Nei giorni scorsi si e’ recato sul luogo del pestaggio, ha proclamato il lutto cittadino, organizzato un minuto di silenzio in piazza e partecipato alla fiaccolata in memoria di Willy. Oggi il sindaco di Colleferro, cittadina in provincia di Roma dove si e’ consumato l’omicidio, ha lanciato un appello a chi quella terribile notte era’ li’, a chi ha visto o sentito qualcosa che puo’ essere utile agli investigatori. ha scritto il primo cittadino di Colleferro, Pierluigi Sanna, in un lungo post su Facebook in cui ha raccontato della fiaccolata di ieri per Willy Monteiro. Una marcia silenziosa che ha sfilato per le strade di Paliano, dove il 21enne abitava. “Eravamo in migliaia – ha detto Sanna – per soffrire insieme, per ricordare insieme, per imparare insieme la compostezza nella sofferenza che ci insegnano i famigliari di Willy”. Il sindaco ha poi aggiunto: Willy, abbracciandomi forte mi ha ringraziato ho provato vergogna. Quando l’ambasciatore di Capo Verde, in un abbraccio successivo mi ha ringraziato di nuovo avrei voluto sparire. Grazie? Di cosa? Ad entrambi ho chiesto di perdonarci, ho chiesto scusa con la poca voce che mi rimanere in questi giorni. Quando indossi la fascia rappresenti tutti e ti senti sulle spalle il peso dei limiti e delle responsabilita’ che tutti abbiamo>. Sanna ha infine annunciato che la sua campagna elettorale resta sospesa fino a dopo le esequie. “In famiglia mi hanno insegnato a distinguere le cose ed a misurarle utilizzando il buon senso e la decenza” ha sottolineato.
Il sindaco di Colleferro. Pierluigi Sanna
Ecco il testo della lunga lettera pubblica del sindaco di Colleffero su quanto accaduto
Ieri sera faceva caldo, ad ogni passo si avvertiva la mancanza del vento: ho capito solo alla fine che aveva deciso di rimanere in silenzio anche Zefiro, in mezzo a tutti.
Eravamo a Paliano in migliaia: per soffrire insieme, per ricordare insieme, per imparare insieme la compostezza nella sofferenza che ci insegnano i famigliari di Willy. Eravamo talmente tanti che gli applausi partivano in testa e arrivavano in coda dopo 10 minuti: una sensazione da brivido lungo la schiena, alla quale seguiva di nuovo il silenzio.
Ho parlato con gli splendidi ragazzi di cui spesso si dice in questi giorni: gli amici di Willy, gli organizzatori della fiaccolata. Scossi ma coraggiosi si sono fatti fortezza attorno alla famiglia in ogni momento, soprattutto a scudo di certa stampa.
Li guida la forza degli occhi che si cercano e si fanno vicendevolmente coraggio, la luce lampante degli sguardi di chi sa di stare dalla parte del giusto e vorrebbe volare ma si sente ora uno spirito di piombo. I giovani per fortuna non sono tutti senz’anima anzi.. il contrario!
Gli ho detto anche che a Colleferro in molti vorrebbero ripetere l’evento: l’idea è accolta ma ci chiedono di aspettare qualche giorno, la famiglia vorrebbe partecipare ma ha bisogno di un po’ di respiro, anche per preparare il funerale.
Non so se occorra specificarlo anche se a me sembra ovvio: la mia campagna elettorale resta sospesa fino a dopo le esequie. In famiglia mi hanno insegnato a distinguere le cose ed a misurarle utilizzando il buon senso e la decenza.
Leggo le prime indiscrezioni sull’autopsia e credo che se ci siano ancora testimoni che non l’hanno fatto, sia giusto e doveroso che concorrano alla ricostruzione di una verità che si fa sempre più chiara andando dai Carabinieri per parlare: solo così si farà giustizia.
L’incontro con il Prefetto e con i vertici delle forze dell’ordine ha prodotto risultati spero concreti, con un rafforzamento importante di ogni controllo. Io, come sempre, ho dato tutta la mia disponibilità a collaborare assieme alla comandante della PL Antonella Pacella.
Quando il padre di Willy, abbracciandomi forte mi ha ringraziato ho provato vergogna. Quando l’ambasciatore di Capo Verde, in un abbraccio successivo mi ha ringraziato di nuovo avrei voluto sparire. Grazie? Di cosa? Ad entrambi ho chiesto di perdonarci, ho chiesto scusa con la poca voce che mi rimanere in questi giorni. Quando indossi la fascia rappresenti tutti e ti senti sulle spalle il peso dei limiti e delle responsabilità che tutti abbiamo.
È morto annegato nel fiume Adigetto il bambino di 4 anni del quale si erano perse le tracce nel pomeriggio di ieri, a Villanova del Ghebbo (Rovigo). I vigili del fuoco, che hanno proseguito nelle ricerche anche dopo l’arrivo del buio, hanno individuato il corpicino poco prima della mezzanotte, mentre in gommone compivano l’ennesima perlustrazione del tratto di fiume. Il piccolo era in galleggio a circa 700 metri dal punto in stava giocando sulla riva quado è scomparso. Ancora da accertare la dinamica della tragedia.
Dai primi rilievi degli artificieri sembrerebbe che ignoti avessero collocato un ordigno sull’auto privata, una Lancia, di un ufficiale della Guardia di Finanza esplosa – causando, per fortuna, solo danni alla vettura – ieri sera a Bacoli, in provincia di Napoli. Il finanziere è uscito illeso dalla deflagrazione e, secondo quanto si apprende, utilizzava raramente quell’automobile. Giovane, 35 anni, emiliano di nascita, residente da tempo per ragioni di lavoro a Bellavista, viene descritto come un brillante ufficiale in servizio alla Caserma Zanzur di Napoli. Nella sua attività investigativa si concentrava esclusivamente di verifiche e non di indagini sulla criminalità organizzata. È il comandante della sezione “Accise sugli oli minerali”. Significa che nel suo lavoro ha a che fare purtroppo spesso con evasioni milionarie. Accertamenti sono in corso da parte dei carabinieri di Pozzuoli e di Napoli, coadiuvati dalle fiamme gialle e anche dagli artificieri, per fare luce sul movente del grave gesto che, al momento, non appare collegato all’attività inquirente dell’ufficiale. Insomma una situazione molto pesante perchè se l’uomo delle Fiamme Gialle non fosse stato lesto dall’uscire in tempo dall’auto, oggi saremmo qui a parlare di un omicidio con modalità spettacolari, un una località tra le più tranquille della Campania, nel giorno in cui si celebravano le vittime della mafia.
Una rete di truffatori che, utilizzando prevalentemente prestanome, tra cui senza fissa dimora, percettori di reddito di cittadinanza, persone decedute o con precedenti penali, aveva creato un numero imprecisato di imprese inesistenti per riscuotere crediti di imposta fittizi per “Ecobonus” e “Bonus Facciate” per 1,7 miliardi di euro. A fare luce sulla truffa è stata la Guardia di Finanza di Avellino e di Napoli, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Avellino. Si tratta del sequestro di crediti d’imposta più alto di sempre e che ha portato a perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato. “Non si può parlare di imprenditori, dato che le società esistevano soltanto sulla carta e in qualche caso erano da tempo non operative”, sottolinea il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Avellino, Salvatore Minale, che insieme alle Fiamme Gialle di Napoli, ha disarticolato l’organizzazione che nel corso degli ultimi mesi e su base quotidiana ha inviato alla Agenzia delle Entrate un elevatissimo numero di comunicazioni di cessione del credito di imposta. Nei confronti degli indagati si ipotizzano i reati di associazione a delinquere, truffa, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Gli investigatori escludono il loro collegamento con organizzazioni criminali, ma evidenziano la rodata ‘specializzazione’ raggiunta dagli indagati: in molti casi, le particelle catastali corrispondevano ad immobili inesistenti e a turno, gli stessi soggetti si scambiavano i ruoli di cedenti e cessionario dei crediti. Ad innescare l’indagine è stata un’analisi di rischio del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate. Sono state inoltrate istanze anche per immobili inesistenti, senza fatture oppure riportanti importi “incoerenti”. In duemila casi, è stato accertato, i lavori si sarebbero dovuti realizzare addirittura in comuni inesistenti. I lavori dichiarati per i quali sono stati inoltrate richieste di bonus avrebbero avuto un costo di circa 2,8 miliardi di euro. I sequestri eseguiti oggi – uno preventivo emesso dal gip e un altro d’urgenza della Procura di Avellino – hanno di fatto impedito che i crediti possano essere utilizzati in compensazione o monetizzati presso gli intermediari finanziari. In corso anche indagini per verificare la posizione di una persona, residente in Irpinia ma non indagata, finita nell’operazione portata a termine stamattina dalla Guardia di Finanza di Asti che in diverse regioni, per gli stessi reati, ha portato al sequestro di 1,5 miliardi e all’emissione di un’ordinanze di custodia cautelare per dieci persone.
Gli sviluppi delle indagini hanno permesso di accertare un ammontare di crediti fittizi per circa 1,7 miliardi di euro, parte dei quali usati in compensazione.
Gli interventi edilizi dai quali sarebbero sorti i crediti (per un importo complessivo di lavori dichiarati di circa 2,8 miliardi di euro) erano riferibili a immobili inesistenti, con indicazione nelle comunicazioni di cessione, in oltre 2.000 casi, di comuni anch’essi inesistenti.
Contestualmente al sequestro sono in corso perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 soggetti indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato.