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Epatite colpisce 328 milioni persone, troppi senza cure

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L’epatite virale e’ la seconda malattia infettiva killer dopo la tubercolosi e colpisce oggi 328 milioni di persone al mondo, 9 volte di piu’ rispetto al virus Hiv. Ma ancora troppe sono senza cure. Investire 6 miliardi di dollari l’anno nell’eliminazione dell’epatite in 67 paesi a basso e medio reddito eviterebbe oltre 26 milioni di morti premature nei prossimi anni, di cui 4,5 milioni da qui al 2030. A fare il punto, e’ l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) in vista della Giornata mondiale dell’epatite, che si celebra il 28 luglio. Intanto gli ultimi dati Eurostat confermano l’Italia prima, In Ue, per mortalita’ dovuta a questa malattia. Di epatite ne esistono cinque tipi: A, B, C, D ed E. Ma oltre il 95% dei decessi, circa 1.400.000 ogni anno, e’ causato da infezioni croniche da epatite B e C, che possono non mostrare sintomi per anni, ma danneggiano lentamente e silenziosamente il fegato. Tanto da rappresentare la principale causa di cirrosi e cancro al fegato. “Investire nell’eliminazione dell’epatite”, e’ quindi lo slogan rilanciato dall’Oms per la Giornata mondiale: sebbene, infatti, 124 Stati membri dell’organizzazione su 194 abbiano adottato una strategia per eliminare la malattia, oltre il 40% di questi piani nazionali non dispone di finanziamenti dedicati. La conseguenza e’ che “oggi l’80% delle persone affette da epatite non puo’ ottenere i servizi per prevenire, testare e curare la malattia”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus”. Il problema e’, da un lato, il mancato accesso alle cure e, dall’altro, i cosiddetti ‘malati invisibili’, ovvero che non sanno di aver contratto il virus. Dei 257 milioni che vivono con l’infezione da epatite B, secondo l’Oms, solo il 10,5% conosceva il proprio stato di infezione nel 2016. Dei circa 71 milioni di persone che vivevano con l’epatite C, solo il 19% sapeva di averla contratta nel 2017 e solo il 15% ha ricevuto, nell’arco dello stesso anno, una terapia a base di antivirali, in grado di eliminare il virus nel giro di poche settimane. La conseguenza e’ che di epatite ancora si muore. E, se i dati Eurostat rilevano che diminuiscono le morti causate dall’epatite virale, l’Italia resta il Paese con il piu’ elevato numero di infezioni letali: ben 2.745, delle circa 6.600 avvenute nel 2016 nell’Unione Europea. Nel nostro Paese, dove per l’epatite B esiste un vaccino efficace e sicuro, il problema riguarda soprattutto l’Epatite C, malattia per la quale si stima esservi un ‘sommerso’ tra le 100.000 e le 350.000 persone, che non sanno di essere infetti. “Tra questi, molti over 50 che hanno contratto il virus attraverso trasfusioni e utilizzo di siringhe quando ancora non si utilizzavano le misure di prevenzione oggi note. Ma anche molti tossicodipendenti e detenuti”, sottolinea Massimo Galli, presidente della Societa’ Italiana Malattie Infettive e Tropicali (Simit). “Gli screening – aggiunge – dovrebbero iniziare nei centri di detenzione e nei Servizi per le tossicodipendenze, e vedere un ruolo proattivo da parte delle regioni ma anche degli stessi medici di famiglia”. In questo senso, conclude l’esperto, “sarebbe utile un test di facile e veloce accesso, senza ticket e prescrizione, come avviene per l’Hiv”.(

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Economia

Agenzia delle Entrate, la precompilata è online: invio dal 15 maggio

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Le dichiarazioni precompilate 2025 sono online. Sul sito delle Entrate sono ora disponibili in modalità consultazione i modelli già predisposti con i dati in possesso dell’Agenzia o inviati da enti esterni, come datori di lavoro, farmacie e banche. Le informazioni trasmesse per la stagione dichiarativa in corso sono circa un miliardo e trecento milioni. A partire dal 15 maggio, ricorda l’Agenzia delle Entrate, sarà possibile “restituire” la dichiarazione al Fisco, con o senza modifiche.

Per visualizzare e scaricare la dichiarazione (730 o Redditi, a seconda dei requisiti) basta accedere alla propria area riservata con Spid, Cie o Cns. È sempre possibile delegare un familiare o un’altra persona di fiducia a operare online nel proprio interesse: per farlo, spiegano le Entrate, basta utilizzare la funzionalità disponibile nella propria area riservata. In alternativa, si può inviare una pec o ancora presentare la richiesta a un qualunque ufficio dell’Agenzia. Tutte le informazioni utili sono raccolte all’interno del sito dedicato “Info e assistenza” e nella nuova guida della collana “L’Agenzia informa”. A partire dal 15 maggio sarà possibile “restituire” la dichiarazione al Fisco, con o senza modifiche. Chi presenta il 730 potrà optare anche quest’anno per la versione semplificata – che non richiede la conoscenza di quadri, righi e codici -, scelta nel 2024 da oltre metà della platea. Le scadenze per l’invio sono fissate al 30 settembre per il 730 e al 31 ottobre 2025 per il modello Redditi. Le regole erano state definite in un provvedimento firmato lo scorso 23 aprile dal direttore dell’Agenzia, Vincenzo Carbone.

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Esteri

Maradona, nuove rivelazioni dal processo: «Luque vietò l’ingresso ai medici chiamati dalle figlie»

Il chirurgo che seguì Diego negli ultimi giorni avrebbe impedito le valutazioni cliniche dopo l’intervento alla testa.

