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Centrodestra all’attacco: radere al suolo campi rom

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I campi rom vanno rasi al suolo; il centrodestra ne ha sgomberato uno solo e ora specula in modo “vergognoso”: la morte di Cecilia De Actis, travolta da un’auto rubata guidata da quattro ragazzini di origini rom, ha rialimentato la storica polemica sui campi nomadi a Milano, con tutto il centrodestra all’attacco, a partire dal vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini che punta dritto al sindaco Giuseppe Sala. “Campo rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo, dopo anni di furti e violenze, pseudo ‘genitori’ da arrestare e patria potestà da annullare. Sindaco Sala e sinistre, ci siete???” ha chiesto sui social Salvini, seguito dai suoi due vicesegretari, Silvia Sardone, che ha parlato di un “punto di non ritorno” e Roberto Vannacci che ha additato la “responsabilità enorme” di “chi governa Milano” portando avanti “politiche fallimentari” e “campi tollerati nonostante degrado e illegalità”.

In una nota il partito attacca invece l’intero “modello Milano”, che “mostra i suoi limiti”. “Sulla morte di una persona in circostanze così terribili trovo vergognoso speculare, soprattutto da parte di alti rappresentanti del governo” ha replicato Sala rivendicando le politiche di dismissione dei campi. “Le giunte di centrosinistra – ha aggiunto – ne hanno chiusi 24, 4 autorizzati e 20 irregolari, in 12 anni, dal 2013 al 2024. Le giunte di centrodestra, che adesso gridano, quando sono state al governo della città solo uno” e “ignorare queste informazioni in maniera strumentale per farsi pubblicità, vuol dire prendere in giro i cittadini”. Unico punto su cui Sala e Salvini si sono trovati d’accordo è che “le famiglie dei ragazzi coinvolti” tutti sotto i 14 anni e quindi non imputabili “devono rendere conto di quanto è successo”. “‘Vergognoso’ – ha ribattuto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara – è solo non fare nulla lasciando che bambini e ragazzi minorenni crescano nel degrado, nella illegalità, nella assenza di istruzione, nella mancanza di regole”.

“Vigilerò – ha promesso – perché l’obbligo per le scuole di segnalare gli abbandoni scolastici, per i sindaci di ammonire i genitori e per i pm di avviare l’azione penale sia rispettato ovunque e nei confronti di chiunque”. “Tutti i campi rom della città vanno controllati h. 24 e se non si riesce, allora bisogna subito sgomberarli e chiuderli” ha detto l’ ex vicesindaco Riccardo De Corato, rivendicando che il centrodestra nel solo 2010 ha realizzato “531 sgomberi” mentre il deputato di FdI Marco Osnato ha aggiunto che “oggi è il momento di cambiare”.

Tre milioni spesi per le politiche di integrazione “rappresentano uno schiaffo ai milanesi onesti che pagano le tasse” secondo il capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino Alessandro Verri mentre il responsabile Sicurezza di Fi Lombardia Filippo De Bellis ha chiesto lo sgombero dei campi rom abusivi, regolarizzazione tributaria di quelli ‘ufficiali’ con anche un censimento dei minori presenti. “Milano, al di là delle vicende urbanistiche – ha concluso Mariastella Gelmini di Noi moderati -, ha bisogno di un nuovo modello”. Se ne parlerà in campagna elettorale.

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Nomine Bellavite e Serravalle al Nitag, bufera politica e scientifica: oltre 21mila firme per la revoca

Cresce la polemica sulle nomine di Bellavite e Serravalle al Nitag. Comunità scientifica e politica chiedono la revoca. Petizione Pts supera le 21mila firme.

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È scontro aperto sulle nomine di Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle nel Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag) del ministero della Salute. Le pressioni politiche e scientifiche per la loro revoca si fanno sempre più forti, dopo che i due medici hanno in passato espresso posizioni contrarie ai vaccini.

