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Cronache

Dal carcere al lavoro, un altro giovane di Napoli si potrà salvare grazie all’”Accademia delle Arti, Mestieri e Professioni”

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Fondata nel 2017 dall’imprenditore dell’editoria Rosario Bianco e dal magistrato Catello Maresca, l’Accademia delle Arti, Mestieri e Professioni lavora con ragazzi provenienti da contesti sociali difficili. Li toglie dalla strada e – con i corsi offerti dall’associazione – prova ad inserirli nel mondo del lavoro. Farlo a Napoli, dove la disoccupazione giovanile rappresenta un vero e proprio dramma e la tentazione di una carriera criminale è spesso dietro l’angolo, è un atto rivoluzionario. In questi giorni l’Accademia ha registrato un altro successo. 

Antonio è un ragazzo della provincia di Caserta che aveva iniziato a delinquere ed era finito in carcere. Una volta uscito, è entrato in contatto con l’Accademia che gli ha trovato un lavoro, un’impresa resa ancora più complicata dalla grave crisi economica generata dal Covid-19. “È un’ulteriore soddisfazione che certifica la bontà del nostro operato – commenta Rosario Bianco -. Antonio lavorerà a Napoli come ormeggiatore. Si tratta di un lavoro stagionale, però se si impegnerà dimostrando di essere all’altezza, potrà essere impiegato anche in inverno, nel rimessaggio e nella custodia delle barche. Il nostro augurio è che sia per lui l’inizio di una nuova vita”.

Durante la pandemia l’associazione non si è fermata; anzi, ha addirittura incrementato la propria opera solidale. “Non potevamo tenere i corsi con i nostri ragazzi – racconta Bianco -, abbiamo allora deciso di ampliare la nostra missione, impegnando una parte delle risorse economiche provenienti dai nostri associati nelle spese solidali per le persone indigenti. Siamo stati a Scampia, poi al Parco Verde di Caivano, ancora, in alcuni quartieri del centro di Napoli. Ci siamo interfacciati con le parrocchie, così da poter contare su delle comunità strutturate, in grado di fornire un aiuto costante alle persone in difficoltà; l’intervento una tantum non risolve niente”.

Antonio è contento e sembra convinto di poter iniziare un nuovo percorso di vita. “Trovare lavoro a questo ragazzo è stata una gioia doppia, perché arrivata in un momento inaspettato. La gente è in cassa integrazione, c’è una forte crisi lavorativa. Noi però siamo riusciti grazie ad una rete solidale a trovargli questa occupazione. Antonio ha mostrato la volontà di uscire fuori da certi giri; allora per noi è stato abbastanza semplice portarlo sulla strada giusta. Adesso ci sarà una fase di assestamento, ma siamo fiduciosi sulla possibilità di recuperare pienamente questo ragazzo”.

Nei mesi scorsi vi avevamo raccontato la vicenda di Raffaele Criscuolo, un altro ragazzo con un passato difficile alle spalle, avviato al lavoro dall’associazione. Presso l’Accademia di Bianco e Maresca, Raffaele aveva frequentato un corso di pizzaiolo e lo scorso 5 gennaio aveva inaugurato la sua pizzeria, “Forno 185”. Sul suo percorso tortuoso aveva incontrato però l’ennesimo ostacolo, il Covid. Dopo appena un mese di attività, Raffaele è stato costretto a chiudere. A maggio, la riapertura. Ma il colpo è stato duro per un’attività che aveva appena aperto i battenti. “Raffaele è stato sfortunato – spiega Bianco, aveva appena aperto. In questi mesi noi gli abbiamo dato una mano per sostenerlo. Lui ha un cuore d’oro: nonostante i suoi problemi, durante la pandemia portava quasi ogni giorno le spese solidali nelle case delle persone in difficoltà. La ripresa economica, con tutte le restrizioni sanitarie, è stata lenta e per un’azienda giovane diventava alquanto problematico. Raffaele ha ricevuto un’offerta di lavoro come pizzaiolo a Barcellona e ha accettato. Noi siamo contenti per lui e siamo sicuri che questa esperienza potrà rappresentare un ulteriore passo in avanti nel suo percorso di crescita”.

