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Cronache

Cinque morti sul lavoro, per uno era il primo giorno

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La strage sul lavoro non si ferma – 1.500 morti l’anno scorso secondo dati prudenziali dei sindacati e centinaia già nei primi mesi del 2023 – e oggi si registra un nuovo pesantissimo tributo di sangue. Cinque lavoratori non faranno più ritorno a casa: tre sono deceduti in Lombardia, di cui uno al primo giorno in un’azienda e un altro padre di un bambino di 8 mesi, uno in Sardegna e il quinto in Calabria. Sconcerto e rabbia da parte dei sindacati: la Cub punta l’indice contro la precarietà e chiede controlli “veri” e l’istituzione del reato di ‘omicidio sul lavoro’, la Cgil pretende “interventi immediati e non solo parole: è una guerra continua”. Un giovane, di 25 anni, è morto oggi pomeriggio all’ospedale Niguarda di Milano dove risiedeva, per le ferite riportate stamani in un infortunio avvenuto alla Crocolux, un’azienda tessile che si occupa della produzione di accessori in pelle a Trezzano sul Naviglio in provincia del capoluogo. L’operaio era al suo primo giorno di lavoro ed è rimasto schiacciato sotto un pesante macchinario.

Ha riportato un trauma cranico e toracico e ferite a una gamba e a un braccio rivelatesi fatali. Abdul Ruman, era originario del Bangladesh. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: ha disposto l’autopsia, il sequestro del macchinario, e indagini per appurare se il giovane aveva un regolare contratto. A Bagolino, in provincia di Brescia, è rimasto ucciso un uomo di 33 anni. Secondo le prime ricostruzioni a travolgerlo non è stata la pianta che stava direttamente tagliando, mentre potava alcuni alberi in strada, ma una vicina danneggiata da anni dopo la tempesta Vaia del 2018. Era residente nel paese della Valsabbia, e lavorava per un’azienda locale. Sposato da poco, Daniele Salvini era padre di un bambino di otto mesi. Una vittima anche in Sardegna: sempre stamani all’Ecocentro di Portoscuso, nel Sulcis, un uomo è caduto in un compattatore di rifiuti ed è deceduto all’istante.

I medici del 118 sono intervenuti con un’ambulanza e l’Elisoccorso, ma non hanno potuto salvargli la vita. I carabinieri stanno ricostruendo l’esatta dinamica dell’incidente e accertando eventuali responsabilità. Quarta vittima a Rende, in provincia di Cosenza dove un uomo di 62 anni impegnato in alcuni lavori di tinteggiatura in un’azienda nella zona industriale si trovava su un ponteggio quando, per cause ancora in corso di accertamento, è precipitato nel vuoto da un’altezza di tre metri. E’ morto all’ospedale di Cosenza poco dopo il ricovero. Infine – quinto lavoratore – ha perso la vita un operaio di 60 anni, nel pomeriggio, dopo essere caduto da un’impalcatura all’interno di un cantiere edile a Macherio (Monza). Italiano e con lunga esperienza, residente a Cantù, ha perso l’equilibrio ed è caduto da un’altezza di circa due metri battendo a terra la nuca.

E’ deceduto durante il tragitto verso l’ospedale di Desio (Monza). Vincenzo Greco, della segreteria Cgil Milano e responsabile sicurezza sul lavoro, sottolinea che “siamo di fronte a una tendenza che non si inverte e questo è un fatto drammatico. Bisogna far rispettare la legalità cioè rapporti lavoro contrattualizzati, le norme sulla sicurezza soprattutto sulla prevenzione e un sistema di controlli e sanzioni che non faccia passare l’idea di impunità”. Durissimo il segretario nazionale della Cub, Walter Montagnoli: “E’ una vergogna, governo dopo governo non cambia nulla: si istituisca il reato di omicidio sul lavoro e si chiudano le aziende, mantenendo il salario per i lavoratori, che non rispettano le leggi”.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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