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Economia

Le distorsioni dell’e-commerce, contro il monopolio della piattaforma la webtax non basta

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Far pagare piu’ tasse ai giganti del web sarebbe gia’ un primo passo, ma non basta a mettere un freno alle distorsioni che l’e-commerce ha portato nel mercato. A lanciare l’allarme sono i negozianti del settore degli elettrodomestici, quelli riuniti in Aires e Ancra Confcommercio, che al governo e soprattutto all’Europa chiedono un intervento piu’ ampio che riscriva le regole (non solo quelle fiscali) riportando parita’ di trattamento a tutti gli operatori di un settore che l’e-commerce ha trasformato profondamente. Per rendere i cambiamenti delle vere e proprie opportunita’ “e’ necessario che gli operatori usufruiscano di pari condizioni competitive o quantomeno di regolamentazioni simmetriche”. Questa la richiesta del presidente di Aires Confcommercio, Andrea Scozzoli, che ha spiegato come la web tax sia “un capitolo importante perche’ nel canale delle vendite online si sono attivate aziende e modelli di business non adeguatamente regolati”, quindi “ben vengano provvedimenti – come quello previsto in manovra – che vanno nella direzione giusta ma servono anche norme nuove”. Che la web tax sia di grande importanza lo pensa anche il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ma il richiamo da parte sua e’ soprattutto per una legislazione “che tenga il passo con i cambiamenti”. Nel 2018 il mercato dell’elettronica di consumo in Italia “aveva una dimensione di circa 17 miliardi, secondo le stime dell’istituto di ricerca Gfk, di cui circa il 14% venduti tramite i canali online, quota che e’ cresciuta al 15% nel 2019 (arrivando quindi a circa 2,5 miliardi)”. A snocciolare questi dati è il docente di Economia dell’Universita’ statale di Milano, Marco Gambaro, aggiungendo che di questi 2,5 miliardi di vendite online “Amazon detiene circa il 65% mentre il resto del canale e’ polverizzato in oltre 500 siti di commercio elettronico di cui solo una manciata di dimensioni rilevanti”. Nella vendita di elettrodomestici “ci sono diversi esempi di disparita’ di trattamento tra negozi fisici e negozi online” – ha poi fatto notare Scozzoli – citando l’obbligo per le aziende fisiche di offrire gratuitamente al consumatore la possibilita’ di conferire il prodotto vecchio in cambio di quello nuovo, ma anche in cambio di nulla. “Noi ci preoccupiamo subito del corretto smaltimento”, ha aggiunto segnalando pero’ che lo stesso impegno “ma in maniera meno rilevante, e’ chiesto anche alle aziende che operano sul web, loro non sono pero’ obbligate a un ritiro contestuale dell’elettrodomestico vecchio”.

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Economia

Bbva lancia un’offerta ostile da 11,5 miliardi su Sabadell

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Bbva ha lanciato un’offerta di acquisto ostile su Sabadell, che valuta la banca spagnola 11,5 miliardi di euro dopo che il board di quest’ultima aveva respinto la proposta ‘amichevole’. Il Banco Bilbao Vizcaya mette sul piatto una sua azione di nuova emissione ogni 4,83 azioni del Sabadell, che corrispondono in contanti a 2,12 euro per azione.

L’opa, diretta alla totalità delle azioni della banca catalana, è subordinata all’ottenimento di oltre il 50% dell’accettazione da parte degli azionisti. Si tratta della stessa offerta avanzata lo scorso 30 aprile dal gruppo Bbva, che stimava in circa 11,5 miliardi il valore dell’istituto di credito catalano e che per il cda del Sabadell “sottostimava significativamente” la banca e le sue prospettive di crescita come ente indipendente.

Dopo il rifiuto, il consiglio di amministrazione del Bbva, riunito ieri, ha deciso di lanciare l’offerta ostile offrendo agli azionisti le stesse condizioni. Lo scambio di azioni sarà effettuato mediante l’emissione di nuovi titoli ordinari riservati ai titolari di azioni del Sabadell. Con l’acquisizione per assorbimento, il Bbva costituirebbe il secondo gruppo bancario spagnolo per capitalizzazione. “La concentrazione economica risultante dall’offerta dovrà essere notificata alla Commissione nazionale dei mercati e la concorrenza e richiede l’autorizzazione espressa o tacita dell’Amministrazione spagnola”, segnala la comunicazione alla Cnmv.

