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Cronache

Evelina Christillin si racconta: dal Museo Egizio alla Juventus, tra corna, successi e rimpianti

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In un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera, Evelina Christillin (tutte le foto a corredo dell’articolo sono di Imagoeconomica), presidente del Museo Egizio di Torino e figura di spicco nel mondo dello sport e della cultura, si racconta a tutto tondo, tra passioni, carriera e aneddoti legati ai grandi della storia recente.

I musei del cuore: “Caravaggio illumina d’immenso”

Alla domanda su quale sia il museo più bello del mondo, Christillin risponde senza esitazioni:

“La Galleria Borghese a Roma: vedere Caravaggio è come illuminarsi d’immenso. E poi il Prado a Madrid: l’Autodafé ogni volta mi colpisce al cuore”.

Ma nel suo cuore il primo posto resta per il Museo Egizio:

“È straprimo. Anche se, devo essere sincera, di egittologia sapevo poco e niente. Ho dovuto imparare”.

Eppure, da quando è arrivata alla guida del museo nel 2012, ha trasformato la struttura: dipendenti passati da 13 a 90, fatturato da 4 a 19 milioni, spazi espositivi triplicati. Il Museo Egizio oggi esporta mostre in tutto il mondo, dalla Cina al Brasile, dal Canada al Giappone.

 

Uno dei suoi maggiori successi?

“Aver scelto Christian Greco come direttore. Dovrebbero farmi geometra ad honorem per le due ristrutturazioni”.

E il futuro di Greco alla guida del Museo Egizio?

“Il Consiglio di amministrazione deciderà il 25 marzo. Con i risultati che ha portato, non dovrebbero esserci problemi”.

Dalle Olimpiadi del 2006 alla Superlega: gli anni nello sport

Se dovesse scegliere un altro successo oltre al Museo Egizio, Christillin non ha dubbi:

“La conquista delle Olimpiadi invernali del 2006 per Torino”.

Un’impresa che non fu semplice, soprattutto perché l’allora presidente del CIO, Juan Antonio Samaranch, all’inizio era scettico:

“Ad Agnelli disse che ero una ragazzina simpatica, ma che non sapevo niente”.

Ma due mesi dopo, era ospite a casa sua a Marbella, sotto la sua ala protettiva.

Ora, il 4 aprile, la sua esperienza con FIFA e UEFA si chiuderà definitivamente. Ha scelto di non ricandidarsi per un terzo mandato, in parte per ragioni di salute, in parte per la vicenda Superlega, che l’ha molto ferita.

“È stato doloroso. Lapo Elkann mi ha dato dell’ingrata, dicendo che ero ‘grottesca, senz’anima e senza dignità’. Ho ricevuto minacce, per tre mesi ho dovuto farmi scortare e non potevo più andare allo stadio”.

E con John Elkann?

“Non ci sentiamo, ma viviamo vicini e se ci incrociamo ci salutiamo”.

Politica e attualità: Draghi, De Luca e Zaia

Sulla politica, Christillin si esprime con franchezza. Se fosse stata chiamata da Mario Draghi, avrebbe accettato un incarico ministeriale:

“Sarei andata di corsa. Lo conosco da anni, è molto amico di mio marito”.

E sugli attuali governatori?

“De Luca ha citato Montale a memoria al Salone del Libro: solo per quello gli farei fare un terzo mandato. Anche Zaia e Fedriga hanno governato bene. L’importante è che non costruiscano una satrapia personale”.

Sulla ministra del Turismo Daniela Santanchè, indagata per truffa ai danni dello Stato, è netta:

“Io mi sarei dimessa, per una questione di opportunità”.

Juventus e sport: tra passione e ricordi

Juventina da sempre, Christillin ha una chat privata chiamata “Super Gobbi” dove commenta le partite con amici come Stefano Bonaccini e Andrea Gnassi. Ma non va più allo stadio:

“Dopo la vicenda Superlega, ho preferito vedere la Juve in trasferta, come a Bruges, in privatissimo”.

E sul suo allenatore preferito?

“Lippi e Conte”.

Sul miglior giocatore?

“Platini tutta la vita”.

Avrebbe mai accettato la presidenza della Juventus?

“No, basta. La Juve la vivo come tifosa felice”.

COL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA AL MUSEO EGIZIO

La sua vita: amore, famiglia e battaglie personali

Christillin è sposata da 45 anni con Gabriele Galateri di Genola, ex presidente di Mediobanca e Generali. Il loro matrimonio?

“La passione giovanile è un’altra cosa. Ora amarsi significa darsi una mano, non dover spiegare niente, avere obiettivi comuni”.

E sui tradimenti?

“Sì, ma con grande rispetto. Io gli ho reso pan per focaccia”.

Parlando di sua figlia Virginia, ammette che crescere con genitori così impegnati non è stato facile. Inoltre, subito dopo la nascita, ha dovuto affrontare una setticemia che ha reso impossibile avere altri figli.

