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Politica

Conte avvia verifica, il M5s prova a stoppare rimpasto

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 Tutti a carte semi-scorperte, in attesa del redde rationem tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. A Palazzo Chigi si apre la prima giornata della verifica di governo alla quale il premier e’ stato di fatto costretto per uscire dal cul de sac dello stallo permanente. Sono vere e proprio “consultazionI”, quelle che hanno luogo nella sede dell’esecutivo, con delegazioni numerose che Conte sceglie di vedere partendo rigorosamente dal gruppo con il maggior numero numero di parlamentari. Il convitato di pietra e’ soprattutto uno: il rimpasto. Ne’ il M5S ne’ il Pd nel corso dei due incontri del pomeriggio lo chiedono. Anzi, il capo politico del Movimento Vito Crimi pone un netto veto all’eventualita’: “e’ un tema surreale, non siamo disponibili”. Il tema, in realta’ c’e’. Ma dovra’ essere Iv a porlo, se vorra’. L’ atmosfera su palazzo Chigi e’ sospesa. Nessuno, nella maggioranza, ha piu’ la certezza che il governo andra’ avanti. Lo stesso Conte, da chi lo incontra, e’ descritto come “consapevole” della crucialita’ di questa verifica. Le distanze sono diverse, anche tra M5S e Pd. Ma Nicola Zingaretti, dopo due ore di incontro tra le delegazione Dem e Conte allontana lo spettro della crisi: “l’incontro e’ stato molto utile, crediamo che l’azione di questo governo debba andare avanti con una grande sintonia con i problemi degli italiani”. I temi, quindi, sono al centro dei primi due incontri della verifica del premier. Di temi parla il M5S, che vede nella sua delegazione anche la presenza di Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, anche per rafforzare (con il primo, soprattutto), la posizione politica di un Movimento ancora frenato dal cambio di leadership. “Abbiamo chiesto rispetto su misure molto importanti come il rinnovo dell’ecobonus, il conflitto di interessi, lo stop alle trivelle e l’abbassamento delle tasse”, sottolinea Di Maio bollando, come Crimi, “surreale” il dibattito sulle poltrone. Il M5S pone subito il tema del rimpasto sul tavolo con Conte. “Noi siamo contenti della nostra squadra di governo, se qualcuno non e’ contento della sua lo dica”, e’ in soldoni il messaggio recapitato. E la cabina di regia sul Recovery Fund, miccia che ha fatto esplodere gli equilibri della maggioranza? Il M5S non e’ contrario ma la struttura va rimodulata, parlamentarizzata e deve essere consentito ai singoli ministeri di approfondire i progetti, spiegano i pentastellati. I temi sui cui punta il Pd sono sensibilmente diversi e toccano nodi come quello delle riforme costituzionali e, soprattutto, della legge elettorale. E anche il delicato dossier della sanita’, legato a doppio filo con l’attivazione del Mes. “Ma lo poniamo in maniera costruttiva”, e’ la prudenza di Zingaretti che rimarca come, anche con il Pd, a Chigi non si e’ parlato di rimpasto. E, poco prima, e’ Maria Elena Boschi, alla vigilia dell’incontro, domani alle 13, tra Conte e la delegazione dei renziani (con in testa lo stesso Matteo Renzi), a ribadire un concetto simile: “il rimpasto non e’ all’ordine del giorno”. Eppure il fantasma di un ritocco alla squadra di governo si aggira come non mai nei Palazzi della politica. Secondo alcuni rumors di maggioranza circolerebbe addirittura l’ipotesi di Di Maio e un “big” del Pd vicepremier, con Renzi agli Esteri e l’ex capo politico all’Interno. Rumors che i diretti interessati negano in realta’ con forza. Ad essere sicuri del proprio posto, pero’, non sono cosi’ tanti ministri: certamente lo sono Gualtieri, Patuanelli, Amendola e pochi altri. Il borsino dei possibili neo-ministri, tra i renziani, vede in salita le quotazioni di Ettore Rosato mentre nel Pd c’e’ sempre il nodo Mit. Eppure c’e’ chi nel M5S pensa che l’obiettivo di Renzi sia trasformare la maggioranza politica di Conte, magari con un allargamento a FI o al centrodestra. “E’ fantapolitica”, taglia corto Boschi. Ma solo domani Conte capira’ se Renzi vuole o no davvero la crisi. Di certo sul concetto di task force il premier non fa marcia indietro: “non scavalchera’ mai le istituzioni”, torna a ribadire in mattinata. Parallelamente, entra nel vivo anche la partita delle nomine. Partita che vede i renziani attivissimi nel “piazzare” profili vicini a Iv. Domani potrebbe decidersi i vertici di Consap. In discesa sono le quotazioni di Riccardo Villari, in salita quelle della permanenza, come presidente, di Mauro Masi. Un trio di nomi si gioca il posto di ad: tra loro l’ex numero di uno di Ernst & Young Donato Iacovone e Vincenzo Cirasola.

