Contatori del gas truffaldini, valanghe di proteste e richieste di danni da tutt’Italia. La denuncia di NoiConsumatori: subito chiarezza, pronta class action
Il contatore del gas che corre a prescindere dall’erogazione effettiva. Cioè che tu accenda il calorifero o il fornello o lo scaldino o quello che ti pare per cui ti serve il gas di città, nessuno poi ti può dare la certezza che quello che paghi in bolletta è oggettivamente quello che hai consumato nella realtà. Vedete, quello che ha mostrato la Iena Matteo Viviani, se dovesse rispondere al vero, e questo lo dovrà dire la magistratura indipendente o comunque un organo indipendente, è forse uno dei più colossali imbrogli ai contribuenti che ha da essere assolutamente chiarito, smascherato. Per chi non ha visto la trasmissione de Le Iene su Italia 1, è il caso di fare un assai breve riassunto. Un tecnico del gas spiega alle Iene che nella sua attività professionale ha verificato che alcuni (se ne fosse uno solo sarebbe troppo) contatori del gas segnalerebbero e dunque rileverebbero e dunque fatturerebbero consumi anche se il gas è chiuso. In pratica il consumatore paga anche se non consuma. Davanti alla affermazione tanto semplice quanto sconcertante di un tecnico esperto che lavora in questo ambiente, le Iene hanno fatto la cosa più semplice. Hanno provato a dimostrare nella realtà che le affermazioni del tecnico non erano illazioni ma fatti. Ha portato questo tecnico del gas nello studio televisivo, l’ha mascherato ben bene per non farlo riconoscere e ha preteso di vedere come fanno i contatori digitali del gas a correre anche se non si eroga il gas. E in effetti è così. Il contatore scollegato dalla rete del gas faceva segnare consumi mai fatti col passare delle ore. Questo significa che potrebbero esserci in Italia, in ogni città, in ogni luogo di questo paese aziende (pubbliche o private) che fatturano ed incassano ogni mese bollette per consumi di gas che sono o totalmente inventate oppure peggio gonfiate per pagare del gas non erogato. Insomma, tecnicamente sarebbe una truffa ai consumatori se le aziende fossero a conoscenza del malfunzionamento dei contatori digitali del gas. Davanti a questo spettacolo che a giudicare dai consumatori che a migliaia da ogni parte d’Italia scrivono alle Iene e alle associazioni dei consumatori. Che cosa si può fare? Come ci si può difendere davanti ad aziende che spediscono bollette che presumibilmente sono ovunque imbrogli? Una delle associazione consumatori che al Sud stanno ricevendo più segnalazioni di sospetta truffa delle bollette del gas è NoiConsumatori.
“Le bollette devono esser trasparenti e i costi accessibili e controllabili da tutti – spiega il presidente di Noi Consumatori, Angelo Pisani -. Da quel che capisco siamo in presenza di possibili milioni di bollette che per anni sono state spedite ai consumatori che hanno pagato per consumi mai fatti. Se ci mettiamo a contare le risorse tolte dalle tasche dei consumatori, siamo in presenza della più grande truffa perpetrata a famiglie che hanno già difficoltà ad arrivare a fine mese” spiega Pisani.
Angelo Pisani. L’avvocato presidente dell’associazione NoiConsumatori
“La politica faccia una vera riforma del sistema delle forniture, controlli ed elimini dal mercato tutte quelle società che tradiscono la fiducia dei consumatori. E l’Autorità Garante della concorrenza e il mercato – attacca Pisani – dovrebbe intervenire e tutelare gli utenti dalle bollette pazze e criptiche effetto di un sistema senza controllo. Ma prima di tutto occorre subito che ci siano enti terzi che certifichino e omologhino contatori che allo stato, da quel che ho visto anche in tv, spillano soldi ai consumatori”. L’avvocato Pisani di Noi Consumatori, però, va oltre il fatto contingente della vicenda delle bollette del gas e rivolto a Agcom, pretende “ovviamente contatori del gas omologati, sicuri e trasparenti a prova di truffa ma anche di verificare se altri contatori per altre utenze e per altri servizi non abbiamo gli stessi difetti di quelli mostrati dalla Iene”. Ed è per questo motivo che NoiConsumatori, per il momento, ha già inviato un esposto sia all’Antitrust che all’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, di accertare i fatti e verificare se gli errati conteggi dei consumi di metri cubi di gas denunciati nel corso della trasmissione dipendano da casuali anomalie o se il malfunzionamento dei contatori rientri in una pratica commerciale scorretta” spiega Pisani. Perchè se è vero che ci sono contatori truffaldini, se è vero che spesso certi presunti guasti ai contatori sono sistemabili via web dall’ufficio ed è inutile mandare un tecnico che serve solo a spillare altri soldi al consumatore, allora la questione diventa di natura penale anche” argomenta Pisani. Perchè “se lo Stato non difende i propri cittadini da questi imbrogli – conclude Pisani – lo facciamo noi con una class action. Anzi chi ha da denunciare questa truffa sulle utenze del gas o ha sospetti anche sui contatori dell’acqua o dell’energia elettrica non esiti a contattarci via whatapp al 3337176353 O ppure via e-mail a ufficiopisani@gmail.com”.
Acquista online un pacco di figurine e gli spediscono anche eroina: è accaduto a Pompei. L’uomo -un professionista-quando ha visto quelle due buste contenti polvere bianca ha capito che qualcosa non andava ed ha avvisto i carabinieri, il carico di droga è stato sequestrato. Ma ecco come è andata: nel cuore della mattinata, un 43enne ha suonato alla porta della stazione dei Carabinieri.
Un professionista, incensurato, col volto pallido. Tra le mani una scatola imballata. Qualche giorno prima – ha raccontato ai militari – aveva acquistato su un portale online un box di 50 figurine di calciatori.
Quando si è ritrovato ad aprire il pacco non ha trovato solo i volti dei campioni del calcio. ma anche due buste di cellophane sigillate contenenti polvere bianca. Quella roba aveva un’aria sospetta. Così si è lanciato in auto fino ai Carabinieri, con la speranza di non essere fermato da qualche pattuglia durante il tragitto. Sapeva in cuor suo che la scusa dell’acquisto online non avrebbe retto e sarebbe sicuramente finito nei guai.
Ebbene, i militari hanno preso in consegna il pacco e analizzato la sostanza all’interno con un narcotest. Poteva essere bicarbonato o farina e invece era eroina. Pura. 180 grammi di stupefacente, un carico del valore di diverse migliaia di euro.
La droga è stata sequestrata ma continuano le indagini per risalire al “negoziante” sbadato. E soprattutto a quel pusher che dovrà attendere per riprendere la venduta.
Non è la prima volta che accade. Il 2023 era iniziato da pochi giorni quando un acquisto inaspettato si trasformò in un fenomeno mediatico. Un uomo acquistò sul web una scena campestre da aggiungere al presepe. Nel “pacco”, però, arrivò un carico di 10 chili di erba. Non quella per abbellire le rocce di Betlemme ma marijuana pronta per essere dosata e venduta.
Allo stupore per l’errore evidente, si aggiunse una domanda più che lecita: “Chi avrà ricevuto i due pastori invece del carico di droga?”
Era estate quando arrivò la telefonata che ogni cronista aspettava: la Dia, la Direzione investigativa antimafia di Napoli aveva arrestato Francesco Schiavone, detto Sandokan. Allora era il capo del clan dei Casalesi, una delle più potenti cosche criminali del Paese. Era un sabato, l’11 luglio del 1998.
Ero stata nel covo di Carmine Alfieri, nel Nolano, dove il boss della Nuova Famiglia viveva in un rifugio dove si accedeva attraverso una botola e conservava nel frigorifero babà e salmone, non potevo mancare di entrare nel bunker del boss a Casal di Principe. Con gli uomini della Dia, all’epoca dei fatti guidata da Francesco Cirillo (poi arrivato ai vertici della Polizia di Stato, vice capo della Polizia), arrivammo sul posto. Una delle tante case della zona di Casale. Viveva sotto terra il potente padrino dei Casalesi.
Bisognava infilarsi in un cunicolo e poi c’era una specie di “vagoncino” che viaggiava su binari: così si arrivava al nascondiglio segreto di Sandokan. Uno stanzone spoglio dove dipingeva soggetti sacri e guardava film come il Padrino di Francis Ford Coppola. Fu così che si scoprì che nell’Agro Aversano il boss e i suoi compari, ma anche i suoi familiari, utilizzavano cunicoli e botole per incontrarsi e parlarsi.
