costruendo una vera e concreta politica estera e di difesa comune. Si tratta di una grande novita’ per l’Ue che in futuro potra’, se proseguira’ su questa strada, arrivare una vera identita’ di difesa comune, vale a dire un esercito europeo. La guerra l’Europa la fa con le sanzioni, chiudendo lo spazio aereo europeo alla Russia, eliminando Mosca dal circuito Swift della transazioni internazionali. I risultati sono sorprendenti. La borsa di Mosca oggi non ha aperto, il rublo e’ crollato al minimo storico con una perdita del 30%. Le proteste crescono nel Paese mentre anche gli alleati storici di Mosca, a cominciare dalla Cina, sono sempre piu’ perplessi per le azioni del Cremlino. L’ orrore e lo sgomento per l’invasione dell’Ucraina rimangono, ma adesso c’e’ anche una reazione che al Cremlino non avevano previsto in queste dimensioni. E, proprio per questo, la situazione sta diventando ancora piu’ pericolosa.

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I 5 secondi che hanno messo in ginocchio la Spagna

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Cinque secondi, il tempo di un sospiro, ma lunghissimi in termini di velocità della luce. Sono stati sufficienti per mettere in ginocchio la Spagna. E’ il lasso di tempo in cui si sono verificate “due perdite di generazione di corrente successive, che il sistema non è stato in grado di assorbire”, provocando alle 12,33 di lunedì il crollo al ‘punto zero’, il collasso totale del sistema elettrico.

La causa di quei cali di tensione, con un intervallo di appena un secondo e mezzo fra loro, seguito dopo 3,5 secondi dal collasso, è il principale nodo che si cerca di sciogliere per risalire alle origini del grande buio in cui è sprofondata ieri la penisola iberica, come ha spiegato il capo delle operazioni della Rete Elettrica Spagnola (Ree), Eduardo Prieto. “Bisognerà analizzare il perché si sono prodotte le due disconnessioni, in particolare la seconda che ha portato al collasso del sistema”, ha segnalato Prieto. Si dovranno “verificare le cause, analizzare la potenza, l’ubicazione, le condizioni in cui si è prodotta la disconnessione”.

Ma ha anche riconosciuto come “molto probabile” che la fonte di generazione interessata dal calo sia quella solare, senza dare però ulteriori spiegazioni. Lunedì, in quei cinque secondi precedenti al collasso, che ha fatto “scomparire 15 gigawatt di elettricità dalla rete”, l’equivalente al 60% della domanda di energia spagnola – come aveva segnalato il premier – si era registrato un picco di produzione di energia solare nella zona del sudovest della Spagna, in Estremadura. E le rinnovabili stavano fornendo il 78% della domanda di elettricità del Paese. Il surplus di energia disponibile avrebbe provocato uno sbilanciamento della rete elettrica iberica, rendendo impossibile assicurare la stabilità del sistema, secondo quanto ha ipotizzato l’ex presidente di Rete Elettrica, Jorge Fabra, a Tve. Un primo squilibrio sarebbe stato assorbito dalla rete, mentre il secondo con un effetto domino, avrebbe superato la capacità di risposa del sistema, facendo crollare prima la rete spagnola e poi quella portoghese. E causando il distacco della interconnessione con la Francia.

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Parigi, al via il processo ai “nonnetti rapinatori” che derubarono Kim Kardashian

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È iniziato ieri, davanti al tribunale di Parigi, il processo contro i dieci imputati – nove uomini e una donna – accusati della clamorosa rapina ai danni di Kim Kardashian, avvenuta nell’autunno del 2016. Il principale indiziato, Aomar, 68 anni, si è presentato in aula con passo incerto e bastone alla mano, fedele al suo profilo di “papy braqueur”, come i media francesi hanno soprannominato la banda: i nonnetti rapinatori.

I protagonisti della rapina

Aomar, nato nel 1956 in Algeria, è un veterano del crimine, autore dei primi furti già a 14 anni. A presentargli i complici era stata la compagna Christiane Glotin, detta Cathy, oggi 78enne, che gli fece incontrare “Pierrot il grosso”, 80 anni, altra vecchia conoscenza del mondo criminale francese.

