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Economia

Gas, prezzo continua a scendere grazie al clima mite

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Non si arresta la caduta del prezzo del gas, che sulla piazza di Amsterdam ha chiuso oggi a 81,3 euro al MWh, dopo aver toccato un minimo a 76,2 euro. Un valore quest’ultimo raggiunto l’ultima volta lo scorso 11 febbraio, quando l’attacco della Russia all’Ucraina era solo la peggiore tra le ipotesi, ma ancora sopra di oltre il 12% rispetto ai prezzi dello scorso gennaio, già a loro volta gonfiati dall’aumento della domanda da parte della Cina. A fermare la speculazione non è più l’accordo sul ‘price cap’ (tetto massimo) raggiunto in seno all’Ue lo scorso 19 dicembre, quanto piuttosto l’andamento favorevole del clima. Una sorta di ‘generale inverno’ alla rovescia che si è interrotto solo poco prima del Natale.

Con temperature più miti della norma, confermate da Meteosat anche per i prossimi giorni, ha permesso di non intaccare le riserve europee di gas e addirittura di aumentarle. A questo si aggiungono i forti venti, che stanno incrementando la produzione di energia elettrica dei campi eolici situati nel Nord Europa, riducendo il consumo di metano per la generazione. Proseguono poi le consegne di Gnl, il gas naturale liquefatto, che insieme ai flussi dal Nord Africa e dal Medio oriente, consentono all’Europa di fare a meno dell’apporto russo, grazie anche alla posizione centrale assunta ormai dall’Italia. Proprio a livello europeo si è registrato oggi un lieve incremento delle riserve di gas naturale, che hanno toccano quota 931 TWh, pari all’83,2% della capacità di riempimento, contro l’83% registrato ieri.

La parte del leone spetta alla Germania, che ha scorte per 218,13 TWh, in crescita dello 0,41% sul dato della vigilia e un indice di riempimento dell’88,62%. In lieve calo l’Italia (-0,01% a 160,84 TWh), che ha i depositi pieni all’83,15%, mentre salgono le scorte in Austria (+0,29% a 82,61 TWh), con un indice di riempimento all’86,13%, Belgio (+0,96% a 6,39 TWh), con stoccaggi all’84,04%, e Francia (+0,1% a 112,2 TWh), che ha i depositi pieni all’83,98%.

L’incremento delle scorte di gas in piena stagione invernale, è dovuto alla possibilità di iniezione in ‘contro flusso’ nei depositi, che in Italia è stata annunciata lo scorso 2 novembre da Snam. Quanto ai flussi di gas previsti per oggi, secondo le stime di Snam, il totale immesso in rete oggi è pari a 2,4 TWh. Di questi 1,75 TWh proviene dalle importazioni, 0,08 TWh dalla produzione nazionale e 0,55 TWh dagli stoccaggi. Oltre 1,9 TWh sono destinati ai consumi nazionali e 0,49TWh alle esportazioni e ad altre reti di trasporto, dimostrando che già oggi l’Italia è in grado di esportare quasi 1/4 di quanto consuma.

Del gas importato oggi, oltre 0,65 TWh arrivano dall’Algeria, 0,28 TWh dal rigassificatore di Cavarzere (Rovigo), 0,26 TWh dall’Azerbaijan e più di 0,15 TWh dal rigassificatore di Livorno. In coda la Libia e la Russia, con 0,11 TWh ciascuna, il Nord Europa con 0,1 TWh e il rigassificatore di Panigaglia (La Spezia) con 0,06 TWh.

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Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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Economia

Wsj, cda di Tesla cerca un nuovo ceo per sostituire Musk

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Il consiglio di amministrazione di Tesla ha iniziato a cercare un nuovo CEO per sostituire il fondatore Elon Musk. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano la decisione è stata presa dopo il crollo delle azioni e degli utili di Tesla. Alcuni investitori ritengono che Musk sia troppo impegnato con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Non è stato reso noto se Musk sia stato informato della decisione.

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