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A Kiev tutti nei rifugi, salta anche l’atteso Brecht

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La giornata scandita dalle sirene è cominciata presto a Kiev: la prima è risuonata che non erano ancora scoccate le quattro del mattino. E nelle 12 ore successive l’allarme si è ripetuto altre tre volte. Una giornata intera passata nei rifugi per i cittadini della capitale ucraina, nelle stazioni della metropolitana, nei parcheggi dai più livelli sotto il suolo. Il tragitto verso il posto di lavoro su mezzi pubblici e privati interrotto bruscamente e poi di corsa verso il luogo protetto più vicino tra quelli indicati dalle varie app che tutti usano in città per avere sempre a disposizione, nel palmo della mano, una sorta di ‘mappa della sicurezza’. E anche in questa nuova normalità dettata dalla guerra che da un anno pesa sulla città oltre che al fronte, Kiev una giornata così non se l’aspettava. Al punto che, fino alla fine, fuori dal Teatro Nazionale di Prosa ‘Ivan Franko’ nel centro della città gli spettatori sono rimasti in fila, in attesa della prima di ‘La resistibile ascesa di Arturo Ui’ di Bertolt Brecht.

Un evento speciale che l’ennesima sirena ha dapprima congelato – “aspettiamo che l’allarme rientri per alzare il sipario” – e poi costretto al rinvio: il termine ‘cancellato’ però è assolutamente fuori questione, la piece andrà in scena il 24 febbraio, la data dell’anniversario dell’invasione da parte delle forze russe, come a rispondere ancora una volta con fermezza che le bombe, i raid, gli attacchi massicci (quest’ultimo su vasta scala come non lo si vedeva da tempo) non fermano l’Ucraina e gli ucraini. Viktoria fa l’avvocato, spiega che quando scatta la sirena fa tutto il necessario: “Sono organizzata. Il telefonino carico, la batteria extra. Gli spostamenti pianificati”. Una routine ormai consolidata, “ho tutto e sono pronta Ci siamo abituati”. Ma non basta, normale non è. Per vivere la sua normalità Viktoria viene a teatro: “Mi riporta a ciò che provavo prima della guerra. A quella realtà a quelle sensazioni. Ne ho bisogno, è una questione di equilibrio. Anche emotivo e mentale”. Viktoria inoltre riconosce lo sforzo da parte degli artisti, per i quali lavorare in questo clima di certo non è facile. E’ una creatività sofferta, generata attraverso crepe e rotture, una tensione innaturale, spiega raccontando di sentirla anche lei. Viktoria come hobby fa la stilista, “ma disegnare e creare capi di abbigliamento in questo clima è difficilissimo. Proprio sul piano del processo creativo, per non parlare di quello pratico e di produzione: manca continuamente l’elettricità, l’acqua…”, racconta.

Intanto Olena e Natalia spiccano nel gruppo di signore che in questo teatro hanno l’aria di sentirsi a casa. Erano già pronte a sedersi in platea quando l’ennesima sirena della giornata è risuonata e il teatro è diventato un rifugio. “E’ normale per noi, ormai, certo… ma fino ad un certo punto”, dice Olena. “Guardi, questa mattina mi recavo a fare delle commissioni dall’altro lato del fiume. Ebbene, è scattata la sirena e ho dovuto rinunciare”, spiega. Natalia si inserisce: “Io oggi sarei dovuta andare in banca a pagare le tasse. Non ho potuto farlo… “, e scrolla le spalle. La scelta di mettere in scena questo testo di Brecht non è casuale: ‘La resistibile ascesa di Arturo Ui’, del 1941, è un’allegoria satirica dichiarata di Hitler nella Germania nazista. L’attore e produttore Oleg Kohan ammette che facile non è in questo periodo far funzionare il teatro, “ma qualsiasi difficoltà che si possa incontrare noi non è niente rispetto a quelle di chi è al fronte”. Il regista e direttore artistico del teatro Dmytro Bogomazow non nasconde il dolore e il peso del momento anche sul piano artistico: “Un momento buio dell’attore che deve esprimersi”, dice, ricordando che 17 componenti della sua compagnia sono al fronte. Ma anche per questo il suo teatro non si ferma.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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