Dopo 33 anni dalla sua pubblicazione originale, il singolo Time, inciso da Freddie Mercury, torna in una nuova versione. Dave Clark, musicista, produttore, compositore e caro amico del frontman dei Queen, ha isolato la traccia vocale dalle 96 incisioni originarie e l’ha mixata con una nuova base strumentale al pianoforte suonata da Mike Moran, con il quale Freddie ha scritto Barcelona (1987). Il titolo scelto per questa versione e’ il nome completo della canzone, ovvero ‘Time Waits For No One’. Oggi il brano e’ stato pubblicato insieme a un video che per adesso ha raggiunto le 120mila visualizzazioni.
La canzone originale era stata scritta per il musical Time (1986), di Dave Clark e David Soames e musicato di Jeff Daniels. A 28 anni di distanza dalla sua morte, Freddie Mercury resta uno degli artisti piu’ amati della nuova e della vecchia generazione, una delle voci piu’ potenti della storia della musica. Non sorprende, quindi, che l’uscita di questa nuova versione di Time abbia mandato in visibilio i fan di tutto il mondo che hanno commentato il brano sui social: “Ho i brividi”, “Time Waits For No One farebbe nascondere in un angolino oscuro tutti i cantanti attuali, Freddie continua ad essere il migliore pure dal paradiso”, “Sono sicuro che questa canzone arrivera’ alla posizione numero 1 di ogni classifica mondiale, ma comunque risentire la sua voce e’ sempre un brivido e un’emozione forte”, “Sto ascoltando Time Waits For No One e, raga, sono in lacrime”, “E’ morto nel 1991, ma nel 2019 le persone ancora lo amano cosi’, l’uomo, la leggenda”, “Il mio cuore sta per esplodere, sei davvero il re, Freddie”, “Mio nonno e’ scomparso l’anno scorso e amava i Queen. Se solo avesse vissuto un anno in piu’ per sentire questa perla…”.
Prendete dei gol spettacolari, tanta qualità, grande tattica e un po’ di sana difesa all’italiana che non guasta mai. Mischiate tutto insieme e uscirà il pirotecnico pareggio tra Barcellona e Inter, che hanno mostrato tutto quello che i tifosi vorrebbero vedere in una semifinale di Champions League. Il tabellone dello stadio Olimpico di Montjuic al 90′ dice 3-3, in una partita in cui succede di tutto: l’Inter va avanti sul 2-0 con due magie di Thuram e Dumfries dopo 20 minuti, poi si accende Lamine Yamal che riporta tutto in equilibrio.
Nella ripresa Dumfries esalta ancora i nerazzurri, ma Raphinha trova immediatamente il gol del 3-3. Per decidere la finalista serviranno i 90′ di San Siro tra una settimana, ma intanto la squadra di Simone Inzaghi esce indenne dalla trasferta catalana pur arrivando da tre sconfitte di fila, anche se preoccupano le condizioni di Lautaro Martinez uscito per un infortunio muscolare dopo 45′. L’Inter parte fortissima, come meglio non si può. L’orologio non ha nemmeno fatto un giro completo quando Dumfries con un cross trova Thuram in area, il francese si inventa un colpo di tacco che sorprende Szczesny e i nerazzurri si ritrovano subito in vantaggio, ammutolendo il Montjuic con il gol più veloce segnato in una semifinale nella storia della Champions League.
I blaugrana reagiscono, ma l’Inter è feroce, oltre che ad essere in vena di capolavori: su corner Dumfries, approfittando di una torre di Acerbi, tira fuori dal cilindro una semirovesciata che regala il raddoppio ai nerazzurri. Il palcoscenico è di altissimo livello e alla serata si iscrive anche Lamine Yamal, il più talentuoso dei ventidue in campo. Alla centesima presenza col Barcellona, l’ala spagnola trova una perla per riaprire la gara con una serpentina conclusa da un mancino morbido a giro che tocca il palo e si infila. Non contento, il 17enne (diventato il più giovane a segnare in una semifinale di Champions) subito dopo prova a saltare ancora tutti, ma sul tiro stavolta trova la deviazione di Sommer che spedisce il pallone sulla traversa.
