Le grandi città italiane stanno implementando nuove misure per regolare il mercato degli affitti brevi, cercando un equilibrio tra turismo, residenzialità e tutela del patrimonio storico. Da Firenze a Venezia, passando per Bologna e Roma, ogni Comune adotta approcci diversi, mentre il dibattito su normative e incentivi continua a dividere opinioni e operatori del settore.
Firenze: ristoro Imu e sostenibilità turistica
A Firenze, i proprietari che nel 2023 hanno convertito immobili da affitti brevi a uso residenziale possono richiedere fino al 30 dicembre il ristoro dell’Imu 2024. La città è in prima linea nel regolamentare il settore: dal divieto di keybox al decalogo sul turismo sostenibile, Firenze sta tentando di limitare l’impatto del turismo sul centro storico. Tuttavia, il futuro delle locazioni turistiche è ancora incerto: il Tar si esprimerà nel maggio 2025 sulla possibilità di nuove aperture in centro. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, definisce queste iniziative “inopportune” e auspica incentivi fiscali, come l’abolizione permanente dell’Imu per i contratti calmierati.
Bologna: nuovi limiti ai frazionamenti
A Bologna, dal 4 dicembre, è stato introdotto un limite al frazionamento degli immobili sotto i 50 metri quadrati, applicabile alle unità con destinazione d’uso turistico-ricettiva B3. Secondo Marco Celani, presidente di Aigab, queste misure penalizzano gli affitti brevi, che invece “rigenerano case vuote” in una città dove rappresentano solo lo 0,8% del mercato immobiliare.
Roma: regolamento in arrivo
A Roma, l’11 dicembre sono state approvate modifiche al Piano regolatore generale (Prg), introducendo una sottocategoria di destinazione d’uso turistico-ricettiva per il centro storico. Fino all’adozione di un regolamento specifico, scatteranno clausole di salvaguardia che vietano di trasformare edifici non abitativi in strutture ricettive.
Venezia: regolamento sperimentale per la città antica
A Venezia, un regolamento sperimentale prevede che, dal 2024, l’”affittanza turistica” per più di 120 giorni l’anno sarà consentita solo previa iscrizione a un registro specifico e deposito di una Scia. Dopo l’approvazione della variante urbanistica, nuove iscrizioni saranno bloccate fino al 2026. La misura, pur mirata a tutelare il patrimonio storico e la residenzialità, ha sollevato critiche da parte di Aigab, che si oppone all’obbligo del check-in di persona per evitare disagi logistici.
Il Cin e la sfida della regolamentazione nazionale
Sul piano nazionale, entro il 1° gennaio 2024, tutti i locatori dovranno dotarsi del Codice Identificativo Nazionale (Cin). Ad oggi, il 75% delle 563mila strutture registrate lo ha ottenuto. Piattaforme come Airbnb hanno annunciato che dal 2 gennaio rimuoveranno gli annunci privi di Cin. Tuttavia, Confedilizia critica la complessità della procedura, che aggiunge il codice nazionale a quelli regionali senza semplificare il sistema.
Riconoscimento ospiti: possibili novità
La recente circolare del ministero dell’Interno ribadisce l’obbligo per i locatori di identificare gli ospiti “de visu”. Gli operatori chiedono di poter utilizzare strumenti come videochiamate e codici Otp, già ammessi con lo Spid. Il tema è al centro di un incontro al Viminale, mentre resta la necessità di bilanciare tecnologia e sicurezza. Le nuove regole sugli affitti brevi riflettono l’urgenza di affrontare le sfide poste dal turismo e dal mercato immobiliare. Tuttavia, le opinioni divergono su efficacia e legittimità di alcune misure. Se da un lato i Comuni cercano di tutelare la residenzialità, dall’altro gli operatori del settore chiedono maggiore semplicità normativa e incentivi che favoriscano una convivenza sostenibile tra turismo e vita cittadina.