Pressioni sul ministro Schillaci

Secondo indiscrezioni, il ministro della Salute Orazio Schillaci avrebbe pronto un decreto per revocare l’intero Nitag. Il vicepresidente di Italia Viva Davide Faraone attacca sui social: “Smetta di farsi dettare la linea dalla maggioranza No vax che lo ha messo sulla poltrona”. Sul fronte opposto, i parlamentari della Lega Alberto Bagnai e Claudio Borghisostengono che “la scienza è discussione, non imposizione di pensiero unico” e invocano un “ricambio totale” rispetto alla gestione precedente.

Mobilitazione della comunità scientifica

Dopo il Nobel per la fisica Giorgio Parisi, anche il farmacologo Silvio Garattini ha aderito alla petizione del Patto trasversale per la scienza (Pts) per chiedere la sostituzione dei due membri, definendo “inaccettabile” che un comitato di tale importanza ospiti figure con “mentalità antiscientifica” o legate all’omeopatia.

Il Pts accusa Bellavite e Serravalle di aver promosso “contenuti pseudoscientifici” e di rappresentare “un grave segnale di legittimazione di teorie antiscientifiche” che potrebbe minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni sanitarie e favorire l’esitazione vaccinale.

Petizione oltre quota 21mila firme

Alla protesta hanno aderito anche il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta e l’infettivologo Matteo Bassetti, che sui social invitano a firmare. La petizione ha superato le 21.500 firme, come conferma il presidente di Pts Guido Poli: “Ci eravamo prefissati mille firme e sono state superate in poche ore. I cittadini non sono disinteressati a scienza e medicina”.

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Ponte Morandi, Mattarella: “Mai più negligenza sulla sicurezza delle infrastrutture”

Commemorazione a Genova per le 43 vittime del Ponte Morandi. Mattarella richiama alla responsabilità sulla sicurezza delle infrastrutture, Meloni: “Sete di verità e giustizia”.

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Nel settimo anniversario del crollo del Ponte Morandi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato una lettera alla sindaca di Genova Silvia Salis per ricordare le 43 vittime e ribadire la necessità di garantire la sicurezza delle infrastrutture. “La tutela delle infrastrutture, per garantire piena sicurezza nella circolazione – ha scritto – non ammette alcuna forma di negligenza”.

Alle 11.36, ora esatta del crollo, è stato osservato un minuto di silenzio al Memoriale 14.08.2018, che custodisce testimonianze della tragedia. Sotto al nuovo viadotto San Giorgio sono state deposte corone di fiori alla presenza di parenti, cittadini e istituzioni.

Commozione e dolore dei familiari

I familiari delle vittime, visibilmente commossi, hanno ricordato i loro cari. “È sempre molto difficile sopportare la mancanza – ha detto uno di loro – ma quest’anno il dolore lo sentiamo ancora più forte”.

La premier Giorgia Meloni ha sottolineato in una nota che “è ancora vivissima la sete di verità e giustizia, invocata con tenacia dai familiari e sostenuta dal popolo italiano”. L’arcivescovo di Genova Marco Tasca ha celebrato una messa nella Chiesa di San Bartolomeo della Certosa, invocando “una giustizia decisa”.

Il messaggio delle istituzioni

La sindaca Silvia Salis si è rivolta ai parenti con un messaggio diretto: “Come istituzione vi chiedo scusa per il tempo che state aspettando per avere risposta alle vostre domande”. Ha inoltre annunciato l’impegno a rendere il Memoriale un punto di riferimento educativo per le scuole.

Il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi ha ricordato l’attesa per una sentenza che consenta di legiferare su basi solide, mentre il presidente ligure Marco Bucci ha ribadito la volontà di evitare che tragedie simili possano ripetersi.

Egle Possetti, portavoce dei familiari, ha ringraziato Rixi per il sostegno, ma ha anche evidenziato l’assenza di molte istituzioni nazionali: “Ogni anno vediamo sempre meno rappresentanti, la loro assenza è un macigno”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Sindaco di Genova, Silvia Salis, il seguente messaggio:

«Il 14 agosto 2018 segna una pagina drammatica nella storia del nostro Paese: quarantatré vite spezzate, centinaia di persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni.