E con i tre nipoti?

“Sono una nonna migliore della madre che sono stata”.

Il rapporto con la famiglia Agnelli

Da sempre vicina agli Agnelli, ha avuto un rapporto strettissimo con Gianni e Marella:

“L’Avvocato era una via di mezzo tra un maestro e un amico. Marella era un’amica e una maestra”.

Ma gli equilibri sono cambiati:

“Con Margherita ogni tanto ci mandiamo messaggi. È venuta a trovarmi anche al Museo”.

E poi gli incontri con i potenti: da Putin a Edward Kennedy, da Pavarotti a Margaret d’Inghilterra. L’aneddoto più divertente?

“Gianni Agnelli si divertiva a lasciare Lord Somerset nella nebbia mentre sciavamo sul Cervino”.

Libri e passioni: l’amore per “Guerra e Pace” e l’errore con Thohir

Christillin ha una libreria enorme, ma il suo libro del cuore è sempre stato “Guerra e Pace”:

“L’ho riletto mille volte, scoprendo sempre cose nuove”.

E un errore che non rifarebbe?

“Quando definii Thohir ‘un Cicciobello con gli occhi a mandorla’. Pensavo al bambolotto di mia figlia, volevo essere spiritosa. Ho chiesto subito scusa”.

Il giorno più bello della sua vita

Non il matrimonio, né la nascita di sua figlia, ma il 19 giugno 1999:

“La conquista delle Olimpiadi per Torino”.

Un giorno che ha segnato la sua vita e che la proietta, ancora oggi, tra le figure più influenti dello sport, della cultura e della politica italiana.

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Cronache

Carmela Quaranta, strangolata in casa la sera di Pasqua: indagato il compagno per omicidio volontario

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È stata un’amica preoccupata, che non riusciva a contattarla da ore, a dare l’allarme: Carmela Quaranta, 42 anni, operatrice sanitaria e madre di due figlie, è stata trovata senza vita sul pavimento della sua camera da letto, la sera di Pasqua, nella sua abitazione di via Trieste a Mercato San Severino, piccolo centro in provincia di Salerno.

I primi sospetti e il cambio di accusa

Inizialmente si era ipotizzato un malore o un’overdose, ipotesi che aveva portato a una prima contestazione al compagno, un uomo di 56 anni, per morte come conseguenza di altro reato. Ma un esame più attento del medico legale ha svelato segni di strangolamento sul collo della vittima, e questo ha portato alla modifica dell’imputazione: ora l’uomo è indagato per omicidio volontario, furto (il cellulare di Carmela è scomparso) e detenzione di stupefacenti (sono stati trovati alcuni grammi di droga in casa).

Le indagini e i sospetti

L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Nocera Inferiore. I carabinieri del Ris stanno passando al setaccio l’abitazione, palmo a palmo, per raccogliere tracce, impronte, elementi biologici e ogni dettaglio utile a chiarire cosa sia accaduto nelle ultime ore di vita di Carmela. Una seconda ispezione tecnica dell’abitazione è prevista per domani.

Il cerchio degli investigatori si è stretto attorno alle persone più vicine alla donna: l’ex marito e il compagno, con cui aveva una relazione da circa un anno, sono stati entrambi interrogati. Le risposte fornite e le discrepanze negli alibihanno portato gli inquirenti ad approfondire in particolare la posizione del 56enne.

Il profilo della vittima

Carmela viene descritta da amici e conoscenti come una donna solare, legatissima alle sue figlie, piena di energia e voglia di vivere. Lavorava in più ambiti, collaborava con un’azienda del settore nutrizionale, la stessa in cui operava anche il compagno indagato.

All’inizio la relazione sembrava felice: nel giugno 2024 Carmela aveva pubblicato una foto con lui sui social. Ma col passare dei mesi, i rapporti si erano incrinati. In particolare, un post pubblicato da lui a febbraio — una frase volgare accompagnata da un teschio e tibie incrociate — oggi assume una luce inquietante.

La ricerca della verità

Carmela si era trasferita da poco a Mercato San Severino, dopo aver vissuto a lungo a Nocera Inferiore. Domani, nella sua casa, torneranno ancora una volta i carabinieri del Ris di Roma. Gli investigatori lavorano per ricostruire le ultime ore di Carmela, cercando riscontri oggettivi che possano dare una svolta al caso. Il mistero della mamma trovata senza vita nel giorno di Pasqua attende ancora risposte.

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Misterbianco, madre lancia la figlia dal terrazzo: arrestata per omicidio aggravato

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Una tragedia sconvolgente ha colpito la comunità di Misterbianco, nell’hinterland di Catania. Anna (nome di fantasia), 40 anni, ha lanciato nel vuoto la figlia di appena sette mesi, Maria Rosa, dal terzo piano della palazzina in cui viveva con la famiglia. La bimba è morta sul colpo, sotto gli occhi disperati del padre, che ha tentato il suicidio subito dopo aver visto la scena.

Una madre fragile, ma mai violenta

Secondo i familiari, Anna era affetta da una profonda depressione post-parto. Dopo la nascita di Maria Rosa, non era mai riuscita ad accettarla, a differenza del primogenito di 7 anni, verso cui nutriva un legame totalizzante. Eppure, nonostante l’evidente disagio psicologico, non era mai stata violenta con la piccola.

Una tragedia inaspettata

Al momento del gesto, in casa erano presenti il marito, la suocera e il figlio maggiore. Nessuno, raccontano, si aspettava una simile esplosione di follia. «A volte era nervosa, ma mai avremmo immaginato che potesse fare una cosa simile», ha dichiarato una cugina. Anche il sindaco di Misterbianco, Marco Corsaro, ha espresso sgomento: «Siamo senza parole. Il compagno è una persona perbene, le è sempre stato accanto».

Il tentativo di suicidio del padre e l’arresto della donna

Dopo aver assistito alla caduta della figlia, l’uomo si è lanciato dalla stessa terrazza nel tentativo di togliersi la vita. Trasportato in ospedale in stato di choc, è ora ricoverato ma fuori pericolo. La donna è stata arrestata dai carabinieridella Tenenza di Misterbianco con l’accusa di omicidio aggravato.

Le fragilità psichiche e il vuoto della prevenzione

Anna era sotto amministrazione di sostegno, decisione presa dal Tribunale di Catania, ed era seguita dai servizi di salute mentale dell’Asp etnea. In passato era stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio. Tre mesi fa aveva partecipato a un’udienza davanti al giudice, accompagnata da un legale amico di famiglia. Aveva risposto “in modo impeccabile”, riuscendo a nascondere lo stato di alterazione, tanto che nessun provvedimento fu adottato.

Il padre della donna, un medico molto noto che vive fuori dalla Sicilia, era stato nominato come amministratore di sostegno. Tuttavia, nessuno tra i familiari aveva percepito segnali chiari del crollo psichico in corso. Per precauzione, la suocera si era trasferita in casa per stare vicino alla nuora e ai nipotini.

Una comunità sotto choc

La morte della piccola Maria Rosa ha lasciato sgomenta un’intera comunità. Le indagini proseguono per ricostruire ogni dettaglio e chiarire le responsabilità della rete di supporto. In attesa dell’esito degli esami e delle valutazioni psichiatriche, resta il dolore immenso per una vita spezzata e il peso di domande a cui, forse, sarà difficile dare risposte.

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Oppido Mamertina, denuncia gli stupri subiti da minorenne: la zia la frusta per mesi. Arrestata

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Ha trovato il coraggio di denunciare le violenze sessuali di gruppo subite quando era ancora minorenne, indicando i suoi aggressori: giovani legati alle cosche di Seminara, in provincia di Reggio Calabria. Ma la scelta di rompere il silenzio ha scatenato contro di lei la rabbia della sua stessa famiglia.

Una giovane di Oppido Mamertina, oggi maggiorenne, è stata punita con frustate per mesi dalla zia 78enne, ora agli arresti domiciliari su disposizione del gip del Tribunale di Palmi. La donna l’ha segregata in una stanza, tappandole la bocca con un foulard per impedirle di urlare, e l’ha colpita con una corda, come forma di “punizione” per aver denunciato.

La denuncia “inimica” la ’ndrangheta

Dalle intercettazioni ambientali emerge che la zia avrebbe voluto punirla perché la sua testimonianza aveva compromesso i rapporti con le famiglie di ’ndrangheta del territorio. La Procura aveva chiesto anche l’arresto del cugino 47enne, figlio dell’anziana, ma il giudice ha disposto solo il divieto di avvicinamento.

Sei condanne e un nuovo processo

La ragazza è una delle due minorenni abusate dal branco. A marzo scorso, sei dei responsabili sono stati condannati a pene comprese tra 5 e 13 anni. Un secondo processo per altri imputati, all’epoca minorenni, inizierà il 15 maggio davanti al Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria.

I tentativi di zittirla: psichiatra compiacente e istigazione al suicidio

Dopo la denuncia, la famiglia ha fatto di tutto per farla ritrattare. Avevano persino fissato un incontro con uno psichiatra per farla dichiarare incapace. Due suoi fratelli, oggi in carcere, l’avevano addirittura spinta, insieme alla madre che la difendeva, a buttarsi dalla finestra per “lavare la vergogna” inflitta alla famiglia.

La verità emersa dalle intercettazioni

Le indagini sono partite per caso, grazie a intercettazioni telefoniche legate ad altri reati commessi dagli stessi aggressori. La prima vittima identificata aveva denunciato, dando forza e ispirazione anche alla seconda ragazza, che oggi lotta non solo contro i suoi aggressori, ma anche contro chi avrebbe dovuto proteggerla.

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