L’Inter fatica ad uscire dalla propria area, il Barça si esalta e trova il pareggio quando Bisseck si perde Raphinha su un lancio di Pedri, torre di testa per l’accorrente Ferran Torres (su cui si distrae Acerbi) che alla terza volta non sbaglia e riporta la gara in equilibrio. Il Barcellona perde Koundé per infortunio, ma la perdita per i nerazzurri è decisamente più grave, perché Lautaro è costretto a uscire per un risentimento muscolare ai flessori della coscia sinistra, lasciando il campo quasi in lacrime e non rientrando poi dagli spogliatoi ad inizio ripresa venendo sostituito da Taremi.
Nella ripresa, però, è ancora Dumfries ad esaltare i nerazzurri, riportando avanti gli uomini di Inzaghi con un colpo di testa saltando sulle spalle di Dani Olmo. Una gioia che però dura pochi istanti, perché Raphinha impatta subito il risultato: uno schema su corner lo libera dal limite, mancino che sbatte sulla traversa e poi sulla schiena di Sommer prima di rotolare in porta per il 3-3. Thuram si invola lanciato da Mkhitaryan, ma al momento del tiro viene chiuso da Cubarsi, poi lo stesso Mkhitaryan segna ma il gol viene annullato per un fuorigioco millimetrico.
Nel finale, il pallone arriva sempre a Lamine Yamal, resta pericoloso anche quando colpisce male, tanto che a 3′ dalla fine centra la traversa con un tiro sbilenco ma che per poco non beffa Sommer. Il Montjuic ruggisce, l’Inter torna alle corde, Sommer ancora risponde a un gran sinistro di Raphinha. È l’ultima emozione, tra una settimana sarà il palcoscenico di San Siro a decidere chi volerà in finale a Monaco di Baviera.
“Sono grata a tutti coloro che hanno lavorato per l’accordo e lo hanno reso più significativo. Ora il documento è tale da garantire il successo per entrambi i nostri Paesi, Ucraina e Stati Uniti”: così la vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko ha commentato le intese siglate tra Kiev e Washington, secondo quanto riferito dai media ucraini. “Il 30 aprile, Ucraina e Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali, atteso da tempo, che istituisce un fondo di investimento congiunto in Ucraina”, ha annunciato Svyrydenko, che oggi era a Washington per firmare l’accordo quadro a nome dell’Ucraina. Ha firmato il documento insieme al Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent (nella foto in evidenza).
Poco prima della firma dell’accordo a Washington il premier ucraino Denys Shmyhal aveva annunciato il via libera del suo governo, precisando che il Fondo di Investimento per la Ricostruzione sarà gestito congiuntamente da Kiev e Washington in un partenariato paritario, con entrambe le parti che contribuiranno al fondo. Secondo Shmyhal, i futuri aiuti militari degli Stati Uniti possono essere considerati contributi al fondo, ma l’assistenza precedente non è inclusa.
“L’accordo – ha precisato – non prevede alcun obbligo di debito”, ha affermato Shmyhal, e l’Ucraina manterrà “il pieno controllo sul sottosuolo, sulle infrastrutture e sulle risorse naturali”, ha affermato. L’istituzione del fondo non interferirà, inoltre, con il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione Europea.
Svyrydenko ha confermato queste clausole in un post sui social media, aggiungendo che le aziende statali ucraine come Energoatom e Ukrnafta manterranno la proprietà statale e che l’accordo è conforme alla Costituzione ucraina. Il fondo sarà alimentato esclusivamente dai proventi derivanti dalle licenze di nuova emissione: “Stiamo parlando del 50% dei fondi provenienti dalle nuove licenze per progetti nel campo dei minerali critici, del petrolio e del gas che andranno a bilancio dopo la creazione del Fondo”, ha scritto.