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Durante il processo per la morte di Diego Armando Maradona, il dottor Fernando Villarejo, capo del reparto di terapia intensiva della clinica Olivos, ha rilasciato dichiarazioni importanti e potenzialmente decisive. Secondo il medico, Leopoldo Luque, il neurochirurgo a capo del team che seguì Maradona negli ultimi giorni, avrebbe impedito l’accessoad altri specialisti che volevano visitare l’ex campione dopo l’intervento alla testa del 3 novembre 2020.

Medici bloccati all’ingresso: «Chiamati dalle figlie»

Villarejo ha precisato che i medici esclusi erano stati convocati dalle figlie di Maradona, tra cui il dottor Mario Schitere una psichiatra. Il loro compito era valutare la possibilità di un trasferimento del paziente in una struttura di riabilitazione, data la complessità della sua condizione clinica.

«Luque ha vietato l’ingresso ai medici che dovevano valutare Maradona», ha dichiarato Villarejo in aula, definendo il divieto «strano e intempestivo».

Cartella clinica: «Pluripatologie di difficile controllo»

Nonostante il divieto, il dottor Villarejo è riuscito comunque a consultare la cartella clinica di Maradona, dalla quale ha tratto conclusioni preoccupanti: il paziente era ancora in condizioni critiche, affetto da patologie complesse e difficili da gestire.

«Era un paziente molto complesso», ha spiegato, «e necessitava di un monitoraggio costante e di interventi mirati, che forse non gli sono stati garantiti».

Un processo che riaccende i riflettori sulla gestione medica

Le parole di Villarejo si inseriscono in un processo delicato, che mira a chiarire eventuali responsabilità e negligenzenella gestione sanitaria del più grande calciatore argentino. Il comportamento di Luque e le decisioni prese nei giorni successivi all’intervento chirurgico saranno al centro dell’analisi dei giudici.

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Esteri

La crociata di Ursula contro ‘i populisti filo-Putin’

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Lontano dalle suggestioni populiste, fermamente contro gli “estremisti di destra e di sinistra che non sono a favore della pace ma sono amici di Putin”, per usare le parole di Ursula Von der Leyen. E’ il Partito popolare europeo che si è ritrovato al Congresso di Valencia forte di una stagione di successi elettorali, a trazione sempre più tedesca, convinto di essere il motore propulsore di un’Europa che vuole rilanciarsi ed essere sempre più protagonista anche fuori dai confini dei 27. L’Europa disegnata dai popolari è un’entità politica capace di difendere i propri interessi nei confronti dell’alleato tradizionale, gli Usa, ma anche in grado di aprirsi nei confronti dei mercati emergenti, dalla Cina all’India, dall’Australia ai Paesi del Mercosur. Impegnata a voltare pagina sul fronte della difesa comune, della crescita e della lotta ai clandestini. L’asse formato da Ursula Von der Leyen, l’applauditissimo cancelliere in pectore Merz e il neo eletto presidente del partito, Manfred Weber tiene banco e dà la linea. “L’Europa è la nostra casa. E la nostra prima missione è proteggere il luogo che tutti chiamiamo casa”, ha sintetizzato Ursula Von der Leyen.

“Abbiamo vinto le ultime europee – ha detto Manfred Weber – grazie all’allargamento della famiglia del Ppe: non sono più conservatori o liberali ma stanno con noi. Il Ppe è il partito dell’Europa, dello stato di diritto. Viktor Orban se ne andrà in pensione e la nuova Ungheria sarà popolare”, ha aggiunto Weber tra gli applausi. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha concordato sulla necessità per l’Unione europea di “voltare pagina”, a partire dalla lotta contro l’eccesiva burocratizzazione legislativa. E soprattutto chiudendo quanto prima la stagione del Green Deal, lasciandosi alle spalle “quella visione di Timmermans e di Greta Thunberg che – ha osservato il leader azzurro – aveva creato una sorta di dea natura, una forma di panteismo che non teneva conto della presenza dell’uomo, facendo perdere decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Dalla pace in Ucraina, alla tensione con Trump sui dazi, dalla lotta contro l’immigrazione clandestina alla partita sulla crescita, il Ppe serra le file sulla responsabilità della leadership europea, consapevole che l’Unione, con i suoi valori e la sua storia, è destinata ad avere un ruolo centrale, in prima fila, nel mondo del futuro. L’Europa a guida popolare lancia poi un monito a Trump: “I mercati globali – ha ammonito Von der Leyen – sono scossi dall’imprevedibile politica tariffaria dell’amministrazione Usa. I loro dazi sul resto del mondo sono ai massimi da un secolo a questa parte. Le tariffe sono come le tasse. Fanno male sia ai consumatori che alle imprese. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questo accada”.

Un partito popolare e una Commissione europea che oggi può incassare la discesa in campo di una sua nuova e fondamentale supporter, la Germania a guida Merz, il cui intervento è stato quello più applaudito nella sede della Fiera di Valencia. “Se altri Paesi mettono in discussione la legittimità della difesa dei confini e della sovranità – ha ammonito Merz – noi lotteremo ancora più forte a favore di questi valori”. Molto determinato anche sul dossier difesa: “Dobbiamo lavorare insieme come mai prima, con una sola voce, soprattutto sulla difesa: dobbiamo essere pragmatici nel nuovo progetto. Tutto deve avvenire nella cornice Nato ma dobbiamo essere capaci di difenderci meglio che nel passato”, ha concluso tra gli applausi.

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