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Economia

Mondo beve più vino italiano dei partner della vecchia Europa

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Nuovi e piu’ ampi orizzonti per il vino italiano: per la prima volta sono i Paesi terzi, quelli fuori dai confini dell’Unione europea, a bere piu’ calici made in Italy rispetto agli enoppassionati della vecchia Europa. A evidenziarlo e’ l’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), sulla base dei dati del commercio con l’estero dei primi nove mesi dell’anno. ”I clienti extra europei – precisa l’Ismea – hanno speso 38 milioni di euro in piu’ rispetto a nostri partner comunitari. Uno scenario piuttosto insolito che, se confermato a fine anno, darebbe vita a uno storico sorpasso, mai registrato dall’inizio del nuovo millennio a oggi”. Nel complesso, da gennaio a settembre 2019, l’Italia ha spedito oltre frontiera 15,7 milioni di ettolitri di vino (+12% sullo stesso periodo dell’anno precedente) per un controvalore di 4,6 miliardi di euro, in crescita del 3,8%. Prosegue la crescita degli spumanti (+9% in volume e +5% in valore) e risultano in decisa progressione anche i vini Dop (+8% in valore), soprattutto fermi. “Siamo molto soddisfatti – commenta il presidente di Federvini, Sandro Boscaini – per i dati che certificano il successo ormai planetario del vino italiano. Certo – ammette l’imprenditore veronese – la spada di Damocle dei dazi Usa non ci lascia tranquilli, soprattutto dopo la pubblicazione degli atti per attivare una nuova lista e nuovi livelli di dazi”. L’export di vino italiano negli Stati Uniti vale oltre 2 miliardi di euro, ricorda Federvini. Negli Usa, precisa Ismea, l’aumento delle quantita’ registrato nel segmento delle Dop imbottigliate (+11%) ha piu’ che compensato la rilevante flessione delle Igp (-24%). Bene anche gli spumanti la cui progressione nei primi nove mesi dell’anno e’ stata dell’11% a volume e del 10% a valore. Mentre nel Regno Unito i primi nove mesi del 2019 hanno segnato per il vino italiano un incremento delle quantita’ a fronte di una battuta d’arresto dei corrispettivi. Comunque i wine lover di Usa (4,6), Germania (3,4), Svizzera (1,1), Canada (4,0), Francia (9,3), Giappone (15,6), Svezia (1,7), Paesi Bassi (9,3), Cina (4,9), Russia (19,7), Austria (1,6), Norvegia (1,0), Polonia (13,4), Australia (2,7), Repubblica ceca (3,8), Spagna (1,4), Finlandia (2,3), e Lettonia (17,8) spingono le nostre esportazioni su valori positivi nella bilancia commerciale. ”Se i dati successivi dovessero confermare questo trend – conclude Ismea – a fine anno si potrebbero superare i 22 milioni di ettolitri per un introito che, finalmente, potrebbe avvicinare il traguardo dei 6,5 miliardi”.

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Inflazione rivista al ribasso, frena carrello della spesa

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L’Istat rivede al ribasso le stime sull’inflazione ad aprile: i prezzi, secondo i dati definitivi, sono cresciuti dello 0,8% (era +0,9% nelle stime preliminari) tornando ai livelli di aumento di gennaio e febbraio dopo l’accelerazione di marzo (+1,2%). Intanto la Bce avverte che le condizioni della stabilità finanziaria dell’area euro sono migliorate con il calo dei rischi di recessione, ma che le prospettive “restano fragili a causa dell’elevata incertezza politica e geopolitica a livello globale che lascia i mercati esposti a possibili sorprese negative”.

E inevitabilmente i conti pubblici ‘sono più vulnerabili’, soprattutto sul fronte dei “debiti più elevati” rispetto a prima della pandemia. Il lieve rallentamento del tasso d’inflazione, secondo l’Istat, si deve soprattutto all’ampliarsi su base tendenziale della flessione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da -10,3% a -13,9%) e alla decelerazione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +4,5% a +2,7%), ma anche dei beni alimentari. L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,6% per l’indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. Rallenta anche il cosiddetto carrello della spesa (quello composto dai beni alimentari, per la cura della casa e della persona) con i prezzi che da +2,6% tendenziale di marzo registrano un +2,3% ad aprile.

Quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto invece accelerano (da +2,5% di marzo a +2,6%). Se si guarda ai prezzi al consumo per divisione di spesa è il comparto dei servizi ricettivi e di ristorazione a segnare ad aprile l’aumento tendenziale maggiore (+4,4%) seguito dalle bevande alcoliche e tabacchi (+2,7%). I prezzi degli alimentari e delle bevande analcoliche crescono comunque tre volte più della media con un +2,4%. Per abitazione, acqua, elettricità e combustibili c’è il calo più consistente con un -9% dei prezzi tendenziale, anche grazie all’arretramento dell’energia mentre le comunicazioni registrano un calo tendenziale del 5,7%.

Il rallentamento dell’inflazione è stato accolto con soddisfazione dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che sottolinea come il tasso sia il più basso tra i grandi Paesi Ue a fronte del “più alto tasso di crescita”. “Questo ci deve incoraggiare – ha detto – ad andare avanti su questa strada come sistema Paese”. E se la Confesercenti sottolinea che stiamo andando verso una “normalizzazione” dei prezzi i consumatori sottolineano che il dato è legato al fatto che la Pasqua quest’anno è caduta a marzo e quindi aprile si è confrontato con un mese nel quale possono esserci fiammate dei prezzi soprattutto sugli alimentari e sui servizi turistici.

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Economia

Il Sud è la terza regione più attrattiva del Mediterraneo

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In base alla nuova edizione del Mediterranean Sustainable Development Index (Msdi), l’indice progettato da The European House Ambrosetti per misurare l’attrattività e la competitività del Sud Italia, il Sud si conferma come la terza regione più attrattiva tra 22 Paesi del Mediterraneo. In particolare, si posiziona al quinto posto se si guarda all’analisi economica, al terzo se si considera gli asset a disposizione del territorio, al quarto se si guarda a innovazione e cultura e al settimo nel sociale. I dati sono contenuti nel Libro bianco sul Sud Italia presentato oggi da The European House Ambrosetti in occasione della giornata di apertura del forum ‘Verso Sud: La strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo’.

Nel Libro bianco si mette in evidenza anche il dinamismo dell’area del Mediterraneo allargato nella quale tra il 2021 e il 2022 il Pil è cresciuto del +3,4% e del +4,8% nel Mediterraneo ‘core’ (che include, oltre all’Italia, 22 Paesi dell’Unione europea, dell’Area Balcanica, del Medio Oriente e del Nord Africa). Si tratta di un risultato superiore a quello delle grandi economie globali come Cina (+3%) e Stati Uniti (+2,1%), mentre in termini commerciali nel 2022 l’export è aumentato del +18,3% nel Mediterraneo allargato e del +19,7% nel Mediterraneo core. Allo stesso tempo, la popolazione è aumentata del +0,8% (circa 3,7 milioni di persone) nel Mediterraneo core e del +1% nel Mediterraneo allargato (13,1 milioni di persone).

Il Libro bianco sottolinea anche che oltre alla centralità dei corridoi energetici (con particolare riferimento al progetto Eastmed e al raddoppio del Tap), il Sud Italia è hub mediterraneo di sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Al 2022 è infatti al quinto posto nel Mediterraneo per quota dei consumi coperti da fonti energetiche rinnovabili (31,6%) e rappresenta il 39,1% di tutta l’energia rinnovabile prodotta in Italia nel 2022 (in aumento di 4,6 punti rispetto al 2021). Vanta, inoltre, caratteristiche topografiche strategiche per sfruttare energia eolica e solare. Secondo lo studio sono quindi fondamentali gli investimenti nel potenziamento dei corridoi che collegano l’Italia e il Sud, in particolare sulla direttrice orientale, che offre vantaggi competitivi in termini di sicurezza energetica, privilegiando infrastrutture in grado di incorporare nel medio periodo l’idrogeno verde.

Tra i settori su cui puntare per uno sviluppo solido e sostenibile, il Libro bianco individua l’economia del mare che al Sud conta più di 110 mila imprese (48,8% del totale nazionale), più di 332 mila occupati (36,4% del totale nazionale) e genera 15,7 miliardi di euro di valore aggiunto (30% del totale nazionale). Inoltre, l’incidenza dell’economia del mare sul totale dell’economia territoriale è più alta rispetto al resto del Paese: nelle regioni meridionali il settore pesa per il 4,7% del totale delle imprese (contro il 3,8% in Italia), per il 4,9% degli occupati (contro il 3,6%) e per il 4,4% del valore aggiunto (contro il 3,3%).

L’eolico off-shore galleggiante – secondo lo studio – può offrire già oggi una prospettiva di crescita per le regioni del Sud visto che secondo il Global Wind Energy Council (Gwec), l’Italia si colloca al terzo posto a livello mondiale per il potenziale di eolico galleggiante, un risultato che in gran parte è attribuibile alla posizione strategica delle regioni meridionali del Paese, principalmente la Puglia, la Sicilia e la Sardegna. Tra le altre cose il Libro evidenzia come nel Sud attualmente operino le tre maggiori fabbriche italiane per numero di occupati: contestualizzando questi dati nel più ampio scenario produttivo europeo, il Mezzogiorno si collocherebbe al settimo posto in Ue per numerosità di imprese manifatturiere. Forte anche la competitività sui mercati esteri.

Le esportazioni manifatturiere meridionali nel 2023 sono state pari a 63,9 miliardi di euro, in crescita del +35% rispetto al periodo pre-pandemico (47,3 miliardi), una variazione superiore di 6 punti percentuali rispetto a quella registrata a livello nazionale (+29,1%), al Nord (+29,0%) e di 8,9 punti percentuali rispetto a quella del Centro (+26,1%). Il Sud presenta una forte specializzazione in 4 settori – aerospazio, automotive, agroalimentare e farmaceutico.

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Economia

Apple, bloccate transazioni fraudolente per 7 miliardi dollari

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Dal 2020 al 2023 Apple ha evitato sull’App Store transazioni potenzialmente fraudolente per un totale di oltre 7 miliardi di dollari, di cui oltre 1,8 miliardi nel solo 2023. Nello stesso periodo, la società ha bloccato più di 14 milioni di carte di credito rubate e vietato a più di 3,3 milioni di account di effettuare ulteriori transazioni. Sono i dati illustrati nella quarta analisi annuale sulla prevenzione delle frodi, pubblicata dalla società di Cupertino. Dall’analisi emerge anche che nel 2023 Apple ha rifiutato più di 1,7 milioni di app “perché non rispettavano i rigorosi standard dell’App Store in materia di privacy, sicurezza e contenuti”. Inoltre, “il continuo impegno per fermare e ridurre le frodi sull’App Store – aggiunge l’azienda – ha portato alla chiusura di quasi 374 milioni di account sviluppatore e cliente, e alla rimozione di quasi 152 milioni di valutazioni e recensioni per il sospetto di frode”.

L’anno passato la società “ha chiuso quasi 118.000 account sviluppatore, in calo rispetto ai 428.000 dell’anno precedente, grazie ai continui miglioramenti dei sistemi usati per prevenire la creazione di account potenzialmente fraudolenti”. Inoltre, l’azienda ha rifiutato più di 91.000 richieste di iscrizione al Developer Program, “di fatto impedendo a questi soggetti di pubblicare app problematiche sull’App Store”. L’impegno di Apple si estende oltre l’App Store: negli ultimi 12 mesi, l’azienda ha individuato e bloccato più di 47.000 app illegittime su store pirata.

Dall’analisi annuale sulla prevenzione delle frodi, emerge che Apple ha un team di oltre 500 esperti ed esperte che valuta ogni app inviata all’App Store da sviluppatori di tutto il mondo prima che raggiunga l’utente. In media, il team verifica circa 132.500 app a settimana; nel 2023 ne ha controllate quasi 6,9 milioni, aiutando nel contempo più di 192.000 developer a pubblicare la loro prima app sull’App Store. Il team effettua una serie di controlli sfruttando processi automatizzati e una revisione condotta da persone fisiche. Nel 2023, più di 1,7 milioni di app sono state rifiutate per vari motivi, tra cui violazioni della privacy e attività fraudolente.

Riguardo le valutazioni e le recnesioni, nel 2023 Apple ne ha processate oltre 1,1 miliardi: quasi 152 milioni sono state giudicate fraudolente e quindi rimosse dall’App Store. Cupertino “si impegna a proteggere le informazioni finanziarie di ogni utente attraverso tecnologie di pagamento sicure come Apple Pay e StoreKit, che quasi 1 milione di app utilizzano per vendere beni e servizi sull’App Store. E mentre le perdite per frodi hanno raggiunto nuovi picchi a livello globale, nel 2023 Apple ha contribuito a evitare transazioni potenzialmente fraudolente per più di 1,8 miliardi di dollari sulla sua piattaforma”.

“Apple – aggiunge l’analisi – sfrutta anche tecnologie evolute abbinate a controlli condotti da persone fisiche per rilevare quando una carta di credito rubata viene utilizzata per scopi illeciti. Solo nel 2023 ha evitato che oltre 3,5 milioni di carte di credito rubate venissero utilizzate per acquisti fraudolenti e ha vietato a oltre 1,1 milioni di account di effettuare ulteriori transazioni. Continueremo a investire per proteggere la qualità e la sicurezza dell’App Store nell’interesse di ogni utente e di ogni developer”.

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