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Salute

A Parigi come a Napoli: da Mimi cave à manger Giulia cucina le ricette della nonna con prodotti solo campani

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Una piccola enclave napoletana nel cuore di Parigi, dove le ricette sono quelle delle nonne, i prodotti rigorosamente campani e dove, ovviamente si tifa per il Napoli. Benvenuti da “Mimi, cave a manger”, in rue du Cherche midi, quasi all’angolo con boulevard Montparnasse, un locale piccolo, piccolo ma tanto accogliente dove Giulia Guarino, chef giovane ma di grande prospettiva si muove con levità per preparare i suoi piatti della tradizione fra limoni, mattonelle by Vietri sul mare, peperoncini, olio, pomodoro e pasta.

Quella pasta speciale che Gerardo di Nola prepara per chi ha problemi di celiachia. Ecco così la zuppa di di cicerchie, le caserecce ai broccoli, lo scammaro, cioè la pasta saltata in padella, con uva passa, pinoli, capperi e alici salate…una bontà . Qui la mozzarella arriva tutti i giorni da Battipaglia, l’olio dal Cilento, i friarielli da Napoli, gli agrumi da Sorrento per la gioia dei parigini che affollano la piccola cantina, la cave à manger dove inutile dire si tifa per il Napoli. Pure Gerard sangue francese ma ormai partenopeo d’adozione dice: “Forza Napoli”.

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Intervento rivoluzionario a Napoli: ricostruzione della mandibola con intelligenza artificiale, prima volta in Italia

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Un’operazione straordinaria e senza precedenti in Italia è stata eseguita a Napoli, salvando la qualità della vita di Nona, una paziente georgiana di 48 anni e madre, colpita da un tumore aggressivo alla mandibola. Grazie a una tecnologia innovativa e all’impiego dell’intelligenza artificiale, i chirurghi dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’A.O.U. “Luigi Vanvitelli”, diretta dal professor Gianpaolo Tartaro, hanno ricostruito la mandibola e l’articolazione temporo-mandibolare con una protesi personalizzata, garantendo alla paziente il pieno recupero delle funzioni vitali come masticare, parlare e sorridere.

UN’OPERAZIONE MAI ESEGUITA PRIMA IN ITALIA

L’intervento rappresenta la prima applicazione in Italia e la seconda in Europa di questa tecnica rivoluzionaria. A rendere l’operazione unica è stato l’utilizzo di un device innovativo, progettato su misura grazie alla collaborazione tra chirurghi e ingegneri biomedici, che ha permesso di riprodurre con estrema precisione i movimenti naturali della mandibola.

La tecnica mininvasiva impiegata ha evitato cicatrici visibili e ha consentito alla paziente di recuperare in tempi record. In sala operatoria, oltre al professor Tartaro, hanno operato il professor Mario Santagada, l’anestesista Serena Merolillo e gli specializzandi Roberta Maiulo, Domato Setola e Martina Amodio.

«L’innovazione di questo intervento sta nella possibilità di un recupero funzionale completo – spiega il professor Tartaro – garantito da una protesi creata sulla base delle caratteristiche anatomiche del paziente, acquisite tramite scansione Tac e modellate con intelligenza artificiale».

UNA RICOSTRUZIONE PERFETTA E UN RECUPERO RAPIDO

Il tumore aveva compromesso la parte sinistra della mandibola e l’articolazione che collega la mascella al cranio, rendendo impossibili azioni quotidiane come parlare e mangiare. Le tecniche tradizionali avrebbero permesso solo una ricostruzione parziale, ma con questa innovazione la funzionalità è stata ripristinata completamente.

L’operazione è stata pianificata digitalmente e realizzata con dime chirurgiche per guidare il taglio osseo con precisione. Inoltre, l’approccio mininvasivo, simile a un lifting, ha consentito di preservare i nervi e i vasi sanguigni, riducendo il rischio di complicazioni e accelerando la ripresa.

Il Direttore Generale Ferdinando Russo ha sottolineato l’importanza di questo intervento:
«Questo è un esempio concreto di come la ricerca e le nuove tecnologie possano migliorare la qualità della vita dei pazienti. Prestazioni assistenziali all’avanguardia permettono cure più efficaci e tempi di recupero ridotti».

IL SORRISO RITROVATO

Dimessa dall’ospedale, Nona è tornata alla sua vita di sempre, incredula per il risultato ottenuto. Ora sogna di poter ricevere la visita della figlia in Italia, per mostrarle il volto sereno e sorridente che i medici di Napoli le hanno restituito.

