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Politica

Forza Italia in Campania, effetto Martusciello: ex parlamentari e amministratori locali verso Calenda

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L’arrivo dei big nazionali nelle liste di Fi in Campania? La presenza di Tajani, Berlusconi, Fascina e altri paracadutati da Roma? Addii in Campania per Forza Italia. Dopo l’annuncio ieri dei quattro parlamentari uscenti Domenico De Siano, Antonio Pentangelo, Carlo Sarro e Marzia Ferraioli, oggi è la volta di altri esponenti locali del partito. I primi ad annunciare che lasceranno Forza Italia sono stati Luigi Vuolo, assessore comunale a Lettere (Napoli) e coordinatore del movimento giovanile di Forza Italia dell’area stabiese-Monti Lattari, e Maria Laura Del Sorbo, presidente del Consiglio comunale nonché coordinatrice cittadina del comune di Lettere. “Abbiamo assunto e accettato gli incarichi di partito dopo anni di militanza ma soprattutto in riferimento ad una figura territoriale che ha rappresentato le istanze dei giovani di tutta l’area stabiese-sorrentina – spiegano Vuolo e De Sorbo – ma quando il nostro coordinatore provinciale ci ha comunicato di non essere stato tenuto in considerazione per nessuna posizione nella prossima tornata elettorale, nonostante il suo aver istituto insieme a noi il più folto gruppo giovanile di tutta la Campania e una consistente compagine di militanti e simpatizzanti del partito, è venuta meno la rappresentanza del nostro territorio e quindi anche le ragioni che mi hanno legato ad assumere gli oneri e gli onori di questa carica”.  A seguire è stata la volta di Gennaro Calabrese capogruppo consiliare di Forza Italia a Sant’Antonio Abate (Napoli) nonché coordinatore dei Giovani di Forza Italia della provincia di Napoli. “La vicenda candidature – spiega Calabrese – è relativa. Quello che più di ogni altra cosa mi ha spinto a questa sofferta ma coerente decisione è stata la gestione regionale del partito, l’assenza di un confronto coi territori e l’adozione di criteri che esulano da quelli della meritocrazia, della militanza e, direi, del buon senso”. Infine è toccato a Evangelista Campagnuolo, consigliere comunale di Sant’Agata de’ Goti (Benevento), attuale vice coordinatore regionale di Forza Italia Giovani. “L’assoluta assenza di un confronto su come determinare il principio di rappresentatività dei territori ed in particolare dei giovani militanti del partito è davvero intollerabile. Spiace perché anche nel Sannio come nelle altre province, dove registro un vero e proprio esodo di amici da Forza Italia, avevamo lavorato molto bene radicandoci fortemente su un territorio oggi fortemente mortificato dalla nuova dirigenza di Forza Italia”, dichiara. Troveranno subito una nuova casa politica? Sì, in buona parte sono attratti da Azione di Calenda.

“Le scelte operate nella composizione delle liste lasciano presagire una potenziale assenza di esponenti del territorio in parlamento. Tale condizione creerebbe, per noi amministratori locali, un grosso problema in termini di riferimenti al livello del governo centrale, utili per poter dare risposte necessarie al territorio. Questo scenario, mi induce a non proseguire un percorso intrapreso pochi mesi fa”. Così Gianluca Golia, consigliere comunale di Aversa (Caserta), annuncia la volontà di abbandonare Forza Italia. Stessa scelta compiuta da Antonio Cantile, consigliere comunale di Trentola Ducenta, sempre nel casertano. “Non condividendo la metodologia adottata dai vertici del partito – spiega -, non identificandomi più in un movimento politico che non tiene conto delle esigenze del territorio e non rispetta i rappresentanti locali dello stesso neppure nel comunicare importanti decisioni, formalizzo le mie dimissioni da responsabile provinciale dell’organizzazione del partito”. Nelle aree interne Evangelista Campagnuolo, consigliere comunale di Sant’Agata de’ Goti (Benevento), attuale vicecoordinatore regionale di Forza Italia Giovani, ha già annunciato la decisione di lasciare il partito. Intanto anche William Vespoli e Antonio Di Meglio, consiglieri comunali di Lacco Ameno, sull’isola d’Ischia, prendono le distanze da Forza Italia. “Meritocrazia, militanza, dialogo e rappresentatività – dichiarano – sono valori politici imprescindibili di cui, tuttavia, in questa nuova fase di Forza Italia, si sono perse le tracce. Sebbene eletti in una lista civica, abbiamo sempre sostenuto Forza Italia ma i fatti degli ultimi giorni non ci lasciano scelta, ci allontanano decisamente da un partito che ha tradito gli ideali per i quali era nato e gli elettori ai quali si era rivolto”.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Economia

I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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Politica

Mattarella: Resistenza non è feticcio ma responsabilità

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Le associazioni combattentistiche “sono l’anima perenne della memoria”: la loro opera è “preziosa” perchè voi trasmettete “il senso di quello che è avvenuto, la custodia della memoria senza farne un feticcio consegnato al solo ricordo, ma facendola vivere come consapevolezza civile, come educazione alla responsabilità. Un ponte ideale tra generazioni nell’attualità dei valori”. Sergio Mattarella chiude le celebrazioni per il 25 aprile con un ennesimo appello a non dimenticare quanto accaduto con la Resistenza e la Liberazione ma soprattutto con un invito a far si che questa data non diventi uno sterile appuntamento ma una spinta ad agire nel nome di quei valori. Ricevendo al Quirinale le associazioni combattentistiche e d’arma, il cui incontro era programmato per il 23 aprile, il presidente della Repubblica è tornato a sottolineare l’importanza della festa della Liberazione.

Infatti per il capo dello Stato il 25 aprile deve essere “un’eredità vissuta nel presente e trasformata in impegno per riflettere sull’attualità di quei valori, a cominciare dal rifiuto dell’indifferenza”. Ma non solo perchè, ha ricordato ancora Mattarella, la Liberazione sprigionò “energia morale” e fu “il frutto di un moto individuale delle coscienze che divenne espressione della dignità del nostro paese, del nostro popolo che non si lasciò sopraffare dalla barbarie”. La rievocazione del presidente con le associazioni combattenti è quindi giocata tutta sul valore degli ideali che portarono al 25 aprile, sulla necessità di non perdere la spinta propulsiva che generò. Infatti ha spiegato come “minacce in forme diverse che pretendono di porre in discussione i valori di democrazia, libertà e pace che furono alla base della Resistenza sono sempre presenti. Conflitti armati sempre più frequenti vicini ai confini dell’Europa.

Tensioni nei rapporti internazionali che con oblio della memoria rischiano di provocare crisi globali dalle conseguenze catastrofiche. Ecco perché – ha ripetuto – il 25 aprile non è mera occasione di formale omaggio”. Non poteva infine mancare un raccordo tra gli ideali di quei tempi e le prime visionarie idee sulla necessità di arrivare ad un Europa unita, unico vero baluardo contro i nazionalismi aggressivi di quell’epoca: “rendiamo onore ai protagonisti della Liberazione e della Resistenza che ci hanno condotto nella nuova Italia, libera, democratica e promotrice di quella che oggi è l’Unione europea, un’Italia protagonista della cooperazione internazionale”, ha concluso il presidente.

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