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Corona Virus

Fase 2: in Lombardia dopo 13mila morti le cose cominciano a migliorare: indice di contagio scende

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 Passa per il tracciamento e la sorveglianza sanitaria il contenimento dei contagi nella fase 2 dell’emergenza Covid. E un ruolo fondamentale di ‘sentinella’ per scovare nuovi focolai o pazienti asintomatici sara’ giocato dalle Usca, le unita’ speciali di continuita’ assistenziali previste dal Governo per la cura a casa dei pazienti Covid o sospetti Covid. In Lombardia – dove il tasso di contagiosita’ R0 e’ sceso a 0,75, inferiore alle media italiana che e’ 0,80, ha detto il vice presidente Fabrizio Sala – le Usca sono operative gia’ da marzo ma adesso i loro compiti si apprestano ad essere ampliati: le squadre composte da medici e infermieri potranno infatti effettuare anche i tamponi a domicilio, possibilita’ fino ad oggi non prevista. A stabilirlo e’ una nuova delibera in corso di definizione da parte dell’Assessorato al Welfare. “Stiamo incrociando tutti i dati che ci arrivano e con l’aiuto di alcuni ricercatori – ha spiegato il vicepresidente della Lombardia – calcoliamo il tasso di R0. Al momento sappiamo che in Italia il tasso e’ 0,80, il tasso R0 della Lombardia e’ 0,75, quindi ogni persona contagia 0,75 persone cioe’ non piu’ di una” ed e’ “importante rimanere sotto l’uno”, ha aggiunto, “e questo e’ il compito di tutti noi e di tutti i cittadini”. Anche per questo presto, ha anticipato l’assessore al Welfare Giulio Gallera, in regione partira’ il monitoraggio delle persone con la febbre, “che saranno il nostro grande barometro”. Nei luoghi di lavoro chi ha piu’ di 37,5 dovra’ essere rimandato a casa e segnalato alle Ats dai propri responsabili. A queste persone dovra’ essere garantito tempestivamente un tampone, che sara’ effettuato a casa, dai medici delle Usca, ma anche “attraverso il drive in”. In attesa dell’esito, anche i colleghi e i familiari piu’ stretti dovranno restare isolati. Se ‘il sospetto Covid’ risultera’ negativo, anche i suoi contatti saranno ‘liberati’, altrimenti dovranno restare ‘in sorveglianza’. In Sardegna e’ Bari Sardo, comune costiero dell’Ogliastra, il primo centro sui 32 individuati nell’Isola nel quale e’ partito il servizio speciale di continuita’ assistenziale. I primi due operatori sanitari hanno preso servizio questa mattina, ma complessivamente saranno sette – quattro medici e tre infermieri – i componenti del team che da oggi sara’ operativo sette giorni su sette, dalle 8 alle 20. Gli operatori sanitari interverranno a domicilio subito dopo la segnalazione dei casi sospetti, da parte dei medici di base o dei pediatri di libera scelta. Inoltre seguiranno i pazienti positivi dimessi. In Friuli Venezia Giulia tutte le aziende del sistema sanitario hanno “messo in campo sia Covid team sia le Unita’ speciali di continuita’ assistenziale, delle quali fanno parte 72 medici in base al diverso andamento dell’epidemia sul territorio”, ha evidenziato il vice-governatore Riccardo Riccardi. Anche in Emilia Romagna, prima regione a dare la caccia al virus ‘casa per casa’, le Usca sono attive in tutte le Province, con sei squadre solo a Bologna. In Valle d’Aosta sono tre, mentre nel territorio della Asl Toscana Centro, competente per Firenze, Prato e Pistoia, le Usca nel mese di aprile hanno eseguito oltre 1700 tamponi su sospetti casi Covid ed effettuato 4219 visite a domicilio. Nel Lazio le Usca sono in funzione dal 20 aprile ed effettuano gia’ circa mille tamponi al giorno con 800 professionisti, in modalita’ drive in anche sui camper, per ‘stanare’ eventuali nuovi casi. Sono invece 14, sulle 35 previste dalla Regione, le Usca attivate in Calabria. In particolare sono gia’ state attivate le 11 Usca previste nel territorio di competenza della Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, e le tre di Crotone. E sono almeno 35 quelle attive in Piemonte. Il dato e’ relativo al mese di aprile ed e’ in fase di aggiornamento da parte dell’Unita’ di crisi regionale. Vi lavorano 376 medici e 21 infermieri. In base ai dati di aprile le Usca del Piemonte hanno preso in carico il 97% dei pazienti positivi al coronavirus a domicilio e il 79,5% dei positivi nelle Rsa.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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