Collegati con noi

Cronache

Anziano ucciso nel tarantino: pronipote portato in caserma

Pubblicato

del

 C’e’ un sospettato per l’omicidio di Angelo Taurino, di 84 anni, l’agricoltore ucciso a coltellate la scorsa notte nel suo appartamento in via Nicolo’ 48 a Maruggio (Taranto). Si tratta di un pronipote della vittima, di 38 anni, che e’ stato portato in caserma per essere interrogato. Nella casa, a quanto si e’ appreso, sarebbe stata trovata su un pezzo di stoffa del materasso l’impronta di una scarpa che coinciderebbe con quella del sospettato. Ora si attendono le determinazioni del magistrato che si sta occupando delle indagini. L’autore dell’omicidio, secondo una prima ricostruzione, si sarebbe introdotto nell’appartamento dell’anziano da una finestra, forse con l’obiettivo si sottrargli i soldi della pensione che poche ore prima l’agricoltore aveva ritirato. Sarebbe nata una colluttazione e l’aggressore avrebbe accoltellato a morte l’84enne, colpendolo al collo e al torace.

Advertisement

Cronache

Apre il gas e chiama il 112: ‘Ho ucciso mia moglie’, ma mentiva

Pubblicato

del

Allarme in tarda serata a Ozieri, comune di 9.700 abitanti in provincia di Sassari. Un uomo di 64 anni ha aperto il rubinetto del gas, ha chiuso la casa e si è allontanato chiamando il 112 e dicendo: “Ho ammazzato mia moglie”. Sul posto, rione Tramentu, si sono precipitati i Carabinieri e i Vigili del fuoco, che hanno sfondato la porta trovando l’appartamento vuoto e la casa invasa dal gas.

I pompieri hanno chiuso la valvola e messo in sicurezza i locali, mentre i carabinieri della Compagnia di Ozieri, guidati dal maggiore Gabriele Tronca, sono riusciti a rintracciare telefonicamente la moglie del 64enne, da cui è separata, accertandosi che stesse bene. I militari si sono subiti messi sulle tracce dell’uomo, che è stato intercettato e arrestato circa un’ora dopo. Il 64enne solo pochi giorni fa è stato condannato dal Tribunale di Sassari quale responsabile del danneggiamento della lapide del carabiniere Walter Frau, ucciso a Chilivani nel 1995 in uno scontro a fuoco con una banda di rapinatori che stava preparando l’assalto a un portavalori.

Continua a leggere

Cronache

In carcere tesoriere Messina Denaro, avvocato e massone

Pubblicato

del

Matteo Messina Denaro e la sua amante, Laura Bonafede, lo chiamavano Solimano, come Solimano il Magnifico, il sultano che ha guidato l’impero ottomano per quattro decenni. E, almeno nell’ultimo periodo, non gli risparmiavano critiche rimproverandogli di essere venuto meno ai patti. “Ci ha distrutto”, scriveva la Bonafede in un pizzino fatto avere al boss. Eppure, Antonio Messina, 79 anni, avvocato, massone in sonno con una sfilza di precedenti, per un ventennio aveva fatto affari con tutta la mafia trapanese e sovvenzionato la lussuosa latitanza del padrino di Castelvetrano coltivando le relazioni pericolose che oggi gli sono costate l’arresto per associazione mafiosa.

Già condannato per narcotraffico, concorso esterno in associazione mafiosa, subornazione di teste e per il sequestro di Luigi Corleo, suocero dell’esattore mafioso Nino Salvo, Messina sarebbe stato formalmente affiliato a Cosa nostra, come da lui stesso ammesso in un’intercettazione, su proposta del boss Leoluca Bagarella e avrebbe frequentato e fatto affari con gli esponenti mafiosi più importanti del trapanese dell’ultimo ventennio come Domenico Scimonelli, Giovanni Vassallo, Franco Luppino, Jonn Calogero Luppino. Legami tutti finalizzati ad acquisire attività economiche da utilizzare anche per garantire a Matteo Messina Denaro il denaro necessario alla sua clandestinità.

