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Salute

Ema, entro ottobre le valutazioni sulla cura Ascierto antiartrite sui malati gravi

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“E’ un annuncio atteso, quasi scontato”, quello dell’avvio da parte dell’agenzia europea del farmaco Ema della valutazione del farmaco anti-artrite reumatoide tocilizumab per pazienti ricoverati con Covid in forma grave (sotto corticosteroidi e con necessità di ossigeno extra). Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, ha creduto fin da subito in questo farmaco. Era marzo 2020, l’Italia fronteggiava l’ondata numero 1 di un virus praticamente sconosciuto ai tempi, Sars-CoV-2. E proprio l’oncologo per primo ha utilizzato a Napoli in modalità off label l’anticorpo monoclonale nel trattamento della polmonite interstiziale da Covid-19, intuendo che potesse frenare la ‘tempesta citochinica’ nei pazienti colpiti dal virus. “E’ un farmaco che si è rivelato molto utile – commenta all’Adnkronos Salute – Non è un farmaco buono per tutti, non guarisce tutti”, puntualizza. “Ma usato nel paziente giusto al momento giusto, cioè dove si scatena all’inizio la tempesta citochinica e non c’è un danno grande”, tale da richiedere intubazione, “dà un beneficio importante e anche in maniera rapida”. L’avvio della valutazione Ema si può definire scontato, spiega l’esperto, “soprattutto dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva inserito tocilizumab nell’ambito delle proprie linee guida. Anche in Italia l’agenzia del farmaco Aifa lo aveva inserito nell’elenco dei farmaci di cui alla legge 648/1996 (che consente di erogare un medicinale a carico del Ssn, previo parere della Commissione Tecnico-Scientifica di Aifa in determinate situazioni, ndr)”. Questo nuovo passo dell’Ema “conferma l’utilità nella polmonite severa da Covid-19”. L’agenzia Ue valuterà i risultati degli studi disponibili (in particolare 4 ampi randomizzati) per valutare se autorizzare l’estensione d’uso di tocilizumab. Ascierto stesso a marzo dell’anno scorso era stato promotore di uno studio di fase 2, Tocivid-19, non randomizzato. “Ci troviamo con un 13% di riduzione della mortalità a un mese, fra i pazienti con polmonite severa da Covid, come sancito anche da Oms”. “Il nostro studio, che aveva arruolato 330 pazienti in 20 ore il 19 marzo, nel suo piccolo dava un’informazione che poi è stata confermata anche da altri lavori – continua Ascierto -. Parallelamente sempre in Italia c’è stato un altro studio osservazionale in cui sono stati arruolati più di 3mila pazienti. Nel nostro Paese si è fatta un’ottima esperienza con questo farmaco”. Farmaco su cui si era concentrata l’attenzione dei camici bianchi per via della sua capacità di bloccare l’azione dell’interleuchina-6, una sostanza prodotta dal sistema immunitario in risposta all’infiammazione, elemento che gioca un ruolo importante nella malattia Covid-19. Oggi all’ospedale Cotugno di Napoli, dove sono stati trattati a marzo 2020 i primi pazienti Covid con tocilizumab, l’anti-artrite “continua ad essere utilizzato, ovviamente in maniera ottimale – spiega Ascierto – cioè in pazienti selezionati valutando non solo il fatto che siano affetti da polmonite severa ma anche alcuni parametri, come appunto i livelli di interleuchina-6. Così si cerca di dare tocilizumab al paziente giusto al momento giusto. All’inizio veniva dato a tutti, ma man mano che si andava avanti è diventato chiaro che, in pazienti gravi, non intubati ma sotto ossigenoterapia, poteva avere un’azione anche importante in 24-48 ore”.