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I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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Politica

Mattarella: Resistenza non è feticcio ma responsabilità

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Le associazioni combattentistiche “sono l’anima perenne della memoria”: la loro opera è “preziosa” perchè voi trasmettete “il senso di quello che è avvenuto, la custodia della memoria senza farne un feticcio consegnato al solo ricordo, ma facendola vivere come consapevolezza civile, come educazione alla responsabilità. Un ponte ideale tra generazioni nell’attualità dei valori”. Sergio Mattarella chiude le celebrazioni per il 25 aprile con un ennesimo appello a non dimenticare quanto accaduto con la Resistenza e la Liberazione ma soprattutto con un invito a far si che questa data non diventi uno sterile appuntamento ma una spinta ad agire nel nome di quei valori. Ricevendo al Quirinale le associazioni combattentistiche e d’arma, il cui incontro era programmato per il 23 aprile, il presidente della Repubblica è tornato a sottolineare l’importanza della festa della Liberazione.

Infatti per il capo dello Stato il 25 aprile deve essere “un’eredità vissuta nel presente e trasformata in impegno per riflettere sull’attualità di quei valori, a cominciare dal rifiuto dell’indifferenza”. Ma non solo perchè, ha ricordato ancora Mattarella, la Liberazione sprigionò “energia morale” e fu “il frutto di un moto individuale delle coscienze che divenne espressione della dignità del nostro paese, del nostro popolo che non si lasciò sopraffare dalla barbarie”. La rievocazione del presidente con le associazioni combattenti è quindi giocata tutta sul valore degli ideali che portarono al 25 aprile, sulla necessità di non perdere la spinta propulsiva che generò. Infatti ha spiegato come “minacce in forme diverse che pretendono di porre in discussione i valori di democrazia, libertà e pace che furono alla base della Resistenza sono sempre presenti. Conflitti armati sempre più frequenti vicini ai confini dell’Europa.

Tensioni nei rapporti internazionali che con oblio della memoria rischiano di provocare crisi globali dalle conseguenze catastrofiche. Ecco perché – ha ripetuto – il 25 aprile non è mera occasione di formale omaggio”. Non poteva infine mancare un raccordo tra gli ideali di quei tempi e le prime visionarie idee sulla necessità di arrivare ad un Europa unita, unico vero baluardo contro i nazionalismi aggressivi di quell’epoca: “rendiamo onore ai protagonisti della Liberazione e della Resistenza che ci hanno condotto nella nuova Italia, libera, democratica e promotrice di quella che oggi è l’Unione europea, un’Italia protagonista della cooperazione internazionale”, ha concluso il presidente.

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Meloni, 650 milioni per la sicurezza e i salari crescono

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Di fronte alle morti sul lavoro “il cordoglio, ne siamo consapevoli, non basta”. Giorgia Meloni, in maniche di camicia, si affaccia via social dalle sale di Palazzo Chigi per annunciare un nuovo intervento per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Con un video diffuso proprio mentre i suoi ministri, compresa la titolare del Lavoro Marina Calderone, in conferenza stampa raccontano il Consiglio dei ministri appena finito, la premier prende la parola con un oramai consueto videomessaggio. E’ la vigilia del primo maggio e il governo, dopo i provvedimenti degli scorsi anni, vuole dare un segnale ma stavolta si limita alle dichiarazioni di intenti. Anche perché, prima di “agire”, ci sarà un confronto con le parti sociali. Serve una “un’alleanza tra istituzioni, sindacati, associazioni datoriali per mettere la sicurezza sul lavoro in cima alle priorità dell’Italia”, dice la presidente del Consiglio, usando quasi le stesse parole che pronuncia la nuova segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, unica a commentare accogliendo positivamente l’invito (via web) di Meloni.

La mattina dell’8 maggio ci sarà l’incontro per “raccogliere anche i suggerimenti” delle parti sociali “e rafforzare le misure che abbiamo previsto”. Sul tavolo ci potrebbe essere anche la proposta elaborata dalla commissione ad hoc del ministero della Giustizia, di riconoscere un “benefit penale” alle imprese virtuose. Era stata la stessa premier a preannunciare nuovi interventi ma non sono arrivati testi in Consiglio dei ministri. “Prima serve la concertazione”, dice anche Calderone proprio mentre scorrono i contenuti del video della premier, che annuncia ulteriori “650 milioni” che sono stati trovati “con l’Inail”, che portano la dote per la sicurezza sul lavoro a circa 1,2 miliardi. Risorse che potrebbero non bastare, tanto che si sarebbe alla ricerca di qualche centinaio di milioni in più, ma che intanto serviranno “per potenziare il sistema di incentivi e disincentivi per le imprese in base alla loro condotta in materia di sicurezza con particolare attenzione al mondo agricolo”, spiega Meloni, sottolineando l’importanza della “formazione dei lavoratori”.

Si renderà anche “strutturale” l’assicurazione Inail per studenti e docenti. Di fronte alle morti sul lavoro “non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”, dice ancora la premier citando Sergio Mattarella. Meloni dà ragione al presidente della Repubblica, mettendo in fila quanto fatto fin qui dall’esecutivo, a partire dalla patente a punti che ora vale per l’edilizia ma, assicura Calderone, dovrebbe essere poi estesa “ad altri settori”. Le opposizioni, scettiche, puntano il dito soprattutto sul passaggio che Meloni fa sull’aumento dei salari. Quelli “reali crescono in controtendenza rispetto al passato” e c’è una dinamica che è “migliore non peggiore rispetto al resto d’Europa” dice la premier facendo un confronto tra “2013-2022” e quello che sta accadendo, da “ottobre 2023” quando la “tendenza” è cambiata”.

“Scopre l’acqua calda” perché ci sono stati dei rinnovi contrattuali ma con “i prezzi al consumo” saliti del “19,7%” tra “2021 e 2024” e un “aumento delle retribuzioni contrattuali dell’8,6%” il divario è “spaventoso”, fa i calcoli la responsabile Lavoro dei dem Cecilia Guerra. “La realtà è che le famiglie italiane non reggono l’aumento del costo della vita, come ha sottolineato il presidente Mattarella”, va all’attacco anche il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia mentre la segretaria, Elly Schlein accusa Meloni di raccontare “un paese che non c’è”. Basta “decreti spot” dicono i capigruppo di Camera e Senato del M5s Riccardo Ricciardi e Stefano Patuanelli, che stigmatizza l’ipotesi di “benefit penale”. Ci sono i dati Istat che mostrano stipendi ancora a “-8% sul 2021”, la incalza anche Giuseppe Conte, ricordando anche “il 9% dei lavoratori full time in povertà” rilevati da Eurostat. “Meloni – ironizza il leader M5s – è andata a vivere su Marte, forse con l’aiuto di Musk”.

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