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Voto primarie, nel Likud Netanyahu è sempre King Bibi d’Israele

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Benyamin Netanyahu resta nel Likud ancora l’onnipotente ‘King Bibi’, malgrado le incriminazioni per corruzione, frode ed abuso di ufficio. Al termine di elezioni primarie a cui hanno preso parte quasi 60 mila iscritti al partito (49%), il premier ha raccolto il 72,5 per cento dei voti, con un successo perentorio sullo sfidante Gideon Saar. “Abbiamo sconfitto non solo il maltempo – ha esultato oggi Netanyahu, rivolgendosi ai quadri del Likud – ma anche quanti gia’ diffondono ‘Fake News’ per sminuire la portata del voto. Quasi tutti i mezzi di comunicazione si erano mobilitati contro di me, ma non hanno avuto successo”. Ancora una volta Netanyahu, che pure ha alle spalle 10 anni di governo, si e’ presentato come il rappresentante piu’ genuino del ‘secondo Israele’: quello delle periferie, del disagio sociale, dell’indigenza economica. E proprio nelle periferie ha raccolto l’80-90 per cento dei voti, obliterando il rivale Saar, un ex ministro ed avvocato di successo. Questi non ha ottenuto il risultato che sperava: ma ha intanto posto un’ipoteca che potrebbe venirgli utile quando si profilasse il dopo-Netanyahu. Allora potrebbe far valere di fronte ai compagni l’aver dato prova di indipendenza di pensiero mentre altri dirigenti – che in privato secondo i media pure dissentono dal loro leader – hanno preferito mettere la sordina. Nel suo discorso ai sostenitori, Netanyahu ha peraltro avuto cura di non pronunciare mai il nome ‘Saar’. Il messaggio implicito era che nell’imminenza delle elezioni politiche del 2 marzo “il Likud e’ Netanyahu”. Se i suoi rivali politici Benny Gantz (leader del partito centrista Blu Bianco) e Avigdor Lieberman (Israel Beitenu) speravano di vedere con le primarie l’inizio di uno sgretolamento interno del Likud, ora devono rivedere le proprie analisi. “Non c’e’ nulla di nuovo sotto il sole” ha commentato con disappunto Lieberman. “Il Likud ha scelto un leader con tre incriminazioni, – ha rincarato Gantz – che cerca di abbattere lo Stato di diritto e di ottenere per se’ l’immunita’ piuttosto che occuparsi delle necessita’ dei cittadini”. Dalle primarie Netanyahu e’ emerso senza voce (per i molti comizi) ma in uno stato di eccitazione pre-elettorale. Ha assicurato che otterra’ il consenso degli Usa all’annessione della valle del Giordano e all’estensione della legge israeliana agli insediamenti ebraici in Cisgiordania. In prospettiva, ha aggiunto, potrebbero essere firmati accordi di pace con Paesi arabi. Netanyahu ritiene insomma di aver fugato ormai tutti i dubbi: il popolo lo sostiene in pieno. Dopo le elezioni del 9 aprile e dopo quelle del 17 settembre la sua presenza ingombrante aveva impedito a Blu Bianco e a Israel Beitenu di formare un governo unitario, di alternanza, con il Likud. Da soli non avevano in parlamento la forza necessaria. Alcuni analisti avvertono fin d’ora: se al voto di marzo Blu Bianco e Likud torneranno ad essere sostanzialmente alla pari, il ‘plonter’ (il ‘nodo’, in ebraico) si ripresentera’ in tutta la sua gravita’ istituzionale.

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Zelensky: due i caccia russi abbattuti da droni navali

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Sono due i caccia russi Sukhoi Su-30 abbattuti da droni marittimi ucraini sul Mar Nero in meno di 24 ore, secondo quanto afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato da Ukrinform. “Ringrazio i nostri ragazzi che stano incrementando le capacità di difesa a lungo raggio dell’Ucraina, sia in aria che in mare”, ha aggiunto Zelensky che ha definito l’operazione “brillante”. Il secondo abbattimento di Su-30 russo sul Mar Nero è stato confermato da Kyrylo Budanov, capo del Servizio d’intelligence militare ucraino (Gur) che operano questi droni navali. Budanov, sempre citato da Urkinform, ha definito la duplice operazione come un “momento storico”.

Secondo Budanov, per l’abbattimento dei due Su-30 sono state utilizzate tre imbarcazioni senza pilota Magura V7, una variante utilizzata come difesa antiaerea del Magura V5. I droni marittimi erano dotati ciascuno di due missili antiaerei Aim-9 Sidewinder di fabbricazione americana, modificati da missili aria-aria (cioè lanciati da un aereo contro un altro aereo) a terra-aria. Il capo del Gur ha riferito che l’equipaggio del primo Su-30 è sopravvissuto ed è stato recuperato nel Mar Nero da una nave civile, mentre non sono sopravvissuti quelli del secondo.

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Hamas, giustiziati diversi saccheggiatori di cibo a Gaza

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Secondo numerose fonti palestinesi da Gaza, Hamas ha giustiziato diversi presunti saccheggiatori dopo diversi incidenti in cui bande armate hanno attaccato depositi di generi alimentari e mense nella Striscia. Ismail Al-Thawabta, direttore dell’ufficio stampa di Hamas, ha reso noto che sono state eseguite diverse “esecuzioni rivoluzionarie” contro “criminali di alto rango” il cui coinvolgimento nei saccheggi è stato dimostrato. Quindi ha spiegato che alcuni saccheggiatori hanno agito sotto l’egida di un clan, mentre altri come gruppi organizzati, alcuni dei quali, secondo lui, hanno ricevuto il sostegno diretto di Israele.

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Harry torna ad attaccare la monarchia: gelo totale con re Carlo dopo l’intervista alla BBC

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harry e meghan

«Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo», scriveva Tolstoj. E quella dei Windsor continua a dimostrarlo. Dopo l’intervista rilasciata dal principe Harry alla BBC, i rapporti con re Carlo sono ai minimi storici. Secondo fonti vicine a Buckingham Palace, le parole del duca di Sussex avrebbero ulteriormente inasprito le tensioni familiari, già esplose negli ultimi cinque anni.

LE PAROLE CHE HANNO FATTO INFURIARE BUCKINGHAM PALACE

Nel corso dell’intervista, Harry ha toccato temi delicati, parlando anche della malattia del padre. Un passaggio sul “tempo rimasto” a Carlo è stato giudicato da molti sudditi di pessimo gusto. «Non è il modo per ottenere una riconciliazione», ha commentato un residente di Windsor. In tanti ricordano l’esempio della regina Elisabetta, che mai avrebbe approvato un simile approccio mediatico.

Harry si è detto deluso per la revoca della scorta a lui, Meghan e ai loro figli. Una decisione che ritiene legata alla volontà della Corona di punire la loro scelta di lasciare il Regno Unito. E ha anche accennato velatamente alla morte di sua madre Diana, suggerendo che «c’è chi vuole che la storia si ripeta».

LO STRAPPO CON IL PADRE E LA CORTE

A peggiorare la situazione, la sconfitta di Harry alla Corte d’Appello di Londra, che ha confermato la legittimità della revoca della protezione armata. Il principe sostiene di essere vittima di una trappola governativa, e ha annunciato che scriverà alla ministra degli Interni Yvette Cooper e, se necessario, anche al premier Keir Starmer.

Il Palazzo ha reagito in modo inusuale con un comunicato ufficiale che, senza citare direttamente Harry, ha ricordato che la questione sicurezza è stata più volte valutata dai tribunali, con la stessa conclusione: nessuna protezione speciale per il principe.

IL CONGELAMENTO DEI RAPPORTI FAMILIARI

«Mio padre non mi parla più», ha ammesso Harry. «Ci sono membri della famiglia che non mi perdoneranno mai». Un riferimento diretto all’autobiografia Il minore e ad altre tensioni mai risolte. Harry ha anche detto di conoscere i nomi dei responsabili delle decisioni più dolorose.

Da parte della famiglia reale, la fiducia è ormai compromessa. Le parole del principe avrebbero convinto Buckingham Palace che non è più possibile alcun dialogo riservato. «Le sue dichiarazioni dimostrano che non ci si può fidare di lui», trapela da fonti vicine alla Corona. Il loro ultimo incontro risale al febbraio 2024, quando Harry volò a Londra per vedere il padre dopo l’annuncio della sua malattia. Ma quel fragile momento di riavvicinamento si è dissolto.

UN FUTURO SENZA RICONCILIAZIONE?

Harry ha ammesso di non credere più che potrà portare i suoi figli in Gran Bretagna, farli conoscere al nonno e legarli a quel Paese che pure fa parte del loro patrimonio culturale. A quanto pare, la volontà di normalizzazione a corte è oggi inesistente. E il principe resta, ancora una volta, più lontano che mai dalla sua famiglia.

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