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Decreto sicurezza, Di Maio vuole un voto compatto: chi vota contro non sarà cacciato ma si mette fuori dal M5S

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Sul decreto sicurezza arriverà la fiducia. Luigi Di Maio non vuole più problemi. E non è escluso che potrebbero arrivare espulsioni per quei senatori che non hanno digerito il Dl sicurezza e si ostinano a chiedere correzioni. Il M5S “è cambiato” scandisce Paola Nugnes, senatrice frondista. “Dobbiamo restare compatti” dicono tutti gli altri senatori che si  preoccupano per la tenuta del Movimento in un momento molto delicato. Momento che dovrebbe vedere  un M5S marinare “come una testuggine”. Si tratta di una figura militare che indica compattezza dell’esercito e che è stata invocata da Luigi Di Maio in un post. L’appuntamento per una assemblea degli eletti è per oggi alle 15, quando il vicepremier potrà chiarire che “chi non è dentro si mette fuori”. Che non è una minaccia ma una modalità normale per tenere assieme tutto e tutti.
Funziona così nella realtà: chi non vota  la fiducia in aula si espone ad un provvedimento disciplinare. Così prevede non Di Maio ma uno Statuto e una scrittura privata, firmata dagli eletti al momento della candidatura. Dunque quelle di Luigi Di Maio non sono minacce ma avvisi a colleghi parlamentari a rispettare le regole di democrazia interna del M5S, quelle regole che hanno accettato quando si sono candidati.  Paola Nugnes, Elena Fattori, Gregorio De Falco e Matteo Mantero, firmatari degli emendamenti al testo che avevano fatto infuriare Matteo Salvini, il padre del decreto, sono avvisati. Se il M5S, e dunque Di Maio che ne è il capo politico, dice che il Dl sicurezza di vota così com’è, e la maggioranza è d’accordo, sarà difficile per pochi mettersi di traverso. Chi ha alzato il tiro contro Di Maio è Paola Nugnes, vicinissima Fico. Che usa anche espressioni sprezzanti, per Di Maio offensive: “siamo diventati come il Pd di Renzi”, salvo poi precisare di essere stata male interpretata, di aver detto “non dobbiamo diventare come il Pd sempre criticato di Renzi”. Paola Nugnes spesso si distingue in Senato. Così come il ligure Mantero, che in mattinata a Palazzo Madama pesa le parole con il Fatto: “Non siamo frondisti, pensiamo che i miglioramenti al testo possano rafforzarci nella trattativa”. Ma se la Nugnes sembra ammorbidirsi, Mantero sembra più ondivago che deciso. Al momento non sa ancora se lo voterà anche se qualche giorno fa sembra irremovibile nel non votarlo. Altra senatrice ancora non decisa è Elena Fattori. Anche lei deciderà all’ultim’ora.  Gregorio De Falco, il fiore all’ occhiello dei candidati negli uninominali delle scorse Politiche, critico ma anche cauto: “Il decreto è migliorato, ma non è del tutto ancora accettabile”. Insomma per i frondisti, dissidenti o chiamateli come vi pare, non sarà semplice dire non al Dl sicurezza di Salvini.

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Cronache

Maestra adescava minori su chat per avere rapporti sessuali, condannata a 7 anni e 3 mesi

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Una maestra 47enne di scuola elementare è stata condannata dal Tribunale di Bari a 7 anni e 3 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 75mila euro con l’accusa di aver adescato sui social e nelle chat minorenni con i quali avrebbe avuto rapporti sessuali in un b&b nel centro di Bari, facendosi filmare. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 4 anni.

La donna, che si faceva chiamare zia Martina, finì agli arresti domiciliari nel dicembre del 2021 quando insegnava in una scuola del nord Italia e fu sospesa dall’incarico. Risponde di due episodi di produzione di materiale pedopornografico e di una presunta vicenda di corruzione di minorenne. Il Tribunale ha disposto nei suoi confronti l’interdizione dai pubblici uffici e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado o servizio in istituzioni e strutture pubbliche e private frequentate da minori, oltre alla misura di sicurezza del divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori e di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minorenni per la durata di un anno dopo aver scontato della condanna.

L’imputata è stata assolta ‘perché il fatto non sussiste’ da una ulteriore contestazione di corruzione di minorenne, relativa ad un presunto video di natura erotica con un adolescente. Le indagini partirono in seguito alle denunce presentate ai carabinieri dai genitori delle presunte vittime.

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Economia

Bollette più chiare, in arrivo dal prossimo anno

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Basta con una sequela di numeri incomprensibili: dal prossimo anno infatti le bollette di luce e gas saranno più semplici da capire. Basterà un colpo d’occhio – spiega l’Arera, l’autorità per l’energia – per rendersi conto di prezzi e consumi. La nuova bolletta debutterà dal primo luglio del 2025, con un frontespizio uguale per tutti e con le principali informazioni generali. Poi uno ‘scontrino dell’energia’, per capire immediatamente consumi e prezzi, e un box offerta che ricorda le condizioni sottoscritte per verificarne l’applicazione.

E’ stata infatti approvata – a seguito di un lungo processo di consultazione con imprese, consumatori e stakeholder – e sottoposta all’analisi dell’impatto della regolazione (Air) la delibera che introduce una revisione organica delle informazioni indicate nella bolletta e della loro organizzazione, estendendola poi alla totalità dei clienti finali connessi in bassa tensione: domestici, condomini, piccole e medie imprese, box, cantine e magazzini. I venditori avranno 12 mesi di tempo per adeguare i propri sistemi all’invio della nuova bolletta. “Una riforma auspicata da tempo e da più parti, che evolve la struttura introdotta nel 2014 con la bolletta 2.0, allineando le informazioni per tutti e rendendole ancora più chiare e semplici, ma soprattutto dando rilevanza al ruolo dei consumatori, mettendoli in grado di verificare i consumi e le proprie scelte di efficienza energetica e di comparare agilmente il proprio profilo con le proposte del mercato”, commenta il presidente di Arera Stefano Besseghini.

Plaudono i consumatori: “Ringraziamo Arera per aver accolto la nostra richiesta e concluso l’iter per rendere le bollette dell’energia più comprensibili agli utenti, specie sul fronte del costo al KWh della luce e al metro cubo per il gas”, afferma Consumerismo No Profit. “In una fase in cui i prezzi dell’energia continuano a essere altissimi e fuori controllo, giudichiamo positivamente la notizia che Arera ha ufficializzato oggi sul debutto della nuova bolletta”, commenta l’Adoc. In dettaglio la nuova bolletta sarà composta da un frontespizio unificato, che corrisponde alla prima facciata della bolletta in cui i venditori sono tenuti a riportare l’importo da pagare e tutte le informazioni essenziali sul cliente sul tipo di servizio in cui è rifornito, sul contratto di fornitura, su fatturazione e pagamenti, etc. Poi un scontrino dell’energia, che riporterà la formazione del costo complessivo dell’energia in relazione ai volumi consumati secondo la struttura quantità x prezzo, suddiviso in “quota consumi” e “quota fissa”, più la “quota potenza” per l’energia elettrica, e ulteriormente dettagliato per voci di spesa (vendita e ‘rete e oneri’). In questa sezione saranno riportate separatamente anche l’Iva e le accise, eventuali bonus, altre partite (interessi di mora, prodotti e/o servizi aggiuntivi etc.) e il canone Rai.

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L’Ema blocca un medicinale contro l’Alzheimer

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L’Agenzia europea per i medicinali ha respinto la raccomandazione per il farmaco Lecanemab contro l’Alzheimer. L’Ema ha annunciato che il rischio di gravi effetti collaterali è superiore all’effetto positivo atteso.

“Il Comitato per i medicinali per uso umano” dell’Ema “ha raccomandato di non concedere un’autorizzazione all’immissione in commercio per Leqembi”, ha sottolineato l’autorità, facendo riferimento in particolare all’insorgere di rischi di emorragia cerebrale nelle persone trattate con il farmaco. Il Lecanemab – nome commerciale Leqembi – è disponibile negli Stati Uniti dall’inizio del 2023 per il trattamento dell’Alzheimer in stadio iniziale. Sebbene la terapia non migliori i sintomi, può rallentarne leggermente la progressione della malattia. Il farmaco, secondo gli esperti, sarebbe quindi adatto solo per un gruppo molto limitato di malati di Alzheimer, meno del 10%. A fronte dei possibili edemi ed emorragie cerebrali, la terapia deve essere monitorata regolarmente con esami di risonanza magnetica. Ora la società farmaceutica Eisai, che ha presentato la domanda, potrà richiedere un riesame entro 15 giorni.

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