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Allarme violenza in Usa, spari allo stadio di Washington

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L’America si scopre sempre piu’ violenta. Mentre Chicago vive un nuovo fine settimana di sangue, monta la paura anche a Washington dove una sparatoria fuori dallo stadio dove si stava giocando la partita di baseball fra i Washington Nationals e i San Diego Padres ha causato 3 feriti e la sospensione del match. Sugli spalti sono stati minuti di panico. Una decina di colpi di arma da fuoco hanno rimbombato all’interno della struttura, seguiti da un’ondata di sirene di auto della polizia. Il caos e’ stato immediato: i giocatori hanno lasciato il campo e gli spettatori si sono affrettati ad abbandonare lo stadio fra la paura di un possibile uomo armato all’interno. La polizia dopo una mezz’ora ha rassicurato: “Non c’e’ alcuna minaccia”. In nessun momento, ha aggiunto successivamente il capo del Metropolitan Police Department, gli spettatori all’interno dello stadio sono stati in pericolo. La sparatoria e’ infatti avvenuta fra persone in due diverse auto fuori dalla struttura sportiva, e le autorita’ sono a caccia di una Toyota Corolla grigia con una targa della Virginia. Fra i feriti anche una donna che si trovava per caso nel mezzo degli spari. L’incidente e’ avvenuto a meno di 24 ore da un’altra sparatoria nella capitale americana, durante la quale una bambina di cinque anni e’ stata uccisa e quattro adulti sono rimasti feriti in quella che, secondo le ricostruzioni preliminari, e’ stata una disputa fra conoscenti. La polizia ha offerto una ricompensa di 60.000 dollari a chi fornira’ informazioni sul killer. Ennesimo fine settimana di sangue anche a Chicago, dove varie sparatorie nella citta’ hanno causato 25 feriti e tre morti. Ma Washington e Chicago non sono eccezioni in America. Gli Stati Uniti stanno sperimentando una forte ondata di violenza, con un balzo degli omicidi nelle grandi citta’ americane fino al 30%.

Un aumento che preoccupa la Casa Bianca. Nelle ultime settimane infatti Joe Biden ha lanciato l’allarme intravedendo un’estate violenta nel paese con la fine delle restrizioni per la pandemia. Il presidente ha quindi invitato il Congresso ad agire sulle armi con una riforma che imponga paletti e salvi vite umane. Una richiesta che, come tutte quelle che si sono succedute in nel corso dei decenni, non ha trovato ancora terreno fertile fra l’opposizione netta dei repubblicani intenzionati a difendere il Secondo Emendamento a tutti i costi, anche di fronte all’aumentare delle sparatorie e dei morti.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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