Collegati con noi

Cronache

Gessica Lattuca, 27enne di Favara, sembra essere sparita nel nulla dal 12 agosto. Indagato l’ex marito Filippo Russotto

Pubblicato

del

C’è una svolta nel caso di Gessica Lattuca, la 27enne sparita il 12 agosto da Favara, nell’Agrigentino. Il suo ex convivente e padre di tre dei suoi quattro figli, Filippo Russotto, è indagato. Per ora atto dovuto per consentire ai carabinieri del  Ris di Messina, di passare al setaccio le sue proprietà: una casa al centro del paese e due appezzamenti di terreno sempre nell’Agrigentino. Adesso nei laboratori dei Ris saranno analizzati tutti i reperti sequestrati al fine di trovare tracce della giovane scomparsa da due mesi. Anche i sommozzatori non hanno trovato nulla: il corpo di Gessica Lattuca non era stato gettato in uno dei pozzi artesiani attenzionati, profondo quasi 30 metri.

La Procura di Agrigento esclude l’ipotesi dell’allontanamento volontario. Il rischio è che Gessica sia stata rapita o, nel peggiore dei casi, uccisa. Le sue tracce, infatti, si perdono il 12 agosto intorno alle 20.55. La giovane uscì di casa, da sola, per andare dal fratello Enzo. Lì sarebbe rimasta per un po’ di tempo; poi il nulla. Che fine ha fatto? Ha incontrato qualcuno di cui si fidava e che conosceva bene? Le telecamere non la riprendono, sembra essere sparita nel nulla tra gli appelli disperati della madre: “Chi sa parli”. Filippo Russotto, ex convivente e padre di tre dei quattro figli della giovane scomparsa, si è presentato elegantissimo alla fiaccolata organizzata a Favara lo scorso 12 settembre. Si è sempre detto estraneo ai fatti e preoccupato per le sorti di Gessica Lattuca. Qualche giorno prima su Facebook scriveva: “Mi vergogno di un paese omertoso. Chi sa parli, riportate Gessica a casa dai suoi bambini e da tutti noi”; “Mi manchi”; “Una persona non può scomparire da un momento all’altro. Se qualcuno sa, mi contatti. Non succederà niente”. A destare scalpore anche l’arresto dell’ex datore di lavoro della giovane scomparsa, finito in carcere per un procedimento che riguarda presunti reati commessi ai danni dell’ex moglie. Lo scorso 23 settembre qualcuno gli ha persino bruciato l’auto, in pieno giorno nelle strade di Favara.

Advertisement

Cronache

Auto in fiamme, muore una donna

Pubblicato

del

Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

Continua a leggere

Cronache

Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

Pubblicato

del

Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

Continua a leggere

Cronache

Malore in caserma, muore vigile del fuoco

Pubblicato

del

Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto