Collegati con noi

Economia

Confindustria: la crescita è ferma, Pil 2024 solo +0,5%

Pubblicato

del

Con una stima di crescita per il 2023 che vede il Pil “avanzare di appena il +0,7%”, un aumento “già interamente acquisito a metà anno”, in questo secondo semestre l’economia italiana è ferma. “Nel 2024 in media andrà peggio, +0,5%”. Nelle previsioni di autunno del centro studi di Confindustria per il prossimo anno la stima è più che dimezzata rispetto al +1,2% ipotizzato lo scorso marzo: il Paese – avvertono gli economisti di via dell’Astronomia – “dopo il pericoloso giro sulle montagne russe degli ultimi 3 anni” oggi “sta di nuovo scivolando verso i modesti ritmi di crescita dei decenni precedenti”. C’è una “bassa crescita trainata quasi interamente dai consumi delle famiglie” che pur sono in frenata, “deboli ma resilienti”.

Come l’occupazione che segue il ritmo del Pil con stime “un po’ sopra quest’anno (+1,1%) lievemente sotto il prossimo (+0,2%)”. C’è “forte rallentamento” – rileva il centro studi diretto da Alessandro Fontana – dovuto soprattutto “all’effetto negativo dei tassi di interesse elevati e ad una dinamica negativa del commercio internazionale”. Nella manovra “solo l’8% è dedicato agli interventi sulle imprese”, poco, praticamente “niente” dice il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: gli imprenditori devono oggi affrontare “l’aumento dei costi dell’energia e la contrazione del commercio internazionale”, devono soprattutto farsi carico dei “forti investimenti” imposti dalle transizioni green e digitale.

Bisognerà ora tenerne conto – avverte – anche nel rinnovo dei contratti: servirà “una riflessione” con i sindacati, un “dialogo” per cercare “una soluzione”. Se non cambia il contesto “aumenti da 400 a fronte di zero scambio sulla produttività” saranno “impensabili”: se arriveranno quelle misure di stimolo agli investimenti più volte sollecitate dagli industriali “ci sarà la possibilità sennò con il sindacato dovremo trovare una piattaforma comune”. Che il “68% della manovra sia fatto di interventi a favore delle famiglie” risponde anche alla richiesta degli industriali di sostenere i redditi medio-bassi ma – rileva Bonomi – che solo l’8% sia dedicato alle imprese “é una deficienza perché Confindustria auspicava un sostegno alle famiglie ma la seconda parte che chiedeva era uno stimolo forte agli investimenti”; anche per il taglio del cuneo “con le leggi di bilancio che si sono susseguite si disse: ‘prima a favore dei lavoratori ma l’anno dopo ci sarà anche quello per le imprese’. Quello per le imprese non è mai arrivato, manca un pezzo”. In platea, ad ascoltare le previsioni economiche di autunno di Confindustria, c’è anche il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Bonomi gli riconosce “una capacità di visione sui veri problemi del Paese”, lo ringrazia “per 12 anni di lavoro in un periodo molto complesso”.

Visco si sofferma sul Pnrr: “La sfida non è persa” anche se “ci sono dei rinvii”. Poi avverte: “Le politiche monetarie da sole, senza una politica di bilancio, non bastano” ed è importante anche il ruolo delle parti sociali “nel contribuire con i loro comportamenti a rimettere a posto le cose”. Il Governatore della Banca d’Italia risponde poi direttamente alle preoccupazioni degli industriali che temono l’impatto sulla crescita del rialzo dei tassi e che sul fronte del credito soffrono “una frenata mai prima così brusca”. Le imprese – dice Visco – possono e devono investire anche con la stretta monetaria della Bce, magari ricorrendo al mercato dei capitali e non contando solo sulle banche. La stretta della Bce si allenta “in linea con la tendenza” di raffreddamento dell’inflazione, rileva il presidente di Unicredit, Piercarlo Padoan. E su questo fronte il centro studi di Confindustria stima: l’inflazione, attesa in media quest’anno in calo al +5,8%, “continuerà a frenare, soprattutto nei mesi finali del 2023, tornando in linea con l’obiettivo della Bce del +2,0% a fine anno”.

Advertisement

Economia

80 anni di Confcommercio,’protagonisti del divenire Italia’

Pubblicato

del

Confcommercio compie 80 anni, “un traguardo significativo che testimonia il ruolo e l’impegno della Confederazione nel sostenere lo sviluppo economico e sociale del Paese”, sottolinea l’associazione. Diverse le iniziative per questo importante compleanno, in primis la mostra che viene inaugurata alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “Ricordare il futuro”. L’esposizione vuole rappresentare e ripercorrere, con un racconto visivo e narrativo, la storia e l’identità associativa della Confederazione attraverso le conquiste e le trasformazioni che ne hanno segnato il cammino insieme a quello delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti, della cultura e delle professioni. Un archivio storico di Confcommercio con un patrimonio di documenti, immagini, oggetti e testimonianze che ripercorre l’evoluzione della Confederazione e del tessuto economico e imprenditoriale del Paese.

Sempre all’Auditorium Parco della Musica, un concerto di Fiorella Mannoia. Con l’avvio dell’evento inaugurale parte anche la campagna social di Confcommercio “Persone, imprese, comunità. 80 anni di idee, progetti e impegno” che raccoglie storie di eccellenza e di ordinaria grandezza dei settori rappresentati su tutto il territorio nazionale. #confcommerciocè, #socioconfcommercio.

“Il 29 aprile 1945 cominciava così – dalla libertà d’intraprendere e dalla volontà di ripartire – quella “storia di popolo” chiamata Confcommercio”, dice il presidente, Carlo Sangalli. Anni da “protagonisti del divenire d’Italia”, fino ad arrivare oggi “a questo ottantesimo compleanno con la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare la parte maggioritaria delle imprese italiane, quel terziario di mercato, che sostiene gran parte dell’occupazione e alimenta innovazione e sviluppo”, “consapevoli di rappresentare un modello di vita e di lavoro che dà forma alle nostre città e alle qualità del vivere comune”. Confcommercio, conclude il presidente si sente “parte responsabile del bene comune, costruttori di comunità, tassello indispensabile della storia del Paese. Della sua storia, e anche del suo futuro”.

Continua a leggere

Economia

Il costo dei dazi nei prezzi Amazon, scontro Trump-Bezos

Pubblicato

del

La guerra dei dazi fa salire la tensione fra Donald Trump e Jeff Bezos. Mentre Amazon lancia la sfida a Starlink mandando in orbita il suo primo lotto di satelliti internet, la Casa Bianca critica duramente il colosso delle vendite online per essere pronto – secondo le indiscrezioni di Punchbowl – a evidenziare nei prezzi dei suoi prodotti l’impatto dei dazi. “E’ un atto politico e un atto ostile”, ha detto senza mezzi termini la portavoce Karoline Leavitt, chiedendosi come mai la società non lo abbia fatto “quando l’amministrazione Biden ha fatto salire l’inflazione ai massimi da 40 anni”.

Le pesanti critiche sono state seguite dalla smentita di Amazon. “Il team che gestisce il nostro negozio ultra low cost Amazon Haul ha preso in considerazione l’idea di indicare i costi di importazione su alcuni prodotti. Ipotesi che non è mai stata approvata e non verrà attuata”, ha detto un portavoce sottolineando l’idea “non è mai stata presa in considerazione per il sito maggiore di Amazon”. La spiegazione di Amazon, secondo quanto riportato da Cnn, sarebbe stata preceduta dalla telefonata ‘frustrata’ di Trump a Bezos, il miliardario in prima fila al giuramento del presidente insieme alla sua futura moglie Lauren Sanchez. Una telefonata confermata dal presidente: “E’ stato fantastico, ha risolto il problema molto rapidamente e ha fatto la cosa giusta. Ho apprezzato”.

I rapporti di Trump e Bezos si erano distesi con il secondo mandato presidenziale: se nei primi quattro anni alla Casa Bianca il tycoon non ha risparmiato critiche al fondatore di Amazon, soprattutto per il suo controllo del Washington Post, ora invece fra i due ci sarebbe un legame vero. Bezos è andato diverse volte a Mar-a-Lago e ha visitato più volte la West Wing della Casa Bianca per incontrare Trump, oltre ad aver messo il bavaglio alla pagina degli editoriali del quotidiano del Watergate, ordinando che si scriva soltanto di “libertà personali e libero mercato”. Per Bezos la posta in gioco è alta considerato che il ‘first buddy’ Elon Musk è il maggiore rivale nella sua corsa allo spazio. Dopo anni di ritardo, Amazon ha finalmente lanciato i suoi satelliti internet del Progetto Kuiper nel tentativo di recuperare il terreno perso con Starlink. Bezos ha investito più di 10 miliardi di dollari nel progetto e intende utilizzare questa rete di satelliti per fornire un accesso a internet ad altissima velocità da ogni angolo del mondo, comprese le aree remote e le zone di guerra o disastrate.

Un’impresa non facile visto lo strapotere spaziale di Musk che, però, rischia di pagare anche con Starlink la sua vicinanza a Trump. Lo scontro (rientrato) fra Trump e Bezos mostra, secondo molti osservatori, il pugno duro della Casa Bianca contro qualsiasi società che metta in dubbio le sue mosse. Se Amazon avesse messo in evidenza l’impatto dei dazi nei prezzi dei suoi prodotti, decine di altre aziende avrebbero seguito la stessa strada per difendere la loro reputazione dalla possibile ira dei consumatori contro i rincari, con il rischio di alimentare le critiche a Trump e minare la sua agenda. Per cercare di attenuarne l’impatto Trump ha firmato un ordine esecutivo per allentare la pressione dei dazi sulle case automobilistiche mentre la Casa Bianca lavora ad accordi commerciali.

“Penso che abbiamo un accordo con l’India”, ha detto il presidente criticando allo stesso tempo al Cina. In un’intervista a Abc di cui sono stati diffusi degli estratti, il presidente ha messo in evidenza che Pechino “merita” tariffe al 145%. “Abbiamo una cornice di intesa con la Corea del Sud. Le trattative vanno bene anche con il Giappone”, ha aggiunto il segretario al Tesoro Scott Bessent. A chi gli chiedeva di come andassero i negoziati con l’Ue, Bessent ha risposto: “Posso rifarmi alle dichiarazioni di Henry Kissinger, ovvero chi chiamo? Alcuni Paesi europei”, come la Francia e l’Italia, “hanno imposto ingiuste tasse sui servizi digitali per i nostri internet provider. Altri Paesi non le hanno. Vogliamo veder queste tasse ingiuste rimosse”.

Continua a leggere

Economia

Bankitalia, più rischi finanziari con dazi e crypto

Pubblicato

del

La guerra dei dazi, con l’impatto economico che minaccia la crescita mondiale e con i mercati attraversati da forte instabilità, fa salire i rischi per la stabilità finanziaria globale: il segnale più recente arriva dal crollo della fiducia dei consumatori americani ai minimi dal 2020. E c’è attenzione ai rischi legati all’intenzione dell’amministrazione Trump di utilizzare le ‘stablecoin’ per promuovere il dollaro. E’ lo scenario tratteggiato dal Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia: un termometro che misura ogni sei mesi i rischi sistemici e che, rispetto allo scorso novembre, inevitabilmente ruota attorno alle misure ad alto impatto di Trump e al “notevole aumento dell’incertezza e di tensioni sui mercati finanziari” che ne sono seguiti: previsioni di crescita ulteriormente ridimensionate” dopo i maxi-dazi annunciati il 2 aprile, con una probabilità di recessione negli Usa quest’anno “significativamente aumentata”.

Proprio oggi la fiducia dei consumatori Usa è crollata a 86 punti, mai così bassa dal 2020, mentre il sentiment economico nell’area euro è tornato a scendere. L’Italia, come i partner europei, non è al riparo. “L’alto debito pubblico e la scarsa crescita dell’economia italiana rimangono fattori di vulnerabilità”, si legge nel documento di 49 pagine. I dazi potrebbero far peggiorare la qualità dei prestiti bancari, con le banche italiane più esposte della media europea allo scenario di un calo degli utili delle imprese esportatrici superiore all’1% a causa dei dazi Usa. Nel complesso “i rischi per il sistema finanziario italiano restano comunque moderati”. Le banche sono ben capitalizzate, e vengono in aiuto una bassa disoccupazione; uno spread dei Btp sull’ottovolante con i treasuries Usa, ma più basso che nello scorso autunno; una posizione netta creditrice sull’estero che ha indotto S&P a migliorare il rating, a beneficio dell’interesse estero sui titoli italiani.

Il ‘faro’ di Bankitalia guarda anche a rischi specifici come l’alto numero (119) di incidenti operativi o cibernetici che hanno colpito gli intermediari nel 2024, e gli 85 miliardi di euro di ‘certificates’, strumenti finanziari complessi, nei portafogli italiani di cui quasi due terzi retail: il valore più alto fra i Paesi europei, da tempo all’attenzione di Via Nazionale e Consob. Bankitalia – come la Bce – monitora poi con attenzione i piani sul fronte della finanza digitale dell’amministrazione Trump, da cui arrivano segnali di forte sostegno alle attività crypto e avversione all’euro digitale. Per ora i dazi non hanno fatto altro che indebolire il dollaro, creando addirittura un’opportunità per l’euro sottolineata dal membro del board della Bce Piero Cipollone, a patto di realizzare l’Unione dei risparmi e investimenti e un titolo comune europeo.

Ma ci sono due osservati speciali, il ‘Genius Act’ e lo ‘Stable Act’, due proposte di legge americane tese a promuovere le stablecoin, attività che a fronte di un ‘token’ hanno riserve in valuta, specie dollari. Alcuni economisti ipotizzano che serviranno a irrobustire il ruolo internazionale del dollaro. I rischi, per Bankitalia, arriverebbero se nelle due proposte ci fosse una rottura con i principi globali concordati nel Financial Stability Board e con la normativa più stringente del regolamento europeo Micar. Se dal 10% del mercato crypto attuale le stablecoin arrivassero ad assumere una dimensione sistemica – avverte Bankitalia – potrebbe esserci una “eccezionale domanda di titoli pubblici degli Stati Uniti”, ma in caso di dissesto dell’emittente il rischio è una corsa a liquidare che “provocherebbe tensioni sui mercati dei titoli pubblici americani e ripercussioni su altri comparti del sistema finanziario globale”. Non solo: se nell’area dell’euro si affermassero come sistema di pagamento stablecoin in euro offerti da intermediari Usa, secondo il Rapporto si rischiano “implicazioni anche per il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento e per la stessa sovranità monetaria”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto