“Stop the count”, “Count every vote”. “Fermate il conteggio”, “Contate ogni voto”. Sono i due slogan delle proteste contrapposte dei fan di Donald Trump e di Joe Biden in varie citta’ americane, dove il duello dei candidati sui voti negli Stati chiave si sta trasformando in un pericoloso confronto tra le loro ‘tifoserie’ aumentando la tensione nelle piazze. E’ la prima volta che accade dopo l’election day ma in passato non ci sono mai state consultazioni cosi’ aspre, che hanno spaccato a meta’ il Paese. Nella notte la polizia ha arrestato centinaia di persone di entrambe le fazioni. Le manifestazioni dei supporter del candidato dem sono piu’ calme, quelle dei sostenitori del presidente piu’ tese, anche perche’ alcuni di loro sono armati e prendono di mira i seggi dove e’ in corso lo spoglio che vorrebbero bloccare, come chiede Trump con le sue azioni legali. Proteste di segno opposto sono state registrate a Los Angeles, Seattle, Houston, Dallas, Pittsburgh, San Diego, Denver, Portland, Minneapolis, citta’ quest’ultima dove centinaia di manifestanti sono stati arrestati dopo che una marcia ha bloccato il traffico sulla Interstate 94.
A New York sono finite in manette 60 persone dopo che migliaia di dimostranti anti Trump si erano radunati a Washington Square Park e avevano percorso la lussuosa Fifth Avenue di Manhattan: la manifestazione e’ degenerata nel West Village quando un gruppo di persone ha lanciato uova contro la polizia e altri hanno dato fuoco ai cassonetti dei rifiuti sfondando la vetrina di un negozio. Ma l’epicentro delle tensioni e’ in Arizona, Michigan e Pennsylvania, Stati in cui Trump ha presentato o intende presentare ricorso. A Phoenix una folla di fan trumpiani, alcuni armati con pistole e fucili, ha assediato il centro elettorale della contea di Maricopa, dove la polizia ha blindato entrate e uscite per impedire l’accesso. Molti indossavano i capellini con lo slogan “Make America great again” e cartelli contro le “frodi”. Il risultato dell’Arizona e’ uno dei piu’ controversi, perche’ alcuni media come l’Ap ma anche la conservatrice Fox l’hanno assegnata a Joe Biden mentre altri attendono ulteriori dati. Tensioni anche a Detroit, dove dimostranti di destra e anti lockdown hanno preso di mira un centro elettorale gridando “stop the count”, con gli agenti a bloccare il loro ingresso.
A fare da contraltare la manifestazione dei simpatizzanti di Biden. Le due ‘tifoserie’ si sfidano a distanza anche a Filadelfia: un gruppo pro Trump presidia una struttura per il conteggio dei voti mentre dall’altro lato della strada i rivali danzano dietro una barricata cantando “count every vote”. A Portland, teatro da mesi di proteste antirazziste anche violente dopo la morte di George Floyd, la polizia ha arrestato 11 persone mentre la governatrice Kate Brown ha mobilitato la Guardia nazionale. Una situazione che potrebbe scappare di mano se l’impasse sui voti dovesse prolungarsi, col rischio di scontri e dell’apparizione di una delle tante milizie armate dell’arcipelago suprematista con cui flirta il presidente.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump deciderà quanto tempo gli Stati Uniti dedicheranno alla risoluzione del conflitto ucraino, quindi una svolta nei negoziati “è necessaria molto presto”. Lo ha affermato a Fox News il segretario di Stato americano Marco Rubio. Le posizioni di Russia e Ucraina “si sono già avvicinate, ma sono ancora lontane l’una dall’altra – ha ricordato – ed è necessaria una svolta molto presto. Allo stesso tempo, ha proseguito Rubio, è necessario accettare il fatto che “l’Ucraina non sarà in grado di riportare la Russia alle posizioni che occupava nel 2014”. La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato durante un briefing che gli Stati Uniti restano impegnati a lavorare per risolvere il conflitto, “ma non voleremo in giro per il mondo per mediare negli incontri che si stanno attualmente svolgendo tra le due parti. Ora – ha sottolineato – è il momento per le parti di presentare e sviluppare idee concrete su come porre fine a questo conflitto. Dipenderà da loro”.
Le Nazioni Unite stanno valutando una radicale ristrutturazione con la fusione dei team chiave e la ridistribuzione delle risorse. Lo riporta la Reuters sul suo sito, citando un memorandum riservato preparato da un gruppo di lavoro del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Il documento propone di indirizzare le decine di agenzie in quattro direzioni principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani. Tra le misure specifiche figura la fusione delle agenzie operative del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), dell’Unicef, dell’Oms e dell’Unhcr in un’unica agenzia umanitaria.
La riforma prevede inoltre la riduzione delle duplicazioni di funzioni e la razionalizzazione del personale, incluso il trasferimento di una parte del personale da Ginevra e New York a città con costi inferiori. L’iniziativa è legata alla crisi finanziaria dell’ONU. Le proposte definitive di ristrutturazione dovranno essere presentate entro il 16 maggio.
L’esercito israeliano ha annunciato di aver bombardato la zona del palazzo presidenziale a Damasco, dopo aver minacciato il governo siriano di rappresaglie se non avesse protetto la minoranza drusa. “Gli aerei da guerra hanno colpito la zona intorno al palazzo”, ha scritto l’esercito israeliano su Telegram.