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Salute

Chirurgia mininvasiva per i tumori addominali: recupero rapido al Malzoni Research Hospital

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Il Malzoni Research Hospital si distingue per l’eccellenza nella chirurgia mininvasiva applicata ai tumori addominali, garantendo interventi che riducono significativamente i tempi di degenza post-operatoria. L’approccio multidisciplinare adottato dall’Unità Operativa di Chirurgia Generale, guidata dal dottor Pietro Maida, consente di seguire le più aggiornate linee guida delle società scientifiche, offrendo ai pazienti cure all’avanguardia.

Un Team Multidisciplinare per la Chirurgia Mininvasiva

L’adozione della chirurgia mininvasiva rappresenta la nuova frontiera nel trattamento dei tumori addominali. Al Malzoni Research Hospital, questa metodologia viene applicata nei casi idonei grazie all’esperienza del dottor Maida e della sua equipe. L’obiettivo principale è garantire interventi efficaci con un recupero più rapido e meno invasivo per il paziente.

Uno degli ultimi interventi eseguiti ha coinvolto un paziente ottantenne affetto da tumore al colon sinistro. La procedura effettuata è stata un’emicolectomia sinistra, ovvero la rimozione del tratto di intestino che va dal colon trasverso distale fino alla giunzione retto-sigmoidea. L’intervento, eseguito in laparoscopia, ha avuto una durata di un’ora e trenta minuti e ha permesso una notevole riduzione dei tempi di recupero.

dottor Pietro Maida

Recupero Rapido e Dimissione Precoce

Grazie alla tecnica laparoscopica e alle procedure post-operatorie avanzate, il paziente è stato mobilizzato già dal giorno successivo all’intervento. Dopo una prima fase di rialimentazione semiliquida nella mattina di venerdì, la sera stessa ha potuto riprendere un’alimentazione più solida. Il ricovero complessivo si è limitato a circa 48 ore, dalle 13 di giovedì alle 9 di sabato mattina, con dimissione accompagnata dalla sola terapia di profilassi tromboembolica.

Il Protocollo ERAS: Un Approccio Integrato

L’applicazione del protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) è stata determinante per il successo dell’intervento e il rapido recupero del paziente. Come spiega il dottor Maida, questo protocollo prevede la collaborazione attiva del paziente e dei suoi familiari, attraverso accorgimenti mirati sia nella fase preoperatoria che postoperatoria.

“Abbiamo applicato tutte le buone pratiche dell’ERAS, che prevedono un’attenta gestione del dolore, un’assistenza infermieristica intensiva e una precoce mobilizzazione del paziente,” afferma il dottor Maida. “Questo approccio consente di minimizzare il ricovero post-operatorio e di garantire un veloce recupero funzionale.”

Verso un Futuro di Chirurgia Sempre Più Innovativa

L’impegno del Malzoni Research Hospital nella chirurgia mininvasiva conferma l’importanza dell’innovazione tecnologica e dell’approccio multidisciplinare nel trattamento dei tumori addominali. Grazie alla laparoscopia e all’integrazione con i protocolli ERAS, i pazienti possono beneficiare di cure più sicure, meno invasive e con un recupero più rapido, migliorando significativamente la loro qualità di vita post-operatoria.

 

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Virus aviaria in formaggi da latte crudo, ma non ci sono casi

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I formaggi fatti con latte crudo proveniente da mucche contaminate con il virus dell’ aviaria mantengono il microrganismo infettivo al loro interno anche per mesi: e’ quanto ha osservato un nuovo studio Usa della Cornell university. I ricercatori hanno rilevato che il virus era ancora contagioso sia all’ interno di mini forme di formaggio iniettate in laboratorio con il virus H5N1, che in formaggi di una fattoria le cui mucche erano malate di aviaria.

In entrambe le situazioni il virus e’ sopravvissuto piu’ di due mesi pieni. Lo stesso gruppo di ricercatori aveva osservato che l’ H5N1 rimane contagioso nel latte non pastorizzato, tenuto in frigorifero, per 8 settimane minimo. Diego Diel, autore principale della ricerca finanziata dalla Food and drug administration, ha osservato che al momento non ci sono casi provati di trasmissione dell’ aviaria avvenuta tramite l’ ingestione di formaggi o latte.

“Ma – ha precisato – penso che cio’ sia possibile, come nel caso delle infezioni occorse ad addetti di allevamenti con l’aviaria, che hanno preso la malattia da schizzi di latte”. Il livello di pericolo – ha ipotizzato – dovrebbe essere legato alla quantita’ di sostanza contaminata assunta”. Il ministro della sanita’ Kennedy ha osservato di recente che “la malattia non puo’ essere diffusa dal cibo, e a quanto si sa non si puo’ prendere dalle uova, dal latte o dalla carne di un animale infetto”.

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