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Salute

Passo in avanti nella gestione terapeutica dell’emicrania

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Un passo in avanti nella gestione terapeutica ed assistenziale dei pazienti con emicrania. Dal 23 aprile l’Aifa ha modificato la piattaforma di monitoraggio dei nuovi farmaci per la terapia dell’emicrania che agiscono sul Cgrp, una proteina coinvolta nella genesi del dolore alla testa. Ora la terapia è consentita in regime di rimborsabilità da parte del Ssn l’associazione di tossina botulinica e farmaci anti-Cgrp nei pazienti con emicrania cronica; è scattato uno snellimento nel rinnovo del piano terapeutico dei farmaci anti-Cgrp, consentendo il prolungamento della terapia senza necessità di interruzioni precoci nei pazienti con forme più severe. È una svolta per la salute dei pazienti e il riconoscimento del lavoro svolto dall’Associazione Italiana per la lotta contro il Cefalee (Aic), da Anircef (Associazione Neurologica per la Ricerca sulle Cefalee) guidata dal presidente Gerardo Casucci, e da fondazione Onda (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna e di genere), che per lunghi mesi hanno avuto un’interlocuzione stretta con Aifa sulla base dei dati generati dal registro italiano dell’emicrania.

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Salute

Sanità, in Campania nasce rete assistenziale trattamento integrato obesità

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Il Consiglio regionale della Campania ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal consigliere regionale e capogruppo di Italia Viva Tommaso Pellegrino relativa all’istituzione di una Rete assistenziale per il trattamento integrato dell’obesità, con l’obiettivo di affrontare in maniera strutturata e multidisciplinare una delle principali emergenze sanitarie che colpisce la popolazione campana. La mozione parte dai dati allarmanti che emergono sia a livello nazionale che locale: la Campaniadetiene il triste primato per tasso di obesità, sia nella popolazione adulta che tra i minori. con oltre 1,9 milioni di cittadini in sovrappeso e circa 357mila bambini e ragazzi in eccesso ponderale.

“L’obesità è una malattia cronica, progressiva e recidivante, troppo a lungo sottovalutata. Con questa mozione – le parole di Pellegrino – vogliamo affermare un principio fondamentale: chi soffre di obesità ha diritto ad essere curato in modo appropriato, attraverso un percorso integrato e multidisciplinare che non lasci spazio all’improvvisazione. In Italia i costi legati alla cura dell’obesità e delle patologie a essa correlate sono altissimi con un trend in costante crescita che rischia di mettere a dura prova la sostenibilità del Servizio sanitario Nazionale. La diffusione dell’obesità è aumentata nel tempo, raggiungendo dimensioni epidemiche, e costituisce ormai uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale, con una preoccupante espansione nell’età infantile nella quale può provocare una precoce insorgenza di patologie croniche”.

“Oltre all’istituzione di una rete assistenziale regionale specifica per il trattamento dell’obesità – ha aggiunto il capogruppo di Italia Viva – con questa mozione intendiamo favorire la promozione di programmi di prevenzione, soprattutto in età infantile; diffondere la cultura della sana alimentazione e della corretta informazione nelle scuole e tra le famiglie; rafforzare la chirurgia bariatrica sul territorio regionale per ridurre la mobilità passiva verso altre Regioni, che oggi costa alla Regione Campania oltre 4 milioni di euro l’anno; di formare gli operatori sanitari e scolastici sul tema dell’obesità e delle sue comorbidità”.

“Anche per i bambini e i ragazzi si osserva, come per gli adulti, un forte gradiente territoriale: le prevalenze di sovrappeso e obesità – ancora Pellegrino – aumentano significativamente passando dal Nord al Sud del Paese, disegnando una geografia che mette in evidenza come 10 regioni presentino valori di eccesso di peso superiori alla media nazionale, 7 delle quali si trovano nel Mezzogiorno. I livelli più elevati si registrano in Campania con il 37,3%. Ringrazio i colleghi del Consiglio regionale per aver sostenuto all’unanimità questa proposta. È un segnale forte di unità su un tema che non ha colore politico, ma che riguarda la salute, la dignità e il futuro dei nostri cittadini. Serve un piano d’azione immediato, concreto e sostenibile”.