“Personaggio assolutamente versatile e poliedrico, uno dei maggiori protagonisti (in negativo) di questo processo. Da un lato svolge l’attività professionale di avvocato, patrocinando mafiosi e delinquenti comuni (tra i quali proprio quel Rosario Spatola che poi diverrà il suo principale accusatore); dall’altro risulta attivo in vari campi del crimine e coltiva rapporti con esponenti di primo piano della delinquenza organizzata”, scrisse di lui già anni fa, la corte d’assise di Trapani. Ma a un certo punto l’idillio con Messina Denaro era venuto meno. “Che Solimano tenesse tanto al denaro l’ho sempre capito, gli piace spendere e fare soldi facili ma mai avrei potuto pensare che arrivasse a tanto. Quando dici che gliela farai pagare, che non ti fermi, ti posso dire che ne sono certa, ti conosco anche sotto questo aspetto”, scriveva la Bonafede in un pizzino trovato dopo l’arresto del padrino. Ed è stata proprio la donna a svelare agli investigatori, nel corso di singolari dichiarazioni spontanee rese al suo processo, che dietro al nomignolo si celasse l’avvocato.

Dal tenore del biglietto “si comprendeva che, evidentemente, – scrivono i pm nella richiesta di arresto di Messina – entrambi avevano già in passato ricevuto denaro da Solimano, ma l’avidità, l’ingordigia del Messina e il suo mancato rispetto di precedenti accordi o prassi (da leggersi univocamente nei termini di un precedente sovvenzionamento della latitanza di Matteo Messina Denaro e della famiglia di Campobello di Mazara) si erano verificati anche in passato. Dalle indagini che hanno portato al suo arresto è emerso che Messina aveva cercato di mettere le mani anche su un bene confiscato alla mafia e che avrebbe avuto un ruolo primario nella gestione della “cassa” della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, alimentata anche dai proventi di una delle aziende gestite da Cosa nostra: l’oleificio “Fontane d’Oro s.a.s.” del boss Franco Luppino.

Continua a leggere

Cronache

Mozzarella di bufala, quanti errori nel consumo: italiani solo quarti tra i più attenti in Europa

Pubblicato

del

Si avvicina la bella stagione, e con essa anche le gite fuori porta del Primo Maggio, spesso celebrate con un picnic all’aria aperta. Ma c’è un dato sorprendente che riguarda uno dei simboli della gastronomia italiana: il 68% dei consumatori commette errori nel consumare la Mozzarella di Bufala Campana Dop. Lo rivela un’indagine realizzata da Fattorie Garofalo, primo produttore mondiale del celebre latticino, su un campione di 1.200 consumatori europei nei principali aeroporti e stazioni italiane.

Tra gli errori più comuni, tagliare la mozzarella a fette come fosse un formaggio qualsiasi, gesto che compromette l’equilibrio tra la sapidità della crosta esterna e la dolcezza del cuore. Altri sbagli diffusi? Consumare il prodotto appena tirato fuori dal frigorifero, senza lasciarlo tornare a temperatura ambiente, oppure immergerlo in acqua del rubinetto, alterandone salinità e struttura.

Anche negli abbinamenti si notano cadute di stile gastronomico: vini troppo tannici o pane troppo saporito, che sovrastano la delicatezza della mozzarella. C’è poi chi esagera con condimenti, erbe e spezie, snaturando la semplicità e purezza che rendono unica la Bufala Campana Dop.

Secondo Fattorie Garofalo, l’ideale sarebbe consumarla con le mani, e se proprio è necessario tagliarla, usare coltelli in ceramica a lama liscia per non strapparla e rispettarne la fibra naturale.

L’indagine, realizzata in vista della partecipazione alla fiera TuttoFood 2025 (in programma dal 5 all’8 maggio a Milano), ha anche stilato la classifica dei popoli europei più attenti al consumo corretto della mozzarella:

  1. Tedeschi – meticolosi e informati

  2. Spagnoli – attenti alla temperatura e sobri negli abbinamenti

  3. Francesi – abili nell’inserirla in piatti freddi e raffinati

  4. Italiani – penalizzati da superficialità e disattenzione

  5. Belgi – ancora inesperti ma in crescita

Un dato che fa riflettere: gli italiani, patria della mozzarella di bufala, non brillano nella corretta valorizzazione del proprio prodotto d’eccellenza, dando per scontato ciò che richiede invece attenzione e rispetto.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto