Collegati con noi

Sport

Covid: modello Nba, su 172 partite nessuna rinviata per contagio

Pubblicato

del

Centotredici pagine di protocollo fitte di regole, divieti, procedure, che tutti i dirigenti sportivi dovrebbero consultare per farsi un’idea di come mandare avanti i campionati in tempi di Covid. E’ il documento prodotto da Adam Silver, 58 anni, di New York, commissioner della Nba, la lega americana di basket, capace di portare a termine la stagione, in piena emergenza sanitaria, senza rinviare neanche una delle 172 partite che si sono giocate. L’idea di concentrare ventidue squadre con giocatori, staff, medici, arbitri, giornalisti, addetti alle pulizie, in un unico luogo, The Bubble, la Bolla di Disneyland a Orlando, in Florida, si e’ rivelata vincente: in tre mesi hanno vissuto fianco a fianco piu’ di trecento giocatori, 1500 membri tra staff e personale di servizio, oltre seimila persone, fuori e dentro la Bolla, impegnate a garantire che il campionato di basket piu’ famoso al mondo arrivasse a decretare la squadra vincente. Il titolo e’ andato ai Los Angeles Lakers, che hanno battuto ieri Miami, dopo sei roventi e formidabili partite. LeBron James e’ stato premiato come miglior giocatore, ma l’altro grande protagonista e’ stato proprio Silver e il suo protocollo rigoroso. Dal 7 luglio, giorno in cui sono arrivate nella Bolla le ventidue squadre su trenta ammesse a portare a termine la stagione, tutti i giocatori e i membri dello staff hanno dovuto sottoporsi a tamponi prima quotidiani e poi via via con finestre piu’ larghe, mai oltre i quattro giorni.

Il protocollo aveva stabilito che, in caso di positivita’, il giocatore o il membro dello staff sarebbe stato messo in isolamento lontano dall’hotel, in una struttura a parte, e tenuta li’ tra i dieci e i quattordici giorni. Dopo due test negativi, sarebbe stato sottoposto a uno screening cardiaco, superato il quale poteva tornare in gruppo. Il 13 luglio sono risultati positivi due giocatori su oltre trecento, rimandati a casa e obbligati a stare in isolamento. Quelli successivi hanno confermato la bonta’ dell’operazione: il 29 luglio nessun caso, il 19 agosto, uguale. Chi lasciava la “zona rossa” senza autorizzazione o infrangeva i divieti previsti dal protocollo, tipo ospitare estranei in camera, restava in quarantena obbligata di dieci giorni e sottoposto a tamponi nasali, molto piu’ invasivi rispetto a quelli orali. Ogni giocatore era dotato di un anello e di un bracciale elettronico: il primo suonava per dieci secondi ogni volta veniva superata la distanza di sicurezza. Il secondo segnalava il contagio prima ancora del sopraggiungere dei sintomi. La Nbaaveva inoltre istituito una linea telefonica, chiamata “Snitch-line”, a cui si poteva segnalare, in modo anonimo, chi contravveniva ai divieti. I giocatori hanno sempre vissuto in isolamento dagli estranei, ma non per questo hanno dovuto rinunciare a vivere dentro il campus di Disney: per gli spostamenti avevano i van o le bici da noleggiare, a spese degli atleti. I familiari hanno potuto raggiungerli solo dai playoff. Ogni franchigia poteva prenotare diciassette camere, a spese dei giocatori, in cui ospitare un solo familiare e al massimo i figli piccoli. Nonostante i divieti, tutti hanno potuto fare una vita relativamente normale. Centoquindici pullman e van hanno fatto la spola tra hotel e arene, i giocatori hanno partecipato a 3500 interviste virtuali e a 525 viaggi al laghetto per pescare. Gli accessi alle palestre erano contingentati a quattro atleti per volta. Il ristorante, dopo i primi giorni in cui c’era l’obbligo del servizio in camera con cibi confezionati, ha funzionato 24 ore al giorno. Riproporre lo stesso sistema per altri sport, tipo il calcio, non e’ facile anche perche’ i numeri sarebbero maggiori: solo le rose dei giocatori di calcio sono maggiori, ma l’idea della Bolla, e la possibilita’ di isolare atleti e staff dal resto del mondo, e’ risultata vincente. Forse varrebbe la pena di leggere quelle 113 pagine.

Advertisement

Sport

Calcio: Di Lorenzo, lo scudetto? tutto è nelle nostre mani

Pubblicato

del

“Si parla di scudetto nello spogliatoio, siamo a un punto cruciale. All’inizio sembrava irraggiungibile, ora siamo lì: difficile, ma ce la giochiamo. Tutto è nelle nostre mani. Con il lavoro e con il sacrificio siamo lì e ce la giochiamo, sapendo che sarà difficile e che finora non abbiamo fatto niente”. Lo ha detto il capitano del Napoli Giovanni Di Lorenzo a Radio Crc. Su quando il gruppo abbia capito davvero di essere inserito nello sprint scudetto, Di Lorenzo ha detto: “Non c’è stato un momento preciso. Partita dopo partita ci siamo costruiti questo percorso. Ora serve l’ultimo passo: il gruppo è unito, crede nell’obiettivo. Quando sei primo per tanto tempo non è mai per caso”.

Di Lorenzo ha parlato della sfida di sabato a Lecce e della forza del gruppo azzurro: “Ci tengo prima di tutto – ha detto – a mandare un abbraccio alla famiglia del fisioterapista del Lecce, la notizia ci ha colpiti molto. Sarà una partita difficile: loro lottano per salvarsi, e questa tragedia ha reso l’atmosfera particolare. Ma noi vogliamo portare a casa la vittoria. La forza di questo Napoli è il gruppo. Dietro ogni grande vittoria e ogni grande squadra c’è infatti un gruppo solido. Quando ci si vuole bene davvero, si affronta tutto meglio. Le difficoltà arriveranno, come sempre, ma ciò che conta è come reagiamo. Se il gruppo è sano, superare i limiti diventa più semplice”.

Il terzino destro ha parlato anche del rapporto con Conte e con i nuovi arrivati la scorsa estate: “Da capitano – ha detto – sono il più vicino all’allenatore, passo i suoi messaggi alla squadra. Fin dal primo giorno c’è stato un legame diretto, sincero e leale. La base è la sincerità: Conte è un allenatore forte, conoscevo già le sue qualità da avversario e in questi mesi le ha confermate. Siamo felici di averlo con noi. Sulla fascia destra ci conosciamo bene, da anni. Sappiamo leggere i movimenti l’uno dell’altro, ed è una qualità che ci portiamo dietro nel tempo. Ma il merito è anche del mister, che tiene alta l’intensità e coinvolge tutti. Anche chi gioca meno dà un contributo importante: è questo spirito che porta i risultati. I nuovi arrivati a Napoli? Spesso sono io a muovermi verso di loro, per metterli a loro agio e per farli inserire, magari con un messaggio o una chiamata. Gli consiglio le stesse cose che dissero a me quando arrivai, la cosa fondamentale è vivere la città come una persona normale e non sentendosi diversi. Io esco spesso in centro, scendo e non vivo male la città”. Di Lorenzo risponde anche su chi ha lasciato la maglia azzurra a gennaio, Kvaratskhelia: “Ieri sera – ha detto – ho visto la sua partita con il Psg: è fortissimo e gli auguro il meglio, anche di vincere la Champions League”.

Continua a leggere

Sport

Castel di Sangro si prepara al ritiro estivo del Napoli

Pubblicato

del

Castel di Sangro tifa per il Napoli campione d’Italia e si prepara per il ritiro estivo che si terrà tra fine luglio e inizio agosto. Le date devono ancora essere stabilite, ma nel capoluogo sangrino è partita la macchina organizzativa per accogliere i partenopei per il quinto anni di fila. Tra le possibili novità l’allestimento del Palasport che, spera il sindaco Angelo Caruso, che è anche presidente della Provincia dell’Aquila, “possa ospitare il trofeo perché l’Abruzzo finora ha portato bene al Napoli. Da quando gli azzurri si allenano nei nostri impianti hanno vinto uno scudetto e una Coppa Italia. Ora speriamo che arrivi il secondo scudetto”.

L’anno scorso, nei sedici giorni di ritiro, in centomila hanno raggiunto Castel di Sangro (L’Aquila) per assistere agli allenamenti e alle quattro amichevoli degli azzurri. Un numero più basso dell’anno precedente quando erano state registrate 140mila presenze proprio per l’effetto Coppa. “Lo stadio Teofilo Patini ha una portata massima di 7.500 persone – ricorda Caruso – si procederà con l’allestimento straordinario del Palasport che servirà eventualmente a esporre la Coppa e a ospitare momenti celebrativi e conferenze. L’effetto Conte sicuramente si è visto”. Parte quindi il tifo per il Napoliperché l’eventuale conquista dello scudetto riporti i grandi numeri nel centro d’Abruzzo.

Continua a leggere

Sport

Champions: Inter perde Lautaro, risentimento muscolare

Pubblicato

del

L’Inter perde Lautaro Martinez per infortunio. Il capitano nerazzurro si è fermato dopo 43′ nel primo tempo della semifinale di Champions League contro il Barcellona in corso allo stadio Olimpico di Montjuic: dopo uno scatto, l’argentino si è tenuto la coscia sinistra ed è uscito dal campo quasi in campo per farsi medicare, stringendo i denti per gli ultimi minuti del primo tempo e venendo poi sostituito da Mehdi Taremi a inizio ripresa. Per Lautaro si tratta di un risentimento muscolare ai flessori della coscia sinistra che dovrà essere valutato nei prossimi giorni.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto