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Concorso per la cattedra di diritto privato alla Sapienza, Conte non rinuncia ma rinvia l’esame

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Il sogno di Giuseppe Conte è quello di prendere la cattedra di Diritto Privato all’università La Sapienza di Roma che fu del suo mentore, Guido Alpa. Un sogno per ora rimandato già che di professione fa a tempo pieno il Presidente del Consiglio. Al concorso per quella cattedra sembrava volesse o dovesse rinunciare. E invece quella che era sembrata una frase definitiva sul suo ritiro dal concorso — pronunciata pochi giorni fa, il 6 settembre, poche ore dopo che Politico Europe aveva rivelato la volontà del premier di partecipare — sarebbe stata invece l’annuncio di un rinvio dell’esame di inglese legale. A riportalo è ancora Politico Europe

La partecipazione di Conte — già titolare di una cattedra all’università di Firenze, dalla quale ha ottenuto l’aspettativa non retribuita per poter svolgere il ruolo di presidente del Consiglio — al concorso aveva sollevato dubbi di opportunità. Perché il premier si sarebbe dovuto sottoporre, infatti, al giudizio di una commissione giudicante per un posto in una università pubblica, sui fondi della quale – nella potestà di presidente del Consiglio dei ministri – Conte stesso può esercitare un potere. Secondo il suo mentore Guido Alpa, però, Conte avrebbe fatto male a rinunciare: non solo perché “preparatissimo”, ma anche perché “partecipando non avrebbe infranto alcuna norma”.

L’esame di inglese legale, parte del processo di selezione, era previsto per la data di oggi all’Università La Sapienza. La candidatura di Conte, che era stata avviata a febbraio — prima, dunque, che il professore venisse indicato da 5 Stelle e Lega come presidente del Consiglio — è stata valutata il primo agosto e il 4 settembre dalla commissione esaminatrice che però — in una mossa inusuale — non aveva dato alcun conto del processo sul sito dell’ateneo. Gli altri due candidati alla cattedra — Mauro Orlandi e Giovanni Perlingieri — stamattina si sono presentati per l’esame, ma hanno saputo dalla commissione che il premier non avrebbe potuto partecipare. La commissione ha chiesto loro di posporre l’esame, e i due — secondo quanto riportato da Politico — avrebbero accettato.
Sul tema è intervenuto anche il vicepremier Luigi Di Maio. “Io ero in conferenza stampa con lui quando vi ha detto che avrebbe riconsiderato il suo impegno”, ha detto ai giornalisti. “Poi ovviamente il riconsiderare il suo impegno fa parte di decisioni che prenderà”.

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Campo largo sfumato a Taranto, Conte contro Emiliano

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“Ricordate il Cantiere Taranto? Abbiamo stanziato un miliardo e duecento milioni anche per far diventare Taranto sempre più centrale nel Mediterraneo e abbiamo fatto di tutto per realizzare questi progetti. Ora c’è Giorgia Meloni al governo e vediamo le cose come vanno”. Ultimi appelli per Taranto dal leader del M5s Giuseppe Conte, oggi in Puglia per sostenere i candidati pentastellati in vista delle amministrative del 25 e 26 maggio. Nel capoluogo ionico è sfumato, almeno per il momento, il campo largo. Il centrosinistra ha puntato su Piero Bitetti, esponente di Con ed ex presidente del Consiglio comunale. I pentastellati pretendevano discontinuità. L’accordo non c’è stato e il M5s ha dunque deciso di presentare un proprio candidato, anzi una candidata, la giornalista Annagrazia Angolano, unica donna in corsa in questa competizione. In tutto sono sei i candidati sindaco. Giuseppe Conte è stato prima a Triggiano (Bari), poi a Massafra e infine a Taranto, dove si gioca una sfida simbolica.

Il leader pentastellato ha scelto parole nette, rivendicando il lavoro del suo governo e attaccando frontalmente il centrodestra, ma anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. “Noi con il nostro governo abbiamo migliorato le condizioni a favore della collettività di Taranto”, ha dichiarato Conte, puntando il dito contro l’attuale esecutivo. “Il disastro finanziario e industriale firmato Meloni-Urso è sotto gli occhi di tutti. Sono stati buttati 1,5 miliardi di soldi pubblici – ha puntualizzato – per rilanciare gli altiforni, ma la produzione è quasi ferma. E sono stati sottratti 400 milioni dalle bonifiche, che non si faranno più”. Per il leader del M5s serve una “nazionalizzazione dello stabilimento e un accordo di programma che garantisca occupazione e sviluppo sostenibile. Piuttosto che togliere le risorse, incrementare quelle per le bonifiche. Dobbiamo assolutamente utilizzare i soldi del Pnrr”. Conte è tornato anche su un altro cavallo di battaglia: “L’anno scorso – ha rammentato – chiesi un Patto per la legalità in Puglia. Noi non cerchiamo poltrone, ma un cambio di passo su un tema imprescindibile”.

Sul governatore Michele Emiliano ha detto: “Non l’ho mai attaccato ma è stato lui a colpire noi, forse perché ci ritiene scomodi. Ci ha attribuito falsità sull’Ilva e su scelte che risalgono a prima del nostro governo. Forse ha paura della nostra asticella alta”. E ha aggiunto: “Dopo tanti anni al potere, il rischio è che ci si adagi. Ma la politica è confronto, non attacchi a freddo”. A stretto giro la replica del governatore pugliese: “Nessun attacco a Conte da parte mia. Per evitare che si creino incomprensioni da botta e risposta a distanza, meglio parlarsi direttamente”, ha detto Emiliano. La chiusura dell’intervento di Conte è sul voto amministrativo a Taranto: “non corriamo da soli, corriamo con i cittadini”.

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De Luca, trasporti e… monumenti: “Nel Pd per fare carriera bisogna essere imbecilli”

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Altro che venerdì di relax: in Campania il fine settimana inizia col botto, versione social. A premere il grilletto verbale è, come da tradizione consolidata, Vincenzo De Luca, che nella sua diretta Facebook settimanale ha deciso di riscrivere le regole della comunicazione istituzionale: tra mistificazione, miracoli e monumenti immaginari.

Questa volta nel mirino del governatore — ormai più performer che presidente — è finito uno dei suoi bersagli preferiti: il Partito democratico, suo ex amore tossico. E l’argomento, nemmeno a dirlo, è quello dei trasporti.

“Dovrebbero fare un monumento alla Regione Campania per quello che ha fatto in questi anni”.

Un monumento? Forse in ghisa, posizionato tra due treni della Circum in ritardo, con il volto di De Luca scolpito in espressione accigliata, a sgridare i pendolari che osano lamentarsi. Ma attenzione: la statua non deve essere inaugurata da esponenti del Pd, perché — parola di governatore — “nel Pd per fare carriera bisogna essere imbecilli”. Una frase che neanche Totò avrebbe osato scrivere in una sceneggiatura.

L’attacco, come sempre, ha un suo stile: sarcastico, apocalittico, autocompiaciuto. Ma anche molto lucido nel bersagliare “i politicanti di Roma” che, a suo dire, si dividono le regioni come le fette di un panettone di pessima qualità:

“Una Regione a me, una a te, senza pensare alle famiglie e alle imprese”.

Nel frattempo, in Campania — annuncia il presidente — il trasporto pubblico sarebbe “eccellente nel 90% dei casi”. Il restante 10%, ovvero la famigerata Circumvesuviana, viene elegantemente definita ‘una criticità’, come se fosse solo una leggera sbucciatura su un’opera d’arte.

E per chi osa criticare, De Luca ha una domanda semplice e diretta:

“Tu che cosa proponi? Il nulla.”

Il nulla, appunto. Come le coincidenze a Porta Nolana.

Alla fine del sermone settimanale, resta un messaggio chiaro: se vi capita di parlare con uno che osa dire che i treni in Campania non funzionano, fategli presente che ha appena offeso un miracolo. E ricordate: se siete nel Pd e non siete imbecilli, forse state sbagliando partito.

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De Luca strizza l’occhio al terzo polo e sfida il centrosinistra: «Non torniamo alla palude burocratica»

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Un invito deciso, quasi un monito, quello lanciato da Vincenzo De Luca ieri a Città della Scienza, dove si è svolto “Industria Felix”, evento che premia le eccellenze imprenditoriali. Davanti a una platea di imprese, il governatore campano ha messo sul tavolo i primi segnali di uno smarcamento dal centrosinistra, aprendo di fatto il cantiere di un terzo polo regionale in vista delle elezioni.

L’appello agli imprenditori

«Faremo di tutto per impedire che la Campania torni a essere una palude burocratica. E vi chiediamo di accompagnarci in questa battaglia», ha dichiarato De Luca, invocando il sostegno del tessuto produttivo campano per una nuova sfida politica che potrebbe vederlo ancora protagonista, seppure in vesti diverse. In campo, infatti, potrebbero scendere l’assessore Lucia Fortini, data in pole per la candidatura a presidente, o in alternativa il vicepresidente Fulvio Bonavitacola. Lui, invece, potrebbe ricoprire il ruolo di capolista-consigliere.

Frecciate a Roma e al suo partito

Nel suo intervento, De Luca non ha risparmiato critiche alla politica nazionale, attaccando frontalmente la logica romana secondo cui «le Regioni sono merce di scambio» e criticando la cultura dell’apparenza: «In Italia se portate risultati siete condannati a morte. Funziona di più se sei ciuccio e fai pubbliche relazioni». E ancora, sulla scelta di restare in campo: «Mi converrebbe fare una vita tranquilla, come tanti miei colleghi che fanno solo cerimonie. Ma non riesco».

Dubbi sui referendum e sul salario minimo

Sul piano politico, De Luca si è espresso anche sui referendum promossi dal centrosinistra, annunciando che andrà a votare, ma esprimendo perplessità su alcuni quesiti, in particolare quello sulla sicurezza sul lavoro. E lancia un affondo anche sul salario minimo — misura simbolo del Pd targato Schlein — definendolo un «boomerang»: «I contratti collettivi hanno un costo del lavoro ben superiore ai 9 euro. Così si rischia di far saltare l’apprendistato».

Forza Italia scalda i motori per Napoli 2027

Intanto, sul fronte del centrodestra, Forza Italia lancia la sfida per le comunali del 2027 a Napoli. Ieri pomeriggio, nel corso di una riunione con le 10 municipalità, sono state presentate le mozioni programmatiche da parte dei candidati alla segreteria cittadina. A guidare i lavori Francesco Battistoni, responsabile nazionale dell’organizzazione, con gli interventi del coordinatore regionale Fulvio Martusciello, del vice Gianfranco Librandi e del sottosegretario Tullio Ferrante.

«Serve restituire a Napoli un governo di centrodestra», ha dichiarato Librandi. E Battistoni ha aggiunto: «Programmare oggi la campagna per le Comunali del 2027 dimostra che stiamo facendo un grande lavoro». Una dichiarazione d’intenti, che fotografa un quadro politico in fermento su entrambi i fronti.

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