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Economia

Contratti, subito stop a confronto su metalmeccanici

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La trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici si interrompe al primo appuntamento per discutere del salario: la Federmeccanica ha infatti confermato la disponibilita’ solo ad aumenti sui minimi contrattuali strettamente legati all’inflazione ed i sindacati hanno deciso di interrompere la trattativa. Si tratta – sottolineano – di meno di 40 euro di aumento a regime al quinto livello nei prossimi tre anni (la durata prevista del nuovo accordo dovrebbe essere 2020-22 dato che il contratto e’ scaduto a fine 2019) a fronte dei circa 144 chiesti. In pratica si tratterebbe di appena il 2% di aumento salariale a fronte dell’8% chiesto dai sindacati. Sono stati quindi annullati gli appuntamenti gia’ fissati per giovedi’ e per il 14 e il 15 ottobre e per i lavoratori del settore (circa 1,4 milioni) e’ scattato lo stato di agitazione e il blocco degli straordinari. Sempre giovedi’ mattina le segreterie di Fiom, Fim e Uilm si incontreranno per decidere le eventuali iniziative di protesta a sostegno della vertenza. “Da novembre scorso a oggi – dice la numero uno della Fiom, Francesca Re David – Federmeccanica non ha mai cambiato idea sul salario. Non c’entra la crisi legata alla pandemia Covid-19. Se gli industriali dicono che l’adeguamento dei minimi salariali si basa sull’inflazione non c’e’ la trattativa sul contratto nazionale dei metalmeccanici”: La Uilm con il segretario generale, Rocco Palombella, parla di posizione “suicida” della Federmeccanica che intende “rinnovare il contratto senza l’aumento dei minimi contrattuali”. “Mette in discussione – avverte – l’intero modello contrattuale firmato quattro anni fa. Siamo disposti a mettere in campo qualsiasi azione per far cambiare idea alle imprese”. Nello scorso contratto le parti avevano deciso di legare l’aumento salariale solo all’inflazione e e di intervenire sulle norme legate al welfare e alla previdenza complementare mentre in questa tornata i sindacati avevano decido di concentrare le richieste sul salario. La FIm afferma che non bisogna cercare alibi ma “soluzioni” per aumentare i salari. Il segretario generale, Roberto Benaglia sottolinea che non ci si puo’ solo occupare dei minimi e che il tema del salario e’ piu’ ampio e complesso. Il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha parlato di una trattativa “interrotta inaspettatamente” e ha chiesto ai sindacati di riprendere il dialogo anche ribadendo la disponibilita’ a ragionare su una strategia piu’ efficace per estendere il premio di risultato. Al momento – dice – la copertura riguarda il 70% dei lavoratori. Vogliamo riprendere il dialogo – conclude – ma senza lo stato di agitazione”.

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Economia

Accordo Ue, più rinnovabili e sì a idrogeno da nucleare

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Quindici ore di trattative notturne per alzare l’asticella delle ambizioni ‘green’ dell’Europa e nobilitare il ruolo del nucleare nella produzione dell’idrogeno pulito, pomo della discordia di un duello tra i Ventisette che al momento premia Parigi ma che continuerà a tenere banco nei mesi a venire. Con un faticoso compromesso, le istituzioni Ue hanno fatto un altro passo avanti sul maxi-pacchetto ‘Fit for 55’ per trasformare il Vecchio Continente in una parte di mondo a emissioni zero entro il 2055. A partire dal raddoppiare sulle rinnovabili: l’obiettivo vincolante è di renderle protagoniste del 42,5% dei consumi finali Ue di energia elettrica entro il 2030. Soglie da raggiungere con una decisa decarbonizzazione dell’industria, permessi più veloci, maggiore efficienza per gli edifici, e tagli delle emissioni per i trasporti. In linea con la volontà, sempre più forte dall’inizio dell’aggressione russa in Ucraina, di conquistare “una sovranità energetica” capace, negli auspici del vicepresidente Ue Frans Timmermans, di ridurre insieme importazioni fossili e bollette. In costante ascesa dal 2004, la quota delle rinnovabili sul suolo europeo si attesta ora intorno al 22%. L’obiettivo del 42,5%, nelle stime offerte dall’eurodeputato Markus Pieper alla testa della maratona negoziale, al momento sembra essere alla portata soltanto della Svezia.

Ma presto potrebbero arrivare anche la Finlandia e, a catena, un drappello di Nordici e Baltici, anche grazie al riconoscimento delle biomasse tra le fonti pulite. Un’avanzata che sarà sospinta – nel solco di quanto già indicato nel RePowerEu – da autorizzazioni più veloci con limiti massimi compresi tra i 18 e i 27 mesi, che potrebbero aiutare anche l’Italia sbloccare decine di progetti legati al fotovoltaico e all’eolico. Accanto, vi sono anche un obiettivo indicativo di almeno il 49% di fonti pulite negli edifici entro il 2030, il taglio dell’intensità dei gas serra del 14,5% o un target ‘green’ del 29% nei trasporti, settore nel quale – dopo il recente scontro sullo stop ai motori termici dal 2035 – viene contemplato anche l’uso di ‘biocarburanti avanzati’. Ma la nuova meta finale sulle rinnovabili può fare da traino anche quelle capitali – Parigi in testa – che insistono per giocarsi l’asso del nucleare. Dopo giorni di pressing il governo francese ha ottenuto che l’idrogeno prodotto dall’atomo fosse incluso nell’accordo: potrà essere conteggiato per coprire il 20% dei target di produzione di idrogeno rinnovabile fissati al 42% entro il 2030 e al 60% entro il 2035. Uno ‘sconto’ che tuttavia può essere ottenuto solo al verificarsi di due condizioni: se chi vuole usare l’atomo è in linea con l’obiettivo generale del 42,5% di rinnovabili; e se la quota di idrogeno da combustibili fossili consumata nel Paese non sarà superiore al 23% nel 2030 e al 20% nel 2035. Un compromesso capace di portare alla fine a bordo anche Germania, Austria e Lussemburgo, già pronte a dare battaglia contro i mini reattori nucleari e a qualsiasi forma di equivalenza tra l’atomo e le energie verdi anche nel piano industriale Ue ‘Net-Zero’ ancora da negoziare.

