Rischiano di andare a processo con la pesante accusa di associazione per delinquere finalizzata ad una serie di reati, tra cui il danneggiamento e l’imbrattamento soprattutto di treni della metropolitana milanese, undici giovani appartenenti alla ‘crew’ Wca (ossia ‘We can all’, possiamo tutto). Si tratta di uno dei piu’ noti gruppi organizzati di “writing vandalico”, le cosiddette ‘tag’ tracciate con bombolette spray, che “ha operato dal 2001 quantomeno sino al 2016” non solo nel capoluogo lombardo e in altre regioni, ma anche in “Spagna, Germania, Francia, New York e in alcune citta’ dell’Australia”. Il gip di Milano Guido Salvini, infatti, respingendo una richiesta di archiviazione (accolta solo per 5 posizioni), ha ordinato alla Procura l’imputazione coatta per undici indagati, che avrebbero fatto parte di “una struttura organizzativa caratterizzata” da “suddivisione gerarchica e da una ripartizione dei ruoli”. Agli atti dell’inchiesta, la piu’ rilevante degli ultimi anni contro un gruppo di ‘writers’, anche un’informativa della Polizia locale con fotografie e filmati delle azioni dei graffitari, che riprendevano i blitz e, tra l’altro, si autodefinivano non antagonisti, ma “fighetti, figli di papa’”. Le loro scorribande, scrivono gli investigatori nella relazione di oltre 120 pagine che contiene anche le chat scovate nei telefoni degli indagati (le perquisizioni nel maggio 2016), “sono frutto di vera e propria programmazione”, vengono “studiate e successivamente concretizzate per ottenere il massimo risultato nel minor tempo possibile”. E “il fine ultimo” e’ “ottenere il massimo della visibilita’, fatto che costituisce l’interesse primario del Writer vandalico”, perche’ “imbrattando i muri delle citta’ e le carrozze delle linee ferroviarie e/o metropolitane chiunque ha modo di leggere e vedere le tag ed i ‘pezzi’ realizzati”. I “vandali”, inoltre, “usano il web per raggiungere non solo gli occhi degli ignari utenti ma anche quelli di coloro che nel mondo del writing vandalico frequentano i vari social network e le molteplici applicazioni contenitrici di immagini”. Avevano realizzato anche un dvd sulle loro ‘imprese’ e lo vendevano in rete. Le loro maxi ‘tag’ sui treni recitavano “war contro Atm”, ossia l’Azienda dei trasporti milanesi, parte offesa nel procedimento, assieme a Ferrovie Nord, Ferrovie dello Stato e al Comune di Milano. Sempre contro l’Atm, poi, anche nei depositi, scritte come: “2001-2011 10 anni che vi spacchiamo il c…”. A Milano, scrive il gip, l’obiettivo principale “era la linea verde della Metropolitana milanese colpita sia con azioni di ‘Back Jump’, cioe’ con azioni improvvise durante la fermata di un convoglio, sia quando i convogli si trovavano fuori servizio su binari morti”. Poi, la ripartizione dei ruoli: “Alcuni – scrive il gip – si occupavano di trasportare un gran numero di bombolette, altri controllavano la zona, altri si occupavano di bloccare la chiusura delle porte dei treni o di sradicare gli allarmi anche mediante chiavistelli”. Una posizione di spicco l’aveva Stefano Maravigna, 35 anni, “che nelle immagini delle azioni compare sempre davanti a tutti, nelle chat viene chiamato ‘Capo’”.