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In Contropiede

Castiello in aria, la leghista di Afragola ora sogna lo scranno di presidente della Regione Campania e Matteo il lùmbard senza più Elisa è pronto a darglielo

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Telefonini roventi sull’asse Milano-Roma-Napoli-Afragòla. Che succede? Succede che Giuseppina Castiello, detta Pina, si è messa in testa di candidarsi alla presidenza della Regione Campania, per il centrodestra, tra un anno e mezzo. Che c’è di strano? Nulla, se non fosse che la Castiello è un esponente della Lega Nord. Eletta in Parlamento con la lista del Carroccio, la Castiello è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Mezzogiorno.

Esempio fulgido di rinnovamento della classe dirigente, Pina Castiello, di Afragola, è alla quarta legislatura: dal 2006 ad oggi ha militato in An, nel Pdl e in Forza Italia, prima di essere folgorata sulla via di Pontida. Sia lei che Gianluca Cantalamessa,  altro esponente del meridionalismo in salsa Pontidiana, sono, secondo molte e attendibili indiscrezioni, i “pupilli” di Vincenzo Nespoli (eccoli tutti e tre nella foto a tavola), ex parlamentare di centrodestra, finito al centro di vicissitudini giudiziarie che non ne hanno spento l’entusiasmo salviniano dopo essere stato in altre vite almirantiano, tatarelliano e infine finiano: in molti sostengono che sia lui a tirare le fila dei leghisti campani. Il deus ex machina, il burattinaio, poi ognuno sceglie la parola che più gli piace. Di sicuro Nespoli da Afragola non si occupa di sicurezza e vigilanza ma fa politica attiva ed è il papà putativo della Castiello e di Cantalamessa.

Riuscirà una leghista doc (?) come Pina Castiello a ottenere una candidatura alla presidenza della Regione Campania, proprio mentre il suo partito sta spingendo al massimo sull’acceleratore dell’autonomia del Veneto e della Lombardia, autonomia che produrrebbe effetti drammatici sulle regioni del meridione? È la domanda che si fanno gli altri due candidati già in pista: il presidente uscente, Vincenzo De Luca, e soprattutto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che non vede l’ora di condurre la campagna elettorale all’insegna della lotta alla Lega.

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Economia

Sbarra lascia la Cisl, ‘partecipazione è passo storico’

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L’ultima assemblea di Luigi Sbarra alla guida della Cisl. Che lascia, vedendo ad un passo il “risultato storico” sulla legge sulla partecipazione al lavoro, cavallo di battaglia del sindacato. Un traguardo che rilancia alla vigilia del passaggio di testimone all’attuale segretaria generale aggiunta, Daniela Fumarola, e tema su cui si rinsalda il sostegno del governo. Così come sulla linea del dialogo. Lo conferma la stessa premier Giorgia Meloni, che interviene all’assise insieme alla ministra del Lavoro, Marina Calderone. La sintonia è chiara, il riconoscimento reciproco.

“Siamo un sindacato riformista e responsabile, dall’altra c’è un sindacato antagonista”, con i suoi “no ideologici”, dice Sbarra dal palco. Nel mirino, in primis, la Cgil di Maurizio Landini, anche se non viene mai nominato. La premier richiama proprio lo slogan dell’assemblea, “Il coraggio della partecipazione”, un titolo che riguarda “un’altra grande sfida”, che è innovare il modello economico produttivo “coniugando sussidiarietà e crescita. Il che significa rifondare la dinamica fra impresa e lavoro, superando una volta per tutte – scandisce – questa tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina ancora a sostenere”. Il percorso sulla proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese, su cui la Cisl ha raccolto 400mila firme e che poi è diventata il testo base in discussione al parlamento, è ormai a buon punto. “Siamo ad un appuntamento con la storia”, rimarca il leader uscente.

“Grazie alla tenacia di Gigi, sarà la legge Sbarra”, anticipa Fumarola. E tutti rimarcano che “finalmente dopo settantasette anni” si darà attuazione all’articolo 46 della Costituzione. Ma sulla proposta non sono mancate le critiche di Landini – per Sbarra “grottesche” – che invece da tempo, con la Uil, chiede una legge sulla rappresentanza. Per Sbarra “ad essere assurdo e fuori luogo, è che a scagliarsi contro l’applicazione di un principio costituzionale sia chi un giorno sì e l’altro pure lancia allarmi per le minacce che incombono sulla democrazia”, la stoccata. Anche Calderone rimarca la via del dialogo “e non dell’urlo con le coronarie che saltano”. E la posizione del governo: nel corso delle interlocuzioni “non sempre siamo stati d’accordo, ma assolutamente concordi” con la Cisl “nel valorizzare i contratti collettivi, dire no ad una legge sul salario minimo e ad una legge sulla rappresentanza”. Domani, dunque, il cambio al vertice e l’elezione della nuova segretaria generale, Daniela Fumarola, la seconda donna alla guida della Cisl. Per Sbarra, invece, in vista l’idea di realizzare una Fondazione Cisl da dedicare a Franco Marini.

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Esteri

Ue a Meta: la moderazione dei contenuti non è censura

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Prima Elon Musk, poi Mark Zuckerberg. Quasi una manovra a tenaglia. Il primo destabilizza l’Europa prendendo di mira capi di Stato e di governo nei suoi post e spinge i movimenti di estrema destra, il secondo – sull’onda di una conversione tardiva al trumpismo – si scaglia contro l’eccessiva regolamentazione dell’Unione Europea ed evoca persino la censura. L’Ue non vuole alzare i toni, pur vedendo le nubi addensarsi all’orizzonte. Non è il suo stile, diciamo. Eppure tocca marcare il territorio: “La moderazione dei contenuti – nota Bruxelles – non significa censura”.

“La libertà di espressione è al centro del Digital Services Act (Dsa), che stabilisce le regole per gli intermediari online per contrastare i contenuti illegali, salvaguardando la libertà di espressione e d’informazione online: nessuna disposizione del Dsa obbliga le piattaforme a rimuovere i contenuti leciti”, dichiara un portavoce della Commissione Europea in risposta alle accuse del patron di Facebook. Il Digital Services Act insomma non è il diavolo né, tantomeno, un bavaglio orwelliano, semmai un giusto compromesso per dar vita ad un’esperienza online “più equa e rappresentativa”, rispettando la diversità e l’individualità di tutti gli utenti, anche (e soprattutto) affrontando “i pregiudizi negli algoritmi di raccomandazione”.

In pratica la condanna della bolla, che però genera traffico e interazioni. Sul fronte Musk Parigi sta alzando i toni. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha esortato la Commissione Europea – che per ora ha appunto scelto un profilo basso per “non alimentare le polemiche” – ad agire “con la più grande fermezza”, immaginando persino la “sospensione del servizio”, già prevista dalle leggi comunitarie.

“O la Commissione applica le norme che ci siamo dati per proteggere il nostro spazio pubblico, o non lo fa, ma allora dovrà restituire agli Stati membri dell’Ue, e dunque alla Francia, la capacità di farlo: dobbiamo svegliarci”, ha tuonato. Ad affiancarsi è pure il premier spagnolo Pedro Sanchez. Con affermazioni durissime. “Il fascismo – ha dichiarato – è già la terza forza politica in Europa e l’internazionale dell’ultradestra, guidata dall’uomo più ricco del pianeta, attacca apertamente le nostre istituzioni, attizza l’odio, fa appello ad appoggiare gli eredi del nazismo in Germania alle prossime elezioni”.

Resta da vedere cosa decideranno di fare i 27. Al momento, a quanto si apprende, il tema non sarà affrontato al Comitato dei rappresentanti permanenti di domani, il primo del 2025. L’attività più frenetica si riscontra nelle capitali. Domani, ad esempio, ci sarà una visita lampo a sorpresa nel Regno Unito del presidente francese Emmanuel Macron, che sarà ricevuto dal premier britannico Keir Starmer, colpito da una violenta campagna di denigrazione su X – istigata da Musk – per il presunto insabbiamento dello scandalo degli stupri collettivi ai danni di bambine e ragazze avvenuti in alcune comunità pachistane dell’Inghilterra del nord, roccaforti elettorali del Labour.

L’agenda ufficiale dell’incontro si concentra su altro ma ormai non può che saltare all’occhio come (quasi) tutte le principali capitali d’Europa – Londra, Parigi, Berlino e Madrid – si siano schierate contro il neo-oligarca sudafricano, a breve membro a tutti gli effetti dell’amministrazione americana. Musk, ha detto invece il segretario di Stato Usa Antony Blinken, “si esprime da privato cittadino e ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, come ogni americano”.

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In Contropiede

Troppi iscritti ad odontoiatria, rischio disoccupazione

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Con gli accessi a Odontoiatria previsti per l’anno accademico 2024/2025, il rischio concreto è quello di una pletora odontoiatrica. Con conseguenze facilmente prevedibili: disoccupazione, sottoccupazione. E fuga all’estero dei nuovi professionisti, con collegato spreco delle risorse pubblicheimpiegate per formarli. A lanciare l’allarme è oggi il presidente della Commissione Albo Odontoiatri (Cao) nazionale, Raffaele Iandolo. “A fronte di un fabbisogno di nuovi Odontoiatri tra sei anni che è pari a zero – spiega Iandolo – le immatricolazioni previste quest’anno per il corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria sono 1.535, di cui 116 riservate ai candidati dei Paesi non Ue residenti all’estero, 149 in più rispetto all’anno scorso.

Non solo: sono stati creati anche nuovi Corsi di Laurea, presso Università che sinora ne erano sprovviste. Ai nuovi laureati, tra sei anni, si sommeranno i professionisti che decidono di formarsi all’estero, soprattutto nei Paesi dove i test di ingresso sono meno ‘stringenti’, per poi esercitare in Italia, che sono oltre 500 l’anno. In Italia già oggi gli Odontoiatri sono circa 65mila, con un rapporto di uno ogni 900 abitanti che ci pone ben al di sopra della media europea e che è il doppio di quanto indicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, secondo cui il rapporto ottimale dovrebbe essere un professionista ogni 2 mila persone. In assenza di una corretta programmazione ci troveremo, tra pochi anni, ad affrontare una pletora importante”.

Tra le conseguenze, continua “oltre all’inoccupazione e alla disoccupazione ci sarà, probabilmente, una fuga massiva verso l’estero, dove i professionisti sono di meno e hanno più opportunità. Il risultato sarà che regaleremo agli altri Paesi le risorse pubbliche investite per formarli”.

“Anche per Medicina – aggiunge il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli – sono stati confermati i 20.867accessi annunciati, contro i 19.636 dell’anno passato. Siccome per formare completamente un medico ci vogliono circa dieci anni, questo significa che nel 2034 avremo oltre 20mila nuovi specialisti. In quell’anno, però, andranno in pensione poco più di 7.000 colleghi, con un esubero di 13.000 giovani medici che andranno a sommarsi agli esuberi previsti già a partire dal 2030. Considerando le proiezioni sui pensionamenti e gli aumenti degli accessi negli ultimi anni, sarà molto difficile evitare una nuova pletora medica, a meno di non rivedere i modelli organizzativi”.

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