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Economia

Pnrr, Ferraris (FS): maggiore flessibilità sarebbe utile

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 “Il Pnrr ci offre l’opportunità di ammodernare le nostre infrastrutture e ridurre il divario tra Nord e Sud Italia. Il gruppo Fs è in linea con le scadenze previste. Tuttavia poter contare su una maggiore flessibilità sarebbe auspicabile e utile”. A dirlo Luigi Ferraris, amministratore delegato del gruppo FS, al Foro di dialogo Italia-Spagna sottolineando che “il gruppo Fs vuole essere protagonista del cambiamento, ma consideriamo anche le criticità affrontate in questi periodi. Guerra in Ucraina, crisi energetica, aumento delle materie prime hanno reso più difficile il percorso e il rispetto dei tempi imposti dal Pnrr”. “La rete ferroviaria in Italia è di oltre 17mila chilometri – ha spiegato Ferraris – l’obiettivo è dotarla totalmente di fibra ottica. Un progetto ambizioso, ma realizzabile” e il “vantaggio non sarà solo per chi viaggia e vuole lavorare in treno, ma la fibra verrà messa anche a disposizione di tutti i territori attraversati dal treno. La fibra ottica potrà inoltre consentire anche il trasporto di dati favorendo ancora di più il monitoraggio dell’infrastruttura”. “Il nostro competitor – ha concluso – deve essere il trasporto privato. Proprio per questa ragione lanceremo, a partire da giugno, una piattaforma dove i viaggiatori, con un unico accesso potranno acquistare uno o più biglietti coniugando i vari tipo di trasporto urbano e nazionale, gomma e ferro”.

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Cdp, ‘anno record per risorse e investimenti attivati’

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Un anno record per risorse e investimenti attivati: e’ il bilancio del gruppo Cassa Depositi e Prestiti che chiude il 2022 con un utile netto di Cdp SpA in crescita a 2,5 miliardi di euro, contro i 2,4 miliardi registrati nel 2021, anno che includeva maggiori plusvalenze sui titoli in portafoglio per 430 milioni. L’utile netto consolidato è pari a 6,8 miliardi di euro (5,3 miliardi nel 2021), salito anche grazie ai risultati di alcune partecipate. A parlare di “anno record” e’ il presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini, spiegando come nel 2022 sono stati attivati da Cassa Depositi e Prestiti anche investimenti ingenti, in aumento a circa 80 miliardi di euro (35 miliardi nel 2021, +126%), con un effetto leva di 2,6 volte le risorse impegnate.

Sempre in base ai numeri del bilancio d’esercizio e il bilancio consolidato al 31 dicembre 2022 approvato dal consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti, le risorse impegnate ammontano a 30,6 miliardi (23,8 miliardi nel 2021, +28%), con un maggiore impatto sul tessuto sociale ed economico del Paese. Il 2022 e’ stato “un anno storico per gli investimenti attivati, un anno di grandi risultati” con “476mila posti di lavoro attivati”, il commento di Dario Scannapieco (nella foto col sindaco di Napoli Manfredi), amministratore delegato di Cdp. “Abbiamo continuato in una costruzione di una Cassa sempre meno cassa, sempre più cervello”, ha aggiunto.

E “con un utile netto di 2,5 miliardi e investimenti attivati per circa 80 miliardi, abbiamo posto le basi per superare gli obiettivi del Piano Strategico 2022-2024. Questi numeri – ha proseguito Scannapieco – sono il frutto delle azioni intraprese, del progressivo emergere della nostra culturaaziendale e del lavoro dei dipendenti, portato avanti senza mai perdere di vista gli obiettivi di lungo periodo, in particolare la transizione green e digitale. Per rispondere più efficacemente alle esigenze del territorio e delle comunità, nell’ultimo anno Cassa ha inoltre avviato una trasformazione nella propria operatività e ha saputo ancora una volta fare la sua parte, rinnovandosi pur rimanendo fedele al suo ruolo di istituzione a servizio del Paese”.

Entrando ancor piu’ nel dettaglio del bilancio 2022, i crediti di Cdp sono in aumento a 120 miliardi di euro (114 miliardi nel 2021, +5%), principalmente in virtù dei finanziamenti alle imprese. Il risparmio postale è pari a 281 miliardi di euro, stabile rispetto ai livelli del 2021. Il patrimonio netto, pari a 25,7 miliardi, è in crescita rispetto a fine 2021 (+2%) grazie all’utile maturato nell’esercizio, che ha più che compensato l’impatto dei dividendi distribuiti e la riduzione delle riserve da valutazione relative alle attività finanziarie valutate a fair value.

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