Altro che Gaza e Hamas di questi giorni, 30 anni fa, in quella zona tra il Napoletano e il Casertano, la mafia casalese realizzò decine di cunicoli sotto terra per nascondersi o per sfuggire alle retate.
Qualche volta sottoterra, qualche altra volta passavano attraverso i sottotetti: in moltissime abitazioni, anche di insospettabili incensurati sono stati trovati piccoli bunker, locali nascosti anche ad occhi più esperti. Intercapedini ricavate nei ripostigli nelle cucine dove trascorrevano la latitanza i boss e i gregari.
Francesco Schiavone detto Sandokan. È stato il primo padrino dei casalesi a manovrare sindaci e piegare istituzioni agli interessi del clan
Il pentimento di Francesco Schiavone è una vittoria dello Stato: a 70 anni, e dopo oltre un quarto di secolo in carcere, dopo la decisione di collaborare con la giustizia di due dei suoi figli, anche Sandokan, barba e capelli grigi, stanco e invecchiato, ha fatto il salto, confermato dalla Direzione Nazionale Antimafia. Adesso sarà interessante capire quello che potrà raccontare: dall’affare rifiuti che aveva il suo epicentro proprio nell’Agro Aversano ai collegamenti con gli imprenditori anche del Nord; dagli affari con i colletti bianchi, con i politici non solo locali (nel ’90 era stato arrestato a casa di un sindaco della zona) ai rapporti e alle connivenze in mezzo mondo, ed anche i collegamenti, veri o presunti, con i terroristi, quelli di Al Qaida e non solo.
Insomma potrebbe esserci un nuovo terremoto giudiziario se davvero decidesse di vuotare finalmente il sacco, senza se e senza ma, e questo anche se gli anni sono passati e di molte vicende si è ormai quasi perso il ricordo. Adesso bisognerà anche capire quali familiari andranno in località segrete: sua moglie Giuseppina, insegnante, per esempio lo seguirà?.
Il primo della famiglia a pentirsi fu suo cugino Carmine Schiavone: non dimenticherò mai la giornata trascorsa a girare per Casal di Principe per cercare di parlare con sua figlia che non aveva voluto seguire il padre, anzi. Pioveva, nessuno per strada, incontrai Giuseppina che aveva scritto una lettera a suo padre per dirgli la sua disapprovazione per aver deciso di collaborare con la giustizia. Non volle venire in macchina con me e la troupe e allora la seguimmo, un lungo giro fino a casa dove nonostante un piccolo camino acceso faceva tanto freddo. Quella storia era il fatto più importante del giorno: ci ‘aprimmo’ il TG5. Nulla faceva pensare che proprio Francesco Schiavone si sarebbe poi deciso a collaborare. Ma il clan è ormai decimato tra arresti e omicidi tra le fazioni, la lunga detenzione, un tumore diagnosticatogli alcuni anni fa, hanno probabilmente fiaccato il vecchio boss. E adesso tanti misteri forse potranno essere chiariti.
L’avvio del percorso di collaborazione da parte di Francesco Schiavone, soprannominato ‘Sandokan’, viene confermato dalla Direzione nazionale Antimafia. Secondo quanto si apprende la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno svolto un lavoro con la massima discrezione. Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre.
Schiavone fu arrestato nel 1998 e condannato all’ergastolo nel maxi processo Spartacus e per diversi omicidi; prima di lui hanno deciso di pentirsi il figlio primogenito Nicola, nel 2018, quindi nel 2021 il secondo figlio Walter. Restano in carcere gli altri figli Emanuele Libero, che uscirà di cella ad agosto prossimo, e Carmine, mentre la moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe. La decisione di Sandokan potrebbe anche essere un messaggio a qualcuno a non provare a riorganizzare il clan, un modo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di altri possibili successori. La collaborazione di Francesco Schiavone potrebbe far luce su alcuni misteri irrisolti, come l’uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica.
L’avvio del percorso di collaborazione da parte di Francesco Schiavone, soprannominato ‘Sandokan’, viene confermato dalla Direzione nazionale Antimafia. Secondo quanto si apprende la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno svolto un lavoro con la massima discrezione. Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis. Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre.