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Esteri

Bombe su Kiev assediata, prime evacuazioni da Mariupol

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L’offensiva di Mosca non si ferma, i bombardamenti su Kiev si intensificano e dalla Bielorussia una nuova colonna di blindati ed equipaggiamenti militari muove verso l’Ucraina. Ma per la prima volta, mentre i negoziati in videoconferenza proseguono e sono stati aggiornati a domani, le forze russe hanno aperto corridoi umanitari a Mariupol, la citta’ portuale strategica sul mar d’Azov, alle porte del Donbass, finora stretta da un assedio senza scampo, con 2.560 civili uccisi, secondo il vicesindaco Serghei Orlov. Con il passare dei giorni, Kiev e’ sempre piu’ sotto attacco. In una notte di raid sono stati colpiti diversi obiettivi, sia civili che strategici. Nel mirino e’ finito un condominio di 9 piani nel distretto di Oblon, nella zona nordoccidentale, provocando almeno 2 morti e 3 feriti. Decine di residenti sono stati salvati dall’incendio seguito al bombardamento. A 10 km dalla capitale, nel sobborgo di Sviatoshyn, e’ stata invece colpita la fabbrica di aeromobili Antonov. Un accerchiamento sempre piu’ preoccupante, come testimoniato dall’annuncio delle autorita’ ucraine di aver accumulato generi alimentari essenziali per un minimo di due settimane per i due milioni di abitanti rimasti. Le forze russe hanno anche fatto saltare in aria delle munizioni vicino all’Unita’ G1 della centrale nucleare di Zaporizhzhya, la piu’ grande d’Europa, gia’ sotto il loro controllo. A Mariupol sono intanto riuscite le prime evacuazioni, con oltre 160 auto private che hanno potuto lasciare la citta’ – dove da giorni acqua corrente, elettricita’ e riscaldamento arrivano con il contagocce – lungo un corridoio umanitario in direzione di Zaporozhzhya. Ma nell’altro senso di marcia, i russi hanno invece bloccato un convoglio umanitario per la seconda volta in 24 ore. Complessivamente, Mosca ha annunciato l’apertura di corridoi umanitari nelle regioni di Kiev, Lugansk, Chernihiv, Sumy e Kharkiv. Secondo l’Onu, i civili uccisi sono almeno 636, tra cui 46 bambini, mentre altri 1.125 risultano feriti. I bilanci ucraini sono ancora piu’ drammatici, con 90 bimbi morti e oltre 100 feriti. Dopo il raid di ieri sulla base di Yavoriv vicino al confine polacco, in cui secondo Mosca sono stati “eliminati” numerosi mercenari stranieri, la Difesa russa e’ tornata a minacciare i combattenti volontari giunti in Ucraina dall’estero. “L’esercito russo conosce la localizzazione dei mercenari stranieri in Ucraina e condurra’ raid chirurgici contro di loro”, e’ il nuovo avvertimento. Sull’altro fronte, accusano da Kiev, e’ invece arrivato un primo gruppo di circa 400 miliziani siriani prezzolati, alloggiati e addestrati nelle regioni di confine di Rostov in Russia e Gomel in Bielorussa, mentre in tutto, secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, sarebbero oltre 40mila i combattenti arruolati nel Paese arabo e pronti a partire nel caso l’operazione dovesse proseguire a lungo. Una nuova minaccia, mentre in territorio ucraino, forse proprio a Kiev, il leader ceceno Ramzan Kadyrov si nasconderebbe in attesa di entrare in azione insieme ai ‘cacciatori di teste’ delle sue forze speciali. Dopo 19 giorni di una guerra di cui non si riesce a vedere la fine – non c’e’ alcuna data ipotetica da annunciare, ha sottolineato oggi il Cremlino -, nel granitico muro delle gerarchie militari di Mosca comincia a spuntare qualche crepa. “Voglio dire che si’, non tutto sta andando alla velocita’ che vorremmo. Ma stiamo procedendo verso l’obiettivo passo dopo passo, e vinceremo”, ha detto a mezza bocca il comandante della Guardia Nazionale, Viktor Zolotov, uno degli uomini piu’ vicini a Putin.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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