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Cronache

Acerra, sequestrata la fabbrica che produceva sigarette di contrabbando: arrestati 12 lavoratori addetti alla produzione

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Quando i finanzieri sono entrati nell’enorme opificio dove avevano il sospetto che si svolgesse qualche traffico poco lecito, tutto si aspettavano eccetto che trovarsi dentro una fabbrica che produceva, confezionava e avviava alla commercializzazione sigarette. Di contrabbando ovviamente. Era una fabbrica abusiva ma sembrava di essere inuma grande impianto produttivo di una delle multinazionali del tabacco che detengono i marchi che poi arrivano ai consumatori finali. Nell’opificio che si trova nella zona di Acerra, c’erano dodici persone al lavoro. Tutte arrestate. Così come sono state sequestrate le attrezzature e il capannone di oltre mille metri quadri usato per la produzione delle sigarette. Dopo gli arresti e i sequestri, i finanzieri della Compagnia di Nola, quelli che hanno operato, hanno scoperto nel Casertano, a Cervino, un capannone per lo stoccaggio della merce prima di essere commercializzata.

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Carabiniera suicida: perquisizione cronista non necessaria

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Una perquisizione “deliberatamente mirata a disvelare la fonte informativa del giornalista senza alcuna vera ricaduta sulle indagini, che oltre tutto sembrano essersi limitate agli accertamenti, preliminari e funzionali, volti a stabilire che si fosse effettivamente trattato di un suicidio. Tale modus operandi da parte dell’organo requirente non è obiettivamente consentito” alla luce della Costituzione e della legge.

Così la Cassazione nella motivazione della sentenza con cui lo scorso 22 gennaio ha annullato il decreto di sequestro di tre computer e di un telefono cellulare nella disponibilità di Simone Innocenti, giornalista del Corriere Fiorentino, indagato dalla procura di Firenze per concorso con uno o più pubblici ufficiali di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio per un articolo del 17 maggio 2024 sul caso del suicidio di un’allieva della Scuola marescialli e brigadieri di Firenze.

La procura diretta da Filippo Spiezia lo scorso 31 luglio aveva disposto perquisizioni e sequestro. Il giornalista, difeso dall’avvocato Caterina Malavenda, aveva impugnato il decreto di perquisizione e il conseguente sequestro: il Riesame aveva respinto il ricorso, decisione poi ribaltata dalla Cassazione.

La Suprema Corte richiama la tutela delle fonti fiduciarie che l’ordinamento riconosce al giornalista in base all’articolo 15 della Costituzione e all’articolo 200 del codice di procedura penale, riportando, così la norma, “‘che se le notizie sono indispensabili ai fini della prova del reato per cui si procede e la loro veridicità può essere accertata solo attraverso l’identificazione delle fonti’, il giudice e non il pubblico ministero ‘ordina al giornalista di indicare la fonte delle sue informazioni'”.

Per la Cassazione “deve, dunque, sussistere la necessità di accertare dei fatti costituenti reato, il che non era nel caso di specie, e ricorrere l’evenienza che l’esame testimoniale della fonte riservata costituisca la sola modalità per l’accertamento di quei fatti, anch’essa non riscontrabile nella fattispecie in esame”: “L’eventuale identificazione del pubblico ufficiale responsabile della divulgazione della notizia presunta riservata non avrebbe avuto alcuna incidenza sul fatto da accertare”, ovvero le modalità del decesso dell’allieva morta.

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Papa Francesco domani ha intenzione di impartire la benedizione dall’ospedale Gemelli

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Nonostante il periodo di convalescenza, Papa Francesco ha intenzione di affacciarsi domani, domenica 23 marzo, poco dopo le 12.00 dall’ospedale Gemelli per un saluto e per impartire la tradizionale benedizione domenicale. Lo ha riferito oggi la Sala Stampa della Santa Sede, sottolineando che le condizioni di salute del Pontefice restano stabili e che il Santo Padre continua a seguire le terapie, dedicandosi al lavoro e alla preghiera.

Il testo dell’Angelus sarà diffuso come avvenuto nelle scorse settimane, mentre Vatican Media garantirà le riprese e la distribuzione delle immagini dell’evento. La decisione di Papa Francesco rappresenta un segno di vicinanza ai fedeli, nonostante il periodo di cura. Il Pontefice, anche in momenti di difficoltà fisica, conferma il suo desiderio di essere presente e di mantenere il contatto con la comunità dei credenti, affidando a Dio e alla Vergine Maria la Chiesa e il mondo intero.

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Tratta e sfruttamento della prostituzione, 6 arresti

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Per associazione mafiosa, tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, sequestro di persona, estorsione e procurato aborto sei nigeriani sono stati arrestati in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Roma. L’operazione è stata compiuta ieri da personale del Servizio Centrale Operativo e della Sisco di Roma e di Brescia e del Servizio per la Cooperazione di Polizia e il Reparto Prevenzione Crimine e si è svolta contemporaneamente a Roma, Brescia e in Islanda, dove alcuni degli arrestati si erano trasferiti. Le indagini sono state condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma. Una ragazza si è ribellata alla rete dei suoi sfruttatori che l’aveva spinta a venire in Italia con la promessa di un lavoro.

Nel corso delle indagini sono state individuate altre vittime, anche minorenni, che in compagnia di un ‘boga’ hanno affrontato un lungo viaggio, con violenze fisiche, psicologiche e sessuali, attraversando la Nigeria, il Niger e la Libia, da dove sono poi partite via mare, su un’imbarcazione di fortuna, per giungere a Pozzallo (RG). Una volta arrivate a Roma le vittime venivano costrette a prostituirsi. In caso di rifiuto venivano rinchiuse in casa, private del cibo e impedito qualsiasi contatto con i familiari in Nigeria. Una giovane ragazza, arrivata in Italia in stato di gravidanza, è stata costretta ad assumere pericolosi farmaci per l’interruzione di gravidanza tanto da rischiare la morte, per farle esercitare l’attività di prostituzione. Gli investigatori hanno accertato che il gruppo utilizzava modalità tipicamente mafiose, con violenze ed intimidazioni, anche nei confronti dei familiari delle vittime in Nigeria per estorcere ingenti somme di denaro, quali “spese del viaggio” per giungere in Italia.

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