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Politica

Regioni contro piano pandemico. Ministero, ‘confronto’

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Il piano pandemico 2025-2029 messo a punto dal governo potrebbe rivelarsi una nuova fonte di frizione tra il ministero della Salute e le Regioni. Rinviato all’esame della Conferenza delle Regioni, ha infatti ricevuto un netto stop dalla commissione Salute della Conferenza: è “ridondante”, “manca la catena di comando” ed è dunque necessaria una sua “revisione e ristrutturazione”. Critiche alle quali il dicastero risponde, ma aprendo al dialogo e con la richiesta di un “confronto immediato”.

Le osservazioni sul piano sono contenute in una nota della Commissione: il ‘Piano strategico-operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico 2025-2029’, proposto dal ministero della Salute, “risulta “eccessivamente discorsivo, ridondante e di difficile consultazione” e “non presenta una catena di comando chiara e definita”, si legge. Le Regioni chiedono pertanto di “renderlo molto più sintetico e schematico per facilitarne la fruizione, evitando ridondanze e ripetizioni di concetti”. Critico il tema della catena di comando: il piano si limita “ad elencare sommariamente i vari possibili attori”. Inoltre, “non assume alcun valore decisionale né orientativo per le Regioni, ma rimanda a decisioni successive, non affronta gli aspetti relativi alla gestione della privacy e non propone scenari coerenti e sostenibili con la risposta che il Piano dovrebbe invece proporre”.

La Commissione Salute richiede anche lo stralcio di alcune parti e la loro inclusione in un documento successivo “concordato con le Regioni”. Si richiedono poi maggiori dettagli per “l’utilizzo del finanziamento soprattutto per l’assunzione di personale al fine di rafforzare le strutture regionali che si occupano della preparedness pandemica”. La nota è del 18 aprile scorso e si convoca una riunione tecnica in videoconferenza per il 21 maggio. Alla bocciatura delle Regioni risponde Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento prevenzione, ricerca ed emergenze sanitarie del ministero della Salute: “Apprendiamo delle nuove sopraggiunte esigenze rappresentate dalla Commissione salute in merito al nuovo piano pandemico, e per questo chiederò immediatamente un confronto con la Commissione, confidando che si possa arrivare nel più breve tempo alla chiusura del testo del nuovo piano nell’interesse della salute pubblica degli italiani”. Il piano, sottolinea, “è frutto di un lungo percorso di condivisione anche con i rappresentanti delle Regioni, le cui richieste sono state nella maggior parte recepite nella stesura del documento”.

Campitiello ricorda inoltre che l’ultima legge di bilancio stanzia i fondi necessari per l’attuazione del piano aggiornato: si tratta di 50 milioni di euro per l’anno 2025; 150 milioni per il 2026 e 300 milioni annui a decorrere dal 2027. Il nuovo piano – inviato alla Conferenza delle Regioni lo scorso febbraio e che introduce delle modifiche rispetto alle bozze precedenti – prevede, tra le misure indicate, l’impiego dei vaccini ma non come unico strumento per contrastare la diffusione dei contagi, restrizioni alla libertà personale solo in alcuni casi e unicamente di fronte a una “pandemia di carattere eccezionale”, ma senza ricorrere ai Dpcm come invece è avvenuto negli anni del Covid. Previsti anche test, isolamento dei casi, tracciamento dei contatti e la messa in quarantena degli individui esposti, così come la nomina di un Commissario straordinario. Il piano ipotizza poi 3 scenari, due dovuti a virus influenzali e considerati più probabili e il cosiddetto worst-case, il peggiore possibile, poco probabile ma che non può essere escluso. In quello più grave si stimano fino a 3 milioni di ricoveri e oltre 360mila persone in terapia intensiva.

“Le Regioni stroncano il piano del governo, ma danno l’ok alle misure di Conte”, commenta Andrea Quartini, capogruppo M5s in Commissione Affari Sociali: “Quello che non viene nominato dalla Commissione Salute – sottolinea – sono infatti le misure contenute nel piano, quelle su cui l’esecutivo ha fatto copia-incolla dagli strumenti messi in campo dal governo Conte durante il Covid e che vengono evidentemente giudicate positivamente”.

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