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Cronache

Omicidio Yara Gambirasio, la Cassazione conferma la condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti

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La Cassazione ha confermato: ergastolo per Massimo Bossetti. Il muratore di Mapello si era sempre proclamato innocente “Fatemi fare una volta una perizia sul Dna e scoprirete che io non c’entro”. È ciò che aveva chiesto Massimo Bossetti attraverso il suo avvocato ai giudici della Cassazione. Il muratore di Mapello ha atteso la sentenza in carcere a Bergamo e al legale aveva detto di sentirsi “fiducioso, anche se molto timoroso”.

La linea della sostituta pg è stata nettissima: “Nessun ragionevole dubbio”, dice spiegando che Bossetti merita l’ergastolo. Mariella De Masellis chiede, insomma, che per il muratore di Mapello ci sia la conferma delle sentenze di primo e di secondo grado. L’avvocato Claudio Salvagni aveva chiesto invece che la pena venga cancellata “il provvedimento di annullamento – ha detto – sarebbe impopolare ma coraggioso”.

L’udienza davanti alla prima sezione penale. Ed è rivolgendosi ai giudici che l’accusa ha detto, parlando dell’imputato: “Non ha avuto un moto di pietà e ha lasciati morire Yara da sola in quel campo”. La tredicenne, infatti, fu trovata cadavere tre mesi dopo la scomparsa in un campo desolato a dieci chilometri da casa sua. De Masellis chiede anche la conferma dell’altra accusa: “Bossetti deve rispondere di calunnia. Ha fornito indicazioni specifiche su un individuo con cui lavorava”, sviando le indagini nei suoi confronti. Per quest’accusa (calunnia, appunto, nei confronti di un collega), l’imputato era stato assolto.

L’aula era gremita e tra le persone del pubblico anche alcuni sostenitori di Bossetti che hanno esposto in piazza Cavour a Roma, sede della Corte di Cassazione, uno striscione con la scritta “Vogliamo la verità. Bossetti innocente”. Non erano presenti però i familiari dell’imputato né quelli di Yara.

Salvagni e il collega Paolo Camporini hanno presentato 23 motivi di ricorso, in 600 pagine, molti dei quali riguardano la formazione della prova principale, il Dna.

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Cronache

Tentativo di evasione con le lenzuola ieri notte ad Avellino

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Hanno tentato di scappare utilizzando un lenzuolo i due detenuti che ieri hanno provato a evadere dal carcere di Bellizzi, ad Avellino. I due carcerati sono stati però bloccati dalla polizia penitenziaria, mentre cercavano di superare il muro di recinzione. Un terzo, che come gli altri due si era allontanato dalla sezione di isolamento, sentendosi braccato, ha invece deciso di rientrare. Nel frattempo, all’esterno, era già scattato il piano predisposto per il contrasto alle evasioni dai penitenziari: il carcere è stato cinturato dalle forze dell’ordine e il funzionario della Polizia di Stato delegato dal questore di Avellino Pasquale Picone, raggiunto il complesso penitenziario, ha coordinato la “macchina organizzativa” tenendo costantemente informati sia il questore, sia l’autorità giudiziaria. Sono state anche fatte arrivare ulteriori pattuglie per presidiare le vie di fuga dalla città. I due detenuti, identificati, sono posti in altra cella sotto stretto controllo della polizia penitenziaria. Solo a notte fonda la situazione è rientrata.

“Il sistema penitenziario campano oramai è allo sbando – commentano il presidente e il segretario regionale dell’Uspp Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio – oramai tra i detenuti si è diffuso un senso di impunità perché non vengono applicati criteri sanzionatori. Chiediamo ai vertici del dipartimento nonché alla politica di valutare l’operato del provveditore della Campania perché a tutt’oggi non è riuscito neanche a mandare un supporto al carcere di Avellino”. “Oramai in Campania la situazione è fuori controllo”, dichiara il segretario regionale del Sappe in Campania Tiziana Guacci. Siamo molto preoccupati per la situazione del carcere di Avellino ma anche degli altri istituti penitenziari campani. Da tempo aspettiamo segnali dai vertici dipartimentali: abbiamo richiesto un tavolo di confronto con il prefetto al fine di trovare soluzioni condivise visto che la situazione rischia di compromettere l’ordine pubblico”.

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Cronache

Incendio in negozio a Milano, morti tre giovani cinesi

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È di tre morti il bilancio di un incendio avvenuto ieri sera intorno alle 23.00 a Milano in un emporio di articoli cinesi in via Ermenegildo Cantoni 3. Le vittime sono tutte giovani e di nazionalità cinese: si tratta di due fratelli di 19 e 17 anni ed un’altra di 24 anni. Sul posto sono intervenuti cinque mezzi del Comando di Milano che hanno lavorato tutta la notte per domare le fiamme e poi procedere alla messa in sicurezza del magazzino.

Carabinieri e polizia scientifica stanno indagando per capire le dinamiche dell’evento. Sul posto anche 118 e polizia locale. I Vigili del fuoco stanno ancora lavorando per procedere al raffreddamento degli ambienti ed al conseguente smassamento.

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Cronache

Incidente sul lavoro, operaio muore schiacciato nel Bresciano

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Nuova vittima sul lavoro in provincia di Brescia. Un operaio di 55 anni è infatti morto travolto da un carico. È accaduto nei capannoni della Bettoni Plastiche di Torbole Casaglia. L’uomo stava movimentando un carico quando ha perso l’equilibrio e il peso lo ha schiacciato.

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