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Economia

Alitalia, ipotesi nazionalizzazione: i commissari al Mise

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Una soluzione della crisi che passi per due step. E’ quello che prefigura il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Il percorso per rilanciare la compagnia potrebbe essere quello “di fare una struttura commissariale che abbia come obiettivo la ristrutturazione e poi la remissione sul mercato o la nazionalizzazione”. Magari tramite una nuova Iri, che potrebbe prendere le sembianze di Invitalia. L’ingresso dello Stato non e’ quindi piu’ un tabu’. “Puo’ non essere un evento negativo”, esplicita il ministro. Ma la strada preferenziale resta la vendita a privati. E qui Lufthansa potrebbe giocare un ruolo. Intanto il tempo passa. Dalla scadenza dei termini per l’offerta vincolante, prorogata per sette volte, e’ trascorsa una settimana. Il problema piu’ urgente adesso e’ la cassa. Il prestito ponte di 400 milioni di euro deve essere rifinalizzato visto che, lo ha certificato Patuanelli l’altro giorno, la cordata con Fs-Delta e Atlantia non c’e’ piu’, dopo che quest’ultima si e’ sfilata. Occorrera’ dunque mettere mano alla norma, ora nel dl fiscale, atteso in Aula alla Camera da martedi’. Su tutto incombe Bruxelles. “La Commissione e’ in contatto con le autorita’ italiane sul prestito da 400 milioni” ma “non puo’ pregiudicare l’esito di tali contatti ne’ il timing di ulteriori passi”, scrive la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, rispondendo all’interrogazione di un’eurodeputata del gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento Ue. “Gli Stati devono notificare misure che comprendono aiuti di Stato” e se non viene fatto l’Ue “puo’ aprire un’indagine formale se ha seri dubbi sulla compatibilita’ di tale misure con il mercato interno” fa presente, ricordando che e’ ancora in corso l’indagine sul finanziamento da 900 milioni. Si tratta comunque di ore cruciali per il destino della compagnia aerea. Dando per scontato un nuovo commissariato bisognera’ capire a chi sara’ affidato. Potrebbero essere confermati i tre che ci sono oggi: Enrico Laghi, Daniele Discepolo e Stefano Paleari. Oppure potrebbe cambiare qualche nome, mantenendo comunque la collegialita’. O ancora tutto potrebbe essere accentrato nella mani di una sola persona, un super-commissario, mantenendo in carica uno degli attuali componenti. La materia e’ comunque spinosa. Tanto che Patuanelli si chiede: “la politica sara’ in grado di individuare manager in grado di guidare l’azienda o solo manager trombati dalla politica?”. Sta di fatto che in questo momento decisivo al tavolo con Patuanelli ci sono Laghi, Discepolo e Paleari. Loro sono chiamati a relazionare al ministro. E in base a quelle valutazioni si scegliera’ ce strada prendere. I sindacati continuano ad essere preoccupati, anzi i timori aumentano. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ribadisce la contrarieta’ a “qualsiasi idea di spezzatino” tra attivita’ di volo, terra e manutenzione. Quindi il no sarebbe rivolto a tutte le varie formule: delle divisione delle attivita’ in due o in tre, alle altre ipotesi di separazione light, perche’ secondo i sindacati porterebbero inevitabilmente a una riduzione del perimetro aziendale, con esuberi e formazione di bad company. La Fit Cisl spiega come cresca l’ansia per la “peggiore” conclusione che si possa imaginare della vicenda, ovvero la “liquidazione”. Si chiede almeno di fare presto per garantire i 400 milioni di liquidita’, altrimenti per la cassa a fine anno saranno problemi seri. La via della nazionalizzazione a questo punto “non puo’ che essere un elemento positivo”, e’ l’opinione della Filt Cgil. Invece qualche dubbio lo esprime la Uiltrasporti, rimarcando che quel che conta e’ dove si va a finire.

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Economia

I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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Economia

Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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