“I proventi derivanti da progetti già avviati o i proventi a bilancio non sono inclusi nel Fondo. L’accordo prevede un’ulteriore cooperazione strategica”. Le entrate e i contributi del fondo non saranno tassati né in Ucraina né negli Stati Uniti, ha aggiunto. Come parte dell’accordo, gli Stati Uniti contribuiranno ad attrarre ulteriori investimenti e tecnologie in Ucraina, ha affermato Svyrydenko.
Secondo il Washington Post (Wp), l’accordo non fornisce garanzie concrete di sicurezza all’Ucraina. Esso sancisce invece un “allineamento strategico a lungo termine” tra le due nazioni e promette agli Stati Uniti “il sostegno alla sicurezza, alla prosperità, alla ricostruzione e all’integrazione dell’Ucraina nel contesto economico globale”.
L’accordo non include, inoltre, alcun riferimento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP) occupata dai russi, riporta il Wp. Funzionari statunitensi avevano precedentemente suggerito di assumere il controllo dell’impianto nell’ambito di un futuro accordo di pace. L’accordo quadro Usa-Ucraina dovrà ora essere sottoposto al vaglio del parlamento di Kiev.
Il 14 febbraio scorso, la Russia ha restituito all’Ucraina il corpo di Viktoriia Roshchyna, giovane giornalista freelance ucraina scomparsa nell’agosto 2023 mentre documentava i crimini nei territori occupati nel sud-est del Paese. La restituzione è avvenuta nell’ambito di uno scambio di salme, ma la condizione del corpo ha subito destato allarme.
Segni di tortura e lesioni inflitte in vita
Secondo le indagini della Procura generale ucraina, rese note da Ukrainska Pravda, il corpo di Roshchyna era in avanzato stato di decomposizione e mostrava chiari segni di tortura: abrasioni, contusioni diffuse, una costola rotta, ferite al collo e probabili scosse elettriche ai piedi. Il capo del Dipartimento della Guerra della procura, Yurii Bielousov, ha confermato che le lesioni “sono state inflitte mentre era ancora in vita”.
Organismi interni mancanti e sospetti di occultamento
La conferma dell’identità è avvenuta tramite test del DNA con una corrispondenza del 99%, ma il padre della reporter ha chiesto ulteriori accertamenti, viste le condizioni del corpo. L’autopsia ha rivelato l’assenza di diversi organi interni, tra cui cervello, bulbi oculari e parte della trachea. Un medico legale internazionale ha ipotizzato che questo possa essere stato un tentativo di occultare prove di strangolamento o soffocamento.
Detenzione illegale e isolamento totale
Roshchyna, 27 anni, è la prima giornalista ucraina confermata morta in un carcere russo. Era stata detenuta senza accuse formali nel carcere Sizo-2 di Taganrog, uno dei centri dove la Russia trattiene civili ucraini in condizioni denunciate da diverse organizzazioni internazionali. Non le sarebbe stata consentita alcuna comunicazione con l’esterno.
Tajani: “Putin bluffa, ma la pace è possibile entro il 2025”
Mentre la vicenda scuote l’opinione pubblica internazionale, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando dal congresso del Partito Popolare Europeo a Valencia, si è detto convinto che entro il 2025 la guerra finirà.
Secondo Tajani, la proposta di tregua avanzata da Vladimir Putin è “un bluff, come quella di Pasqua”, ma l’Italia è pronta a sostenere la pace sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il governo italiano sta organizzando una conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina a Roma, preceduta da incontri a Bruxelles e Verona. «Tocca a Putin fare il primo passo», ha dichiarato il ministro, auspicando un coinvolgimento diretto di Europa e Stati Uniti nel processo negoziale.