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Economia

First Cisl, nel trimestre utili grandi banche a 6 miliardi

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Ancora un trimestre di utili per le grandi banche italiane dopo i buoni risultati del 2023. Secondo un’analisi del sindacato First Cisl sui conti delle prime cinque banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper) l’utile netto aggregato è salito a 6 miliardi (+25,1%) grazie al margine d’interesse (+15%) e alle commissioni nette (+4,9%).

La redditività beneficia anche del basso livello del costo del rischio (appena 22 punti base, con l’Npl ratio netto stabile all’1,4% e il peso dei crediti in bonis stage 2 sui crediti alla clientela in contrazione dal 12,3% al 10,8%). Il Roe annualizzato passa dal 12,5% al 14,7%. “Le banche italiane sono quelle che hanno beneficiato maggiormente del rialzo dei tassi della Bce. Ciò può essere dovuto sia ad una maggior presenza tra gli impieghi di quelli indicizzati all’Euribor sia, soprattutto, ad un minor adeguamento al rialzo della remunerazione della raccolta retail”, sottolinea il rapporto.

In parallelo, rileva lo studio First Cisl, “continua la discesa dei costi. Il cost/income si attesta al 39,8% dal 43,1% di un anno fa (con una media stimata al 53,7% per le 15 maggiori banche europee), dato cui contribuisce la riduzione degli sportelli (-558 pari al 4,6%) e dell’occupazione (-6.504, pari al 2,8%). Cala anche il rapporto tra costo del personale e proventi operativi (dal 26,6% al 24,8%). Balza in avanti la produttività: margine primario per dipendente (+14,5%) e risultato di gestione per dipendente (+19,4%) dimostrano il contributo determinante del lavoro”.

L’incremento di produttività risulta multiplo rispetto alla variazione del costo del personale pro capite, in crescita del 5,4%, che incorpora gli effetti del contratto nazionale rinnovato a fine 2023. “Gli straordinari risultati del primo trimestre non si riflettono tuttavia sulla patrimonializzazione, che rimane stabile, con un Cet1 ratio attorno al 15% grazie al contenimento delle attività ponderate per il rischio (-0,6%)”, conclude l’analisi.

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Antitrust sanziona per 18 milioni sei società autonoleggio

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L’Antitrust ha sanzionato per oltre 18 milioni di euro complessivi le imprese di autonoleggio Avis Budget Italia, Hertz Italiana, Centauro Rent a Car Italy, Green Motion Italia, Noleggiare e Drivalia Leasys Rent per clausole vessatorie. Secondo l’Autorità, le sei società imponevano “una fee ingiustificata al cliente per la gestione delle multe e gli omessi pagamenti di parcheggio o pedaggio”. L’Autorità ha anche disposto di eliminare queste clausole dalla modulistica contrattuale “perché possono causare un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi a carico dei consumatori”.

L’Autorità contesta la clausola, contenuta nella documentazione contrattuale adottata da ciascuna società e pubblicata sui rispettivi siti internet aziendali, che prevede l’obbligo del locatario della vettura di pagare un importo forfettario (cd. “fee”) per gestire la pratica amministrativa correlata a ciascuna multa irrogata per infrazione stradale od omesso pagamento di tariffe di parcheggio/pedaggio durante il periodo di noleggio. L’importo aggiuntivo previsto dalla clausola – indipendentemente dalla qualificazione adottata da ciascuna società (quale “penale” o “corrispettivo per servizio”) – “non è giustificato alla luce degli adempimenti spettanti in caso di multa riconducibile al contraente.

Le società di autonoleggio, infatti, devono solo trasferire all’Ente accertatore dell’infrazione i dati identificativi dei clienti”, spiega l’Antitrust in una nota. “Il carattere ingiustificato di tale fee è emerso anche a prescindere dallo specifico importo applicato dall’impresa e in ragione del carattere automatico dell’addebito sulla carta di credito del consumatore, in base a pre-autorizzazione fornita all’atto della sottoscrizione del contratto di noleggio”, precisa ancora il Garante. All’esito dell’accertamento di vessatorietà, ogni società ha l’obbligo di pubblicare un estratto del provvedimento sul proprio sito internet aziendale.

Inoltre, per effetto dell’entrata in vigore, dal primo febbraio 2022, dei nuovi poteri sanzionatori attribuiti all’Autorità in materia di clausole vessatorie – in base alla legge n. 238/2021 e al D. Lgs. n. 26/2023 – ciascuna impresa è stata condannata, oltre che a pagare una sanzione amministrativa pecuniaria, ad eliminare la clausola dalla propria documentazione contrattuale.

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