Una ferita indelebile nel cuore di Genova, della Liguria, dell’Italia.

Il crollo del Ponte Morandi ha segnato un severo richiamo alle responsabilità pubbliche e private in tema di sicurezza delle infrastrutture. Un punto di non ritorno a pratiche che hanno generato un disastro di quelle proporzioni.

La comunità locale e la comunità nazionale hanno reagito con straordinario spirito di solidarietà accanto agli immediati soccorsi offerti dalle autorità preposte per arginarne le catastrofiche conseguenze.

La rapida ricostruzione di un così importante tratto stradale, il Ponte Genova San Giorgio, riconnettendo la Città e l’Italia, è stata un atto di ripartenza.

La tutela delle infrastrutture, per garantire piena sicurezza nella circolazione, non ammette alcuna forma di negligenza.

Nel commemorare le vittime del Ponte Morandi, la Repubblica si unisce al dolore dei familiari».

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Regionali in Calabria tra veti e dissidi, è un caso audio del segretario regionale SI Fernando Pignataro

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Diventa un caso, in Calabria, un vocale del segretario regionale di Sinistra Italiana Fernando Pignataro (nella foto), in cui sintetizza per i dirigenti del suo partito l’esito della riunione per la nascita del campo largo in vista della regionali del 5 e 6 ottobre. Un vocale destinato ai suoi in cui parla di veti incrociati sul candidato presidente ma rimbalzato in varie chat, anche di esponenti di centrodestra, e diventato, di fatto, pubblico creando non pochi imbarazzi nel centrosinistra. L’esponente di Sinistra italiana spiega che l’appoggio del Pd alla eventuale candidatura di Pasquale Tridico, europarlamentare M5S, non sarebbe altro che un espediente dei dem per “porre un freno a un’eventuale candidatura di Avs”, individuata dal partito nel sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi.

La candidatura Tridico, dunque, celerebbe una strategia con l’ex presidente dell’Inps che avrebbe “messo in difficoltà il Pd con una rinuncia quasi definitiva”. In tutto questo il Movimento l’avrebbe accettata pur sapendo che non si sarebbe concretizzata per portare avanti il nome della deputata Vittoria Baldino. Un “gioco delle parti un po’ sporco”, lo definisce Pignataro paventando un veto su Stasi “attribuito al gruppo del senatore Nicola Irto”, segretario regionale dem e altro possibile candidato alla presidenza. Pignataro si spinge anche a informare i suoi che metà delle forze del campo larghissimo, in caso di rinuncia di Tridico, sarebbero pronti a sostenere Stasi. Al vocale preferisce non replicare la coordinatrice calabrese del Movimento Anna Laura Orrico.

“Politicamente abbiamo delle questioni molto più importanti da affrontare” dice, a cominciare dal costruire la coalizione di centrosinistra da “contrapporre alle destre e soprattutto all’arroganza di un presidente Occhiuto che disfa e fa a suo piacimento senza avere alcun rispetto per i calabresi”. Silenzio, invece, da parte del Pd ed in particolare da Irto. Torna a parlare invece, proprio Pignataro, esprimendo la propria stima all’esponente dem e scusandosi con “gli attori di questa vicenda se è venuta fuori una discussione interna e ha potuto minimamente mettere in difficoltà il tavolo”.

Ma soprattutto, Pignataro, rivendica quanto detto nel vocale. “Credo che la titolarità della proposta per la Calabria sia appannaggio nostro – dice – per una questione di quadro nazionale”. Del candidato in pectore di Avs, Pignataro sottolinea la “capacità di penetrazione, anche trasversale, che ha in tutta la regione”. Il segretario regionale di Sinistra italiana spiega anche che alcuni sondaggi danno il centrosinistra sotto di quattro punti. Un gap per superare il quale, “un cavallo di razza che girerà tutta la Calabria e che, soprattutto, fa breccia nei giovani crediamo possa essere la carta vincente”.

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