La tribuna è quella di Facebook, la nuova casa di Vincenzo De Luca. Seguaci ne ha: quasi 900mila. Ne ha acquisiti e acquistati quasi 800mila in costanza di questa crisi sanitaria che l’ha resuscitato. Politicamente, s’intende! Sulla sua pagina Facebook, ‘o Governatore governa i campani. Anche questo venerdì, come ogni venerdì, De Luca parla direttamente ai campani delle cose che ha fatto, che crede di aver fatto o che farà per questa crisi. Certo, i primi minuti sono dedicati allo sproloquio politico su Governo e partiti, poi però torna sui suoi passi e parla delle cose che la gente vuole sapere sulla fine dell’emergenza sanitaria e l’avvio della Fase Due. I toni di De Luca sono sempre gravi (il momento è quello) e grevi (il personaggio è sui generis). Sulla Fase due De Luca ha fatto sapere che “in Campania noi lavoreremo con verifiche ogni 14 giorni. Ogni due settimane ci sarà una verifica della situazione per capire se ci sono state conseguenze rispetto alle decisioni prese (flessibilità, riaperture e mobilità). Se riemerge il contagio dobbiamo avere la capacità di intervenire subito. Io ho terrore per la ripresa contagio” ha detto De Luca.
“Voglio insistere su una cosa: dobbiamo essere rigorosi sull’obbligo di indossare mascherine fuori casa e se è possibile rispettare il distanziamento sociale”. Le mascherino sono obbligatorie a partire da subito, anche perchè, spiega De Luca, ne sono state distribuite quasi 5 milioni in tutte le famiglie grazie a Poste Italiane. “E’ indispensabile – ha ribadito – e noi saremo rigorosissimi con un’ altra ordinanza: c’è obbligo di indossare mascherina altrimenti ci sono le sanzioni”. E per chi non dovesse indossare le mascherine, oltre alla multa che sarà prevista nell’ordinanza, c’è anche un bell’insulto di De Luca, diciamo come pena accessoria: “Chi non indossa le mascherine è una bestia perchè non ha rispetto per anziani e famiglie e perchè non ha rispetto per il lavoro immane fatto dalla Regione per consegnarle”. E sin qui, più o meno, ci siamo. Poi un annuncio, atteso peraltro da tempo. In Campania sarà consentito nei prossimi giorni l’effettuazione dei test sierologici per rivelare se un soggetto è entrato in contatto con una persona contagiata. Lo potranno fare i laboratori privati. “Aspettavamo la pronuncia dell’Istituto Superiore di Sanità sulla affidabilità dei vari test per il 29 aprile ma non credo ci saranno difficoltà”, ha detto ancora De Luca che ha anche sottolineato che “non sanno rimborsabili”. I laboratori devono comunicare i risultati agli enti preposti.
C’è poi il capitolo dei rientri di migliaia di persone dal nord Italia. De Luca ha spiegato che chiunque tornerà dal Nord dovrà fare 14 giorni minimo di quarantena. Su questo è stato chiaro. La questione della mobilità è cruciale per De Luca. “È stata approvata un’ordinanza per lo scaglionamento dei dipendenti negli uffici pubblici per evitare affollamenti su mezzi pubblici dove l’uso della mascherina è assolutamente obbligatorio” in quanto “il distanziamento è veramente difficile”.
“Per quanto riguarda il mondo della scuola, la Campania – dice De Luca -, ha inviato una lettera al ministro per chiedere nuove assunzioni e stabilizzazioni “altrimenti è illusorio non avere classi con 30-35 alunni”. Il presidente della Regione Campania si è anche soffermato sulle difficoltà che stanno affrontando le scuole paritarie “che rischiano di chiudere” e sulle quali c’è “la nostra attenzione e quella del governo”. Per il maxi concorso della Regione Campania, per 10mila assunzioni De Luca ha annunciato che “è quasi a conclusione per i primi 3mila candidati: stiamo lavorando per far fare le prove anche ai 20 che hanno fatto ricorso: a giugno prossimo – ha annunciato ancora – potremmo mandare a lavorare tremila giovani”.
Poi ci sono state le consuete contumelie contro i giornalisti (ormai in Campania i giornalisti sono banditi) che fanno solo “gossip e che non hanno parlato dello straordinario piano socio economico regionale”. E giù a ripetere tutta una serie di misure che ha annunciato 20 giorni fa e però i soldi ancora non si vedono, come per il Governo nazionale. Si odono in lontananza stanziamenti di miliardi su miliardi ma poi nelle tasche degli italiani arriva poco o nulla. “Abbiamo deciso di dare un bonus di 2mila euro alle microimprese, quelle più danneggiate dell’epidemia. Alle 24 di ieri e’ scaduto il termine per chiedere il bonus. Ieri firmati i decreti di finanziamento per 2479 imprese, il bando è stato aperto due settimane fa”. “Avere in Italia – ha aggiunto – il pagamento dopo due settimane – è un miracolo”. Sono arrivate 121892 domande ne abbiamo 50mila in più: cercheremo di coprirle”. In effetti i tempi sono celeri. Se le domande vengono pure evase tutte, allora va dato atto che si tratta di buone pratiche.
La Regione Campania ha previsto un bonus di mille euro per i professionisti e per i lavoratori autonomi che sono aggiuntivi ai 600 del Governo: questo bando scade l’8 maggio ma ieri sera erano già pervenute 57mila domande per questo contributo” ha detto De Luca su Fb. “Ieri partiti i primi 564 pagamenti per i professionisti”, ha aggiunto. Per quanto riguarda le micro imprese, De Luca ha assicurato che “dal 4 maggio procederemo a pagamenti di 10mila aziende al giorno: stiamo facendo un sforzo gigantesco con l’apparato della Regione Campania”. Dal 4 maggio saranno inoltre emessi i pagamenti per i professionisti a blocchi di qualche migliaio alla volta.
Daremo un bonus a 250mila pensionati per portare le pensioni minime e sociali fino a mille euro, per i mesi di maggio e giugno” ha annunciato sempre De Luca. Sui rientri, invece, il presidente della Regione è stato molto duro. “Se ci arrivano 100 positivi” in Campania “diventa un problema”. De Luca, sgombrando il campo dal contrapposizioni tra Nord e Sud, ha spiegato che la principale emergenza per la Campania, infatti, “è legata agli arrivi, e possono essere migliaia, da fuori dalla Campania. Corriamo un rischio serio e probabilmente il Governo non ha assunto una decisione ragionevole per quello che ci riguarda”.
“E’ stato pubblicato il 24 aprile un bando per concedere un sostegno all’affitto delle abitazioni principali, un contributo massimo complessivo di 650 euro: i comuni entro le 18 del 12 maggio devono trasmettere l’elenco dei certificati”. Ci saranno anche contributi per i lavoratori stagionali alberghieri, aggiuntivo a quello nazionale e ci sono interventi a favore per famiglie con figli al di sotto dei 15 anni (bonus tra 300 e 500) che dovrebbe essere attribuito a maggio che ha fatto registrare gia’ 130mila domande. “Vogliamo essere una eccellenza nazionale a costo di mandare al manicomio il personale della Regione”, ha commentato De Luca. Complessivamente, ha detto ancora DeLuca, “abbiamo inviato 98 milioni di euro per i servizi socio-assistenziali ai piani sociali di zona e aperto il bando per famiglie con problemi di disabilita’ non gravi”. A breve ci saranno anche informazioni su pagamenti per le aziende agricole, settore pesca e acquacoltura e aziende florovivaistica e bufalina. A maggio anche il contributo di 250 euro per gli studenti che hanno acquistato strumenti informatici (10 milioni euro totali) oltre a un contributo per gli assegnatari per le residenze (coloro che non hanno fruito delle residenze universitarie).
Il governatore della Campania Vincenzo De Luca si dice fiducioso riguardo la ripresa degli allenamenti del Napoli in considerazione “delle proposte fatte pervenire dal presidente Aurelio De Laurentiis”. “Il presidente del Napoli – ha spiegato De Luca – riferisce che ci sono tre campi calcio a Castel Volturno e che è possibile fare allenamento con un distanziamento di anche 20 metri”. Inoltre, ha aggiunto, “possono fare allenamento per fasce orarie, senza l’uso comune delle docce e utilizzando il trasporto individuale”. “Valuteremo la sua richiesta e la sottoporremo alla task foce ma se vengono tutte le norme di sicurezza mi sembra ragionevole”. “Infine – ha concluso De Luca – De Laurentiis ha anche assicurato che i giocatori verranno sottoposti a tamponi due volte alla settimana: il governo deciderà sulla ripresa o meno dei campionati ma per quello che ci riguarda ci sono le condizioni per riprendere gli allenamenti”.
Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.
Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.
Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.
Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria
Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.
“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.
Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.
Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica
Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.
Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.
Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”
Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania
La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.
I risultati hanno evidenziato che:
Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.
Uno studio rivoluzionario con implicazioni future
Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.
Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.
Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.
L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.
Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.
Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.
Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie
Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.
Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.
La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza
Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.
A cinque anni di distanza: quali lezioni?
La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.
Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.
In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.