Notti di alta tensione in Georgia, dove decine di migliaia di manifestanti si sono riuniti davanti al Parlamento per protestare contro l’esito delle elezioni che ha visto trionfare il partito di governo Sogno Georgiano, considerato filo-russo. Le manifestazioni sono state animate dall’opposizione filo-europea, con in prima linea la presidente Salome Zourabichvili, che ha denunciato una “vittoria rubata” e brogli elettorali.
Sul piano internazionale, l’attenzione si è ulteriormente accesa per il ruolo del premier ungherese Viktor Orban (nella foto imagoeconomica in evidenza), attualmente presidente di turno dell’Unione Europea. Orban è volato a Tbilisi, congratulandosi apertamente con il governo georgiano per quella che ha definito una “schiacciante vittoria”, scatenando così una polemica infuocata in seno all’Unione.
Orban a Tbilisi: il premier ungherese sfida la posizione dell’Unione Europea
A suscitare particolare sconcerto è stata la presenza di Orban in Georgia, in un momento in cui l’Unione Europea stessa ha avanzato pesanti dubbi sulla regolarità delle elezioni. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha difeso la visita, affermando che “le elezioni non sono state vinte dai designati di Bruxelles o dal mainstream liberale, ma dal partito di governo sovrano, orientato alla pace e alla famiglia.” Questo intervento, come altre dichiarazioni della delegazione ungherese, ha provocato reazioni dure dai vertici europei.
L’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Josep Borrell, ha infatti precisato che Orban “non rappresenta l’Ue” durante la visita in Georgia, poiché non detiene alcuna autorità in politica estera e non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio Ue. A confermare questa posizione è stata anche la presidente Zourabichvili, che ha commentato come la visita di Orban sia “da amico del governo attuale,” senza richiesta di incontro da parte sua o delle autorità georgiane.
Le reazioni della comunità internazionale
L’Unione Europea ha espresso perplessità sulle elezioni in Georgia, sottolineando le irregolarità rilevate dalla missione di osservatori di Osce, Ue e Nato. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha chiesto un’indagine “rapida, trasparente e indipendente” sugli esiti del voto, mentre i ministri degli Affari europei di tredici Paesi, tra cui Francia e Germania, hanno giudicato la visita di Orban “prematura” e chiesto anch’essi un’indagine imparziale.
Anche gli Stati Uniti, tramite il segretario di Stato Antony Blinken, hanno denunciato episodi di “abuso di risorse dello Stato, compravendita di voti e intimidazioni” che avrebbero contribuito a creare una competizione elettorale non equa.
In risposta, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha accusato i Paesi europei di aver tentato di influenzare il voto georgiano, definendo le dichiarazioni di Zourabichvili come un tentativo di destabilizzare il Paese e ribaltando l’accusa di interferenza sulle potenze occidentali.
Divisioni interne e accuse di brogli
Sul fronte interno, le dichiarazioni della presidente Zourabichvili puntano il dito contro Sogno Georgiano, definito un “proxy di Mosca,” e accusato di aver orchestrato un piano per truccare le elezioni. Pur ammettendo che dimostrare i brogli “completamente” è difficile, la presidente ha invocato le piazze per mostrare il “sentimento della popolazione georgiana, che non vuole farsi rubare l’avvenire.”
Intanto, il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha ribadito che l’integrazione della Georgia nell’Unione Europea resta una priorità di Tbilisi e ha affermato che il governo continuerà a impegnarsi per l’obiettivo di adesione entro il 2030.
Prospettive e futuro delle relazioni tra Georgia e Unione Europea
L’impatto della visita di Orban, combinato con le accuse di brogli e il clima teso nel Paese, potrebbe avere conseguenze per le future relazioni tra la Georgia e l’Unione Europea. Con la presidente Zourabichvili decisa a contestare l’esito delle elezioni, la comunità internazionale seguirà con attenzione gli sviluppi, cercando di comprendere se le riforme democratiche del Paese possano davvero reggere a questo delicato passaggio.