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Corona Virus

Caos Omicron, dal panico agli appelli alla calma

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Dal panico delle prime ore agli appelli alla calma: l’arrivo di Omicron ha mandato in corto circuito la comunicazione di esperti, istituzioni e governi di mezzo mondo, che nel giro di pochi giorni hanno incrociato messaggi spesso contraddittori, mandando in tilt anche i mercati. La scoperta della nuova variante del Covid, giovedi’ in Sudafrica, ha provocato infatti una reazione iniziale di grande preoccupazione, che ha portato nel giro di qualche ora prima la Gran Bretagna e poi tutta Europa e gli Usa a chiudere i confini ai Paesi dell’Africa australe. Poi pero’ l’allerta si e’ via via attenuata, man mano che si e’ constatata l’assenza di decessi o casi gravi legati al nuovo ceppo. E oggi l’Oms ha invitato tutti ad agire in modo “calmo, razionale e proporzionato”. Cosi’, dopo una settimana sull’ottovolante, l’unica certezza e’ che su Omicron si sa ancora troppo poco. E che servira’ tempo per comprenderne l’aggressivita’ o la capacita’ di bucare i vaccini. * 25 NOVEMBRE – Il mondo teme di rimpiombare in un nuovo incubo. In Sudafrica il virologo capo Tulio de Oliveira annuncia di aver “rilevato una nuova variante preoccupante”, con un numero “estremamente alto” di mutazioni ed il “potenziale per diffondersi molto rapidamente”. Ci sono contagi anche a Hong Kong e in Botswana, e gli scienziati non sono sicuri dell’efficacia dei vaccini esistenti. L’Oms viene informata e inizia il monitoraggio. A Londra il virologo dell’Imperial College Thomas Peacock sposa le “preoccupazioni” dei sudafricani ed il governo britannico corre ai ripari, chiudendo i confini a 6 Paesi africani, tra cui il Sudafrica. * 26 NOVEMBRE – La variante viene individuata in Europa, con il primo caso in Belgio, ed anche in Israele. L’Oms la nomina Omicron e la classifica “preoccupante”. In Germania le autorita’ sanitarie dell’Istituto Koch si dicono “molto preoccupate”. Lo e’ anche il virologo americano Antony Fauci, che pero’ vuole aspettare ulteriori informazioni. In Ue i messaggi non sono univoci. L’Ecdc riferisce che “la variante potrebbe essere associata ad un indebolimento dell’azione dei vaccini ma non a un’infezione piu’ grave”. Secondo l’Ema, invece, e’ “prematuro” prevedere se servira’ un adattamento dei vaccini. In ogni caso, la politica si muove. Ed i 27, su proposta della Commissione, chiudono i confini ai Paesi dell’Africa australe. * 27 NOVEMBRE – Omicron viene segnalata in altri Paesi europei, inclusi l’Italia e il Regno Unito. Londra rafforza la stretta ai viaggi dall’Africa e dispone l’obbligo di test monoclonale per chiunque arrivi dall’estero e la mascherina nei negozi e nei trasporti. La Commissione Ue chiede agli Stati membri di accelerare con terze dosi, test e tracciamento di chi proviene dalle regioni piu’ a rischio. Moderna annuncia test per realizzare un vaccino ad hoc. * 28 NOVEMBRE – Arrivano i primi segnali in controtendenza. Dal Sudafrica Angelique Coetzee, presidente dell’associazione dei medici, spiega che Omicron “provoca una malattia leggera senza sintomi importanti”. Da Bruxelles invece Ursula von der Leyen tiene alto l’allarme affermando che e’ in atto una “corsa contro il tempo” per capirne di piu’ e agire tempestivamente. Moderna fa sapere che sarebbe in grado di produrre un vaccino specifico all’inizio del 2022. * 29 NOVEMBRE – Omicron e’ in tutti i continenti, ma non si segnala ancora nessun decesso. L’ordine dei medici del Sudafrica definisce l’allarme mondiale “eccessivo” e la reazione “spropositata”. L’Oms, tuttavia, invia messaggi in chiaroscuro. Da una parte precisa che Omicron e’ stata classificata come “preoccupante” per spingere alla raccolta di informazioni. Allo stesso tempo avverte che la sua diffusione globale e’ probabile, anche con “gravi conseguenze”. Negli Stati Uniti invece Joe Biden cerca di smorzare l’allarme: “C’e’ preoccupazione, ma non panico”. Anche in Italia gli esperti sono cauti. Per l’Istituto superiore di Sanita’ “non ci sono ancora evidenze che Omicron causi una malattia piu’ grave rispetto alle altre varianti”. L’allerta internazionale, comunque, resta alta. Il G7 Salute in una riunione d’emergenza invoca “un’azione urgente”, il Regno Unito autorizza le terze dosi per tutti gli over 18 anticipandole a 3 mesi dalla seconda. E nel resto del mondo si moltiplicano le restrizioni. Oltre a Israele e Marocco, il Giappone chiude i confini a tutti gli stranieri, l’Australia rinvia la riapertura. * 30 NOVEMBRE – La giornata si apre con l’allarme del ceo di Moderna Ste’phane Bancel, secondo cui i vaccini a disposizione faticheranno contro la nuova variante. I listini affondano ma poi arrivano segnali di ottimismo. L’Ecdc conferma che i casi finora registrati in Ue, circa 40, sono asintomatici o presentano sintomi lievi. E secondo l’Ema, “anche se la nuova variante si diffondera’ di piu’, i vaccini che abbiamo continueranno a garantire protezione”. I primi dati in arrivo da Israele sui booster lo confermano. Cosi’ anche l’Oms ricalibra il tiro: Tedros Adhanom Ghebreyesus chiede agli Stati membri una risposta “razionale” e “proporzionata” ad Omicron.

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Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

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Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

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Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

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Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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