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Cronache

Allarme dell’Agenzia italiana del farmaco, possibile lattice in alcuni contenitori di vaccini

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Possibili tracce di lattice nei componenti delle siringhe pre-riempite o degli applicatori nasali di 7 vaccini antinfluenzali prodotti da tre aziende farmaceutiche per la stagione 2019-2020. Una eventualita’ non esclusa dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e che potrebbe rivelarsi pericolosa per i soggetti allergici al lattice i quali, in caso di presenza di tale sostanza anche in tracce, sarebbero esposti al rischio di reazioni allergiche. L’invito dell’Agenzia ai soggetti allergici e’ dunque di consultare il medico prima della somministrazione del vaccino.

“L’avviso pubblicato da AIFA riguarda solo il confezionamento dei vaccini antinfluenzali a tutela di coloro che presentano allergie a tale sostanza. Cio’ per consentire anche ai soggetti allergici una adeguata vaccinazione informandoli sui prodotti latex-free. Nessuna contaminazione dunque nei vaccini antinfluenzali” ha pero’ precisato anche l’agenzia del farmaco. Le eventuali tracce di lattice non riguardano i vaccini in se’ bensi’ componenti esterne come, appunto, elementi delle siringhe quali cilindro, pistone, cappuccio protettivo copri ago e copri punta, oppure potrebbero essere state determinate per contatto durante il processo produttivo. Nulla a che vedere dunque con casi come quello del vaccino antinfluenzale Fluad della Novartis, del quale nel 2014 alcuni lotti vennero ritirati dopo la segnalazione di varie morti sospette dopo la somministrazione del prodotto.

Nel caso del ‘rischio lattice’, l’Aifa ha infatti condotto un approfondimento con le aziende titolari di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) dei vaccini proprio per tutelare i soggetti allergici. Sulla base della linee guida Ue, e’ gia’ previsto l’inserimento di un’avvertenza nel Foglio Illustrativo del medicinale nel caso in cui il lattice sia presente in qualsiasi quantita’. In caso di assenza di lattice, invece, non e’ richiesto l’inserimento di specifiche dichiarazioni. Per una maggiore tutela delle persone allergiche, l’Aifa ha comunque chiesto di certificare, laddove non specificato nel Foglio Illustrativo, la presenza o meno di lattice nelle componenti dei confezionamenti primari, contattando tutte le Aziende interessate. Dalla verifica e’ risultato che per 7 vaccini non e’ esclusa la presenza di lattice. Si tratta dell’azienda Mylan IRE HEALTHCARE LIMITED con il vaccino ‘Influvac S tetra’ per il quale l’Aifa specifica che “non contiene lattice” ma “non si puo’ escludere la possibilita’ che, durante il processo produttivo, il vaccino sia venuto a contatto con strumenti che contengono lattice”; l’azienda Mylan Italia S.r.l. con il vaccino ‘Influvac S*’; l’azienda Seqirus srl con i vaccini Agrippal S1, Fluad, Influpozzi subunita’, Innoflu*, Flucelvax tetra. Per questi ultimi vaccini “non si puo’ escludere che i cappucci copri ago e i cappucci protettivi delle siringhe non contengano lattice”. Pertanto, l’Aifa consiglia ai pazienti sensibili al lattice di consultare il medico prima della somministrazione del vaccino. L’obiettivo, rileva la stessa Aifa, e’ quindi fornire “informazioni di riepilogo allo scopo di contribuire ulteriormente all’uso sicuro e corretto dei vaccini anti-influenzali stagionali anche nei soggetti con storia di reazioni allergiche severe al lattice”.

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Cronache

Liti e suore in fuga, il convento commissariato

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In fuga dal convento di clausura, per le “tensioni insopportabili” createsi nella comunità monastica e culminate con l’allontanamento della madre badessa. E’ la storia di cinque suore cistercensi del convento di San Giacomo di Veglia di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, che se ne sono andate sbattendo il portone per riparare in un altro luogo segreto, a causa delle vicissitudini che, a loro avviso, hanno minato il luogo di preghiera. Un monastero, per altro, ben conosciuto all’esterno: perchè le monache di San Giacomo di Veglia sono apprezzate produttrici di bottiglie di Prosecco Docg, fatto con le uve delle vigne del convento.

Tutto è uscito allo scoperto perché, per evitare si creassero allarmi sulla loro improvvisa ‘scomparsa’, le cinque si sono presentate alla caserma dei Carabinieri per avvisare della loro uscita e della necessità di “riparare in sicurezza” in un’altra località. Cosa che oggi ha trovato conferme in ambienti dell’Arma. Ma cosa è successo nel monastero? A parlare per ora, con il Gazzettino, è stata la più giovane delle monache, raccontando di “tensioni insopportabili”, e dell’arrivo di una Commissione ispettiva pontificia che ha portato all’allontanamento della badessa, madre Aline Pereira.

Proprio il forzato addio della superiora avrebbe generato una “forte pressione psicologica” nei confronti delle 5 consorelle, legate alla badessa. Pur nel riserbo dovuto alla vita conventuale, non risulterebbero però gravi ragioni sul piano penale o civile alla base del ‘divorzio’ del gruppo di suore da San Giacomo di Veglia. “Siamo dovute fuggire – ha raccontato la giovane monaca – perché il clima, da quando è arrivata la Commissione che ha allontanato suor Aline, è diventato insopportabile”. Alcune di loro risiedevano nel monastero da 25 anni. Avevano anche chiesto al loro Dicastero la dispensa dai voti e il permesso di rompere la clausura, ma hanno ottenuto un rifiuto.

“Hanno distrutto una situazione di pace che durava da mezzo secolo, ci siamo sentite soffocate” ha raccontato ancora la giovane monaca al Gazzettino. Ad ufficializzare il patatrac è stata la Diocesi di Vittorio Veneto che, pur non entrando nel merito della vicenda, ha reso nota la decisione del Dicastero per gli istituti di Vita consacrata e le società di vita apostolica: il monastero trevigiano è stato “commissariato” ed è stata nominata una Commissaria Pontificia (oltre a due consigliere), “che ha assunto tutte le competenze che la normativa dell’Istituto e quella universale della Chiesa attribuiscono alla Madre Abbadessa”. Le radici della storia parrebbero affondare in una querelle nata già nel gennaio 2023, quando dal convento partì una lettera di quattro monache indirizzata al Papa, con accuse nei confronti della madre badessa. Accuse che, due prime visite ispettive, aveva archiviato come “calunnie”.

(La foto non ha attinenza con l’articolo ed ha solo uno scopo illustrativo)

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Incidente sul Faito, Thaeb Suliman è sveglio: unico sopravvissuto migliora, resta in prognosi riservata

Thaeb Suliman, 23 anni, unico sopravvissuto all’incidente sul Monte Faito, è sveglio e in miglioramento. Resta in prognosi riservata, ma si valuta il trasferimento in ortopedia.

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Thaeb Suliman, il giovane di 23 anni unico sopravvissuto al tragico incidente avvenuto sul Monte Faito lo scorso 17 aprile, “è sveglio e collaborante”. A comunicarlo sono fonti dell’Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, che seguono l’evoluzione clinica del paziente.

Le vittime dell’incidente e il quadro clinico

Nel drammatico schianto hanno perso la vita quattro persone. Suliman, unico superstite, è attualmente ricoverato presso l’Ospedale del Mare. Secondo quanto riferito, i suoi parametri respiratori sono stabili, e si registra un miglioramento generale delle sue condizioni. Tuttavia, la funzione renale è ancora compromessa: la diuresi è indotta e non sufficiente per interrompere la dialisi.

Possibile trasferimento in ortopedia

Il paziente è sottoposto a un continuo monitoraggio che nei prossimi giorni potrà consentire la sospensione della prognosi riservata e il trasferimento nel reparto di ortopedia. Una nota dell’ASL sottolinea la prudenza dei medici nel valutare l’evoluzione clinica, che resta complessa ma in miglioramento.

Il sostegno della famiglia

Thaeb Suliman riceve quotidianamente la visita del fratello, medico, ospite del Residence dell’Ospedale del Mare, a testimonianza di un importante supporto familiare in questa fase delicata del percorso di cura.

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Omicidio di Chiara Poggi, nuove testimonianze: “Potrebbero riscrivere la storia dello scontrino”

Il legale di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, parla di una testimonianza che potrebbe cambiare la ricostruzione del delitto di Chiara Poggi. Interviene anche l’avvocato di Andrea Sempio.

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«Immagino che questa testimonianza già acquisita potrebbe riscrivere la storia dello scontrino della mattina del delitto, questa testimonianza potrebbe essere molto importante». Lo ha dichiarato Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, in diretta a Ore 14, la trasmissione condotta da Milo Infante su Rai 2. Il legale è intervenuto commentando la notizia di una nuova persona ascoltata nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.

Il ruolo della madre di Andrea Sempio

Il riferimento è alla convocazione in caserma, avvenuta lunedì scorso, di Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio. Poco prima che avesse un malore, la donna sarebbe stata informata della presenza di un nuovo testimone. «Vedremo cosa succederà – ha aggiunto De Rensis –. Per ora siamo di fronte a dichiarazioni personali che non hanno alcun riscontro, che possono essere vere o no, e che ci hanno descritto una mattinata, quella del delitto. Ora andremo a vedere se è vero quello che ci hanno raccontato».

“Forse altri finiranno nella scena del delitto”

Secondo De Rensis, i carabinieri disporrebbero di elementi non ancora noti: «Ritengo che abbiano molto ma molto di più di quanto possiamo immaginare al momento. Noi non abbiamo interesse a spostare dalla scena Stasi, ma forse altri, quelli che fanno le indagini, aggiungeranno altre persone e forse dopo tutto sarà più chiaro anche per quel che riguarda Alberto».

La replica dell’avvocato di Andrea Sempio

Durante la stessa puntata è intervenuto anche Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio insieme all’avvocata Angela Taccia. Lovati ha preferito mantenere il massimo riserbo: «Non ho idea di cosa abbiano chiesto alla signora Ferrari, e neanche voglio saperlo. Le prossime mosse della difesa saranno di controbattere a tutte le richieste, non c’è più nessun tipo di collaborazione».

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