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Cronache

Attacco hacker, dipendente sentito 3 ore: “Io non c’entro”

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Tre ore di confronto con gli inquirenti, tre ore per dire che lui non ha alcuna responsabilita’ su quanto accaduto la notte tra il 31 luglio e il primo agosto. Il dipendente regionale di Frosinone di 61 anni, titolare dell’account carpito dagli hacker che hanno attaccato il Centro elaborazione dati della Regione Lazio, e’ stato ascoltato come persona informata sui fatti dagli specialisti del Cnaipic (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) della Polizia Postale. L’atto istruttorio, avvenuto nella questura del capoluogo ciociaro, e’ servito agli inquirenti per ricostruire le ore precedenti al blitz. L’uomo lavora da casa, con la sua postazione in modalita’ smartworking. Secondo quanto accertato dagli inquirenti nella serata di sabato, poco prima delle 23, i pirati telematici sono riusciti a trovare la porta di ingresso tramite l’account del dipendente; hanno cosi’ raggiunto una altra postazione e da li’, intorno alle sette del mattino di domenica primo agosto, hanno colpito il Ced utilizzando un ransomware cryptolocker. Il pc del dipendente regionale e’ stato prelevato dai tecnici per essere analizzato. Davanti agli investigatori l’impiegato regionale avrebbe affermato di non avere fatto nulla per favorire l’azione criminale. “Non venderei la password neanche per un milione di bitcoin – ha sostenuto in una intervista al Corriere della Sera -. Io lavoro ad orari strani, spesso di notte, per smaltire le pratiche piu’ diverse. Di sicuro sabato notte dormivo e domenica ho lavorato solo nel pomeriggio e il pc non era in carica, poi alle 19,30 ho spento tutto chiudendo le piattaforme”. Al momento l’indagine della Procura di Roma resta contro ignoti. Al lavoro oltre al pool di magistrati specializzati sui reati informatici, anche quelli dell’antiterrorismo. L’azione messa in atto da hacker stranieri ha, infatti, caratteristiche tali da essere associata ad un atto terroristico anche alla luce del fatto che i server regionali contengono dati sensibili e di personalita’ dello Stato a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del premier Mario Draghi. Ieri i tecnici sono riusciti ad estrarre dai server bloccati le copie di backup e i file non sarebbero stati toccati dall’attacco ma le analisi proseguono. Un sospiro di sollievo alla luce del fatto che nelle ore successive all’azione la situazione, da questo punto di vista, sembrava compromessa. Resta l’incognita sulla rivendicazione e il giallo sul presunto conto alla rovescia scattato nei giorni scorsi e che dovrebbe concludersi domani. Sul punto pero’ proseguono le verifiche degli inquirenti che sono affiancati, anche dal punto di vista tecnico, dagli specialisti di Fbi e Europol. La Regione, intanto, sta cercando di riattivare i vari servizi e tornare alla normalita’. Da ieri e’ in funzione il centro per le prenotazioni dei vaccini. Per quanto riguarda le prestazioni specialistiche ambulatoriali, da oggi e fino alla riattivazione del Sistema Regionale di prenotazione e’ possibile contattare le centrali operative delle Asl e delle Aziende Ospedaliere per effettuare le prenotazioni. Lunedi’ invece verra’ attivato un sito regionale temporaneo che conterra’ le informative ai cittadini e i servizi amministrativi, come ad esempio il Burl. Entro il 13 agosto tornera’ attiva la posta elettronica della Regione ed entro fine agosto l’attivita’ di bilancio, i cui dati sono integri.

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Cronache

Liti e suore in fuga, il convento commissariato

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In fuga dal convento di clausura, per le “tensioni insopportabili” createsi nella comunità monastica e culminate con l’allontanamento della madre badessa. E’ la storia di cinque suore cistercensi del convento di San Giacomo di Veglia di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, che se ne sono andate sbattendo il portone per riparare in un altro luogo segreto, a causa delle vicissitudini che, a loro avviso, hanno minato il luogo di preghiera. Un monastero, per altro, ben conosciuto all’esterno: perchè le monache di San Giacomo di Veglia sono apprezzate produttrici di bottiglie di Prosecco Docg, fatto con le uve delle vigne del convento.

Tutto è uscito allo scoperto perché, per evitare si creassero allarmi sulla loro improvvisa ‘scomparsa’, le cinque si sono presentate alla caserma dei Carabinieri per avvisare della loro uscita e della necessità di “riparare in sicurezza” in un’altra località. Cosa che oggi ha trovato conferme in ambienti dell’Arma. Ma cosa è successo nel monastero? A parlare per ora, con il Gazzettino, è stata la più giovane delle monache, raccontando di “tensioni insopportabili”, e dell’arrivo di una Commissione ispettiva pontificia che ha portato all’allontanamento della badessa, madre Aline Pereira.