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Cronache

David Knezevich morto in carcere: era accusato dell’omicidio di Ana Maria Henao

David Knezevich, accusato della sparizione della ex moglie Ana Maria Henao, si è tolto la vita nel carcere di Miami. Resta il mistero sul corpo della donna scomparsa.

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David Knezevich, 37 anni, accusato del sequestro e dell’omicidio della ex moglie Ana Maria Henao, è stato trovato morto nella sua cella a Miami, in Florida. A confermare il decesso, avvenuto per suicidio secondo i media americani, è stato il suo avvocato. Knezevich era detenuto in attesa di giudizio, dopo essere stato arrestato a maggio 2024 per il presunto coinvolgimento nella misteriosa sparizione della milionaria, avvenuta a Madrid.

Il giallo internazionale e le ricerche nel Vicentino

La vicenda aveva assunto da subito i contorni di un intrigo internazionale, coinvolgendo Stati Uniti, Spagna, Serbia e Italia. L’Fbi aveva seguito le tracce del sospettato fino a Cogollo del Cengio, in provincia di Vicenza, dove si erano concentrate le ricerche del corpo di Ana Maria Henao. Gli inquirenti avevano individuato la zona grazie ai tracciamenti di un’auto noleggiata da Knezevich a Belgrado. Nonostante gli sforzi, le operazioni di perlustrazione non avevano portato al ritrovamento del cadavere.

La ricostruzione delle accuse

Secondo gli investigatori, il 29 gennaio 2024 Knezevich aveva noleggiato un’auto senza GPS a Belgrado, recandosi poi a Madrid. Dopo aver rubato una targa per camuffare il veicolo, sarebbe stato ripreso dalle telecamere mentre metteva fuori uso i sistemi di sorveglianza dell’appartamento di Ana Maria. In seguito sarebbe entrato nell’abitazione con una valigia per uscirne nove minuti dopo: l’ipotesi è che avesse nascosto il corpo della donna, minuta e dal fisico esile, nella stessa valigia.

Durante il rientro verso la Serbia, una sosta prolungata nei boschi vicentini aveva insospettito gli investigatori, che avevano concentrato lì le ricerche senza tuttavia trovare alcun risultato.

Le accuse e i procedimenti legali

Nonostante l’assenza del cadavere, nei confronti di Knezevich era stata formalizzata l’accusa federale di omicidio. Parallelamente, la famiglia di Ana Maria aveva intentato una causa civile per «morte ingiusta», trasferimenti fraudolenti e sofferenza estrema, coinvolgendo anche il fratello, la madre e un cugino dell’imprenditore serbo. Gli accusati erano sospettati di aver aiutato Knezevich nella copertura del delitto o nell’occultamento delle prove.

Con la morte di David Knezevich, il procedimento penale a suo carico si chiude definitivamente, ma restano aperte le indagini sugli eventuali complici. Il mistero della scomparsa di Ana Maria Henao, intanto, rimane senza una soluzione definitiva.

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Medvedev: Zelensky farà una triste fine, abbattere regime Kiev

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Il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha dichiarato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “finirà nel modo più triste” e che le truppe russe devono concludere “con una vittoria” l’invasione dell’Ucraina e “distruggere” quello che lui, seguendo la definizione della propaganda del Cremlino, definisce “il regime neonazista di Kiev”. Lo riporta l’agenzia di stampa ufficiale russa Ria Novosti.

“Quando il capo di uno Stato, anche uno così particolare come l’Ucraina, e un tipo così patologico come questo personaggio, si vanta di queste cose, significa solo una cosa: che alla fine anche lui finirà nel modo più triste”, ha detto Medvedev, commentando la notizia, ripresa anche dalla Reuters, secondo cui Zelensky avrebbe elogiato l’intelligence ucraina per l’uccisione di alcuni alti ufficiali russi ma senza riferimenti a casi specifici.

“Innanzitutto, dobbiamo completare l’operazione militare speciale in Ucraina con una vittoria e dobbiamo distruggere il regime neonazista di Kiev, ma il regime, non lo Stato, il cui destino è una questione del futuro”, ha detto poi l’ex presidente russo usando la dicitura “operazione militare speciale” con cui il Cremlino indica l’aggressione militare contro l’Ucraina. La Russia di Putin ha invaso l’Ucraina sostenendo di volerla “denazificare”, ma la tesi di Mosca secondo cui il governo di Kiev sarebbe “neonazista” è considerata del tutto infondata dalla stragrande maggioranza degli analisti politici.

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Cronache

Ischia ritrova la sua giustizia: il Tribunale torna operativo con le udienze del giovedì

Il Tribunale di Ischia riapre le udienze del giovedì grazie al decreto del presidente vicario Scoppa. Una vittoria per avvocati, cittadini e istituzioni locali dopo mesi di proteste.

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Una notizia attesa con speranza dai più ottimisti e insperata da altri, ma che segna un passaggio decisivo nella lunga battaglia per la tutela del presidio giudiziario dell’isola verde. Il presidente vicario del Tribunale di Napoli, Gianpiero Scoppa, ha disposto il ripristino delle udienze a Ischia, restituendo piena funzionalità alla sezione distaccata locale.

Una decisione che accoglie le istanze dell’Associazione Forense dell’isola di Ischia e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, protagonisti di una mobilitazione decisa culminata nello sciopero del 5 aprile scorso e nel ricorso al TAR presentato con il sostegno dei sei Comuni isolani.

Il decreto del giudice Scoppa: ritorno alla normalità

Il provvedimento firmato da Scoppa prevede l’assegnazione provvisoria del giudice onorario Ciro Ravenna al settore civile della Sezione distaccata di Ischia, in qualità di Giudice dell’Esecuzione, con il compito di gestire le udienze precedentemente seguite dalla giudice Criscuolo.

Nel decreto si evidenzia che Ravenna, rientrato in servizio nel 2025 dopo un incarico all’Ufficio del Giudice di Pace, aveva espressamente chiesto di essere destinato a una sezione civile in virtù della propria formazione professionale. La sua collocazione a Ischia rappresenta dunque una soluzione funzionale per sopperire alle gravi carenze d’organico che affliggono il Tribunale isolano.

Il decreto ha effetto immediato, garantendo il ripristino delle udienze del giovedì e segnando una svolta dopo mesi di polemiche, disservizi e disagi per professionisti, cittadini, testimoni e imputati costretti agli spostamenti sulla terraferma.

La soddisfazione dell’Assoforense e dell’avvocatura

«Quello ottenuto è un risultato importante», ha commentato Alberto Morelli, presidente dell’Assoforense Ischia. «Scoppa aveva già dimostrato attenzione e sensibilità alla nostra situazione. Ora arriva un passo concreto che ridà dignità alla nostra professione e servizio alla cittadinanza».

Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli esprime soddisfazione per l’esito di un lavoro di sinergia tra istituzioni e avvocati, premiato da un risultato tangibile dopo mesi di diplomazia e pressione istituzionale.

La battaglia continua: si attende la stabilizzazione definitiva

Sebbene l’assegnazione di Ravenna rappresenti una boccata d’ossigeno, resta ancora aperta la questione della stabilizzazione definitiva del Tribunale di Ischia, promessa più volte dal Governo centrale ma mai concretamente attuata.

Il clima ora è più disteso, ma solo un atto definitivo potrà chiudere quella che gli avvocati dell’isola definiscono «una lunga parentesi di giustizia precaria».

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