Tra gli altri protagonisti c’è Yunice Abbas, 71 anni, che tentò una fuga rocambolesca in bicicletta portando con sé una borsa che credeva piena di armi, ma che invece conteneva gioielli e perfino il cellulare di Kim Kardashian, da cui avrebbe ricevuto una chiamata della cantante Tracy Chapman.

Spicca anche Didier “occhi blu” Dubreucq, 69 anni, con 23 anni di prigione alle spalle, che avrebbe partecipato direttamente all’irruzione nella suite della star americana.

La notte del colpo milionario

La rapina avvenne la notte del 3 ottobre 2016, in una suite di lusso nascosta in rue Tronchet, vicino alla Madeleine. Kim Kardashian, sola nella stanza, fu sorpresa da due uomini travestiti da poliziotti. Le strapparono il cellulare e, sotto minaccia, la costrinsero a consegnare l’anello di fidanzamento, un diamante da quasi 19 carati, regalo del marito Kanye West, valutato circa quattro milioni di dollari. La star fu legata, imbavagliata e rinchiusa nel bagno, mentre i rapinatori fuggivano con il bottino, comprendente anche contanti, gioielli e orologi di lusso.

La banda fu individuata grazie alle tracce di Dna lasciate nella suite.

Una rapina da fumetto

Sull’incredibile vicenda sono già stati pubblicati fumetti e libri, alcuni scritti dagli stessi imputati, che hanno contribuito ad alimentare il mito dell’«impresa dei nonnetti». Kim Kardashian è attesa in aula per testimoniare il prossimo 13 maggio.

 

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Elezioni in Canada, liberali di Carney vincono legislative e preparano la guerra a Trump

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Secondo le proiezioni dei media locali, è il Partito liberale di Mark Carney a vincere le elezioni legislative canadesi. I risultati preliminari del voto non permettono però di stabilire se il premier guiderà un governo di maggioranza o di minoranza.

Il primo ministro si avvierebbe quindi a portare i Liberali verso un nuovo mandato, dopo aver convinto gli elettori che la sua esperienza nella gestione delle crisi economiche lo rende pronto ad affrontare le mire del presidente americano Donald Trump. L’emittente pubblica Cbc e Ctv News hanno entrambe previsto che il Partito liberale formerà il prossimo governo canadese. Solo pochi mesi fa la strada per il ritorno al potere dei conservatori guidati da Pierre Poilievre sembrava spianata, dopo dieci anni sotto la guida di Justin Trudeau. Ma il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la sua offensiva senza precedenti contro il Canada, con dazi e minacce di annessione, hanno cambiato la situazione.

Elezioni in Canada, ecco chi è il primo ministro Mark Carney: l’uomo delle crisi

A Ottawa, dove i liberali si sono radunati per la notte delle elezioni, l’annuncio di questi primi risultati ha provocato un applauso e grida di entusiasmo. “Sono felicissimo, è ancora presto ma sono fiducioso che riusciremo ad avere la maggioranza”, David Lametti, ex ministro della Giustizia. La guerra commerciale di Trump e le minacce di annettere il Canada, rinnovate in un post sui social media il giorno delle elezioni, hanno indignato i canadesi e hanno reso i rapporti con gli Stati Uniti un tema chiave della campagna elettorale.

Carney, che non aveva mai ricoperto una carica elettiva e aveva sostituito Trudeau come premier solo il mese scorso, ha basato la sua campagna su un messaggio anti-Trump. In precedenza ha ricoperto la carica di governatore della banca centrale sia nel Regno Unito che in Canada e ha convinto gli elettori che la sua esperienza finanziaria globale lo rende pronto a guidare il Paese attraverso una guerra commerciale. Ha promesso di espandere le relazioni commerciali con l’estero per ridurre la dipendenza del Canada dagli Stati Uniti.

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