Proprio il forzato addio della superiora avrebbe generato una “forte pressione psicologica” nei confronti delle 5 consorelle, legate alla badessa. Pur nel riserbo dovuto alla vita conventuale, non risulterebbero però gravi ragioni sul piano penale o civile alla base del ‘divorzio’ del gruppo di suore da San Giacomo di Veglia. “Siamo dovute fuggire – ha raccontato la giovane monaca – perché il clima, da quando è arrivata la Commissione che ha allontanato suor Aline, è diventato insopportabile”. Alcune di loro risiedevano nel monastero da 25 anni. Avevano anche chiesto al loro Dicastero la dispensa dai voti e il permesso di rompere la clausura, ma hanno ottenuto un rifiuto.

“Hanno distrutto una situazione di pace che durava da mezzo secolo, ci siamo sentite soffocate” ha raccontato ancora la giovane monaca al Gazzettino. Ad ufficializzare il patatrac è stata la Diocesi di Vittorio Veneto che, pur non entrando nel merito della vicenda, ha reso nota la decisione del Dicastero per gli istituti di Vita consacrata e le società di vita apostolica: il monastero trevigiano è stato “commissariato” ed è stata nominata una Commissaria Pontificia (oltre a due consigliere), “che ha assunto tutte le competenze che la normativa dell’Istituto e quella universale della Chiesa attribuiscono alla Madre Abbadessa”. Le radici della storia parrebbero affondare in una querelle nata già nel gennaio 2023, quando dal convento partì una lettera di quattro monache indirizzata al Papa, con accuse nei confronti della madre badessa. Accuse che, due prime visite ispettive, aveva archiviato come “calunnie”.

(La foto non ha attinenza con l’articolo ed ha solo uno scopo illustrativo)

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Cronache

Incidente sul Faito, Thaeb Suliman è sveglio: unico sopravvissuto migliora, resta in prognosi riservata

Thaeb Suliman, 23 anni, unico sopravvissuto all’incidente sul Monte Faito, è sveglio e in miglioramento. Resta in prognosi riservata, ma si valuta il trasferimento in ortopedia.

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Thaeb Suliman, il giovane di 23 anni unico sopravvissuto al tragico incidente avvenuto sul Monte Faito lo scorso 17 aprile, “è sveglio e collaborante”. A comunicarlo sono fonti dell’Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, che seguono l’evoluzione clinica del paziente.

Le vittime dell’incidente e il quadro clinico

Nel drammatico schianto hanno perso la vita quattro persone. Suliman, unico superstite, è attualmente ricoverato presso l’Ospedale del Mare. Secondo quanto riferito, i suoi parametri respiratori sono stabili, e si registra un miglioramento generale delle sue condizioni. Tuttavia, la funzione renale è ancora compromessa: la diuresi è indotta e non sufficiente per interrompere la dialisi.

Possibile trasferimento in ortopedia

Il paziente è sottoposto a un continuo monitoraggio che nei prossimi giorni potrà consentire la sospensione della prognosi riservata e il trasferimento nel reparto di ortopedia. Una nota dell’ASL sottolinea la prudenza dei medici nel valutare l’evoluzione clinica, che resta complessa ma in miglioramento.

Il sostegno della famiglia

Thaeb Suliman riceve quotidianamente la visita del fratello, medico, ospite del Residence dell’Ospedale del Mare, a testimonianza di un importante supporto familiare in questa fase delicata del percorso di cura.

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Cronache

Omicidio di Chiara Poggi, nuove testimonianze: “Potrebbero riscrivere la storia dello scontrino”

Il legale di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, parla di una testimonianza che potrebbe cambiare la ricostruzione del delitto di Chiara Poggi. Interviene anche l’avvocato di Andrea Sempio.

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«Immagino che questa testimonianza già acquisita potrebbe riscrivere la storia dello scontrino della mattina del delitto, questa testimonianza potrebbe essere molto importante». Lo ha dichiarato Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, in diretta a Ore 14, la trasmissione condotta da Milo Infante su Rai 2. Il legale è intervenuto commentando la notizia di una nuova persona ascoltata nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.

Il ruolo della madre di Andrea Sempio

Il riferimento è alla convocazione in caserma, avvenuta lunedì scorso, di Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio. Poco prima che avesse un malore, la donna sarebbe stata informata della presenza di un nuovo testimone. «Vedremo cosa succederà – ha aggiunto De Rensis –. Per ora siamo di fronte a dichiarazioni personali che non hanno alcun riscontro, che possono essere vere o no, e che ci hanno descritto una mattinata, quella del delitto. Ora andremo a vedere se è vero quello che ci hanno raccontato».

“Forse altri finiranno nella scena del delitto”

Secondo De Rensis, i carabinieri disporrebbero di elementi non ancora noti: «Ritengo che abbiano molto ma molto di più di quanto possiamo immaginare al momento. Noi non abbiamo interesse a spostare dalla scena Stasi, ma forse altri, quelli che fanno le indagini, aggiungeranno altre persone e forse dopo tutto sarà più chiaro anche per quel che riguarda Alberto».

La replica dell’avvocato di Andrea Sempio

Durante la stessa puntata è intervenuto anche Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio insieme all’avvocata Angela Taccia. Lovati ha preferito mantenere il massimo riserbo: «Non ho idea di cosa abbiano chiesto alla signora Ferrari, e neanche voglio saperlo. Le prossime mosse della difesa saranno di controbattere a tutte le richieste, non c’è più nessun tipo di collaborazione».

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