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Domenica In perde Gabriele Corsi, Mara Venier resta sola per il 50º anniversario

Gabriele Corsi rinuncia a Domenica In: salta il progetto a due con Mara Venier. Il programma festeggia i 50 anni con tante novità, ma resta un’incognita il rilancio voluto dalla Rai.

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A pochi giorni dall’annuncio dei nuovi palinsesti Rai, è arrivata la conferma ufficiale della rinuncia di Gabriele Corsi al ruolo di co-conduttore di Domenica In. Una decisione improvvisa, motivata da incompatibilità con altri impegni professionali, ma che molti leggono come un segnale di tensioni interne al progetto di rinnovamento del celebre contenitore domenicale di Raiuno.

L’unica certezza, dunque, è che Mara Venier resterà al timone per la diciassettesima volta, guidando l’edizione 2025/2026, che coincide con il cinquantesimo anniversario del programma.

Le ambizioni del progetto a due

La Rai, attraverso il direttore dell’Intrattenimento Day Time Angelo Mellone, aveva lanciato l’idea di una nuova coppia alla guida dello storico show: Venier come “continuità” e Corsi come “innovazione”, con l’intento di rilanciare il varietà nel pomeriggio di Raiuno.

Non era passata inosservata però l’assenza di entrambi alla presentazione dei palinsesti a Napoli. Né Corsi né Nek – altro nome circolato come possibile co-conduttore – si erano mostrati sul palco accanto a Venier. Un segnale di disagio? Forse. Ora la rinuncia ufficiale rafforza l’impressione di una gestazione complicata del progetto.

Un’edizione celebrativa ma da riscrivere

La nuova stagione di Domenica In doveva rappresentare un punto di svolta, con scenografie rinnovate, maggiore spazio a musica e spettacolo, ospiti fissi del varietà, e un gioco telefonico interattivo con il pubblico. Ma la rinuncia di Corsi costringe ora la Rai a rivedere la formula.

Resta confermato lo zoccolo duro del programma: le celebri interviste della Venier, gli ospiti musicali e cinematografici, e la sua conduzione empatica e collaudata. Ma il progetto di “coppia” su cui la rete puntava per il rilancio appare, almeno per ora, archiviato.

Il futuro resta incerto

Gabriele Corsi, volto Rai già noto per l’Eurovision Song Contest e il Primafestival, rappresentava una scommessa sul fronte dell’intrattenimento leggero. La sua rinuncia crea un vuoto di progettualità che la direzione Rai dovrà colmare in tempi rapidi. Nessun nome alternativo è stato ancora ufficializzato, e il tempo stringe.

Nel frattempo, Mara Venier si prepara a tornare ancora una volta da sola alla guida del programma che ha contribuito a rendere leggenda, con o senza partner di scena.

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Esteri

Macron: la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina

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“La Francia riconoscerà lo Stato di Palestina”. Lo ha annunciato in serata il presidente francese Emmanuel Macron. La Francia riconoscerà lo Stato di Palestina all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York a settembre, ha annunciato Macron sui social media. “Fedele al suo impegno storico per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, ho deciso che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina. Farò l’annuncio formale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo settembre”, ha scritto il capo di Stato francese su X e Instagram.

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Economia

Gas e Sant’Agostino, Meloni rilancia rapporto con Algeria

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Quando l’Italia doveva affrancarsi dalla dipendenza dal gas russo, dopo l’invasione dell’Ucraina, ha trovato nell’Algeria una sponda amica. Per Giorgia Meloni è un passaggio chiave nel rapporto fra i due Paesi, “più solido che mai”, come lo ha definito alla luce delle intese istituzionali (una dozzina) e commerciali (una trentina) siglate tra il quinto vertice intergovernativo e il forum imprenditoriale, a cui ha partecipato assieme al presidente Abdelmadjid Tebboune. Un’occasione anche per rinsaldare la cooperazione nell’ambito del Piano Mattei e condividere la “forte preoccupazione” per le crisi internazionali: dall’Ucraina a Gaza, dove “la situazione è drammatica e serve un immediato cessate il fuoco per ricominciare un processo serio verso la prospettiva dei due Stati”, come ha detto la premier, passando per l’instabilità della Libia, che genera ripercussioni sulla sicurezza sulle due sponde del Mediterraneo.

Il prossimo vertice è previsto nel 2027 ad Algeri, e intanto per la premier è stata scritta “una nuova bella pagina della nostra storia comune”. Tra i progetti condivisi anche una candidatura Unesco per valorizzare i luoghi algerini e italiani della vita di Sant’Agostino (a Ippona fu vescovo e morì), che ha anche “una sua valenza simbolica” perché “oggi sul Soglio pontificio siede il primo papa agostiniano della storia della Chiesa”, come osservato da Meloni. Ricevuto anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Tebboune ha sottolineato che per l’Algeria l’Italia è “il partner di riferimento in Europa sull’energia” e che il suo “è un Paese di investimenti”. Il vicepremier Antonio Tajani, garantendo che l’Italia sarà “il miglior ponte possibile tra Algeri e Bruxelles”, ha rimarcato l’obiettivo di rendere il Mediterraneo “sempre più un mare di commercio, di benessere, e non un cimitero di migranti”.

I due governi a Villa Pamphilj hanno sottoscritto un piano operativo per migliorare il coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso in mare nelle rispettive aree Sar. Tra i temi delle altre intese, la lotta al terrorismo, la Difesa, la coproduzione cinematografica, nonché il reciproco riconoscimento delle patenti di guida ai fini della conversione, ed è stata concordata la creazione in Algeria di un centro ‘Enrico Mattei’ per la formazione, la ricerca e l’innovazione nel campo agricolo. La colonna principale della collaborazione resta l’energia. “L’Algeria svolge da molto tempo un ruolo fondamentale per garantire la nostra sicurezza energetica e quella dell’Europa”, ha riconosciuto Meloni. Eni conta di “rinnovare il contratto di import del gas algerino che oggi copre quasi il 40% dei fabbisogni di gas italiano”, e intanto ha siglato con Sonatrach un protocollo di intesa per rafforzare la cooperazione nel campo degli idrocarburi, della transizione energetica e delle rinnovabili.

“L’Italia – ha spiegato il ministro degli Esteri algerino Ahmed Attaf – è diventata il primo partner commerciale dell’Algeria nel mondo, e a sua volta l’Algeria è diventata il primo partner commerciale dell’Italia in Africa”. Il mercato algerino può valere 2,3 miliardi di euro di export, come sottolineato da Barbara Cimmino, di Confindustria, al business forum a cui hanno preso parte circa trecento imprese e soggetti del sistema Italia, fra cui Sace, Cdp e Acea. Tra gli accordi, una lettera di intenti per lo sviluppo di attività di Stellantis in Algeria, un memorandum Telecom Italia Sparkle-Algerie Telecom per un cavo di trasmissione sottomarino, l’intesa fra Ice e Sonarem per un centro di formazione tecnologica nel settore del marmo e delle pietre ornamentali in Algeria. “Noi porteremo competenza, formazione, know how, e naturalmente loro – ha detto il presidente di Ice Matteo Zoppas si impegnano ad acquistare macchinari e prodotti italiani”.

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Ok a reato di femminicidio, ora la pena è l’ergastolo

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Il femminicidio entra nel codice penale come un reato autonomo. Viene definito in modo ampio (come un atto di discriminazione o di odio verso una persona in quanto donna o come conseguenza del suo rifiuto ad avere o continuare una relazione affettiva) ed è punito con l’ergastolo. A ratificare la svolta è il Senato che approva il disegno di legge all’unanimità: 161 presenti, 161 sì e un applauso che scoppia in aula. Il presidente Ignazio La Russa, subentrando al timone dell’assemblea, ringrazia i parlamentari.

“Sono estremamente lieto”, dice ed evidenzia che “sui temi importanti il Senato sa esprimersi senza distinzioni di appartenenza”. Il testimone passa alla Camera per l’approvazione definitiva sperando sia altrettanto corale. Soddisfatta anche la premier Giorgia Meloni, perché “l’Italia è tra le prime nazioni a percorrere questa strada, che siamo convinti possa contribuire a combattere una piaga intollerabile”. Sembra così concretizzarsi l’appello a unire le forze lanciato da Elly Schlein – e raccolto dalla premier a maggio – colpita dalla morte di Martina Carbonaro, uccisa a 14 anni dall’ex fidanzato ad Afragola. La leader del Pd chiese di “mettersi a un tavolo subito e discutere”.

E l’avversaria confermò: “Dobbiamo fare di più, tutti insieme. Per Martina. Per tutte”. Ora Schlein va oltre: dopo la legge, “bisogna rilanciare e andare avanti, perché l’introduzione del reato purtroppo non sarà sufficiente ad affrontare il fenomeno”. In ogni caso un primo traguardo è stato raggiunto. Non facile all’inizio. Il sospetto che il testo governativo confermasse il “panpenalismo della destra” (copyright del Dem, Filippo Sensi) era diffuso tra le opposizioni. E nella commissione Giustizia non sono mancate le schermaglie. Poi è prevalso il gioco di squadra maggioranza-opposizione (difficile, per tutti, non provarci vista la sensibilità sul tema e l’alto numero di vittime) che ha portato ad alcune modifiche al testo.

La più importante riguarda il perimetro del reato: per le opposizioni, la definizione era troppo vaga. Il testo inizialmente parlava di “atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna, per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”. Mancava l’aspetto relazionale e soprattutto il rifiuto della donna rispetto a una storia, sempre più spesso miccia per gli uomini che ammazzano le compagne o ex. Alla prima parte, quindi, si è aggiunto il passaggio sul ‘no’ di una donna a “stabilire o mantenere una relazione affettiva”, ma anche a voler “subire una condizione di soggezione”. Ciò vale anche per chi si percepisce donna, ma non lo è anagraficamente e i correttivi si estendono alle aggravanti previste per reati come maltrattamenti in famiglia, lesioni e stalking. Introdotte norme sulla formazione dei magistrati mentre sparisce il limite dei 45 giorni per le intercettazioni. Si è tentato, insomma, di superare l’approccio emergenziale ammettendo che la violenza di genere è un fatto strutturale.

Altra novità, sugli orfani di femminicidio: stanziati per loro 10 milioni di euro. E soprattutto si allarga la platea: gli aiuti varranno per tutti i minori privati della madre se uccisa in quanto donna, anche se l’omicida non aveva un legame affettivo con lei, e per i figli di donne sopravvissute a tentativi di femminicidio, ma gravemente compromesse tanto da non poter più prendersi cura dei figli. Il sì del centrosinistra però non nasconde lacune e critiche alla legge. Pd, Avs e M5s denunciano l’assenza di interventi e investimenti su prevenzione, cambio culturale ed educazione affettiva. Ilaria Cucchi rivendica in aula la proposta di legge di Avs per corsi di educazione sentimentale e affettiva nelle scuole e ricorda che sarà in calendario dopo la pausa estiva.

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