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Corona Virus

Allerta dell’Istituto superiore di sanità, indice di contagio oltre la soglia: rispettare le misure, si rischia un nuovo lockdown

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Nuovi focolai del virus e l’indice di contagio ‘Rt’ sopra l’1 in Italia, che in particolare ‘paga’ l’aumento della soglia in sei regioni. Tanto che l’Istituto Superiore di Sanita’ lancia un appello per “rafforzare l’attenzione”, perche’ “in caso contrario nelle prossime settimane potremmo assistere ad una inversione di tendenza con aumento rilevante nel numero di casi a livello nazionale”. I rischi di nuovi casi Covid restano alti dal Nord al Sud del Paese, dove crescono le preoccupazioni per una serie di episodi che potrebbero innescare cluster a catena: tra i casi sotto i riflettori c’e’ quello di una escort risultata positiva e ora ricoverata a Foligno dopo essere stata per 15 giorni a Modica, nel Ragusano, dove aveva preso in affitto un monolocale per il ricevimento di diversi clienti su appuntamento. A rasserenare gli animi per ora sono solo i dati giornalieri: il numero dei nuovi positivi al coronavirus nelle ultime 24 ore resta stabile (+233), con le vittime in diminuzione: 11 morti che aumentano la soglia degli oltre 35mila morti dall’inizio dell’emergenza. Scendono a 50 in tutta Italia le persone positive al Covid in terapia intensiva, di queste quasi la meta’ in Lombardia, e aumentano lievemente i ricoveri (+771). Un trend di lieve aumento dei contagi nelle ultimi giorni e’ invece confermato dal monitoraggio settimanale del ministero della Salute e dell’Iss, che per il momento delinea complessivamente un quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione ancora “a bassa criticita’”. Ma l’Rt sui territori rivela anche una serie di preoccupazioni: il dato piu’ alto e’ in Veneto (1,61), seguito da Lazio e Toscana sopra 1,2. Poi la Lombardia a 1,14. E i timori non riguardano soltanto queste regioni. Tra i nuovi cluster segnalati, uno e’ stato individuato in un ristorante a Savona, che ha portato a 18 nuovi casi su 100 tamponi di verifica. Nella lista dei positivi ci sono alcuni membri del personale del locale e due infermiere della pediatria di Savona mentre tra i clienti che avevano frequentato il ristorante c’era anche Matteo Aicardi, il centroboa della Pro Recco e della nazionale di pallanuoto, ricoverato il 15 luglio nell’ospedale di Albenga. Il contagio sarebbe avvenuto durante una cena: le due infermiere erano sedute a un tavolo accanto a quello del pallanuotista. A Ostia invece, sul litorale romano, la Asl ha disposto la chiusura di uno stabilimento balneare in attesa delle verifiche su un caso positivo di una persona di origini bengalesi. L’indagine epidemiologica e’ gia’ stata avviata, a partire dai dipendenti della struttura e dai contatti stretti dell’uomo posto in isolamento. Il caso indice sembra essere un coinquilino sempre di nazionalita’ del Bangladesh andato a Milano: avviate le procedure del contact tracing nazionale. Anche a Foligno (Perugia) si stanno ricostruendo tutti i movimenti, a cominciare dai mezzi di trasporto usati per raggiungere l’Umbria, della escort di origine peruviana positiva al Covid che in Sicilia, a Modica, aveva affittato un appartamento per riceve i clienti. La donna avrebbe preso l’autobus per Catania e quindi il treno fino a Foligno. L’Azienda sanitaria locale si e’ gia’ attivata chiedendo accertamenti a coloro che avessero il sospetto di essere venuti a contatto con la donna. A Napoli esplode la rabbia del governatore De Luca, che dopo gli otto casi emersi nel campo rom di Scampia ha segnalato 30 arrivi dalla Serbia nelle ultime 48 ore, chiedendo piu’ rigore alle frontiere. E riguardo alla vicenda del campo rom di Scampia ha aggiunto: “l’episodio e’ partito con il controllo di una giovane donna incinta e dei suoi familiari. Ma nella notte appena hanno saputo dell’infezione sono arrivati altri tre parenti dalla Serbia”. Continua a generare polemiche il trasferimento, dalla Croce Rosse di Jesolo, del gruppo dei 43 richiedenti asilo positivi verso in altre strutture per l’isolamento. “Ci segnalano che alcuni di questi migranti sarebbero stati trasferiti in edifici privati a Cavarzere. E’ opportuno che si faccia chiarezza”, ha detto il deputato e segretario della Liga Veneta Lorenzo Fontana, riferendo di “proteste da parte dei cittadini, molti dei quali lamentano il mancato coinvolgimento in questa scelta”.

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Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

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Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

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Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

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Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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